2. Politiche sociali e servizi con la persona
3.1 L‟oggetto della ricerca: un percorso conoscitivo
Con la presente ricerca318 non si è inteso esplorare la dimensione biografica connessa al traffico e alla tratta di esseri umani di cui si è già largamente discusso in questi anni319. L‟intento di questo lavoro è stato quello di osservare e studiare i servizi che offrono aiuto alle donne immigrate vittime di tratta. Mentre nei confronti del fenomeno dello smuggling e del trafficking si è dibattuto molto anche in campo scientifico320, l‟analisi dei servizi preposti al contrasto della prostituzione schiavizzata, invece, non sembra aver riscosso finora altrettanto interesse. La fase del “recupero” della donna schiavizzata risulta spesso essere un percorso che viene affrontato in “solitudine” all‟interno delle comunità di accoglienza. Rimangono così marginali gli interventi da parte dei servizi pubblici, come se la problematica della prostituzione schiavizzata non trovasse sufficiente interesse nelle politiche sociali. Come sostiene Castelli, invece, sarebbe auspicabile:
318L‟oggetto della ricerca di questa tesi prende forma a seguito di differenti esperienze maturate a partire
dal 2004, anno in cui, grazie al progetto Socrates-Erasmus ho svolto il tirocinio presso l‟organizzazione non governativa Médicos del Mundo a Valencia, che si occupa del contrasto della tratta di esseri umani. Al termine della mobilità, una volta rientrata a Sassari, sono stata inserita in un‟associazione locale come operatrice di Unità di Strada. Questo bagaglio di conoscenza, acquisito attraverso lo studio, l‟elaborazione della tesi di laurea, mi ha portato a voler approfondire ulteriormente l‟argomento nella presenta ricerca.
319 Si vedano a riguardo, fra i tanti, i lavori di: F. Carchedi, A. Picciolini, G. Mottura e G. Campani, I
colori della notte. Migrazioni, sfruttamento sessuale, esperienze di intervento sociale, FrancoAngeli,
Milano, 2000; F. Carchedi, op. cit.; M. Ambrosini, S. Mandrini, La tratta infame. La prostituzione delle
donne straniere, Ed. Oltre, Milano, 1996; P. Arlacchi , Schiavi. Il nuovo traffico di esseri umani, Rizzoli,
Milano, 1999; C. Corso, A. Trifirò, op. cit.
320 L‟interesse verso il fenomeno della prostituzione schiavizzata in questi anni è cresciuto molto, sia
attraverso la pubblicazione di testi scientifici, sia coinvolgendo un pubblico sempre più ampio. Alcune di queste pubblicazioni si presentano come autobiografie, altre sotto forma di romanzo, ma tutte descrivono l‟esperienza di vita vissuta da donne soggette al trafficking. Questa diffusione ha dato modo di conoscere non solo le modalità in cui avviene la coercizione ma anche le condizioni di vita precedenti alla partenza. Si ricordano, fra i tanti, i lavori di: D. Mancini, Traffico di migranti e tratta di persone. Tutela dei diritti
umani e azioni di contrasto, FrancoAngeli, Milano, 2008; R.A. Ciarocchi e P. Minguzzi, Sfruttamento lavorativo e nuove migrazioni. Il caso Marche, FrancoAngeli, Milano, 2008.
“cercare di costruire con gli attori territoriali e le comunità locali percorsi di informazione e sensibilizzazione […]. Ciò significa lavorare sulla creazione di scenari futuri integrati ed armonici governati dal diritto e dalla giustizia”321.
Questo “forzato isolamento” dei servizi di terzo settore e del volontariato, oltre a produrre un sapere chiuso che si auto-riproduce e che perciò non è confrontabile, porta anche a un “impoverimento” dei servizi stessi, non solo da un punto di vista economico ma anche formativo. Si rivela insufficiente il contributo di esperti, soprattutto del mondo accademico, che, pur non operando direttamente nel settore, potrebbero invece offrire originali risorse ai servizi in termini di nuovi scenari di riflessione per la promozione di interventi sociali. Come ribadisce Castelli, “questa ondivaga attivazione di spazi istituzionali […] ha fortemente limitato il lavoro di correlazione e di coprogettazione tra enti”322. Tale limite si evidenzia anche da un punto di vista informativo. Infatti, non sempre vi è, da parte dei servizi, la capacità di rendere pubblici i risultati del lavoro svolto. I dati delle organizzazioni, anche qualora vengano sempre raccolti ed elaborati, sembra che esauriscano la loro utilità solo allo scopo di ricevere finanziamenti per progetti futuri.
Sarebbe utile, invece, poter sistematizzare tali conoscenze e renderle pubbliche avviando “un sistema efficace e condiviso di monitoraggio e valutazione quali- quantitativa”323. Difatti le informazioni raccolte possono offrire vere e proprie chiavi di lettura del fenomeno, ma se queste non vengono studiate sistematicamente diventano solo dei numeri inutili. In questo senso, Taylor e White asseriscono che solo attraverso lo scambio fra professionisti si può creare conoscenza324. La volontà di comprendere il funzionamento dei servizi, o meglio, una loro “sezione finita di significato”325 nell‟universo dei servizi, in questo caso quelli connessi al fenomeno della tratta:
321 V. Castelli, Conclusioni, in E, Minardi, A. Brazanti, A. Savini e C. Di Giuseppe (a cura di), La cattiva
coscienza del rischio: nuove schiavitù, dinamiche giovanili e interventi sociali, Il Piccolo Libro, Teramo,
2008, p. 272.
322 Ivi, p. 271. 323 Ivi, p. 273.
324 Cfr. C. Taylor e S. White, Ragionare i casi. La pratica riflessiva nei servizi socio-sanitari, Trento,
Erickson, 2005, in “Lavoro Sociale”, vol. 6, n. 3, 2006, p. 338 (ed. or. Practicing reflexivity in Health
and Welfare: making Knowledge, Open University Press, Buckingham, 2000).
“non nasce e non si sviluppa a partire da problemi «aspettazioni deluse», […] ma, molto più semplicemente, a partire da domande, ossia da bisogni di conoscenza più o meno esplicitamente tradotti in insiemi di interrogativi sulla realtà”326.
Il focus della ricerca, quindi, si concentra specificatamente sulla conoscenza di tutti i servizi preposti al reinserimento sociale delle donne soggette alla tratta. In questo senso, è previsto nel “piano di aiuto” un ascolto attento dei progetti di vita delle dirette interessate, per poter dare delle risposte efficienti ed efficaci327 e poter soddisfare a pieno i requisiti di cittadinanza, che secondo l‟accezione di Donati, può essere anche intesa come:
“relazione sociale fra consociati, anziché come attribuzione di uno status all‟individuo da parte dello Stato. Cioè […] come espressione e costruzione di un complesso di diritti che, estendendosi nei vari campi (civile, economico, politico, sociale), mantengono relazioni significative con i diritti dell‟uomo in quanto persona (individuo-in-relazione)328.
Ma queste realtà sociali, che dovrebbero agire sullo stesso fronte, potrebbero essere mosse da obiettivi differenti. A questo proposito le domande conoscitive da cui partire, per comprendere il ruolo dei servizi che lavorano nell‟ambito della prostituzione schiavizzata, si collocano oltre la semplice presentazione dei percorsi di reinserimento sociale orientati alla promozione dell‟autonomia. Si ritiene invece determinante analizzare gli attori nei servizi, operatori e assistiti, partendo dal dato della “rel/azionalità”, senza separare l‟aspetto soggettivo, degli attori, da quello funzionale, del contesto329, in un rapporto dialettico tra mondo vitale (Lebenswelt)330 e sistema (System)331, per arrivare al riconoscimento della persona intesa come homo civicus332.
Le domande che verranno poste sulla base di quanto espresso sono quindi le seguenti: le politiche sociali, e di conseguenza i servizi che da esse scaturiscono, sono in grado di rispondere alle esigenze delle donne che ne fruiranno, oppure rispondono solo
326 L. Ricolfi (a cura di), La ricerca qualitativa, La Nuova Italia Scientifica, Roma, 1997, p. 21. 327 Cfr. A. Merler, Il quotidiano indipendente…, cit.
328 P. Donati, Introduzione. Perché la sociologia relazionale?, cit., p. 27. 329 Ivi, pp. 25 e 28.
330 Si veda a riguardo le opere di: E. Husserl, op. cit; A. Schutz, La fenomenologia…, cit.; A, Ardigò,
Crisi di governabilità…, cit.
331 Cfr. J. Habermas, Cultura e critica: riflessioni sul concetto di partecipazione politica e altri saggi,
Einaudi, Torino, 1973 (ed.or. Kultur und Kritik: Verstreute Aufsätze, Suhrkamp, Frankfurt am Main, 1973).
a necessità esterne ai percorsi di progettazioni che prendono in considerazione il “come” e il “dove” senza una riflessione circa le reali esigenze che un fenomeno così complesso richiede? Quanti e quali aiuti esistono per l‟inclusione sociale delle vittime di tratta a scopo di sfruttamento sessuale? Esistono dei percorsi stabiliti a priori, cioè dei contenitori in cui qualsiasi storia può entrare, o esiste la possibilità di percorsi di uscita differenziati e personalizzati? Si opera con la vittima o per la persona e, di conseguenza, la differenza di genere influenza l‟offerta di aiuto? Quali competenze sono richieste agli operatori che lavorano all‟interno dei servizi di contrasto alla tratta? Vi è relazione con gli altri servizi presenti sul territorio?
Nel tentare di rispondere a questi quesiti si vorrebbe far emergere un lato di queste persone che troppo spesso rimane intrappolato nella condizione di vittima e/o di prostituta. Questi ruoli dovrebbero essere la prima maschera da gettare per poter parlare di persona, di donna, di madre, di figlia, di moglie etc., ed in particolare per poter parlare della donna migrante. Si ritiene sia indispensabile, infatti, identificare chiaramente la fruitrice dei servizi per capire in che modo il suo ruolo possa o meno condizionarne l‟azione e il funzionamento degli stessi, e, in particolare, la promozione delle politiche sociali che fanno da sfondo a questa realtà.
Prendere in esame il funzionamento dei servizi ed il punto di vista delle donne coinvolte, seppur indirettamente, nell‟implementazione degli stessi apre un dibattito quanto mai necessario per fissare i punti critici che un fenomeno difficilmente afferrabile ed in costante mutamento come quello della prostituzione schiavizzata pone. La ricerca affrontata si presta ad essere uno strumento di riflessione rispetto all‟esistenza ed alla funzione di alcuni servizi di accoglienza. In questo senso è utile sottolineare che il tentativo di comprendere ed analizzare il loro funzionamento attraverso la ricerca empirica, non pretende di dare risposte o soluzioni, per esempio al problema che coinvolge le donne nel circuito criminale della tratta. Il tentativo è quello, come afferma Ricolfi, di dare “risposta a domande (di conoscenza) piuttosto che come soluzione di problemi (di teoria)”333. L‟idea, cioè, è quella di comprendere la natura di determinati interventi, problematizzarli e, attraverso la ricerca, fornire delle “chiavi interpretative altre” che leggano i servizi con la persona in un rapporto dinamico
relazionale non solo nell‟ottica del curing, intesa come cura terapeutica/assistenziale, ma soprattutto nell‟ottica del caring, ossia del «prendersi cura secondo reciprocità»334.