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Obiettivo Core Tier 1: la situazione delle grandi banche italiane Per le banche italiane l’impatto di Basilea 3 non sarà trascurabile.

IL CASO: L’AUMENTO DI CAPITALE DI UNICREDIT SPA

3.4 Obiettivo Core Tier 1: la situazione delle grandi banche italiane Per le banche italiane l’impatto di Basilea 3 non sarà trascurabile.

Esse mostrano livelli medi di patrimonializzazione che, sebbene in aumento, sono meno elevati nel confronto internazionale, anche in conseguenza dei significativi aiuti pubblici ricevuti da molte banche di altri paesi.

Tuttavia, il basso grado di leva finanziaria e la prevalenza di un modello di business tradizionale, legato al finanziamento dell’economia reale, rendono l’allineamento ai nuovi requisiti meno oneroso che per altri sistemi bancari. L’impatto più significativo della riforma verrà, per le banche italiane, dalla deduzione delle partecipazioni in società di assicurazione e delle attività per imposte anticipate, generate – come ho già ricordato – dai limiti molto restrittivi imposti dalla nostra disciplina fiscale su svalutazioni e perdite su crediti.

Minori saranno invece le conseguenze delle nuove modalità di calcolo dell’attivo ponderato per il rischio.

L’inasprimento delle ponderazioni per i rischi di mercato e di controparte riguardano soprattutto attività in titoli e in derivati; penalizzeranno quindi in misura relativamente minore i modelli di business – come quello delle banche italiane – 8 più orientati all’intermediazione tradizionale e ai comparti al dettaglio rispetto a quelli più incentrati sulla finanza.

86 Secondo calcoli preliminari18, che tengono conto anche di stime della futura capacità di reddito, le banche italiane saranno in grado di muovere verso livelli di patrimonio più elevati con gradualità, continuando ad assicurare il necessario sostegno alle imprese.

In questa fase congiunturale, la capacità di generare flussi di reddito appare compressa, poiché, in un modello di intermediazione incentrato sul credito a imprese e famiglie, essa è fortemente dipendente dal livello dei tassi d’interesse e dalle perdite sulle sofferenze.

Nel primo semestre di quest’anno il ROE medio delle prime cinque banche è sceso al 4 per cento, un punto in meno rispetto allo stesso periodo del 2009. Diverse grandi banche europee hanno invece migliorato la redditività.

La differenza è riconducibile principalmente a un margine di interesse in ripresa per le banche europee e ancora in flessione per quelle italiane, che hanno risentito della riduzione dei volumi intermediati e dei tassi d’interesse.

Sugli utili delle banche italiane continuano inoltre a gravare significative perdite su crediti, ancorché in flessione rispetto all’anno precedente.

Nel primo semestre di quest’anno esse hanno assorbito oltre metà del risultato di gestione.

Come accennato in precedenza, il profilo temporale dei nuovi requisiti patrimoniali colloca la parte maggiore dello sforzo di adeguamento negli anni successivi al 2015, cioè in una fase congiunturale presumibilmente diversa da quella attuale.

Peraltro, va notato, da un lato, che le strategie di molte banche internazionali puntano sulla realizzazione immediata di significativi aumenti di capitale, piuttosto che sul graduale adeguamento del patrimonio attraverso la ritenzione di utili; dall’altro, che difficilmente le banche italiane potranno sottrarsi a una nuova fase di riduzione dei costi, analogamente a quanto sta avvenendo all’estero.

18

Giovanni Carosio, Indagine conoscitiva sui rapporti tra banche e imprese. L’effetto delle regole di

Basilea 3 sulla patrimonializzazione delle banche e sull’economia, Audizione del vicedirettore generale

87 Quanto agli standard sulla liquidità, l’attività di monitoraggio settimanale da parte della Banca d'Italia ha consentito di migliorare le condizioni delle banche italiane.

La nuova regola strutturale sulla composizione per scadenze non richiede loro adeguamenti significativi.

È chiara invece l’esigenza che esse proseguano nel rafforzare le scorte di attività prontamente liquidabili. La gestione della liquidità risentirà anche della necessità di rifinanziamento delle passività in scadenza, in una fase in cui sarà rilevante il ricorso al mercato da parte di emittenti sovrani e privati.

Le banche italiane faranno tutto il necessario per raggiungere l'obiettivo di capitalizzazione indicato dall'EBA (Autorità bancaria europea), ma non faranno ricorso a nuovi aumenti di capitale.

È scaduto, infatti, il 20 gennaio 2012 il termine per consegnare a Banca d'Italia i piani per il rafforzamento dei ratio patrimoniali secondo quanto richiesto dall'Eba e Banca Monte Paschi, Ubi Banca e Banco Popolare si sono presentati all'appuntamento con programmi che porteranno il loro Core Tier 1 al 9% entro la fine del 2012.

Delle big, Intesa Sanpaolo era stata salvata dall'autorità europea mentre Unicredit ha affrontato il mercato con un aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro. Ora tocca alle altre cercare di adeguarsi al target europeo.

Così il Banco Popolare ha presentato tutte le mosse necessarie per recuperare i 2,73 miliardi chiesti dall'Eba: il riconoscimento del bond soft mandatory da un miliardo come capitale da parte di Banca d'Italia senza la necessità di anticipare la conversione dal 2014 (107 punti base), l'implementazione della nuova metodologia di calcolo contabile per la ponderazione del rischio (80 bp) e la vendita di asset non strategici (30 bp).

Anche per Ubi Banca il primo obiettivo è quello di evitare un nuovo aumento di capitale.

In questo caso, dunque, per recuperare 1,393 miliardi chiesti dall'Eba, l'istituto si affida al prestito convertibile (65 punti base) e all'adozione della metodologia advanced (45-70 punti base).

88 Infine per Banca monte Paschi di Siena la necessità è quella di recuperare i 3,267 miliardi richiesti sarà necessario attuare un piano di trasformazione in capitale di strumenti strutturati (50-70 bp), di deleveraging di attivi a rischio (50-60 bp) deconsolidando le società prodotto, dell'accantonamento di utili (15-20 bp) e delle vendita di immobili e altre operazioni.

Sarà necessario ora vedere se per Banca d'Italia, e in seconda battuta per l'Eba, i piani presentati dalle tre banche saranno ritenuti sufficienti per raggiungere l'obiettivo.

89 CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

Basilea 3, come abbiamo visto, costituisce una pietra miliare per i nuovi requisiti patrimoniali imposti alle banche.

La rivisitazione si è resa necessaria alla luce della crisi finanziaria del 2008-09 che ha messo in rilievo le criticità di Basilea 2, che prima era stata considerata in sede di redazione un antidoto sufficiente ad evitare situazioni critiche nel contesto economico e finanziario globale.

Con l’avvento della terza edizione di Basilea vengono rafforzati ulteriormente i requisiti patrimoniali, ancora più stringenti, tanto da richiedere agli istituti di credito uno sforzo tale da garantire una maggiore solidità patrimoniale.

Basilea 3 ha rafforzato il ruolo delle cosiddette società di Rating che emettono “pagelle” alle società attraverso l’attribuzione di un voto (il rating) che attesta lo stato di salute della società esaminata.

Notevole è, infatti, l’importanza che viene attribuita a queste agenzie: in particolari periodi sono in grado di influenzare le scelte dei grandi investitori che devono scegliere dove dirottare ingenti masse di capitali.

Un indicatore importante anche per gli investitori che valutano quale sia il loro miglior investimento che possa massimizzare le loro prospettive di remunerazione.

Il Core Tier 1 viene elevato dal 4 al 9%: il Comitato di Basilea ha proposto modifiche per aumentare la capacità dei requisiti patrimoniali di catturare i rischi di mercato e di controparte.

Durante la crisi è risultato evidente come le scelte regolamentari fatte in passato, unite a un’attività di controllo poco attenta e non sempre incisiva in alcuni paesi, abbiano condotto alla sottostima dei rischi effettivi di operazioni e strumenti finanziari complessi.

Le nuove regole prevedono che alcuni parametri chiave per il calcolo dei requisiti, quali il valore a rischio e le correlazioni tra attività, siano calcolati tenendo conto delle condizioni di stress.

90 Basilea 3 offre garanzie più affidabili di stabilità del sistema bancario costringendo gli istituti di credito a dotarsi di presidi patrimoniali tanto forti da sopportare qualsiasi crisi di carattere finanziario.

Il lavoro analizza, le modalità operative di due strumenti per il reperimento di capitali propri sul mercato: l’Ipo e i successivi aumenti di capitale.

Molte banche italiane hanno manifestato indicatori patrimoniali insufficienti, con una capitalizzazione inadeguata rispetto all’evolversi degli scenari.

Questi istituti, infatti, hanno dovuto ricorrere nella maggior parte dei casi ad operazioni straordinarie di aumento di capitale tanto che si sono registrate molte ricapitalizzazioni tra la fine del 2011 e i primi mesi del 2012.

Tra queste quello che analizzeremo nel corso del presente lavoro è rappresentato dall’aumento di capitale che Unicredit Spa ha strutturato nel mese di gennaio del 2012, attraverso una operazione che ha riscosso un enorme successo attraverso l’esercizio del diritto di opzione assegnato a quanti erano già possessori di capitale di rischio.

Un aumento, quello del maggiore istituto bancario italiano, che ha avuto un notevole impatto sulla struttura patrimoniale del gruppo, permettendo di conseguire risultati che vanno ben oltre i limiti imposti dalla normativa di Basilea 3. Il successo dell’aumento di capitale di Unicredit ha dimostrato la fiducia degli investitori verso la solidità e le prospettive di crescita del gruppo.

L’operazione sul capitale ha permesso al gruppo un rafforzamento della sua struttura patrimoniale, aumentando la reattività e la capacità di intervento in particolai momenti di depressione che avrebbero potuto compromettere gli indicatori di liquidità della banca.

Nei mesi successivi all’aumento di capitale, però, il titolo in borsa non ha replicato le attese degli investitori. Complice la crisi del debito sovrano che ha messo alle corde gran parte dei titoli bancari presenti nel listino di Piazza Affari, infatti, il titolo Unicredit ha mostrato un trend fortemente al ribasso.

Nonostante la buona riuscita dell’aumento di capitale, Unicredit, per far fronte alle difficoltà di liquidità legata alla crisi del debito pubblico che ha flagellato il 2012, è ricorsa anche all’emissione di prestiti obbligazionari pagando, per contro,

91 un costo della raccolta molto elevato, concedendo interessi passivi alti seppur in linea con i rendimenti degli analoghi Btp emessi dallo Stato Italiano.

Una situazione che le permette nel breve periodo di respirare una boccata di ossigeno, ma che verrà senza dubbio pagata nel lungo periodo in quanto Unicredit sarà costretta nei prossimi anni a pagare interessi passivi molto elevati dovuti all’indebitamento acceso nei mesi scorsi.

93 ELENCO GRAFICI

Grafico 1. Emissioni di nuovi titoli da parte di società quotate in Italia (mld di