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Bearth & Deplazes Architekten, Gramazio Kohler Research

2.6 La manifattura ibrida

La connotazione del concetto di automazione cambia anche in funzione del- le macchine impiegate: storicamente l’automazione era legata alla produzione di grandi quantitativi di pezzi tutti uguali, la cui vendita rappresentava un me- todo per ammortizzare le spese per l’acquisto dei macchinari; ora l’automazione è svincolata dall’omogeneità dei prodotti e dal numero dei pezzi realizzati: le macchine sono flessibili e il loro costo può essere ammortizzato con un minor numero di prodotti, diversi tra loro e più rispondenti alle richieste di una spe- cifica committenza. Il passaggio descritto si rivolge a un mercato alla ricerca di prodotti unici, come aveva già anticipato Stanley M. Davis nell’introdurre il concetto di mass customization con Future perfect (1989) e nel descrivere un pubblico che è disposto a investire di più per ottenere ciò che desidera.

Le prospettive di evoluzione descritte sono oggi supportate da piani di finan- ziamento statali ed europei per l’acquisto di macchine, software e strumenti volti a implementare l’attività dell’azienda, snellire i processi e promuovere attività di formazione del personale in azienda. Il miglioramento non va inteso in termini di quantità, bensì di qualità, e cioè nella capacità di rispondere direttamente alle richieste dei clienti: il valore aggiunto del prodotto finale corrisponde alla possibilità di personalizzare, e accompagnare un cliente nella scelta finale può divenire un fattore determinante nello sviluppo di un’azienda (Butera, 2018).

La robotica, che rappresenta la massima espressione meccanica dell’automa- zione, costituisce lo strumento principe per costruire una produzione di qualità più che di quantità, ricercando forme e materiali appropriati all’obiettivo finale da raggiungere, valorizzando il progetto attraverso la ricerca e lo sviluppo degli stessi strumenti da lavoro. Questo tipo di produzione rimanda fortemente alle caratteristiche del lavoro artigianale, contraddistinto da un lavoro prettamente manuale e volto alla produzione o alla riparazione di oggetti. Oggi invece le lavorazioni artigianali non sono più solo quelle eseguite esclusivamente a mano e la figura dell’artigianato non è più caratterizzata esclusivamente dai gesti della lavorazione ma è riconosciuta come una figura capace di “dominare il dialogo fra azione e riflessività” (Micelli, 2011, p. 25).

Questa riflessione mostra come i confini tra i due sistemi produttivi non siano oggi più così ben definiti: gli eterni duellanti, artigianato e industria, possono trovare strade comuni esaltando le reciproche peculiarità e superando un’opposizione che è più ideologica che reale (Micelli, 2011, p. 129). Questa nuova forma manifatturiera è oggi identificata attraverso l’impiego di diffe- renti nomi spesso di origine anglosassone (Smart manufacturing, Post-industrial

manufacturing, …) o relazionati ai programmi di sviluppo (in Italia ad esempio Industria 4.0): una terminologia non ancora chiara e definitiva per una forma di

manifattura in via di affermazione. Rispondendo all’esigenza di definizione, si potrebbe considerare “ibrida” la manifattura capace di utilizzare le competenze artigianali su larga scala e di replicarle ove necessario.

L’impiego dell’automazione può quindi rendere ibrida la manifattura e, allo stesso tempo, la può caratterizzare in maniera molto netta, in funzione della modalità in cui viene impiegata. I robot collaborativi definiscono processi in cui le persone sono presenti e attive nella filiera produttiva, il robot affianca l’uomo in alcune tipologie di lavorazione ad esempio per rendere più sicure mansioni come lo spostamento di elementi pesanti. In altri casi i robot possono operare in sostituzione dell’uomo, la cui presenza fisica non è più necessaria perché è sufficiente un controllo remoto della produzione robotizzata (fig. 14).

Associare i robot di tipo collaborativo alle produzioni medio-piccole e i ro- bot di tipo sostitutivo alle grandi industrie è riduttivo, poiché sono varie le forme di collaborazione uomo-macchina e, soprattutto, esse sono differenti in

ArTiGiANATO

ArTiGiANATO Hi-TEcH

rOBOT cOllABOrATiVO

m A N i FAT T u r A i B r i D A

robot come ausilio

Hi-TEcH economia di varietà e personalizzazione mErcATO Di luSSO mErcATO Di luSSO mErcATO Di mASSA mErcATO Di mASSA economia di scala iNDuSTriA iNDuSTriA 4.0 rOBOT SOSTiTuTiVO robot e intelligenza artificiale

14. l’Hi-Tech, l’alta tecnologia, rappresenta la tecnologia più avanzata disponibile e quindi è un settore in continua trasformazione e in continuo aggiornamento. Questa tecnologia oggi, attraverso la digitalizzazione e l’automazione, contribuisce a trasformare e ad avvicinare settori storicamente considerati lontani, l’artigianato e l’industria.

funzione delle specifiche lavorazioni da eseguire. Sebbene la robotica occupi spesso una parte della lavorazione industriale o artigianale, esistono casi in cui l’automazione definisce l’intero processo produttivo al punto tale che la presenza dell’uomo non è necessaria, di conseguenza interi edifici possono essere progettati a misura di macchina, senza considerare la presenza dell’uo- mo: questa tipologia di fabbrica viene definita “a luci spente”38, poiché l’illu- minazione, indispensabile per permettere all’essere umano di lavorare, risulta superflua nel caso delle macchine.

Le finalità della robotica e dell’automazione nelle linee di produzione, devo- no essere definite puntualmente in relazione all’impiego che ne fanno le imprese (grandi o piccole che siano). È certo che l’impiego dell’automazione si ripercuo- terà sul valore del prodotto finale, che non sarà più esclusivamente legato alla lavorazione manuale e sarà influenzato soprattutto dal materiale utilizzato e dal concetto ideativo. L’automazione, inoltre, potrà rendere più accessibili alcune lavorazioni attualmente considerate complesse e onerose: esse saranno disponi- bili per un mercato più ampio e consentiranno di superare quel sistema di solu- zioni che, nel settore edilizio, vengono definite “a pacchetto” (Sinopoli, 1997)39. Sebbene le prospettive possano essere positive, l’automazione fa ancora pau- ra: lo stato comune, definito anche come pregiudizio (Gramazio e Kohler, 2014, p. 114), solleva dubbi sull’impiego dei robot in architettura perché fa temere lo stravolgimento del processo architettonico, più meccanizzato e meno incen- trato sul fattore umano. Come negli altri ambiti, l’ibridazione di un lavoro con elementi di informatizzazione deriva dalle modalità con cui l’automazione e, in questo caso specifico, la robotica vengono utilizzate. In questo ambito, la ricerca scientifica svolge un ruolo cruciale: è in grado di immaginare prospettive future senza percepire come stringente il vincolo del mercato, a cui ogni azienda è ovviamente legata. L’automazione e la digitalizzazione possono cominciare a ridurre la distanza tra ambiti spesso considerati lontani, quali la ricerca e la pro- duzione, l’artigianato e l’industria.

L’impiego della robotica in architettura amplia l’ambito di competenza del progettista e offre nuove opportunità nell’ambito della modellazione dei singoli elementi e del loro assemblaggio, anche consentendo di riscoprire e reinterpre- tare le conformazioni strutturali tradizionali. La materia non è più solamente legata alle leggi fisiche, ma è potenziata dalle informazioni digitali: Gramazio e Kohler definiscono con Digital Materiality proprio questa trasformazione, in cui la materia è “arricchita dalle leggi del mondo immateriale della logica digitale” (Gramazio e Kohler, 2008, p. 8). La fabbricazione robotica costituisce lo stru- mento principale attraverso il quale sfruttare le potenzialità concesse dall’inno- vazione digitale, uno strumento grazie al quale la digitalizzazione dell’architet- tura non rimane astratta ma acquisisce un valore fisico e concreto (Gramazio e Kohler, 2014, p. 17) perché l’uomo attraverso essa può interagire con la materia in modo innovativo. L’impiego degli strumenti e la sperimentazione proget- tuale, attraverso la robotica, riescono ad ampliare le capacità di impiego della materia e ad aumentare il suo potenziale intrinseco; al contempo, i progettisti possono (e devono) rivalutare lo studio dei materiali e delle loro lavorazioni at- traverso un rinnovato spirito artigianale, troppo spesso dimenticato nei decenni dell’industrializzazione e della produzione di massa e oggi riscoperto grazie alla digitalizzazione. Riscoprire la cultura materiale40 e il “patrimonio di idee, di tec- niche e di costumi che si trasmettono quale espressione collettiva” (Nardi, 1992, p. 98) consente di definire un progetto e una cultura propri di una società e, nel iNDuSTriA 4.0

Nel settembre 2016 è stato presentato il Piano industria 4.0, conosciuto anche come Piano calenda (da mario calenda, allora ministro dell’Economia durante il Governo renzi). il Piano si allineava ad alcune direttive già in atto in altri Paesi europei, come Francia e Germania, che prevedeva finanziamenti per l’aggiorna- mento tecnologico del settore produtti- vo. Ogni anno il Piano viene modificato e approvato con la legge di Bilancio, al fine di definire la quantità di denaro da investire e sua destinazione.

Obiettivo del Piano è quello di aggior- nare il comparto produttivo, sempre più estesa e varia: tale aggiornamento non si limita tuttavia nell’acquisto di macchina- ri e strumenti di ultima generazione, ma anche nella formazione del personale e negli incentivi per supportare l’avvio di nuove attività e nuovi progetti. Si tratta di agevolazioni economiche di diversa misura a seconda del settore di investi- mento.

le agevolazioni per le imprese sono: • Super ammortamento beni materiali

strumentali;

• iper ammortamento beni materiali strumentali;

• Nuova Sabatini;

• costi di ricerca & Sviluppo; • Patent box;

• Start up e Pmi innovative; • Fondi di garanzia;

• Aiuto alla crescita economica; • Diminuzione ires;

• imposta sul reddito delle imprese (iri) • contabilità per cassa;

• Salario di produttività;

• credito d’imposta per formazione 4.0. l’iper ammortamento riguarda in parti- colar modo l’automazione e l’intercon- nessione di processi industriali. il piano prevede in questo caso una serie di stru- menti utili all’aggiornamento tecnologi- co: macchine utensili per l’asportazione e l’aggiunta di materiale; macchine per l’assemblaggio; robot, robot collabora- tivi e sistemi multi-robot; macchine per la manifattura additiva; macchine per la movimentazione di pezzi; magazzini automatizzati interconnessi a sistemi ge- stionali di fabbrica.

Accanto ai finanziamenti per l’acquisto e l’aggiornamento strumentale, sono stati disposti anche finanziamenti per la for- mazione del personale, quindi corsi più o meno specializzati sulle nuove tecnolo- giche e il loro impiego all’interno dell’a- zienda.

caso più specifico, di un mestiere. La cultura materiale incorpora anche la “tacita conoscenza”41 (Sennet, 2008), cioè quel sapere frutto dell’esperienza tramanda- ta, basata su tecniche e attenzioni che si sono consolidate nel corso della storia, non necessariamente pubblicate su manuali o riscontrate con sperimentazioni scientifiche: la “tacita conoscenza” caratterizza il lavoro artigianale. L’impiego della robotica e della digitalizzazione può riportare il processo della produzione a una forma artigianale nella misura in cui riconduce alla visione e all’ideazio- ne della materia propria di un artigiano42, ma potenziata di nuovi strumenti con cui sperimentare le proprietà dei materiali. La robotica costituisce dunque uno strumento attraverso cui la cultura materiale può trovare rinnovato vigo- re all’interno del processo architettonico; la cultura materiale infatti, alla base dello sviluppo dell’architettura diffusa43, ovvero “quell’architettura propria della collettività e della ripetizione, quella in cui il progetto procede secondo i tempi lunghi e relativamente inconsci della tradizione” (Nardi, 1992, p. 99), ha subito un declino corrispondente allo sviluppo dell’industrializzazione passata, che ha alienato il progetto dalla tradizione costruttiva e quindi anche dalle tecniche e conoscenze materiali.