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Capitolo II: DALL'UNITÀ DI METODO ALL'INDIVIDUALISMO METODOLOGICO

II.3. L'individualismo metodologico

II.3.5. L'individualismo metodologico di Popper

Non è facile ricostruire dettagliatamente cosa Popper intenda per individualismo metodologi- co perché non vi è alcuna definizione chiara nelle opere, se non le poche citazioni che abbia- mo riportato precedentemente, in accordo con la sua impostazione antiessenzialista. Un altro problema per un analisi esaustiva è che l'individualismo metodologico dal 1960 non viene più

67 J. Wettersten, How do the istitution streer events?, cit., p. 17. 68 K. Popper, Per una teoria razionale delle istituzioni, cit., p. 214.

preso in considerazione, nemmeno nella sua autobiografia. Ma è comunque possibile rintrac- ciare alcune caratteristiche peculiari dell'approccio popperiano all'individualismo metodologi- co. Sarebbe infatti un errore considerarlo come un semplice cammeo all'interno della sua mo- numentale opera, sia per le sue peculiarità che per il contributo che allievi come Watkins, Agassi e Jarvie hanno portato in merito a tale approccio metodologico. Più che una semplice comparsa sarebbe più corretto considerarlo come un punto di partenza, per lo sviluppo di stru- menti metodologici, come la logica situazionale, che avranno un notevole peso nell'evoluzio- ne dell'opera del filosofo austriaco.

L'individualismo metodologico di Popper si differenzia da quello della scuola economica au- striaca perché ricerca l'oggettività metodologica, epistemologica e ontologica nelle scienze so- ciali. Il rifiuto dello psicologismo lo avvicina alle formulazioni weberiane piuttosto che al pensiero di Hayek dal quale però trae ispirazione nell'individuare come siano le ripercussioni inintenzionali dell'agire umano i problemi peculiari delle scienze sociali.

Ma la caratteristica principale dell'individualismo metodologico di Popper è un'altra: la capa- cità di coniugare individualismo ed istituzionalismo, ovvero lo studio basato sull'individuali- smo metodologico delle istituzioni sociali. Questo aspetto non viene molto sviluppato nelle prime opere di Popper, ma è fondamentale nello sviluppo della teoria dei tre mondi. Infatti come sostiene Gorton per Popper:

“The social situation cannot be reduced to facts about individuals – whether as isolated beings, psychological entities, or material properties”.69

Ed è proprio il carattere istituzionale a non poter essere in ultima istanza riducibile a carattere meramente psicologico, in quanto ha carattere oggettivo. Questo in fondo, anche se non espli- citato da Popper, fa delle istituzioni sociali gli oggetti sociali in senso stretto come ontologica- mente distinti dalla concezione psicologica degli attori. Infatti continuando con la citazione di Gorton:

“In Popper's words, we need people to «animate» social entities. But, as Popper realizes, it does not follow from this that the behavior of collective entities is reducible to the ac- tions of individuals. Thus Popper tries to find a sensible middle ground whit his version of methodological individualism and his attack on psychologism and methodological col-

lectivism”. 70

Questo dualismo metodologico che vede da una parte l'individuo come unico vero attore so- ciale, e dall'altra parte la componente metafisica, ma non per questo meno reale, delle istitu- zioni e delle tradizioni, colloca, secondo Udehn, il filosofo come esponente di un individuali- smo metodologico debole definito da Agassi come istitutional individualism.

Con l'introduzione delle istituzioni all'interno del suo individualismo metodologico Popper, lungi dal chiarire gli aspetti precedentemente oscuri sembra complicarli ulteriormente. Infatti non è chiara neanche la definizione stessa di istituzioni, ed i due elementi sembrano essere in conflitto. Spesso Popper sembra orientato più verso un individualismo marcato, dove secondo Wisdom sarebbe addirittura irriducibile la componente psicologica; mentre altre volte il ricor- so al carattere istituzionale diventa necessario e prevalente. Questo conflitto sarà risolto in se- guito ma in questa prima formulazione rimane una componente evidente, talmente evidente da creare una netta divisione tra i suoi allievi che hanno fatto dell'individualismo popperiano il fulcro della loro opera. Infatti se da una parte troviamo Watkins con il suo individualismo psi- cologico, dall'altra troviamo Agassi e Jarvie i quali difendono la sua variante morbida l'istitu-

tional individualism. Ma anche tra questi ultimi due approcci interpretativi vi sono notevoli

differenze come sottolinea Udehn. Riportiamo brevemente le caratteristiche principali.

Joseph Agassi: “institutionalistic individualism is a via media between psychologism and holism, which combines the reasonable elements in both doctrines while rejecting what in untenable.” secondo Udehn quello proposto da Agassi si configura più come un nuovo tipo di individualismo metodologico, piuttosto che collocarsi in un ottica di continuità con quello di Popper dal quale il quale si discosta in modo significativo. • Ian C. Jarvie: “Popper's great discovery is that aims an ideal types are not enough to

explain action; circumstances, material and institutional, are required in the explicans. Institutions are, so to speak, a third force in the society and their existence and impor- tance is the reason sociology is autonomous with respect to psychology”. Ma anche l'approccio di Jarvie si discosterà da quello di Popper, perché porrà l'accento maggior- mente sul carattere istituzionale trascurando quasi del tutto l'individualismo metodolo- gico da cui era partito. 71

70 Ibid.

71 Lars Udehn, The Changing Face of Methodological Individualism, cit., pp. 489-490. Si veda anche il capito- lo 7 di L. Udehn, Metodological individualism, Routledge, 2001, pp. 210 e sgg.

Risulta complicato procedere oltre nell'analisi dell'individualismo metodologico senza prima aver analizzato gli strumenti metodologici che lo hanno caratterizzano, il metodo zero e la lo- gica situazionale.

Molto spesso questi due strumenti vengono fatti passare per eguali e confusi l'uno con altro,o viene proposto il metodo zero come strumento principale dell'analisi popperiana. A nostro av- viso questa è un'interpretazione erronea attribuibile ad una presunta accentuazione di un ap- proccio economicista alla sociologia che non rende giustizia alla complessità del pensiero dell'autore. A nostro avviso questa altro non è che una forzatura; infatti la logica situazionale non solo sarà maggiormente presente nelle opere dell'autore rispetto al metodo zero, ma avrà anche un ruolo centrale nelle teorizzazioni future. In questo capito ci limitiamo a porre in luce le differenze tra i due strumenti, ci riserviamo nel prossimo capitolo di analizzare la logica si- tuazionale in maniera adeguata.

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