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1. La storia

1.1. L’origine delle intercettazioni

Per analizzare l’attuale disciplina processuale in materia di intercettazioni, è importante comprenderne l’origine e la storia legislativa, iniziando, appunto, da quella che era la normativa presente nel vecchio codice.

Le prime documentazioni sulle intercettazioni telefoniche come mezzi di ricerca della prova si hanno tra la fine dell’800 e l’inizio del ’900 in Gran Bretagna e negli Stati Uniti.

Proprio nel primo trentennio del ’900, durante il periodo del proibizionismo, si fece un largo uso delle intercettazioni e quindi, a causa della loro ampia diffusione, la giurisprudenza americana dovette revisionare alcuni precetti costituzionali in tema di libertà civili ed un importantissimo precedente fu il “caso Olmstead”1: nel 1926, la Corte Federale dello Stato di Washington, sulla base di prove raccolte soprattutto attraverso le intercettazioni del suo telefono, condannò il contrabbandiere di alcool Roy Olmstead a 4 anni di

1 A. Gaito, Seminario: diritto alla riservatezza e intercettazioni, Facoltà di Giurisprudenza, Sapienza

reclusione e a 8.000 dollari di multa, per aver violato il Volstead Act, e cioè la legge sul divieto di fabbricazione e vendita di alcool. Nel 1928 però, Olmstead fece ricorso alla Suprema Corte degli Stati Uniti, perché secondo lui, l’intercettazione e l’uso come prova delle conversazioni telefoniche private, ottenute senza autorizzazione giudiziaria, costituiva una violazione dei diritti di difesa sanciti dal IV e V emendamento della Costituzione americana.

La Corte però respinse il ricorso, affermando che nessun emendamento era stato violato, e sarà solo nel 1967, con la sentenza

Katz vs. United States, che la decisione di questa sentenza sarà ribaltata,

perché in questa si affermerà la prevalenza costituzionale del diritto alla privacy sui mezzi di ricerca della prova2.

In Italia, invece, nonostante il servizio telefonico fosse presente già dall’aprile del 1881, la prima traccia di intercettazione la troviamo soltanto nel 1903, quando un centralinista captò la telefonata di un Ministro del Governo Giolitti in cui suggeriva a sua moglie l’acquisto di titoli azionari, perché il giorno seguente sarebbe uscito un decreto ministeriale di carattere finanziario che li avrebbe aumentati di valore3: questo episodio portò alla nascita del “Servizio di Intercettazione”, che andò a costituire un reparto interno della Polizia di Stato, servizio di cui fecero ampio uso i Governi Giolitti e Nitti per la sorveglianza delle personalità più in vista del mondo politico, economico, giornalistico e religioso4.

Il vero sviluppo delle intercettazioni si ebbe però con la Prima Guerra Mondiale, in cui furono molto importanti alcune tecnologie comunicative, utilizzate da ingegneri impiegati nell’esercito, al fine di

2 Katz vs. United States, 389 U.S. 347, in www.supreme.justia.com, 1967.

3 T. De Giovanni, Il Registro delle Intercettazioni: evoluzione storica e i ritardi dell’informatizzazione,

in Sicurezza e Giustizia, 2017, p. 22 ss.

4 U. Guspini, L’orecchio del regime. Le intercettazioni telefoniche al tempo del fascismo, 1973, p. 18

creare degli strumenti volti a captare ed evitare le intercettazioni nemiche. Fu proprio la Grande Guerra a dimostrare l’importanza e l’utilità delle intercettazioni, infatti, nel 1921 l’ufficiale Aurio Carletti pubblicò sulla rivista “Telegrafi e Telefoni” un importante articolo in cui svelò i segreti e le tecniche di intercettazione.

L’utilità delle Intercettazioni fu evidente anche durante il fascismo, periodo in cui Mussolini se ne avvalse per controllare i telefoni di politici, giornalisti, avvocati e altri soggetti di opposizione senza alcun principio garantista. Di particolare rilievo, per dimostrare l’uso fuorviato che si fece delle intercettazioni durante il regime, fu ciò che accade nel 1924 a seguito del delitto Matteotti: furono tenuti sotto controllo i telefoni dei principali giornali di opposizione, al fine di controllare e veicolare le notizie per conoscere preventivamente le opinioni sulla scomparsa dell’Onorevole Matteotti5.

Papa Pio XI, fondatore della radio Vaticana, proprio a causa dell’utilizzo senza alcuna garanzia che veniva fatto delle intercettazioni, fu molto attento a come e quando utilizzare la comunicazione telefonica, inoltre, all’interno del discorso del 1939 per la ricorrenza dei dieci anni dei Patti Lateranensi, cercò di avvertire di questo problema, dicendo: “vi diciamo e raccomandiamo instantemente:

non affidate mai al telefono ciò che vi preme che non si sappia. Voi credete che la vostra parola vada senz’altro al lontano corrispondente, e invece essa, a un certo punto, viene avvertita e intercettata”6.

Durante la Seconda Guerra Mondiale, i metodi utilizzati dagli eserciti per comunicare a distanza erano il telefono e la radio, e proprio per evitare che questi fossero intercettati, vennero creati i primi sistemi di cifratura, tra cui la macchina “Enigma”, nata nel 1918

5 U. Guspini, cit., 1973, p. 45 ss.

per evitare gli spionaggi industriali, per criptare le comunicazioni e per evitare le intercettazioni nemiche.

Negli anni 60, sempre per scopi difensivi e di controspionaggio tra Stati Uniti ed Unione Sovietica, nacque “Internet”, sistema che più di tutti cambiò totalmente il modo di comunicare.

Nel 1973 vi fu un altro importantissimo evento che incise sul modo di produrre l’informazione, perché in questo anno, Martin Cooper, direttore della sezione ricerca e sviluppo della Motorola, realizzò la prima telefonata pubblica attraverso un telefono cellulare portatile, e questa chiamata telefonica fu l’inizio di una rivoluzione, perché, grazie a questo nuovo dispositivo, diventò possibile comunicare con qualsiasi luogo del mondo7.

Negli ultimi decenni il rapporto degli inquirenti con l’intercettazione è profondamente diverso dal passato, sia perché il ricorso allo strumento delle intercettazioni è molto aumentato8, sia perché il modo di utilizzarle è cambiato, visto che da meccanismo per verificare ipotesi formulate sulla base di altri accertamenti, è diventato ormai un modo per iniziare le indagini, oltre al fatto che in molti hanno scarsa fiducia nell’effettività della protezione della loro

privacy.

L’utilizzo delle intercettazioni è cambiato anche e soprattutto perché, oltre ai tradizionali apparecchi utilizzati per le comunicazioni via telefono9, la tecnologia ha creato dispositivi molto più sofisticati, che permettono intrusioni negli ambiti più segreti delle relazioni umane: non a caso la dottrina ha evidenziato la presenza di un forte

7 E. Assante, Martin Cooper inventò il cellulare nel 1973, in www.repubblica.it, 26 giugno 2013. 8 Cfr. M. Laudi, Le intercettazioni telefoniche, in Manuale pratico dell’inchiesta penale, a cura di L.

Violante, 1986, p. 248 ss.; L. Violante, Il nuovo processo penale e la criminalità mafiosa (relazione della commissione parlamentare antimafia, approvata il 19 settembre 1990; relatore on. L. Violante), in Giur. it., 1991, p. 48.

9 Si allude al c.d. traslatore, strumento che, inserito presso gli impianti telefonici, biforca

nesso tra la rivoluzione tecnologica e la maggiore esigenza di un’efficace tutela della vita privata, infatti, secondo alcuni autori10, non è casuale che il periodo in cui negli U.S.A. si è sentita maggiormente la necessità di elaborare nuovi strumenti di protezione della privacy, o del diritto di proprietà, coincida proprio con il periodo in cui siano stati fatti grandi passi avanti nella tecnologia, con l’invenzione del telefono, del microfono o della fotografia istantanea. Con l’avvento di questi nuovi sistemi di comunicazione e delle reti informatiche, anche il modo di intercettare è cambiato radicalmente, ed una delle più importanti novità, in materia di intercettazioni, è il c.d. captatore informatico, che analizzeremo nei successivi capitoli, il quale è un vero e proprio “agente intrusore”, capace di penetrare nei PC e negli smartphone, evoluzioni di quelle tecnologie nate negli scorsi decenni.

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