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L’intervento e la metodologia di ri- ri-cerca

Nel documento RicercAzione - Volume 5 Numero 2 (pagine 134-137)

analisi valutativa di un inteRvento in classi multicultuRali

3. L’intervento e la metodologia di ri- ri-cerca

3.1. L’attività in classe

Il problema che si voleva affrontare mediante l’intervento nelle classi di preadolescenti riguar-dava il trattamento della diversità nella comu-nicazione e dunque il rapporto tra persone e tra culture in contesti sempre più multiculturali.

Attraverso le attività e le azioni della condut-trice, ci si proponeva il fine di promuovere la partecipazione e il dialogo fra i preadolescen-ti, di stimolare una riflessione sui temi della diversità, dell’identità culturale e di genere, di promuovere una gestione dialogica del confit-to, nell’ottica del miglioramento delle relazioni interpersonali e interculturali in classe e, più estesamente, nel quadro della creazione di reti informali tra pari. A tal fine, si è scelto di re-alizzare l’intervento mediante laboratori, allo scopo di favorire la dimensione interattiva. L’at-tività è stata strutturata, nella prima fase, in due incontri per ciascuna delle quattro classi

coin-volte, nella seconda fase in due incontri rivolti ciascuno a due classi.

Nella prima giornata della prima fase, erano previsti un’introduzione al lavoro in sottogrup-pi, un’autopresentazione dei preadolescenti con riferimento al tema della diversità, un confronto tra pari su come si sceglie il compagno di banco e, infine, un’esercitazione e discussione sulle differenze di genere. La seconda giornata, dedi-cata al dialogo come strumento di mediazione, prevedeva un’esercitazione e la visione di un brano di film sulle differenze culturali, seguita da una discussione. Al di là di questa traccia di lavoro, si è sempre tentato di seguire l’evolvere imprevedibile delle interazioni e di selezionare gli spunti più utili.

La seconda fase dell’intervento prevedeva la formazione di due gruppi di lavoro interclasse per ciascuna delle scuole coinvolte, formati cer-cando di mantenere un equilibrio tra le compo-nenti femminile e maschile. L’attività consisteva nella produzione di cartelloni, su cui i preadole-scenti, lavorando in gruppi formati da quattro o cinque persone, erano invitati a rappresentare i significati della diversità di genere e culturale.

Per promuovere la riflessione su questi temi, e quindi coadiuvare le elaborazioni già prodotte nella prima fase dell’intervento, è stato utilizza-to lo strumenutilizza-to dell’intervista a coppie: prima del lavoro di gruppo sono state formate delle coppie, che solitamente comprendevano un ma-schio e una femmina appartenenti a due classi diverse, i cui membri venivano invitati a inter-vistarsi a vicenda, seguendo una breve traccia.

La traccia dell’intervista consisteva di tre domande, che riguardavano la quotidianità dei preadolescenti, le abitudini personali e fa-miliari, gli interessi e i luoghi della città più significativi. Le brevi interviste avevano lo scopo di far emergere non solo diversità, ma anche somiglianze, nella socialità quotidiana dei preadolescenti, in modo trasversale rispet-to alle macro-differenze di genere e culturali.

Sulla base di quanto emerso nelle interviste, ma anche della discussione all’interno dei gruppi di lavoro in riferimento alle proprie esperien-ze quotidiane e alle proprie rappresentazioni, i preadolescenti erano chiamati a comunicare le

differenze e le somiglianze più importanti, di genere, culturali e personali, attraverso disegni, collage e testi all’interno di cartelloni.

3.2. La metodologia dell’analisi valutativa Definiamo «intervento sociale» un sistema di comunicazioni, basato su tecniche specifiche, che si propone di risolvere problemi o risponde-re a esigenze osservati da un punto di vista spe-cifico nella società. L’intervento qui analizzato può essere considerato «educativo», in quanto il suo obiettivo primario riguarda la formazione della personalità dei destinatari; tuttavia esso ha anche finalità promozionali, prefiggendosi lo scopo di promuovere il dialogo nella comu-nicazione mediatrice-preadolescenti e in quella tra preadolescenti.

Data la rilevanza degli interventi sociali, è importante verificare, mediante un’adeguata valutazione, la qualità delle azioni realizzate e i loro effetti sui partecipanti. La valutazione scientifica di un intervento, che dovrebbe essere prevista già in fase di progettazione, può riguar-dare il progetto, il processo (la realizzazione) e i risultati (gli effetti) dell’intervento.

Sono tre gli aspetti fondamentali della valuta-zione scientifica di un intervento sociale (Ba-raldi, 2004):

– l’analisi valutativa non coincide con un ri-scontro oggettivo, ma può soltanto produrre una costruzione di significato, scientifica-mente guidata, in quanto l’analisi dipende da scelte di interpretazione scientifica;

– l’analisi valutativa osserva un intervento non secondo i parametri dell’esperto che lo rea-lizza, bensì secondo quelli dei ricercatori;

– prima di analizzare i risultati di un inter-vento, è fondamentale effettuare un’analisi valutativa del suo processo, che ne analizzi i diversi passaggi e li colleghi ai risultati, spie-gando perché si sono prodotti.

È necessario sottolineare una distinzione con-cettuale fondamentale, quella tra valutazione e ricerca valutativa: la valutazione è resa possibile attraverso una ricerca finalizzata a creare le condi-zioni per distinguere quello che funziona da

quel-lo non funziona in ciò che viene osservato. La va-lutazione è una forma di comunicazione che crea una differenza tra la positività e la negatività di un progetto o di un intervento, avvalendosi dello strumento della ricerca scientifica. La valutazione quindi non è una metodologia, bensì una forma di decisione, basata su di una teoria e realizzata attraverso una specifica metodologia. La ricerca valutativa, invece, fissando i vincoli metodologici della valutazione, permette di capire com’è possi-bile valutare: la scelta della metodologia è quindi decisiva, in quanto consente di acquisire le cono-scenze utili ai fini della valutazione.

L’analisi valutativa qui presentata riguarda i significati comunicativi dell’intervento, osser-vato come processo comunicativo che si concre-tizza nel rapporto tra esperto (la mediatrice) e destinatari (i preadolescenti). La scelta fonda-mentale è quindi quella di osservare il metodo di intervento in relazione alle forme di comuni-cazione che caratterizzano l’intervento stesso.

La letteratura specializzata distingue tre tipi di analisi valutativa: quella relativa al progetto, quella relativa al processo e quella relativa ai risultati (Leone & Prezza, 1999). Poiché l’in-tervento è stato inteso come processo di comu-nicazione, la nostra analisi valutativa ha avuto per oggetto: (1) i processi comunicativi dell’in-tervento (le interazioni), verificando il grado di coerenza tra obiettivi (promozionali, dialogici) e forme (metodi) in cui esso è stato concreta-mente realizzato; (2) i risultati dell’intervento, intesi come effetti nella comunicazione e a li-vello delle rappresentazioni dei partecipanti, verificandone il grado di efficacia (il rapporto tra obiettivi iniziali e risultati osservati).

Per produrre un’analisi valutativa così conce-pita, sono state adottate tre diverse tecniche di rilevazione dei dati, nello specifico questionari individuali di pre-test e post-test somministrati ai preadolescenti, intervista semi-strutturata (fo-cus group) rivolta alla classe, video-osservazione degli incontri laboratoriali. Si tratta di una meto-dologia di ricerca quanti-qualitativa ampiamen-te collaudata in ambito educativo e nei conampiamen-testi informali (Baraldi, 2009; Iervese, 2006; Rossi, 2006; 2012a), che ha condotto a risultati e a ri-flessioni di grande interesse e stimolo.

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RiceRcaZione dicembre 2013

I questionari, somministrati prima e dopo l’in-tervento, che prevedevano domande relative ai significati assegnati alla diversità culturale e di genere, alla percezione degli stereotipi, al conflitto e alla sua gestione, erano volti a indi-viduare eventuali scostamenti nelle rappresen-tazioni individuali, attribuibili anche (sebbene non solo) all’attività svolta in classe, pur nella consapevolezza che l’intervento in classe quasi certamente non è l’unica variabile intervenien-te. Mediante il focus group (audioregistrato e successivamente trascritto), effettuato in un terzo incontro dai ricercatori, ci si proponeva di stimolare un’ulteriore riflessione (in questo caso di gruppo) sui temi dell’intervento e, so-prattutto, sulle forme di comunicazione osser-vate durante l’attività. L’intervista di gruppo è uno strumento di ricerca importante non solo perché permette di esplorare in modo approfon-dito le rappresentazioni dell’intervento da parte dei partecipanti, ma anche perché consente di effettuare un confronto tra gli intervistati che favorisce forme di riflessione interattiva, in cui ognuno può utilizzare i contributi degli interlo-cutori per arricchire la propria narrazione e la propria rappresentazione dell’esperienza. Nel-lo specifico, le sezioni del focus group hanno approfondito i seguenti temi: la ricostruzione dell’intervento da parte dei preadolescenti, le forme di comunicazione che si sono prodotte tra mediatrice e gruppo-classe, le forme di co-municazione all’interno del gruppo-classe, l’im-patto dell’intervento sui significati di diversità e conflitto e, infine, la valutazione complessiva dell’intervento.

Obiettivo della video-osservazione è quello di registrare, per poi sottoporre ad analisi empiri-ca, i processi e i risultati comunicativi. L’audio e video-registrazione hanno, infatti, permesso di analizzare l’interazione esperto-preadolescenti nel suo effettivo svolgimento, in presa diretta, consentendo di valutare come specifiche azio-ni comuazio-nicative abbiano favorito, o al contra-rio ostacolato, il perseguimento degli obiettivi dell’intervento, in particolare quelli legati alla promozione della partecipazione attiva, dell’au-to-espressione, del coordinamento dei

contri-buti, della riflessione sui temi trattati e sulle relazioni in classe, della gestione dialogica dei conflitti. In questo lavoro illustreremo le princi-pali evidenze emerse proprio dalla tecnica della video-osservazione.

Le interazioni videoregistrate sono state trascritte seguendo alcune delle convenzioni elaborate nell’ambito dell’Analisi della Con-versazione (Hutchby & Wooffitt, 2008), ren-dendole così disponibili per un’analisi puntuale dei processi e dei risultati nella comunicazio-ne, con particolare riferimento alla prima fase dell’intervento, che si è rivelata assai più inte-rattiva. L’analisi della conversazione sostiene un approccio microanalitico basato su un’attenta osservazione dell’interazione, considerata come continua negoziazione di ruoli e attività da par-te dei parlanti.

Un aspetto fondamentale della conversazione è il suo carattere sequenziale, in virtù del qua-le ciascun enunciato prodotto da un parlante compie un’azione, che «proietta», cioè rende rilevante, un’azione complementare compiuta da un interlocutore con l’enunciazione del tur-no successivo. Questo meccanismo, tur-noto come

«rilevanza condizionale», è illustrato al meglio dalle cosiddette «coppie adiacenti» (Sacks, Schegloff & Jefferson, 1974, p. 716), del tipo saluto-saluto, domanda-risposta, invito-accetta-zione/rifiuto, ecc. Tali sequenze hanno carattere normativo, poiché chi produce la prima parte della coppia verificherà in che misura quanto segue «funziona» come seconda parte, facen-do delle inferenze rispetto all’eventuale assenza di tale seconda parte. Ad esempio, l’assenza di risposta a una domanda potrebbe essere inter-pretata come mancata comprensione o ricezione acustica di quest’ultima, o anche presa come segno di maleducazione, risentimento, imba-razzo, sfiducia, e così via. Si tratta di un lavoro congiunto di costruzione locale del senso della conversazione che ha chiare implicazioni di tipo sequenziale, perché fa sì che ogni enunciato sia determinato dal contesto fornito dall’enunciato precedente e al tempo stesso fornisca il contesto per l’enunciato successivo. Questo meccanismo caratterizza la conversazione a prescindere dal suo grado di formalità/informalità, dal

conte-sto in cui si situa e dal numero di partecipanti coinvolti. È importante sottolineare, a conclu-sione di questa sezione metodologica, come la nostra analisi non avesse l’obiettivo prioritario di verificare il grado di apprendimento dei/delle preadolescenti, quindi la capacità della media-trice di condurre le classi, o i gruppi interclasse, alla produzione di elaborati o riflessioni che denotano un elevato sviluppo cognitivo. Tutta-via, accanto alla verifica del livello di coerenza tra obiettivi promozionali e forme di comuni-cazione effettivamente adottate dall’adulto, si possono avanzare alcune considerazioni riguar-danti i possibili effetti di questi metodi, quali ad esempio una produzione di significati con-servativa delle prospettive di partenza, o anche l’emergere di nuove storie, o narratives (Win-slade & Monk, 2000), che mostrano piuttosto un cambiamento nelle rappresentazioni.

Nel documento RicercAzione - Volume 5 Numero 2 (pagine 134-137)