GLI ARGOMENTI ODEPORICI: L’INCONTRO CON L’INDIA
II. 3 1 L’importanza del tempio e i rituali sacrifical
Uno degli elementi architettonici più rilevanti in Oriente è il tempio, struttura che nel corso dei secoli mantiene un certo fascino esotico e incuriosisce i viaggiatori con le sue statue, i dipinti e le decorazioni. Con probabilità i primi templi vennero costruiti in campo buddhistico attraverso la creazione di ambienti per conservare reliquie e sacrari; quelli induisti invece hanno origine grazie al culto delle immagini divine: essi infatti non rappresentano il punto d’incontro per i fedeli, bensì il luogo dell’idolo a cui è dedicato. Spesso l’immagine della divinità viene posta al centro dell’edificio e costituisce il punto di incontro tra l’essere umano e il divino. I templi nell’India del Nord, sopravvissuti alle invasioni islamiche, hanno mantenuto una certa sobrietà e semplicità, mentre nelle città del Sud si sono sviluppate delle vere e proprie città-templi: essi presentano decori, pitture e raffigurazioni di vita quotidiana, simboli erotici ma anche leggende mitologiche e icone religiose. Sono centri di incontro, di preghiera, di musica in cui è possibile trovare all’esterno figure di mendicanti e venditori di oggetti sacri; l’induismo esercita il culto delle icone divine i cui modelli sono rappresentati in modo definito e con iconografie precise: possono presentare molteplici arti, oppure più teste, essere raffigurati in piedi oppure seduti, individualmente o in coppia con altri. Ai templi si associa anche il rituale del sacrificio, che può essere domestico o solenne: il primo è una semplice prassi quotidiana che ricorre in particolari eventi e viene compiuto in famiglia; il secondo invece richiede l’intervento di specialisti e consiste in offerte di vegetali, di oggetti e di animali. Rilevante importanza hanno poi le cerimonie di passaggio da una fase della vita all’altra come quella del concepimento, della scriminatura, dell’infanzia e ancora con il passare degli anni il matrimonio e l’accensione del fuoco domestico. Altro grande rito è quello funebre poiché funge da passaggio verso una nuova forma di esistenza: una volta deceduto, il defunto viene coperto da vesti bianche e nuove, simbolo di purezza, e trasportato verso l’atto finale, ovvero quello crematorio; i familiari vestiti con abiti chiari accompagnano il momento con
canti e suoni melodiosi, senza pianti o dolore salutano il loro caro, appiccando il fuoco e disperdendo poi le sue ceneri in qualche fiume sacro. Alla cremazione si sostituisce in alcune culture il rito funebre in cui il corpo del defunto viene dato in pasto agli avvoltoi poiché la carne non ha più senso di esistere e deve essere smembrata a favore di una nuova corporeità.
II. 4 L’ambiente arcaico, pestilenze e povertà
Leggendo i diari di viaggio notiamo quanto sia rilevante il racconto dell’ambiente circostante, delle condizioni climatiche e delle zone di povertà con cui gli scrittori sono venuti a contatto. Alla rappresentazione di un clima torrido, in cui le alte temperature tolgono lucidità intellettuale e condizione fisica, si accosta la descrizione degli orientali che risultano secondo Flaubert e Burton «abulici e oziosi, sporchi e incuranti della persona, improbi e bugiardi, codardi nel pericolo, insolenti quando non c’è nulla da temere, traditori senza averne il talento».26 Il
viaggiatore occidentale percepisce ciò che lo circonda in base alle proprie idee, alla propria cultura e tende a definire l’Oriente in base a stereotipi che ne descrivono una latente veste animalesca, privando in un certo senso questi territori della loro dimensione storica e sociale; Lamartine, a tal proposito, rivela una sorta di apatia e degenerazione della civiltà indiana: «questo popolo non crea nulla, non rinnova nulla, non spezza nulla e nemmeno distrugge nulla, lascia agire indisturbata la natura tutto attorno a lui […] e non si sottrae a questa dolce e filosofica apatia, […]. Il dogma del fatalismo ne ha fatto il popolo più coraggioso del mondo».27 Burton, nei suoi studi, elabora il
concetto di Kayf, inteso come riposo, fatalismo, abbandono e rivela come questa parola «designa il sopore della vita animale, il godimento passivo dei sensi, il dolce languore, la svagata indolenza, il sogno a occhi aperti, tutti aspetti che in Asia stanno al posto della vita vigorosa, intensa,
26 A.BRILLI, Il viaggio in Oriente, cit., p. 156. 27 Ivi, p. 157.
appassionata degli europei».28 La diversità dei territori asiatici rispetto a quelli europei non si
limita al piano sociale e culturale ma riguarda anche la realtà geografica e naturalistica: ad ambienti verdi e rigogliosi, ricchi di vegetazione, si alternano città dove argilla e fango sono alla base delle abitazioni, escrementi, esalazioni e scarse condizioni igieniche danno origine a malattie e pestilenze che coinvolgono tutti i popoli. Il viaggiatore, a contatto con questo tipo di realtà, si sente intimorito, frastornato ma allo stesso tempo eccitato, sedotto poiché la sensazione provata è quella «di essere sulla soglia di un mondo oltre il quale i valori tradizionali si rovesciano di segno e s’invertono di significato, dove la corporeità erompe in tutta la sua materialità pulsionale e allo stesso tempo si corrompe e si decompone in necrosi, dove la ragione si lascia travolgere dalla sfrenata lascivia e i sentimenti più alti asservire dagli istinti bestiali […]».29 In tali esperienze le
diagnosi delle malattie sono spesso inadeguate, incerte e vengono indicate in modo generico in epatiti, virus gastrointestinali, febbri malariche che portano in alcuni casi anche alla morte poiché non curate. Anche gli insetti e gli animali presenti nei villaggi sono portatori di infezioni e virus che, grazie al clima umido e agli ambienti insalubri, provocano scompensi fisici in molti viaggiatori non abituati a questo tipo di esperienze. Un altro aspetto caratterizzante i paesi orientali è la povertà: ogni elemento che circonda il viaggiatore rimanda a una condizione arcaica: le case costruite con mattoni d’argilla, i mezzi di trasporto a pedali, la scarsa varietà di cibo limitata a qualche frutto o a ingredienti base come farina e riso; anche il vestiario risente di questa situazione: la maggior parte della gente infatti utilizza vesti sudice, cammina a piedi scalzi o con sandali improvvisati alla ricerca di elemosina da parte dei turisti.
28 Ivi, p. 158. 29 Ivi, pp. 201-202.