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L‘Osservatorio sulla Violenza contro le Donne

5. La pratica politica della Lobby Europea delle Donne

5.6 L‘Osservatorio sulla Violenza contro le Donne

L‘Osservatorio sulle Violenza contro le Donne della EWL riunisce esperte da 30 Paesi Europei (Stati Membri e in fase di adesione all‘EU), specialiste sul tema della violenza contro le donne , nominate dai Coordinamenti Nazionali.

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L‘esperta eletta per l‘Italia è la Dott.sa Oria Gargano285.

L‘Osservatorio è gestito e supportato dallo European Policy Action Centre on Violence against Women (EPAC VAW), ONG nata come ramo della Lobby nel 2007 per lavorare in modo specifico sulla violenza contro le donne.

I compiti principali dell‘Osservatorio e dell‘ EPAC VAW sono286:

- identificazione delle questioni critiche ed emergenti

- fare pressione per migliorare le politiche e i servizi per la prevenzione e il supporto delle donne vittime della violenza maschile

- costruire e rinforzare network di attori nella lotta alla violenza contro le donne - aumentare la visibilità dell‘estensione del fenomeno della violenza contro le

donne

- esaminare criticamente l‘impegno a livello locale, regionale, nazionale e europeo sulla violenza contro le donne, sottolineando gli avanzamenti e gli arretramenti e fornendo informazioni rilevanti

- creare campagne a livello internazionale, europeo e nazionale sulla violenza contro le donne.

L‘Osservatorio si muove su quattro gruppi di lavoro tematici: sviluppo legislativo a livello nazionale ed europeo; raccolta di informazioni e monitoraggio dei media; violenza contro le donne e le donne migranti; campagne di sensibilizzazione di successo.

Sia l‘EPAC VAW che l‘Osservatorio Europeo stanno anche lavorando sullo sviluppo di Osservatori a livello nazionale, che riuniscano sia le azioni delle ONG indipendenti che aspetti legali e accademici e che producano rapporti nazionali sulla situazione della violenza contro le donne.

285Laureata in Scienze Politiche, ha conseguito il Diploma Superiore di Giornalismo presso la LUISS ed ha frequentato il Master di Women‘s Studies presso l‘Università di Bologna.

Giornalista presso Quotidiano Donna, La repubblica e la RAI, è‘ stata per sette anni (fino al 2004) responsabile del centro antiviolenza della Provincia di Roma e per tre anni (fino al 2007) responsabile del centro per vittime di tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale e lavorativo della Provincia di Roma. Attualmente lavora come formatrice ed è Presidente della Cooperativa Sociale Be Free (che gestisce due sportelli di ascolto H24 per donne e minori vittime di violenza e uno sportello di ascolto all‘interno del C.I.E. di Ponte Galeria, oltre ad organizzare formazione sul tema della violenza contro le donne e della tratta)‖. Intervista ad Oria Gargano

286EPAC VAW,The EWL European Observatory against Violence against Women, Brussels, 4 Febbraio 2009

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Al momento Osservatori nazionali sono attivi in: Irlanda (Aprile 2002), Danimarca (Ottobre 2002), Grecia (Maggio 2003), Francia (Novembre 2003), Finlandia (Novembre 2004), Portogallo (Novembre 2009), Polonia (Dicembre 2009).

L‘Advisory group supporta il Centro della EWL nello sviluppare le azioni e la pianificazione della sostenibilità dell‘Osservatorio.

I principi287 su cui si basa il lavoro dell‘Osservatorio e dell‘EPACVAW, condivisi dalle esperte sono:

1. Prospettiva femminista - che si esprime nell‘affermazione per cui la violenza contro le donne è un fenomeno strutturale, conseguenza dell‘ineguaglianza di genere nella società. La persistenza e la tolleranza della violenza maschile contro le donne è un ostacolo fondamentale per il raggiungimento della piena eguaglianza tra donne e uomini in tutte le aree della vita. La definizione della violenza contro le donne adottata è quella della Piattaforma di Azione di Pechino: ―La violenza contro le donne è la manifestazione dell‘ineguaglianza storica delle relazioni di potere tra uomini e donne che hanno portato alla dominazione ed alla discriminazione contro le donne da parte degli uomini e all‘impedimento del completo avanzamento delle donne‖288

.

2. I diritti delle donne sono Diritti Umani - tutte le forme di violenza contro le donne e le ragazze nella sfera pubblica e privata devono essere viste e interpretate come la violazione dei diritti umani fondamentali.

3. Autonomia ed empowerment delle donne – tutti gli interventi nell‘area della violenza contro le donne devono essere diretti per lo sviluppo dell‘autonomia e dell‘empowerment delle donne.

4. Prostituzione e Trafficking – la prostituzione e il trafficking costituiscono una fondamentale violazione dei diritti umani delle donne; la libertà di scelta è considerata un fattore relativo, che si interseca in una serie di livelli economiche, sociali, politiche e culturali in una società data, in cui l‘ineguaglianza restringe la libertà di scelta.

5. Riconoscimento delle diversità – la violenza può influire diversamente sulle donne in differenti modi; supportare strategie differenti significa, quindi,

287EPAC VAW,Principles, Brussels, 4 Febbraio 2009 288

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assicurare l‘inclusione delle donne marginalizzate a causa della razza, dell‘appartenenza ad un gruppo etnico, della disabilità, dell‘orientamento sessuale, dell‘età, della religione.

Per l‘Osservatorio sulla Violenza contro le Donne ho avuto modo, durante la stesura della tesi, di curare la raccolta delle informazioni riguardanti le istituzioni, le principali azioni e leggi, e le campagne mass-mediatiche portate avanti in Italia che lavorano sul tema della violenza contro le donne.

E‘, infine, di questi giorni la pubblicazione sul sito dell‘Osservatorio del dossier redatto dalla Cooperativa Sociale Be Free (Roma) sulla tratta delle donne Nigeriane, destinate allo sfruttamento sessuale, attraverso la Libia.

La pubblicazione da parte dell‘Osservatorio è strategicamente importante e rappresenta il primo passo per una seria interrogazione parlamentare sull‘argomento.

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Conclusioni

Il lavoro condotto sulla European Women‘s Lobby porta a due osservazioni molto importanti.

Innanzitutto, attraverso la Lobby delle Donne è possibile rendersi conto di come, a seguito dei cambiamenti politici e degli assetti economici, anche la rappresentanza femminile ha dovuto cambiare e adeguarsi a delle strutture e Istituzioni (quelle Europee) che stanno via via rivestendo un ruolo centrale e una forte influenza sui diversi Stati Membri.

Le strategie femministe sono cambiate, entrando nell‘arena politica Europea e diventando parte del processo politico, in una costante e continua azione di rappresentanza degli interessi delle donne.

Entrare nei circuiti della politica mainstream ha costretto le organizzazioni femminili ad una ridefinizione e riorganizzazione non solo delle istanze, ma delle expertise, delle strutture e delle coalizioni, per acquisire legittimità di fronte ai policy-makers. Di fronte a questa trasformazione si è aperto il dibattito femminista: secondo alcune posizioni289 lo slittamento dal perseguimento degli ideali alla rappresentanza pragmatica vuol dire uscire fuori dal femminismo. L‘uso di una organizzazione gerarchica, inoltre, contrasta nettamente con l‘ideale della politica orizzontale tra donne, dell‘autonomia e della spontaneità nell‘associazionismo.

Il finanziamento che la Lobby riceve dalla Commissione viene visto come una restrizione inaccettabile alla libertà di azione.

Ciò che viene contestato è che anche i partiti politici più attenti alle problematiche sociali, razziali, economiche, ecc., non sono mai riusciti a vedere la subordinazione della donna nei termini in cui il movimento delle donne ha saputo fare. L‘intreccio tra personale e politico esprime al meglio il legame diretto tra politica, potere, governo,

289

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amministrazione e imposizione, e coscienza morale, tradizione legami affettivi e rapporti familiari.

Sotto accusa sono le strutture fondate sul concetto di delega e rappresentanza, che non hanno consentito i risultati più significativi sul piano della specificità e della conflittualità rispetto al maschilismo. Gli organismi di vertice sono fissi, sono ruoli e funzioni che anziché mettere in gioco le responsabilità personali, tendono a professionalizzare, a dare una linea, una forma della politica degli altri, che rende subalterne e funzionali a disegni esterni.

Come già accaduto in Italia, nel dibattito sulla doppia militanza (nello specifico quelo che ha coinvolto l‘UDI negli anni ‘80 e ‗90), la discussione verte sulle forme dell‘organismo, la segreteria nazionale e il duplice problema che essa contiene; significativamente calzante anche al dibattito che coinvolge la Lobby è quanto è emerso durante l‘XI Congresso dell‘UDI, in cui la critica è rivolta al problema ―da un lato del funzionariato come professionalità politica, dall‘altro della funzione di rappresentatività, di direzione, di coordinamento, di legittimazione, di sintesi politica che essa è chiamata a svolgere‖290.

Tuttavia, a fronte dei cambiamenti e di un ambiente politico ostile, la trasformazione della rappresentanza femminile è stata una pragmatica, necessaria e decisiva risposta ai bisogni delle donne e a che questi fossero ascoltati e tenuti in considerazione nel processo politico europeo291.

La seconda osservazione che emerge è la debolezza e le molte criticità dello studio sin qui condotto.

Alle posizioni teoriche e politiche, offerte dall‘analisi dei materiali utilizzati, mancano quelle legate alle ONG che ne fanno parte e al dibattito interno e con gli altri network internazionali con cui la EWL si relaziona.

Innanzitutto, la città di Bruxelles è caratterizzata dalla presenza di due popolazioni (fiamminghi e valloni); tale presenza è talmente tanto forte da aver imposto il bilinguismo, che sottolinea il contrasto politico tra le due parti.

Tale contrasto spesso si trascina anche nell‘ambito dell‘associazionismo e delle ONG e rallenta l‘attività delle piattaforme e delle associazioni ombrello.

290 UDI, XI Congresso Nazionale – Roma/Eur Auditoriun della Tecnica 20/23 Maggio, Litografica Falcongraf s.f.l., 1996, pag. 40

291

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Ho avuto modo di interloquire con alcune ONG aderenti alla Lobby ed è emerso, in questi momenti informali, un dibattito interno sovente di critica e di non totale adesione alle posizioni ufficiali che la EWL porta in Commissione.

Motivi di discussione possono essere rappresentati, ad esempio, dalle differenti posizioni sulla prostituzione e sulla retribuzione del lavoro domestico. Inoltre, l‘ingresso delle ONG dei Paesi dell‘Est porta la necessità di soffermarsi su istanze diverse da quelle sostenute fino ad oggi dalla Lobby e richiede, quindi, un riassestamento degli equilibri e delle posizioni.

Il lavoro svolto dalla Lobby, infine, si pone parallelo con quello di altri network femministi, con i quali non sempre è possibile una piena condivisione di metodologie e posizioni, soprattutto da parte di quei network che non operano in collaborazione con le Istituzioni, ma prediligendo il lavoro dal basso (grassroots) sottolineano la necessità del conflitto con i policy-makers.

Per poter portare alla luce tutti questi aspetti è necessario, dunque, adottare una metodologia di studio e di analisi diversa, che vada oltre i documenti e le posizioni ufficiali, anche e soprattutto attraverso l‘ausilio di interviste ed il contatto diretto con le maggiori ONG facenti parte della rete e non, e arrivi ad indagare il non-detto in un contesto altamente stratificato e complesso che caratterizza una piattaforma di ONG. L‘argomento si è, infatti, rivelato particolarmente composito, non affrontabile utilizzando solo la comparazione degli studi esistenti e del dibattito scientifico (in questo caso quasi inesistente). Necessita, invece di un approccio multidisciplinare, che mescoli alla storiografia strumenti più prettamente sociologici e di indagine sul campo.

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