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Il lobbying al servizio delle donne

5. La pratica politica della Lobby Europea delle Donne

5.1 Il lobbying al servizio delle donne

La scelta del termine Lobby esprime quello che è il disegno originario delle fondatrici, ossia un gruppo di pressione e di influenza per l‘avanzamento della Questione Femminile, a livello sia nazionale che europeo.

La scelta del termine è altresì legata alla consapevolezza, della Deshormes e della de Groote, dell‘importanza dell‘uso del linguaggio della politica e del dialogo per la rivendicazione dei diritti delle donne e il loro riconoscimento229.

La creazione di una simile organizzazione e la sua designazione all‘attività di lobbying corrisponde, dunque, al particolare carattere dei livelli decisionali e delle attività di decision-making dell‘Unione Europea, che concede spazio per la creazione di una moltitudine di organizzazioni che rappresentano qualunque tipo di interessi di gruppi e categorie della società civile.

Queste organizzazioni rispondono a bisogni reali, in parte delle istituzioni europee. Il numero degli uffici europei, come già ricordato, è molto basso rispetto alla diversità e alla molteplicità rappresentata dagli Stati Membri (sia per popolazione che per legislazioni) e le Istituzioni necessitano di esperti esterni in grado di fornire informazioni adeguate ed in tempi.

Inoltre, non essendo i decision-makers delle Istituzioni Europee eletti direttamente dai cittadini, la creazione di organizzazioni come la EWL garantisce un ponte verso il gap democratico tra le istituzioni dell‘Unione Europea e i cittadini Europei.

Per quanto riguarda le istituzioni con cui entra in relazione, la EWL svolge attività di pressioni su:

- La Commissione Europea, mantenendo un contatto permanente con le Direzioni Generali e con i Commissari, con cui la EWL si incontra regolarmente. All‘interno della Commissione la Lobby ha frequenti contatti con la Direzione del Lavoro e Affari Sociali e la Direzione Generale Giustizia e Libertà.

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Il lavoro di rete tra EWL e Commissione offre alla Lobby buone opportunità di influenzare la politica.

La politica di rete, infatti, si basa sullo scambio di risorse; quanto più se ne possiedono di indispensabili, tanto più aumentano le possibilità di rivestire un ruolo di influenza.

Withers230 scrive che in un clima di competizione con interessi economici e industriali, la Lobby non può sostenere di aver catturato il decision-making sulle politiche di genere, ma possiede sicuramente una quantità di risorse preziose, soprattutto per l‘alto numero di ONG che afferiscono. Già nel 1993 Cram231

evidenziava come alcuni problemi sociali erano diventati non più ignorabili da parte dei vari Stati membri; di fronte a tali urgenze la Commissione ha potuto espandere la propria sfera di competenza attraverso il coinvolgimento delle ONG. La EWL è perfettamente consapevole di una simile risorsa e di essersi affermata come una preziosa fonte di informazioni ed expertise sulle questioni di genere, che la Commissione utilizza per formulare politiche reali.

- Il Parlamento Europeo, di cui tiene costantemente informati ed aggiornati i Membri, con cui cerca di costruire relazioni che aumentino l‘efficacia dell‘attività di lobbying. La EWL partecipa anche agli incontri con i Comitati Parlamentari, i particolare con il Comitato sui Diritti delle Donne e l‘Eguaglianza di Genere, il Comitato sul Lavoro e gli Affari Sociali e il Comitato sulle Libertà Civili, Giustizia e Affari Interni. Una volta al mese una rappresentante partecipa agli incontri del Comitato sui Diritti delle Donne, relazione che nel 1995 si è rivelata fondamentale nel supportare la richiesta della Lobby di aumento del proprio budget annuale.

- Il Consiglio dei Ministri, a cui sono regolarmente inviate ai Ministri degli Stati Membri e diverse azioni sono portate avanti a livello nazionale dalle organizzazioni membre della EWL. La lobby, inoltre, porta avanti un forte lavoro di relazioni con il Paese in turno alla Presidenza dell‘Unione. Greenwood232

,

230H. Withers, op. cit., pag. 25 231

L. Cram, ―Calling the tune without paying the piper? Social Policy regulation: the role of the Commission in European Community Social Policy‖, «Policy and Politics», vol. 21 Aprile 1993, pp. 135 - 146

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infatti, sottolinea come l‘accesso primario al decision-making nel Consiglio è attraverso il canale nazionale. La EWL, quindi, si muove sia sul piano nazionale, attraverso le ONG membre, che a livello sovranazionale con i ministri parlamentari.

La Commissione rimane, comunque, il primo obiettivo del lobbying, a causa della centralità che riveste nel processo politico. La lobby cerca di individuare il responsabile delle proposte che saranno discusse in Commissione, per poter portare i propri commenti e proposte, e lasciare un Position Paper; in seguito ne monitora il percorso fino alla fase finale.

Tra gli organi consultivi con cui la EWL porta avanti azioni di lobbying: - Il comitato Consultivo sulle Pari Opportunità tra Donne e Uomini - Il gruppo di lavoro sulle Disabilità

- Il gruppo di lavoro sulle Donne nelle aree rurali.

Altri organi istituzionali su cui la Lobby svolge attività di pressione sono il Consiglio d‘Europa a Strasburgo, da cui viene consultata regolarmente, e le Nazioni Unite, presso cui gode del consultative status con il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite e partecipa regolarmente alle attività della Commissione sullo Status delle Donne delle UN (CSW). Sempre all‘interno delle Nazioni Unite, la Lobby ha contatti regolari con il Rapporteur sulla Violenza contro le Donne e con il Rapporteur sul Trafficking.

Oltre alle relazioni con gli organi istituzionali, la EWL porta avanti anche relazioni ed attività di lobbying con il Gruppo di Contatto della Società Civile, Piattaforma delle ONG Sociali Europee e la Piattaforma delle ONG che lavora su Asilo e Migrazione.

In particolare la Lobby è stata per anni un membro attivo della Piattaforma delle ONG Sociali Europee (Platform of European Social NGOs233) ed è tutt‘ora rappresentata nel Comitato di Gestione.

Fondamentali sono i rapporti con le sezioni femminili delle parti sociali (i trade

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La Social Platform è un‘alleanza di federazioni e network di ONG attive nel settore sociale. E‘ impegnata a monitorare l‘avanzamento dei principi di equità, solidarietà e non discriminazione e nella promozione e rispetto dei diritti fondamentali all‘interno dell‘Unione Europea. Promuove, inoltre, i principi della giustizia sociale e della partecipazione democratica dando voce alle attività delle organizzazione membri.

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unions). Attraverso il Social Agreement del TEU (1992), infatti, le parti sociali (European Trades Union Confederation - ETUC, associazioni dei datori, UNICE e CEEP) possono informare la Commissione sulla loro volontà di intraprendere un percorso di negoziazione per arrivare ad un accordo diretto, definito Framework Agreement. Questo dialogo sociale offre una considerevole opportunità alle parti sociali per intervenire sul policy-making.

Di fronte a tale opportunità Hoskyns234 ha sottolineato il lungo e difficile rapporto tra i Trade Unions e il movimento delle donne: se da un lato la contrapposizione si giocava su quali attività politiche dovessero essere portate avanti dal movimento femminista autonomo e quali da donne professioniste nella politica, dall‘altro i Trade Unions non sono mai riusciti ad implementare azioni realmente alternative per le lavoratrici. Cockburn235 ha inoltre mostrato come la rappresentanza femminile nei Trade Unions, negli anni ‘90, fosse molto bassa. .

In risposta alla possibile esclusione o marginalizzazione delle politiche di genere, la EWL ha cercato di stabilire un dialogo con il Women‘s Committee dell‘ETUC, diventato poi membro della Lobby. Secondo Witherss, l‘alleanza può essere stata facilitata sia dalla legittimità assunta dalla Lobby come organizzazione rappresentativa degli interessi delle donne nell‘Unione Europea, che dal riconoscimento da parte della Lobby dell‘importanza che il dialogo sociale riveste come modalità alternativa nella politica.

L‘attività di lobbying della EWL si esplica in tutte le aree di interesse per le donne, tenendo in considerazione l‘agenda politica dell‘Unione Europea. Il principio guida è la già citata realizzazione dell‘eguaglianza tra donne e uomini e monitora l‘applicazione del Gender Mainstreaming.

La Lobby opera, inoltre, in aree che non sono considerate tradizionalmente questione

femminile, ma che possono avere ugualmente un impatto sulla vita delle donne.

Mazey e Richardson236 suggeriscono che i gruppi di interesse possono incoraggiare

234

C.Hoskyns, Integrating gender Women, Law and Politics in the European Union, Verso, London 1996

235C. Cockburn, ―Gender in an International space: Trade Union Women as European Social Actors‖, Women’s study international forum, vol. 20 1997, pp.459 - 470

236 S. Mazey, J.Richardson, Policy Framing: Interest Groups and the Lead up to the 1996 Inter-governmental Conference, West European Politics, Vol 20 (N°3) July 1997, pp 111- 113

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un‘erosione dei confini settoriali della Commissione e, Withers aggiunge, nel caso della Lobby questa può essere una risposta al mainstreaming, strategia portata avanti dalla Commissione per integrare la dimensione di genere in tutte le politiche Comunitarie.

Negli anni ‘90 la Lobby si è impegnata nel fornire un‘immagine professionale, ponendo l‘enfasi sulle capacità, sulle conoscenze e sull‘expertise, diventando, come sottolinea Withers, vere e proprie consulenti sulle materie di genere. Tale posizione può essere concettualizzata come una sintesi tra una coalizione di pressione e una comunità epistemica.

Infatti, se che le coalizioni di pressione specializzate su un argomento politico possono fornire supporto alle comunità epistemiche basate sulla conoscenza (come sostiene Sabatier) Witherss conclude che proprio attraverso la fusione di queste due caratteristiche può aumentare l‘efficacia politica della Lobby.

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