L’automazione e l’architettura
2.1 L’industrializzazione e la prefabbricazione
Negli anni Cinquanta, l’industrializzazione (intesa come l’intensificazione della produzione) interessa il settore edile italiano che acquisisce i brevetti e le tecnologie della Francia che, a sua volta, aveva fatto dei processi industriali la chiave per la sperimentazione del calcestruzzo armato. Nel 1892 l’impresa- rio francese François Hennebique (1842-1921) depositò il brevetto relativo alla produzione del cemento4 e nei decenni successivi seguirono sperimentazioni di sistemi costruttivi basati sull’impiego di questo materiale, attraverso anche la prefabbricazione di elementi costruttivi come solette o pannelli. L’Italia del dopoguerra dovette fronteggiare una serie di emergenze, tra le quali la rivita- lizzazione dei territori distrutti e la realizzazione di nuovi alloggi. La ricostru- zione rappresentò una sfida ma anche un’occasione di rilancio dell’industria, e per fare ciò si individuò nell’edilizia un ambito strategico in cui impegnare la manodopera non più assorbita dal settore bellico e i soldati di ritorno dal fronte. La strategia produttiva della prefabbricazione vide in questo contesto un’ampia possibilità di sviluppo, poiché permetteva di rispondere alla domanda (urgente) di alloggi pubblici e privati, in tempi rapidi, trasferendo le attività solitamente eseguite in cantiere, in officina. La prefabbricazione in Italia tuttavia troverà limitati sviluppi e sperimentazioni (Petrignani, 1965), concentrati soprattutto negli anni Sessanta: la crisi di questa strategia costruttiva è dovuta in parte alla mancata regolamentazione di tale processo, in cui ha dominato la speculazione invece che la qualità finale del manufatto5, e in parte alla necessità di impiegare nel settore edile un grande numero di operai poco formati6.
In Paesi come Francia o Russia, la prefabbricazione ha un ruolo centrale nella produzione edilizia mentre in Italia, a partire dagli Settanta “[…] l’industria- lizzazione edilizia, che continuava a trovare forti motivazioni nella scarsità e nell’aumento dei costi della manodopera, tendeva a trasferirsi dallo stabilimento al cantiere. Una serie di saperi e di tecniche già messe a punto nel decennio precedente in particolare in Francia, le tecniche del getto del calcestruzzo in stabilimento, lasciava il posto all’organizzazione del cantiere di costruzione: le casseforme fisse in linea del vecchio stabilimento di prefabbricazione scompari- vano a favore di casseforme mobili, trasportabili nei singoli luoghi di interven- to” (Sinopoli, 2002, p. 33).
L’industrializzazione edilizia, introducendo l’impiego di grandi quantità di elementi prodotti in stabilimento e assemblati in cantiere, trasforma l’attività di progettazione e ridefinisce i sistemi di assemblaggio e l’organizzazione del lavoro a piè d’opera (Nardi, 1992, p. 44). L’industrializzazione razionalizza un processo che già era proprio del settore edile, quello della prefabbricazione intesa come un processo di produzione artigianale e in serie di elementi, si pensi ai componenti più piccoli, come le aste in legno per il balloon frame7, oppure ai mattoni realiz- zati a mano, con stampi in legno. L’industrializzazione, attraverso l’impiego di macchine utensili movimentate da una fonte di energia efficiente (né umana, né animale) e attraverso la razionalizzazione del processo di lavorazione, porta a una forma di prefabbricazione più evoluta e alla produzione in serie, prima di sem- plici componenti e in seguito anche di unità più complesse. Si tratta della stessa produzione in serie che Giuseppe Ciribini definisce come “volontà ripetitiva”, slegata dalla quantità, quindi dalla piccola alla grande serie, ma comunque “volta a conseguire l’obiettivo della massima efficienza” (Ciribini, 1965, p. 19).
produzione PEZZO uNicO produzione
PEZZO iN SEriE
PrODuZiONE iNDuSTriAlE
industrializzazionedelprocesso meccanizzazione
industrializzazionedelprocesso automazione standardizzazione produzionesumisura 1800 1900 2000
tra loro correlati ma non identici: sono processi indipendenti tra loro8 (Nardi, 1980), la cui integrazione ha permesso il potenziamento reciproco. L’industria- lizzazione ha consentito di ottimizzare i processi di prefabbricazione condot- ti in forma semi-artigianale e di incrementare la produzione standardizzata in termini di quantità e qualità, poiché il gesto produttivo di una macchina può essere ripetuto sempre più rapidamente e più precisamente. La produzione in serie, o standardizzazione, viene qui intesa quindi come una produzione che av- viene in condizioni di massima efficacia operativa. Successivamente, attraverso l’automazione avanzata del gesto produttivo, la produzione in serie potrà essere diversificata e avvicinarsi ad una logica produttiva più simile a quella artigia- nale, rivolta al prodotto su misura. Oggi quindi la logica di produzione non è più legata alla standardizzazione in senso stretto, quella descritta da Ford con la celebre frase “Ogni cliente può avere una macchina verniciata di qualsiasi colore desideri purché sia nera”9 (Ford, 1992, p.72). L’industria è in grado di lavorare attraverso forme di produzione customizzate, in cui il progetto di un bene è adeguato alle esigenze dei singoli clienti. E il successo della customizzazione mostra le potenzialità delle lavorazioni fatte industrialmente e seguendo il dise- gno di ogni singolo progetto, processo attraverso il quale ogni cliente avrà un prodotto unico, e non un prodotto che è parte di una serie. La trasformazione delle lavorazioni industriali, in funzione dell’evoluzione degli strumenti di lavo- ro e degli obiettivi del lavoro stesso, si sviluppa attraverso gli ingegni e i saperi che appartengono in parte a chi sviluppa il progetto e in parte a chi organizza il lavoro dell’industria.
Guido Nardi descrive due possibili direzioni di sviluppo dell’industrializza- zione (Nardi, 1980): quella per sistemi e subsistemi chiusi10 e quella per compo- nenti aperti11. Questa distinzione parte dall’analisi delle tipologie di elementi re- alizzati e, nell’esplicitazione delle due categorie, Nardi considera le opportunità e le complessità insite in ciascuna opzione e riflette nel merito della flessibilità di impiego dei componenti.
I sistemi chiusi prevedono che i componenti, prodotti in modo seriale, siano impiegabili in una sola specifica posizione all’interno di un sistema co- struttivo. Vi sono esempi di progettazione per sistemi chiusi tra le opere speri- mentali di Jean Prouvé, Walter Gropius, Konrad Wachsmann e Buckminster
01. la trasformazione della produzione indu- striale in relazione alle caratteristiche degli strumenti e dei processi disponibili, come la meccanizzazione e l’automazione. i processi supportano obiettivi differenti, da un lato la standardizzazione della produzione dall’altro invece la produzione su misura.
Fuller; il caso aziendale della Lustron Corporation oltrepassa il confine tra prototipazione e industrializzazione ed evidenzia le difficoltà che la prefabbri- cazione per sistemi chiusi incontra. Tutti questi esempi risalgono agli anni tra il 1930 e il 1950, epoca in cui si riponeva fiducia nella produzione in serie che caratterizzava i processi automobilistici e aeronautici, una forma di fabbrica- zione che si auspicava potesse essere applicata a ogni tipo di prodotto, anche delle abitazioni. La fiducia in questa forma di progettazione e nella produzione seriale ha rappresentato il più utile degli strumenti per ottimizzare la proget- tazione e la realizzazione di componenti, che divennero via via più complessi fino a consentire di assemblare intere unità abitative. In alcuni casi era lo Stato a investire in tale direzione e i finanziamenti pubblici consentirono la nascita (e anche una rapida morte) di alcune realtà aziendali, come la Lustron Cor- poration. In altri casi le costruzioni sperimentali erano frutto dell’impegno di committenti privati e dello spirito di iniziativa dei progettisti che sceglievano di considerare l’industrializzazione come una componente fondamentale del processo architettonico, come nel caso di Konrad Wachsmann (1901-1980) e Walter Gropius (1883-1969) con la General Panel Corporation (fig. 02).
02. Walter Gropius e Konrad Wachsmann in cantiere durante il montaggio di un modello di Packaged House System (1942-1952). Harvard Art museums/Busch-reisinger museum, Gift of Walter Gropius.