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L’osservazione in classe

Nel documento Come mi comp...orto? (pagine 31-34)

5. L’analisi dei dati

5.1. L’osservazione in classe

La mia osservazione durante lo svolgimento degli interventi si è focalizzata su tutti e quattro i gruppi di esperti. Si trattava di un’osservazione mirata del lavoro cooperativo. Di seguito un’analisi dettagliata di ciascuno dei quattro gruppi e di alcune dinamiche che ho potuto notare. Gruppo semenze

Il gruppo semenze, composto da quattro membri ha iniziato il proprio lavoro all’orto in maniera piuttosto autonoma. Le prime attività più dinamiche e supportate da materiali (erbe aromatiche, tisana dei Ghiacci e tisana Olivone) hanno catturato l’attenzione dei bambini che, impegnati, hanno creato una miscela per una nuova tisana. Un solo allievo non era del tutto soddisfatto del gruppo in cui si trovava a lavorare, in quanto il gruppo semenze era stata la sua seconda scelta (v. capitolo la presentazione del progetto e la scelta dei gruppi pag. 18). Durante un momento di discussione F., sette anni, mi dice: “Non mi piace molto lavorare al gruppo semenze, ci sono dei compagni che non sono molto miei amici, tipo le femmine.”

Dopo aver creato la miscela della tisana, i membri di questo gruppo si sono concentrati in particolare sulla creazione di quattro calendari per la semina (delle erbe aromatiche che hanno scelto di piantare) e sulla comprensione di testi contenti informazioni sulle semenze da coltivare (prezzemolo, menta, salvia e timo). Ciò che ho notato è stato che la seconda parte delle attività, maggiormente strutturata e teorica, è stata per i bambini meno appassionante. Durante queste attività gli allievi hanno avuto più difficoltà a mettersi d’accordo, gli alunni lavoravano secondo ritmi differenti: le due bambine riuscivano a collaborare bene, mentre i due maschi spesso si lamentavano, dicendo di non aver capito o che le compagne non li aspettavano.

Una bambina, A., 8 anni, afferma che: “All’inizio dell’orto lavoravamo bene poi non siamo andati tanto d’accordo e abbiamo perso la concentrazione sul lavoro.”

B., 9 anni dichiara: “Alla fine ci abbiamo messo tanto, ci siamo un po’ distratti, abbiamo lavorato ma con un po’ di fatica.”

D., 9 anni, sul proprio gruppo dice: “Abbiamo lavorato insieme ma era un po’ difficile”.

In questo gruppo la separazione maschi-femmine è stata netta e ha prevalso sulla volontà di superarla in favore della collaborazione. Nonostante questo, sono riusciti a portare a termine il loro lavoro e hanno comunque dato il loro prezioso contributo al progetto.

Gruppo irrigazione

Il gruppo irrigazione, composto da cinque alunni, al principio del lavoro a gruppi è riuscito a collaborare solo in parte: è stato per loro molto faticoso mettersi d’accordo. Durante gli interventi dedicati alla manipolazione dei materiali con lo scopo di costruire un sistema d’irrigazione, gli allievi hanno deciso di dividersi in due sottogruppi composti da tre e due allievi, senza che ci sia una separazione maschi-femmine. La modalità scelta si è verificata essere vincente, in quanto gli allievi hanno poi saputo unire le idee sviluppate nei sottogruppi. Quando ho chiesto ai membri del gruppo come mai avessero scelto questa modalità di lavoro, Fe. mi ha risposto: “Quando ci siamo divisi i compiti abbiamo avuto tante idee.”.

Fa. mi ha spiegato quanto segue: “Abbiamo lavorato bene perché io e M. abbiamo lavorato insieme e gli altri hanno lavorato anche insieme, abbiamo fatto così per dividerci i compiti e lavorare più in fretta.”. I. aggiunge: “All’inizio non abbiamo lavorato, e poi (abbiamo lavorato) benissimo, ci siamo messi a collaborare dividendoci i compiti.”.

A., un alunno con alcune difficoltà comportamentali, nelle fasi iniziali del progetto si è dimostrato abbastanza oppositivo. Con il susseguirsi degli interventi è riuscito però a portare il suo contributo al resto del gruppo, anche se ogni tanto cercava di prevalere sui compagni, facendo fatica ad abbandonare le proprie idee a discapito di quelle altrui.

Quanto emerge dalle mie osservazioni fa comprendere che tutti e cinque i bambini insieme faticavano a trovare una modalità di lavoro adatta, ma, una volta deciso al loro interno di suddividersi in due sottogruppi sono riusciti a svolgere quanto richiesto, provando una modalità di lavoro nuova che gli ha permesso di portare avanti il loro operato correttamente e sviluppando comunque uno spirito cooperativo.

Gruppo cura di un seme

Il gruppo cura di un seme, composto da quattro bambini, ha collaborato attivamente fin dal principio del “progetto orto”. Un allievo, motivato dall’idea di scoprire cosa avesse bisogno un seme per crescere nel migliore dei modi, ha portato da casa alcune semenze da provare a piantare. Un solo allievo del gruppo ha faticato alcune volte ad andare d’accordo con i propri compagni, egli un giorno mi ha riferito: “ A me piace fare l’orto, però faccio un po’ fatica perché litigo un po’.” (G., bambino di 7 anni). Questa sua difficoltà non è particolarmente legata al progetto, poiché generalmente questo allievo fatica ad andare d’accordo con i suoi compagni. Ho trovato molto interessante che durante le attività di questo progetto sia riuscito a riconoscere le sue difficoltà e che ora, anche grazie al lavoro svolto con il proprio gruppo, ne sia più consapevole.

Durante lo svolgimento di un’attività ho chiesto ai bambini se fossero soddisfatti di trovarsi in questo gruppo di lavoro. Ecco alcune delle loro risposte:

“Lavorare in questo gruppo è bellissimo, era il mio desiderio.” (V., bambina di 7 anni)

“È bello collaborare con questo gruppo, è divertente. Bisogna collaborare se vogliamo fare un orto fatto bene soprattutto noi che siamo un gruppo così importante.”, sempre la stessa bambina aggiunge: “Prima avevamo un’idea, ad esempio a me non piaceva, allora al D. è venuto in mente di metterle insieme e farne solo una ma con due idee!”.(G., bambina di 8 anni)

“Mi piace molto, perché stiamo collaborando insieme e abbiamo fatto tante idee insieme, ad esempio avevamo due idee che erano diverse e le abbiamo messe insieme.” (D., bambino di 7 anni riferendosi alla scelta di un esperimento da provare).

A dimostrazione della motivazione verso il progetto il bambino che frequenta il CPE, nei pomeriggi in cui si dedica al laboratorio con i suoi educatori, ha voluto costruire un piccolo spaventapasseri (Allegato 23) da portare nel nostro orto. Mi è stato riferito dagli educatori che il bambino ha costruito lo spaventapasseri seguendo la metodologia vista in classe, in cui veniva chiesto di progettare prima di realizzare.

“Ho costruito un piccolo spaventapasseri per aiutare il gruppo spaventapasseri, così adesso hanno un modellino.”

Nonostante i membri del gruppo non siano riusciti sempre ad andare d’accordo, pensando all’intero “progetto orto”, ritengo che il gruppo “cura di un seme” abbia affrontato nel giusto modo la sfida. Essi hanno provato a collaborare per trovare delle strategie comuni per compiere il lavoro cooperativo come meglio credevano. Per quel che concerne la motivazione, molti membri di questo gruppo si sono fatti anche portatori di curiosità e interesse fuori dall’aula.

Gruppo spaventapasseri

Il gruppo spaventapasseri, composto da quattro allievi, ha sostenuto la sfida di creare uno spaventapasseri con motivazione e abbastanza autonomia sin dall’inizio del percorso. Questo gruppo era composto da membri uniti da stretti legami, veri e propri amici. Ogni tanto si è perso in chiacchiere e distrazioni, trascurando così l’obiettivo del progetto. Loro stessi, dopo uno degli ultimi interventi, hanno affermato che: “Oggi non abbiamo lavorato bene, abbiamo chiacchierato troppo.” (E., bambino di 8 anni). “All’inizio lavoravamo, ma uscire a “ricre” ci ha distratto.” (A., bambino di 7 anni).

Nonostante questi momenti di distrazione ho potuto osservare dei bambini che hanno messo in campo molta creatività, disposti a mettersi in discussione e pronti ad accogliere le idee di ciascuno dei membri del proprio gruppo. Grazie alla manipolazione dei vari materiali a loro

disposizione, gli alunni hanno potuto provare concretamente diverse possibilità per costruire lo spaventapasseri e quando non erano soddisfatti del risultato ottenuto hanno potuto cambiare le loro idee. Ritengo che vedere realizzate concretamente le varie parti dello spaventapasseri abbia favorito la discussione all’interno del gruppo. Infatti, durante lo svolgimento dei vari interventi, i bambini spesso dicevano: “No guarda, è meglio fare così, non pensi?”, “Perché non proviamo a mettere questo qui e vedere come viene.”, etc.

A conferma di quanto osservato, in uno dei primi interventi, mentre passavo tra i vari gruppi, ho chiesto loro se gli piacesse il “progetto orto” e come stavano lavorando. E. ha risposto: “Il mio gruppo sta lavorando bene perché ci aiutiamo e non litighiamo. Alcune volte però chiacchieriamo.” (8 anni)

Nel documento Come mi comp...orto? (pagine 31-34)

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