• Non ci sono risultati.

L’incomprensibile (?!) posizione di Federparchi

LA DIFESA DEL GRUPPO DEI 30

5) L’incomprensibile (?!) posizione di Federparchi

La risposta della Sottosegretaria di Stato On. le Velo in sintesi è stata che … tanto si sta discutendo in Parlamento la proposta di riforma della legge quadro e quindi ... cambierà tutto ...!

Incredibile!

Andrebbe qui sviluppata e approfondita la tematica di cosa intendiamo dire con la frase “gettare il bambino con l’acqua sporca”: cosa la normativa prevede per i dirigenti dei parchi? Cosa vorremmo che essi fossero? Funzionari amministrativi che eseguono gli ordini o garanti della corretta applicazione dei principi di conservazione della natura indipendentemente dagli orientamenti partitici di turno? Restiamo disponibili ad approfondire in qualsiasi momento questi temi, però a partire dai riferimenti legislativi (per esempio i decreti legge 29/1993; 165/2001 e 150/2009), non da quelli dell’opportunismo.

5) L’incomprensibile (?!) posizione di Federparchi

Il panorama generale, che abbiamo appena abbozzato, avrebbe dovuto far supporre un posizionamento di Federparchi schierata senza esitazioni a fianco delle associazioni ambientaliste e degli esperti del settore (molti nel Gruppo dei 30) a contrastare fermamente questa ipotesi di riforma. Viceversa abbiamo assistito – con stupore – ad un posizionamento esattamente all’opposto, addirittura con esibizione di improbabili statistiche numeriche circa

“in quanti punti è migliorata la legge”!? Quindi non una posizione del tipo “fermiamoci e cerchiamo di far meglio”, bensì “accontentiamoci del poco che ci viene concesso”. Ergo:

facciamo finta di non vedere il disastro che si sta combinando.

Quando Federparchi è stata fondata chi scrive dirigeva un parco regionale e all’interno di questa libera e privata associazione (a Federparchi si aderisce per scelta, non per obbligo) si cercò di impostare i momenti di confronto dando voce a tutte le componenti dei parchi, non solo ai Presidenti. Federparchi, pur restando aperta ad un continuo e costruttivo confronto col Ministero per l’Ambiente (ahinoi… altri Ministri e altri Presidenti!), si riservava una propria autonomia di valutazione, non si sdraiava sulle posizioni della compagine governativa di turno e, quando necessario, fungeva da portavoce delle istanze reali delle Aree Protette, non di quelle del partito del presidente di turno o del governo.

Ma forse dovremmo chiederci: perché questa modifica della rotta e della politica di Federparchi? Come sono cambiati i profili dei Presidenti, progressivamente, in questi ultimi

10-15 anni? E’ stata (forse) la modifica di questi criteri di “selezione” che ha determinato una Federparchi così acquiescente verso le istanze governative? E i profili dei consiglieri nei Consigli direttivi dei parchi nazionali, in particolare quelli nominati dai Ministeri Ambiente e Agricoltura, rispondono a quello che prevede la legge (ovvero “esperti”)? o sono nominati tali perché pascolano (si provi a esaminare, parco dopo parco, i relativi curricula!) nello stesso prato del Ministro di turno?

Infine si provi a confrontare il curriculum dei presidenti nominati nei primi 10 anni dopo il varo della Legge Quadro con quelli nominati negli ultimi 15: rarissime le eccezioni (si direbbe… quasi miracoli) al principio del bilancino e dell’appartenenza partitica, spesso in totale disinteresse per qualsivoglia competenza in materia di tutela della natura.

Se mettiamo insieme la deriva dei profili presidenziali, la esperienza di molti di essi in enti locali dove il dirigente è sostanzialmente considerato come il segretario personale del presidente, la totale latitanza del Ministero per l’Ambiente nel difendere il ruolo dei direttori dei parchi e la interpretazione del ruolo di Federparchi come un “Club dei Presidenti”... si può capire dove sta andando a parare il progetto di riforma e perché questa associazione sia (oggi!) così lontana dai bisogni dei parchi.

Per riscontroecco cosa diceva Federparchi (6.4.17) http://www.parks.it/news/dettaglio.php?id=40588

Conclusioni

Vogliamo chiudere con alcune considerazioni “di maturità”, speranza e ragionevolezza.

E’ difficile pensare di ripartire da zero come è onestamente difficile pensare che un progetto di legge sia totalmente negativo, ovvero che sia stato scientemente pensato in contrapposizione a quelle che sono le reali esigenze della “fetta di Paese” che andrà a regolamentare. Non v’è dubbio che qua e là nel progetto di riforma qualcosa di positivo c’è, ma sarebbe impietoso dilungarci ora e non è questa la sede per un esame giuridico-istituzionale. Però un auspicio lo si può esprimere.

Stante la grande contrapposizione che si sta manifestando nel Paese avverso l’attuale testo del progetto di legge – ai limiti della indignazione civile – le cose più giuste e opportune sarebbero, a nostro giudizio:

1. Sospendere pro-tempore la discussione in parlamento dell’attuale progetto di riforma;

- Indire immediatamente e tenere nei tempi più brevi possibili la III Conferenza nazionale sulle aree protette prevedendo la partecipazione attiva, non solo come uditori, di TUTTE le componenti dei parchi, da quella politica a quella dei direttori a quella del personale, da quella degli operatori più strettamente legati economicamente e operativamente (guide, gestori di servizi specifici, etc.) alla vita dei parchi all’associazionismo ambientalista, ma anche degli operatori economici e del mondo venatorio;

- Prevedere una rilevazione “sul campo” dei bisogni e delle condizioni, almeno in TUTTI i parchi nazionali Italiani, nelle Aree marine Protette e almeno in un rappresentativo campione delle diverse aree protette regionali, da parte delle Commissioni Ambiente di Camera e Senato. Questo fu fatto propedeuticamente alla elaborazione della 394/91 e, con un aneddoto, ricordo di aver personalmente accompagnato Gianluigi Ceruti (Verdi) e il compianto Antonio Cederna (P.C.I.) a rendersi conto di come funzionavano le varie strutture del Parco d’Abruzzo dove all’epoca svolgevo il ruolo di biologo e ispettore di sorveglianza.

- Prevedere una non frettolosa audizione nelle Commissioni (con rappresentanza ampia e completa) di tutte le componenti titolari di esperienze utili nella gestione delle aree protette

- Revisione profondissima del testo attuale del progetto di legge alla luce dei risultati di quanto sopra.

Ci auguriamo, nonostante l’età matura, di non aver sconfinato (ancora una volta) nell’idealismo!