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L’INDIA NELLA LETTERATURA ITALIANA: AUTORI A CONFRONTO

III. 3 3 1 Nehru e la figura del politico intellettuale

Nel visitare Nuova Delhi Moravia si imbatte in un ambiente dove convivono «la grandiosità insipida dell’imperialismo mercantile britannico e la solennità infiocchettata e marziale del dispotismo indiano»96 ed è qui che incontra Jawaharal Nehru, capo del governo della Repubblica

indiana, «un intellettuale autentico e senza contaminazioni demagogiche e irrazionali»97 che

governa un grande paese attraverso il compromesso e la persuasione. Noto agli occhi del popolo indiano alterna la ricerca dell’adorazione delle masse alla volontà di fuggire da esse. La sua personalità e la sua trionfale ascesa politica vengono associate all’epoca del Risorgimento italiano; lo stesso intellettuale nella sua autobiografia attua un paragone tra l’India e l’Italia e ricorda come durante i suoi studi in Inghilterra, leggendo la vita di Garibaldi del Trevelyan, sognò di poter ripetere tali imprese; l’autore afferma che

Si potrebbe dire che oggi, dieci anni dopo la proclamazione dell’Indipendenza, l’India si trovi un po’ nelle condizioni dell’Italia dieci anni dopo l’Unità. Come in Italia in quel tempo erano ancora vivi e operanti gli uomini del Risorgimento, così in India sono al governo gli uomini che hanno lottato per mezzo secolo contro la dominazione coloniale. Il nazionalismo

95 G.BENVENUTI, Il viaggiatore come autore: l’India nella letteratura italiana del Novecento, cit., pp. 167-168. 96 A.MORAVIA, Un’idea dell’India, cit., p. 35.

97 Ivi, p. 36. Jawaharal Nehru (Allahabad, 14 novembre 1889 – Nuova Delhi, 27 maggio 1964) oltre a essere una

figura politica di rilievo è stato Primo Ministro indiano dal 1947 al 1964. Sostenitore del pensiero di Gandhi promosse un governo basato sulla non violenza, conducendo il suo popolo verso l’Indipendenza. Fautore di importanti interventi statali, soprattutto in materia economica, quali la ridistribuzione delle terre con l’incremento di canali d’irrigazione, dighe e fertilizzanti e il potenziamento delle industrie e dell’energia idroelettrica.

risorgimentale italiano era liberale; parimenti liberale è il nazionalismo indiano. Infine, come l’Italia dopo l’Unità, l’India, dopo l’epica della lotta anticoloniale, si trova oggi di fronte alla prosa mortificante di gravi difficoltà economiche e sociali.98

Nehru è consapevole che il nuovo male da combattere è la civiltà capitalistica occidentale ma allo stesso tempo sa che questa battaglia è destinata a fallire in quanto essa porta scienza, industrializzazione e quindi cibo a un popolo affamato e in piena crisi; rappresenta così la figura di guida politica capace di conciliare la modernità europea e la tradizione indiana. Un primo incontro tra l’autore e l’intellettuale avviene al Ministero degli Esteri e la sua persona non tradisce le aspettative: è vestito a modo, come nelle fotografie presenti negli edifici indiani, con una tunica bianca e accollata, pantaloni anch’essi candidi lunghi fino alle caviglie e un bocciolo di rosa rossa all’occhiello. A una prima impressione si aggiungono dettagli fisici: «la fronte è alta, serena, armoniosa; gli occhi, molto scuri, hanno uno sguardo inquieto, acuto, ambiguo; la bocca ha un’espressione al tempo stesso benevola, annoiata e dura. Da tutto il volto spira un’aria di fascino indefinibile che il sorriso, molto bello, conferma».99 A causa degli impegni del politico l’incontro

viene rimandato nel pomeriggio presso la sua dimora: la conversazione intercorsa non durò più di un’ora, controllata in un piccolo orologino da salotto, senza affrontare particolari tematiche; questo aneddoto sarà raccontato più di vent’anni dopo a Elkann negli stessi identici termini:

ero stato avvertito: “Dopo un’ora circa gli occhi di Nehru incominceranno ad errare per la stanza annoiati. Allora sarà il momento di andarsene”. Sia a causa di questa raccomandazione, sia perché l’invito era giunto completamente all’improvviso, andai da Nehru del tutto impreparato e, almeno ai miei occhi, quella visita mancò completamente di interesse. Beninteso, per colpa mia. […] avrei potuto parlare di mille cose: il rapporto tra inglesi e indiani, Gandhi, la filosofia religiosa indiana, l’industrializzazione dell’India ecc. di cui, anche se non competente, avevo una conoscenza sufficiente per porre delle domande

98 Ivi, p. 38. 99 Ivi, p. 40.

interessanti. Invece parlammo letteralmente del più e del meno e ad un certo momento mi accorsi che il momento della noia era venuto prima ancora che a lui, a me.100

Ciò che incuriosiva l’autore non erano tanto i discorsi affrontati quanto la curiosità verso la personalità del politico; nell’osservarlo cercava di captare le caratteristiche che lo contraddicono, quali la vanità che si manifesta nell’eleganza e nei gesti di un uomo consapevole del suo fascino, la facilità con la quale si fa prendere dalla collera e infine la tendenza ad annoiarsi, tipica di chi per mestiere è abituato a sentire tante parole, alcune senza senso. Ciò che colpisce quindi non è tanto il contenuto della conversazione ma la sua presenza, così da constatare «la decadenza della parola nei confronti di altri e più irrazionali mezzi di comunicazione e di rapporto».101 Le parole

non sempre sono in grado di descrivere le cose che si vedono e le sensazioni che si provano e ciò che mostra l’India e molto di più, è la compresenza tra razionale e irrazionale. Alla figura positiva di Nehru nella politica indiana si va a sostituire, nel capitolo seguente, la negatività delle osservazioni derivanti dai conflitti religiosi e nazionalistici che hanno favorito la povertà del paese, trasformando le strade in dormitori pubblici straripanti di senzatetto che riposano lungo i marciapiedi accanto a cani randagi, vacche e asini incuranti della gelida umidità notturna. Sono queste le situazioni che, come dice l’autore, «si guardano tre volte stropicciandosi gli occhi e credendo di avere avuto le traveggole».102 La miseria, la povertà, il dolore sono aspetti difficili da

comprendere per lo scrittore e l’unico modo per non farsi coinvolgere emotivamente è quindi dare spazio all’analisi storica, alla documentazione, all’argomentazione, all’osservatore razionale il cui viaggio assume un aspetto simile a un’indagine sociopolitica volta a evidenziare la differenza tra Oriente e Occidente.

100 A.ELKANN, Vita di Moravia, cit., p. 201. 101 A.MORAVIA, Un’idea dell’India, cit., p. 41. 102 Ivi, p. 45.