• Non ci sono risultati.

L'impatto sulla competitività internazionale

CAPITOLO 2. LA TASSAZIONE AMBIENTALE

3.2 Elementi costitutivi della Carbon Tax

3.2.7 L'impatto sulla competitività internazionale

Una carbon tax o un'imposta energetica nazionali avrebbero importanti conseguenze sulla competitività nazionale, in particolare per i settori e le imprese ad elevato consumo energetico.

Sebbene l'aumento dei prezzi dell'energia dovuto all'introduzione di questo tipo di imposte unilaterali possa avere un serio effetto nel breve periodo in determinati rami industriali, la competitività internazionale non sarebbe necessariamente minata nel lungo

120Smith S., (1992) “Distributional effects of a European carbon tax”, Nota di Lavoro 22.92, Fondazione Eni

Enrico Mattei, Milano.

121Thalmann Ph.,(2001) “The public acceptance of green taxes: 2 million voters express their opinion”, NCCR

periodo. Tuttavia, questo punto rappresenta il principale ostacolo all'accettazione da parte delle imprese di queste tasse ed è motivo di un costante interesse da parte dei decisori politici.122

La competitività a livello imprenditoriale consiste nell'abilità di mantenere o accrescere la redditività e le quote di mercato nazionali e internazionali ed è influenzata sia da fattori microeconomici, quali ad esempio la struttura dei costi, la qualità dei prodotti, il marchio commerciale, il sistema logistico e dei servizi, sia da fattori macroeconomici come i tassi di cambio, le norme commerciali e la stabilità dei regimi politici.123 Un'imposta sulle emissioni di anidride carbonica o sull'energia andrebbe a colpire le imprese ad alta intensità di energia aumentandone i costi di produzione e causando una perdita di competitività nel breve periodo, mentre favorirebbe le imprese a minore consumo energetico che otterrebbero un vantaggio in termini di costi. Tali variazioni nelle posizioni competitive, conseguenti all'imposizione di questa forma di tassazione, porterebbero a stabilire vincitori e vinti, causando l'ostilità e l'opposizione delle lobby dei settori industriali maggiormente colpiti dall'aggravio dei costi dell'energia, i quali potrebbero decidere di spostare la loro attività imprenditoriale altrove, precisamente in paesi con standard ambientali meno rigidi e più permissivi.

Ci sono diverse possibili soluzioni per attenuare gli effetti sulla competitività delle imprese: concedere un’aliquota fiscale ridotta o nulla, istituire adeguamenti fiscali alle frontiere tassando le imprese per fini interni, annunciare con largo anticipo l’imposta e attuarla in modo graduale nel tempo, creare un accordo interazionale delle imposte sulle emissioni di CO2.

Il primo metodo comunemente usato è quello di concedere un'aliquota fiscale ridotta ai settori ad alta intensità energetica oppure esentare totalmente o parzialmente questi settori dal pagamento del tributo. Nel caso di un'esenzione parziale dall'imposta, il gettito fiscale verrebbe usato a vantaggio dei settori colpiti, sotto forma di incentivi e sussidi per investimenti in energie pulite e risparmio energetico, e tagli dei contributi previdenziali a

122Barde J. P., (1997), “Economic instruments for environmental protection: experience in OECD countries”, in

OECD (Ed.), Applying Market-Based Instruments to Environmental Policies in China and OECD Countries, Paris, pp. 31-58.

123

Baron R., ECON-Energy, (1997), “Economic/fiscal instruments: competitiveness issues related to carbon/energy taxation”, Policies and Measures for Common Action Working Paper14, Annex I Expert Group on the UNFCCC, OECD/IEA, Paris.

carico dei datori di lavoro.124 Tuttavia, poiché lo scopo della carbon tax è proprio quello di colpire in maniera più gravosa i prodotti dei settori ad alto consumo energetico, la loro esclusione dal campo di applicazione dell'imposta per motivi di concorrenza internazionale ridurrebbe l'efficacia della carbon tax. Inoltre, tali esenzioni comportano un livello più elevato di aliquota per i settori non esentati dal pagamento dell'imposta, accrescendo pertanto i costi da sostenere per raggiungere determinati livelli di riduzione delle emissioni.

Una seconda soluzione volta ad attenuare l'effetto sulla competitività delle imprese sarebbe quella di istituire adeguamenti fiscali alle frontiere (BTAs)125 tali da consentire ad un paese di tassare i propri settori ad alto consumo energetico per fini interni, preservando la loro competitività a livello internazionale, mediante rimborsi fiscali sui prodotti esportati all'estero in mercati non assoggettati a questo tipo di imposta, e a livello nazionale, tassando le importazioni alla stessa stregua. Questa modalità fa riferimento al principio di destinazione dei prodotti, poiché dovrebbero essere tassati nel paese in cui vengono consumati e non in quello dove vengono prodotti, a meno che non vengano anche consumati nel paese di produzione, assicurando così la neutralità sugli scambi delle imposte interne relative ai prodotti. Quando si considerano gli aggiustamenti fiscali alla frontiera per imposte energetiche o sulle emissioni di carbonio, è necessario operare una distinzione fra prodotti energetici (carbone, petrolio e gas) e prodotti finali (ad esempio prodotti chimici, automobili, ecc.). Per i primi risulta più semplice l'applicazione dei BTAs, dato che le norme della WTO prevedono uno stesso livello di imposte per i prodotti energetici importati e di rimborsi fiscali per prodotti energetici esportati in una situazione di non discriminazione nei confronti di prodotti energetici esteri. Diventa, invece, più complicato stabilire il contenuto di energia o carbonio presente in tutti i prodotti commercializzati e scambiati, a meno che i paesi esportatori, che non impongono una tassa su energia o carbonio, non cooperino nel certificare la modalità di produzione dei beni. In assenza di informazioni circa il contenuto di carbonio nei prodotti provenienti da paesi esportatori, i paesi importatori potrebbero applicare, ai

124Baranzini A., Goldemberg J., Speck S., (2000), “A future for carbon taxes”, Ecological Economics, vol. 32, n.

3, pp. 395-412.

125

Si tratta della tassazione alla frontiera, in inglese Border tax adjustments (BTAs) disegnata in modo da non entrare in contrasto con le norme della WTO, che consiste in tariffe doganali su importazioni, sconti su esportazioni o restituzioni obbligatorie per gli importatori di quote di carbonio per compensare le emissioni di Co2 provocate dalla produzione di un bene. In particolare , i paesi esportatori al momento di esportare i

loro prodotti nazionali ricevono un rimborso fiscale per le tasse pagate sulla produzione di quei beni, al contrario i paesi importatori devono imporre tasse sui prodotti importati.

prodotti importati, le aliquote fiscali in base al metodo di produzione domestico. Tuttavia, questo risulta difficile da attuare a causa della varietà di tecnologie per produrre gli stessi prodotti, ma soprattutto della diversa disponibilità di risorse energetiche e dei modelli di consumo energetici dei vari paesi. Se anche poi si utilizzasse la medesima tecnologia in tutti i paesi, le differenti dotazioni di risorse energetiche condurrebbero a nette divergenze nel consumo di energia.

Un terzo metodo è l’annuncio anticipato dell'introduzione di un'imposta sull'energia o sulle emissioni di carbonio, essendo poi attuata in modo graduale e aumentando progressivamente nel corso del tempo. Ciò ridurrebbe l'impatto economico dell'imposta e darebbe un segnale di prezzo forte, incentivando il passaggio a tecnologie pulite, a basse emissioni.

Una quarta possibilità sarebbe, infine, l'armonizzazione internazionale delle imposte sulle emissioni di anidride carbonica: una carbon tax globale (o in alternativa un sistema di permessi sulle emissioni di Co2 scambiabili a livello internazionale) permetterebbe, rispetto all'introduzione della stessa a livello nazionale, di raggiungere un obiettivo di riduzione delle emissioni mondiale, efficiente sotto il profilo dei costi. La carbon tax sarebbe pertanto applicata allo stesso livello per ogni paese e dell'imposizione a livello globale della tassa, dovrebbe occuparsi un'agenzia internazionale, mentre l'amministrazione e la riscossione a livello nazionale dovrebbero essere affidate al governo centrale di ogni paese.126 Questa procedura eviterebbe, inoltre, l'applicazione di un complesso sistema di BTAs tra i paesi perché li sottoporrebbe ad un regime fiscale comune. Tuttavia, sebbene la realizzazione di una carbon tax unica a livello globale e a livello dei paesi OCSE sembri essere teoricamente la soluzione ideale, in pratica appare estremamente difficile usare questa opzione per limitare gli effetti negativi sulla competitività, in primis a causa della possibile obiezione degli stati a sottoporsi ad un'imposta internazionale sulle emissioni e in secondo luogo per l'iniziale differenza dei prezzi dell'energia tra combustibili e da paese e paese. Per quest'ultimo motivo sarebbe necessario, prima di istituire un eventuale regime economicamente efficiente di carbon tax internazionale, eliminare le distorsioni esistenti nei mercati energetici internazionali, evitando così che i paesi con prezzi dell'energia più bassi ante imposta possano

126Hoel M., (1991), “Efficient international agreements for reducing emissions of CO2”, The Energy Journal, vol.

12, n. 2, pp.93-108; Hoel M., (1992), “International environment conventions: the case of uniform reductions of emissions”, Environmental and Resource Economics, vol.2, n. 2, pp.141-159.

trarne benefici comportandosi da free rider127 e che i paesi con prezzi dell'energia più alti ante imposta cerchino di compensare l'impatto della carbon tax attraverso variazioni nelle politiche fiscali e dei sussidi.

3.2.7.1 Studi sugli effetti di carbon tax e imposte energetiche sulla competitività internazionale

In uno studio recente128 sono stati valutati gli effetti di imposte energetiche o relative alle emissioni di CO2 sulla competitività dei settori e delle imprese. I dati empirici riportati fanno riferimento a quattro studi, i soli condotti in materia,129 e rivelano come le imposte su energia e carbonio sembrino non intaccare la posizione competitiva delle imprese che devono sostenerle.

Nello specifico, Flues e Lutz (2015) analizzano gli effetti sulla competitività della tassa applicata all'elettricità in Germania, riscontrando come l'imposta non abbia effetti forti su imprese appartenenti al settore manifatturiero nel periodo che va dal 1999 al 2004, avendo come fattori di riferimento il fatturato delle imprese nel loro paese e all'estero, gli investimenti, il valore aggiunto e l'occupazione.

Martin et al. (2014) fanno una valutazione dell' UK CCL (United Kingdom Climate Change Levy) constatando come questa tassa unitaria, riscossa sulla fornitura di energia a utenti commerciali e industriali, escluse le famiglie, abbia significativi effetti sull'ambiente in termini di riduzione dell'intensità energetica e di conseguenza, diminuzione delle emissioni di anidride carbonica, e nessun effetto sulla competitività del settore manifatturiero inglese considerando il periodo che va dal 2001 al 2004.

Rivers e Schaufele (2014) svolgono un'indagine sull'impatto della carbon tax nella

127Il fenomeno del free riding è trattato nel paragrafo “Benefici della Carbon Tax rispetto a strumenti alternativi

di riduzione delle emissioni”.

128Arlinghaus J., (2015), “Impacts of Carbon Prices on Indicators of Competitiveness: A Review of Empirical

Findings”, OECD Environmentt Working Papers, No. 87, OECD Publishing, Paris.

129I quattro studi empirici sono i seguenti: Commins, Lyons, Schiffbauer & Tol (2009), “Climate Policy and

Corporate Behaviour”, ESRI Working Paper, No. 329; Martin, dePreux & Wagner (2014), “The impacts of a carbon tax on manufacturing: Evidence from microdata”, Journal of Public Economics 117 (2014), pp.1-14; Rivers & Schaufele (2014), “The Effect of Carbon Taxes on Agricultural Trade”, Canadian Journal of

Agricultural Economics 00 (2014), pp. 1-23; Flues F., Lutz B., (2015), “Competitiveness Effects of the

provincia canadese della British Columbia verso la competitività del settore agricolo, comparando i flussi commerciali agricoli in un arco di tempo che va dal 1990 al 2011, prima e dopo l'introduzione dell'imposta, avvenuta nel 2008,130 e notando come non vi sia un legame coerente e rilevante tra carbon tax e commercio agricolo, dato che con l'applicazione della tassa nel settore agricolo le esportazioni aumentano e le importazioni diminuiscono.

Commins et al. (2009), contrariamente rispetto agli studi precedenti, prendendo in esame le imposte energetiche e il piano di scambio dei permessi di inquinamento dell'Unione Europea (European Union Emission Trading Scheme – EU ETS) nel periodo 1996-2007, individuano effetti negativi sull'occupazione nelle imprese europee e mostrano come l'impatto dei prezzi del carbonio sulle variabili dipendenti sia estremamente diversificato tra i vari settori, anche tra quelli con simile consumo di energia e uso di tecnologia.

3.3 Benefici della Carbon Tax rispetto a strumenti alternativi di riduzione delle