• Non ci sono risultati.

Capitolo II: DALL'UNITÀ DI METODO ALL'INDIVIDUALISMO METODOLOGICO

II.3. L'individualismo metodologico

II.3.4. Weber

Come abbiamo già detto fu Max Weber ad applicare per primo l'individualismo metodologico alla sociologia. La sociologia comprendente weberiana si basa sull'assunto che è possibile ri- costruire la causazione dell'agire di un individuo se noi ci sforziamo di comprendere i motivi, o i valori, che lo hanno portato a compiere quella determinata azione. Come fa notare Udehn:

“The reason Weber's interpretative sociology implies an individualistic method in that only individuals attach a subjective meaning to their behavior. There is no such thing as a collective personality, or actor. Collectives are nothing but complexes of individuals act- ing in particular ways”. 64

Le premesse weberiane sono simili a quelle della scuola economica austriaca, ma le conclu- sioni a cui perviene se ne discostano. Nonostante il carattere interpretativo si basi su di un as- sunto soggettivistico, l'obbiettivo weberiano è quello di raggiungere un'ogge'ttività metodolo-

gica, che come sostiene Jacobs:

“Weber explicitly and repeatedly rejects the method of empathic projection or recreating other people's thought process and experiences in our minds. The social scientist cannot retrieve motives through intuition or psychological analysis of personality. The required method is rational interpretation, describing the objective situation facing an agent, and

63 A. Borghini, Karl Raimund Popper. Dialoghi epistemologici tra libertà e liberazione, cit., p. 236. 64 Lars Udehn, The Changing Face of Methodological Individualism, cit., p. 485.

highlighting those facets of the situation that prompted her to act as she did”.65

Centrali in questa descrizione sintetica dell'approccio di Weber sono due aspetti che ritrovere- mo anche in Popper: l'approccio idealtipico di un agire razionale e la ricostruzione del conte- sto situazionale in cui l'agente si trova ad agire; dall'applicazione congiunta di questi due aspetti è possibile ricavare la ricostruzione di una situazione oggettiva.

Ma l'agire razionale rispetto allo scopo, ovvero la selezione soggettiva di mezzi e fini adeguati per raggiungere un certo obbiettivo, secondo Weber può essere ulteriormente tipizzata per mezzo della “razionalità normale”, ovvero un costrutto metodologico-idealtipico che “designa l'adeguazione effettiva, empiricamente verificata di determinati mezzi in vista di un certo sco- po”: questo come sostiene Wettersten nasconde nel pensiero weberiano un atteggiamento che è possibile definire funzionalista. Prendiamo ad esempio una citazione dal saggio Alcune ca-

tegorie della sociologia comprendente:

“per determinati scopi della storiografia e della sociologia (non tutti però), il fatto che un comportamento (di pensiero o di azione) orientato in maniera soggettivamente dotata di senso corrisponda o si contrapponga oppure si avvicini più o meno ad un certo «tipo nor- male», può costituire una circostanza «di per sé» molto importante, cioè importante per le relazioni di valore che esplicano una funzione direttiva”.66

L'analisi weberiana non si ferma alla ricostruzione idealtipica di un agire razionale, ma postu- la anche una generalizzazione di tale agire, che resta sempre idealtipico, ma questo secondo Wettersten conduce Weber ad una costruzione metodologica che si discosta da quella che sarà proposta da Popper:

“This theory explains how rational action of individuals and institution rules of society can be use together to explain events. Weber presume that plans, strategies and aims of individuals regularly fit, hand glove, with institutional rules. When a society has certain rules. Individuals endorse these rules and act on them. And only the action of these indi- viduals are used to explain social events. Webers explains social phenomena as the conse- quences of the action of individuals. But the (cumulative) effect of these actions can only

65 S. Jacobs, Popper and the rationalist approach to social explanation, in «The British journal o sociology», Vol. 41, N°4, dicembre, 1990, p. 516.

be explained as the product of the workings of some ideal type”.67

Ed è proprio in questa normalizzazione dell'agire razionale che è possibile rintracciare il limi- te, secondo Wettersten, dell'individualismo metodologico weberiano, ovvero l'incapacità di cogliere l'innovazione ed il cambiamento o l'evoluzione delle istituzioni. Popper riconosce che il principio prima facie delle istituzioni è quello di adempiere a certe funzioni e scopi sociali ma sostiene anche che:

“In tutte le situazioni sociali abbiamo degli individui che fanno delle cose, altre ne desi- derano e perseguono scopi. Finché agiscono nel modo desiderato, e realizzano gli scopi che si propongono, non sorge alcun problema per le scienze sociali. (a parte la questione se i loro desideri, o scopi possano spiegarsi socialmente, per esempio, conformemente a certe tradizioni). I problemi peculiari delle scienze sociali emergono soltanto dal deside- rio di conoscere le conseguenze involontarie e più in particolare quelle non desiderate che possono intervenire quando facciamo certe cose”.68

Vi è una radicalizzazione dell'individualismo weberiano la stessa radicalizzazione che è stata sviluppata da Hayek, tenendo conto però che Popper cercherà di evitare lo psicologismo di quest'ultimo. Popper è più vicino alla posizione espressa nell'analisi di Udehn la quale dà maggior risalto al carattere selettivo dell'approccio weberiano. Infatti il debito maggiore nei confronti di Weber forse è rintracciabile nell'agire razionale e nel rapporto con la causazione e la relazione al valore, che sarà rielaborato da Popper nella logica situazionale come principio di razionalità; ma questo, contrariamente a quanto certa letteratura ha interpretato, non sarà utilizzato come strumento per una costruzione generalizzata dell'agire. Come vedremo nell'analisi del metodo zero la costruzione idealtipica in Popper non avrà uno sviluppo note- vole.

Documenti correlati