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2. COMUNICARE L’AMMINISTRAZIONE: IL CERIMONIALE, LA PROPAGANDA E GL

2.1 L’Ufficio del cerimoniale e dei servizi della propaganda

Un abbozzo iniziale delle funzioni di rappresentanza interne all’amministrazione capitolina prese forma già con la prima definizione organica degli uffici operata successivamente all’annessione di Roma al Regno d’Italia.

Infatti, tra le competenze attribuite all’Ufficio I del Comune, comprendente il Gabinetto del sindaco e il Segretariato generale, rientrava l’organizzazione delle feste pubbliche1

. Queste manifestazioni assunsero immediatamente un grande portato simbolico all’indomani della presa dell’Urbe, rappresentando anche idealmente la comunanza della nazione con la capitale finalmente liberata, come del resto era stato già previsto dalla legislazione. Le ricorrenze legate all’unificazione nazionale, alla battaglia di Porta Pia, al plebiscito con il quale la popolazione romana aveva scelto l’Italia, divennero quindi momenti celebrativi di particolare impegno che richiedevano un’organizzazione dedicata. In questa attività, che trovò dunque la sua naturale collocazione all’interno del Gabinetto del sindaco, è visibile in nuce il ruolo che avrebbe poi ricoperto l’ufficio dedicato al cerimoniale, prima subordinato al Gabinetto, con il compito di curarne gli aspetti comunicativi, e successivamente posto alle dipendenze del sindaco, quale organo di diretta rappresentazione esterna della sua persona.

Nella premessa ai lavori della commissione per la riforma dei servizi voluta da Filippo Cremonesi nel 1922, il Servizio del cerimoniale appare fra le attribuzioni del Gabinetto del sindaco insieme alle attività caratteristicamente inerenti – quali i festeggiamenti, le onoranze, le commemorazioni e l’organizzazione di congressi e ricevimenti – nonché alle attribuzioni relative alla stampa.

Dopo l’istituzione del Governatorato, l’incarico di «alta direzione e vigilanza» sui compiti del cerimoniale fu affidato al grande ufficiale Agostino De Pretis, già delegato del governatore per l’assistenza sociale2. Riconosciuta l’importanza che andava assumendo l’amministrazione

capitolina nell’ordinamento nazionale, De Pretis prefigurò i connessi sforzi organizzativi da porre in essere per far sì che l’attività comunicativa e di etichetta ne fosse all’altezza. Per questo motivo,

1 Francescangeli, Fonti archivistiche per la storia dell’amministrazione comunale, cit. p. 263-264 e 291-293. 2 Deliberazione governatoriale n. 848 bis del 4 febbraio 1928.

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chiese e ottenne che la sua opera venisse interamente dedicata al cerimoniale, abbandonando così la sua funzione nel campo assistenziale. Su di lui venne quindi a gravare tutta l’organizzazione del cerimoniale – che fino a quel momento aveva impegnato anche i funzionari del Gabinetto – assorbendone tutta l’attività. Nel contempo il governatore Boncompagni Ludovisi se ne assicurava la più stretta collaborazione, e il più rigido controllo, ponendo il Servizio alle proprie dirette dipendenze, alleggerendo così il carico di lavoro sul Gabinetto e di fatto esautorandolo3.

Nel febbraio del 1937 infine, Piero Colonna trasferì le attribuzioni della propaganda e del Servizio informazioni all’Ufficio cerimoniale4. Con tale aggregazione di competenze si voleva dare una più organica integrazione all’Ufficio, cui già erano affidate specifiche e delicate funzioni di rappresentanza; nell’abitudine ai quotidiani contatti con le autorità italiane ed estere dunque, l’organo dedicato al cerimoniale si qualificava come il più adatto per lo sviluppo degli importanti obiettivi della propaganda. Nelle intenzioni dei vertici governatoriali infatti, l’Ufficio propaganda era chiamato a svolgere sempre maggiormente la propria particolare funzione di divulgatore di tutta la vita amministrativa di Roma.

L’esigenza di istituire un organo espressamente dedicato alla propaganda era sorta con la costituzione del Governatorato stesso, in un’ottica parallela a ciò che si andava costruendo a livello nazionale. Nel 1925 fu deliberata la creazione del Servizio studi e propaganda, con il compito di promuovere approfondimenti, ricerche e studi sulla neonata amministrazione; lavori cioè che potessero avere una pubblica diffusione utile a divulgare l’attività e il ruolo del nuovo ente locale voluto dal regime5. Il Servizio propaganda non ebbe però un grande sviluppo durante gli anni della sua aggregazione all’Ufficio studi, a parte la redazione di alcuni opuscoli e alla curatela della rivista municipale. Il Servizio trovò invece una rinnovata centralità all’interno della nuova composizione seguita all’annessione al cerimoniale. Infatti, l’Ufficio, quale responsabile ultimo della comunicazione esterna, doveva vagliare tutte le informazioni riguardanti l’amministrazione dirette verso l’esterno. Ciò divenne di massima importanza, soprattutto in un periodo in cui erano numerosissime le richieste che provenivano da diversi enti e istituti per notizie, materiali iconografici e statistiche riguardanti la città di Roma e la romanità, concettualmente al centro della retorica del regime. Peraltro, il compito derivava da un obbligo specifico introdotto da Colonna sul finire del 1938 con una circolare rivolta a tutti i capiservizio:

Appare opportuno stabilire come norma di massima che la divulgazione di dati riguardanti lo sviluppo della città e l’attività dell’amministrazione in ogni campo debba essere d’ora innanzi di volta in volta preventivamente autorizzata. […] Tale materiale può essere fornito a terzi esclusivamente per il

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Deliberazione governatoriale n. 7255 del 30 ottobre 1928.

4 Deliberazione governatoriale n. 1066 del 25 febbraio 1937.

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tramite dell’Ufficio propaganda e previo benestare dell’amministrazione, la quale esaminerà di volta in volta la convenienza o meno di accordarlo6.

L’accentramento del controllo e il passaggio obbligato attraverso le maglie dell’Ufficio propaganda fu dunque ritenuto il metodo più efficace per garantire un’attenzione necessaria; ciò consentiva la costante verifica sui contenuti riguardanti l’amministrazione romana, che venivano autorizzati o meno a circolare a seconda della circostanza e della convenienza.

Ma non fu questa facoltà di censura a costituire il punto essenziale della trasformazione, quanto la riorganizzazione del servizio, che venne dotato di competenze più ampie. Si riprodusse in scala minore il modello aggregativo che, in chiave nazionale, aveva portato l’anno precedente alla creazione del Ministero della cultura popolare. Nel dicastero erano state accorpate diverse materie prima distribuite fra altre amministrazioni, rafforzando le attribuzioni relative ai settori della comunicazione, dello spettacolo e della cultura, considerate organiche alle finalità della propaganda. Allo stesso modo, fra le competenze dell’organo governatoriale rientrarono cinematografia e trasmissioni radiofoniche, musei e fiere, teatri e concerti, sport e turismo; tutti indirizzi ascrivibili all’interesse del regime circa l’impiego del tempo libero, che fu in larga misura sottratto all’iniziativa dei singoli e sfruttato nella costruzione del consenso7

. Tali prerogative andavano quindi necessariamente riunite, non solo per le evidenti finalità di controllo, ma anche – sull’esempio del Ministero affidato a Dino Alfieri – per raccordarle unitariamente in una struttura amministrativa unica, che si voleva moderna e funzionale8.

Insieme all’Ufficio propaganda, anche l’Ufficio informazioni transitò dalla Ripartizione IX al Gabinetto. Il servizio era stato creato nel 1935 per risolvere una volta per tutte il problema causato dall’enorme afflusso di persone, di cui un buon numero costituito da turisti, che affollavano gli uffici capitolini per le questioni più disparate. L’obiettivo era quello di scindere le semplici richieste di informazioni turistiche dalle istanze su varie problematiche che portavano gli abitanti della capitale a rivolgersi all’amministrazione. Il flusso veniva quindi incanalato verso un unico luogo fisico di facile accesso – un locale al pianterreno del palazzo Senatorio, su via del Campidoglio – o, meglio ancora, reindirizzato al centralino telefonico, in modo da soddisfare le richieste e risolvere al tempo stesso l’intasamento degli spazi. Il nuovo ufficio assorbiva dunque il compito di accogliere desiderata e reclami circa lo stato dei servizi urbani; ma ad essere messa in evidenza era soprattutto la funzione di agevolare la permanenza dei turisti in visita, in particolar modo dei viaggiatori stranieri, con l’ovvia finalità di pubblicizzare la comodità del soggiorno nella Roma plasmata dal

6 ASC, UCP, Carteggio, b. 2, f. 3, circolare n. 499, 8 dicembre 1938. 7

Sul punto v. infra, par. 2.3.

8 Patrizia Ferrara, L’apparato della propaganda fascista, in Lo Stato negli anni Trenta, a cura di Melis, cit., p. 233-248,

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fascismo. Per questo motivo l’Ufficio manteneva rapporti costanti con il Ministero della cultura popolare, l’Ente provinciale per il turismo e l’Ufficio germanico d’informazioni turistiche9

. Nel testo della delibera istitutiva, la gestione della relazioni con l’utenza cittadina assumeva infatti un carattere residuale, mentre l’obiettivo propagandistico costituiva il fulcro centrale dell’azione del nuovo ufficio: veniva definito di «particolare importanza» il compito di assistere gli stranieri e di illustrare loro «l’attività […] e lo sviluppo assunto dall’Urbe sotto il Regime». Allo scopo venne contestualmente costituita un’apposita Sezione stranieri, subito disciplinata in modo puntuale nelle proprie attribuzioni:

1) Fornire agli stranieri di passaggio o residenti a Roma tutte le notizie di cui essi possono aver bisogno sull’organizzazione e il funzionamento dei servizi del Governatorato;

2) distribuire piante, opuscoli e relazioni pubbliche sull’attività dell’amministrazione;

3) procurare loro informazioni precise sulle vie da seguire e sugli atti da compiere per ottenere dalle pubbliche autorità quanto sarà loro necessario durante il soggiorno a Roma;

4) accogliere i reclami che essi dovessero presentare sul funzionamento dei pubblici servizi e dare notizia agli interessati dei relativi provvedimenti adottati dall’amministrazione.10

È evidente come un tale organo dovesse lavorare di concerto con quello deputato alla propaganda, cui fu raggruppato all’interno della Ripartizione IX prima di essere anch’esso aggregato al Cerimoniale.

L’Ufficio comprendeva poi un Servizio fotografico, istituito nel 1937 in concomitanza con l’adozione del divieto imposto agli uffici di rivolgersi a fotografi liberi professionisti. Il divieto fu stabilito per evitare all’amministrazione le ingenti spese derivanti dalla consuetudine di appaltare ai privati l’esecuzione di fotografie. Le richieste provenivano in gran numero dalle diverse ripartizioni, e in special modo dalla Ripartizione V (Lavori pubblici), per la ripresa di lavori di scavo, demolizione e ricostruzione, per le stime dei palazzi in via di espropriazione, per l’inaugurazione di nuovi edifici e in generale per documentare tutte le trasformazioni urbanistiche della città. Dalla Ripartizione X (Antichità e belle arti) provenivano invece domande per fotografie di raccolte e allestimenti dei musei cittadini e per immortalare i numerosi rinvenimenti archeologici connessi alle opere pubbliche, prima che i reperti fossero spostati o, in alcuni casi, demoliti, in modo da lasciare traccia – come si diceva – della «Roma sparita». In breve, questa specifica collezione crebbe a tal punto da richiedere un apposito schedario, messo in seguito a disposizione della ricerca11. Ad opera

9 ASC, UCP, Carteggio, b. 22, f. 1, «Relazione sull’attività svolta dall’Ufficio informazioni nell’anno 1938», s.d.

[1939].

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Deliberazione governatoriale n. 3582 del 9 maggio 1935.

11 ASC, UCP, Rassegna stampa e pubblicazioni, b. 3, f. 5; ivi, Carteggio, b. 22, f. 1. Fatta eccezione per gli esemplari

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del Servizio fotografico doveva infatti essere riunito, organizzato e catalogato tutto il materiale fotografico precedentemente raccolto dai diversi uffici, «indispensabile documentazione dell’attività del Governatorato nel tempo». Si venne così accentrando nel nuovo servizio in economia non solo l’esecuzione delle immagini, ma anche il loro più facile reperimento per il lavoro degli uffici e per la consultazione degli studiosi. Coadiuvato dall’utilizzo dei «più moderni mezzi», fra cui materiali e dispositivi effettivamente all’avanguardia per l’epoca, e «in grado per preparazione tecnica e per attrezzatura di corrispondere ad ogni esigenza», il Gabinetto fotografico divenne in breve un punto di riferimento nel suo campo anche per enti esterni all’amministrazione, quali il Ministero degli affari esteri e l’Istituto Luce, che vi si rivolgevano per fruire dei suoi servizi. Compostosi così nell’alveo del Gabinetto del governatore, l’organo assunse la denominazione completa di Ufficio del cerimoniale e dei servizi della propaganda, dizione che iniziò dunque a comparire sui documenti prodotti e che contraddistinse l’organo fino alla sua soppressione. I compiti riservati all’Ufficio furono efficacemente riassunti nel citato opuscolo Brevi cenni sulla

organizzazione e sulle attività del Governatorato di Roma, che il Campidoglio diffondeva in quel

periodo per descrivere la propria attività e la propria struttura amministrativa:

L’ufficio del cerimoniale e dei servizi della propaganda […] provvede alla organizzazione di festeggiamenti, onoranze, congressi e ricevimenti. Attende ai rapporti tra l’Amministrazione e le personalità estere e i membri del corpo diplomatico; all’organizzazione delle esposizioni e delle mostre nazionali e internazionali che documentano l’attività dell’Amministrazione; alla propaganda in Italia e all’estero, fornendo altresì al pubblico informazioni utili sull’attività dei vari uffici e servizi dell’Amministrazione; cura le pubblicazioni di carattere propagandistico del Governatorato12

.

Dopo i primi mesi di attività, alla fine del 1937, Colonna aumentò il grado gerarchico del capo dell’Ufficio, considerate le maggiori responsabilità affidategli di pari passo alla sempre maggiore importanza data alla capitale dal regime. Ne conseguivano, infatti, continui rapporti personali con i membri della Real Casa e con alte personalità nazionali e internazionali, cui era necessario porsi rivestendo una autorità adeguata e un maggiore prestigio formale13. Fin dal principio l’incarico fu ricoperto da Carlo Romano Moneta, vice segretario amministrativo presso il Gabinetto, dove era già deputato alla cura del cerimoniale.

Inoltre, la deliberazione n. 1066 prevedeva una espressa riserva circa opportune modificazioni nell’organico per il definitivo inquadramento dell’Ufficio, «di prossima attuazione». Poco dopo

cerimoniale e dei servizi della propaganda è confluito nell’Archivio fotografico presente presso l’Archivio storico capitolino, costituitosi in un fondo separato raccogliendo immagini provenienti da vari uffici comunali. L’Archivio fotografico conserva circa 3.000 fotografie, riguardanti Roma e l’amministrazione capitolina fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento.

12 SPQR, Ufficio propaganda, Brevi cenni, cit. p. 5. 13

Deliberazione governatoriale n. 6229 del 19 dicembre 1937. A Moneta era già stato concesso anche un indennizzo per le speciali funzioni, le spese di rappresentanza e le necessità di vestiario, come previsto dalla Deliberazione governatoriale n. 3764 del 23 luglio 1936.

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infatti, fu deliberata una modifica del Regolamento generale degli uffici e dei servizi: a completamento del percorso di riaccentramento del servizio nelle mani del capo dell’amministrazione, Colonna, come Boncompagni prima di lui, pose nuovamente l’Ufficio alle proprie dirette dipendenze. Tale configurazione era «da preferirsi – riportava Moneta – per disimpegnare tali attività in maniera costantemente intonata alle sue direttive»14. Il distacco dal Gabinetto sancì dunque l’inizio dell’attività del Cerimoniale e propaganda quale ufficio autonomo e fornì l’occasione per elencare in maniera specifica il complesso di attribuzioni ad esso riservate, sostanzialmente la summa delle funzioni svolte precedentemente alla fusione dai singoli uffici:

Organizzazione di congressi internazionali e nazionali; ricevimenti; organizzazione di cerimonie e manifestazioni varie; onoranze; regole del cerimoniale; visite di sovrani esteri, capi di governo, personalità; rapporti con la Real corte, corpo diplomatico, Presidenza del Consiglio, Ministero affari esteri; contatti con l’Ente provinciale turismo e l’Istituto nazionale Luce; rapporti con città italiane ed estere per gli scambi di pubblicazioni e notizie; organizzazioni di mostre ed esposizioni nazionali ed internazionali alle quali sia necessaria la partecipazione del Governatorato di Roma; pubblicazioni relative all’attività dell’amministrazione e delle aziende dipendenti; concessioni di doni, premi e medaglie; addobbi straordinari e ordinari; servizi informazioni e turismo; servizio fotografico; servizio traduzioni; biglietti per teatri e cerimonie varie15.

La menzione, fra l’altro, dell’«organizzazione di esposizioni nazionali ed internazionali alle quali sia necessaria la partecipazione del Governatorato di Roma», era un evidente riferimento alla futura esposizione universale che già da un paio di anni si andava predisponendo per il 1942. Ciò è confermato dalla successiva ridefinizione dell’organico dell’Ufficio, che venne ampliato anche in previsione dell’importante periodo che doveva precedere l’inaugurazione dell’esposizione. Secondo questa disposizione l’organigramma – «più consono alle esigenze della delicata e complessa azione da svolgere» – doveva prevedere un capo servizio, un segretario, un ufficiale amministrativo, cinque impiegati, un disegnatore e due dattilografi. Nell’attesa di un concorso interno che avrebbe dovuto provvedere alla nomina del capo del servizio, Moneta venne riconfermato in tale ruolo, avendone egli «lodevolmente esercitato le funzioni» fin dalla prima costituzione dell’Ufficio16

. Già dal 1939, l’utilizzo di personale avventizio portò poi il numero complessivo di impiegati a quattordici17. Si trattava di un numero significativo per un servizio che, fino a poco prima, era stato

14 ASC, UCP, Carteggio, b. 22, f. 1, relazione di Moneta al segretario generale, s.d. [1939]. 15

Deliberazione governatoriale n. 2465 del 16 maggio 1938.

16 Deliberazione governatoriale n. 1470 del 9 marzo 1939. La Guida Monaci, edita e aggiornata con cadenza annuale,

riporta per il 1940 i responsabili dei diversi servizi assegnati all’Ufficio. La Guida presa in esame fa specifico riferimento a quell’anno, ma gli stessi funzionari rimasero stabilmente nelle posizioni anche in seguito. Oltre a Moneta, capo ufficio, figurano Ermanno Rizzo come segretario, Arnaldo Galeazzi per il Servizio cerimoniale, Giuseppe Causati per il Servizio propaganda e gli addobbi, Federico Monaco per il Servizio fotografico, Tito Giacchi per il Servizio informazioni e traduzioni e Raffaele Gabriele quale addetto ad archivio, contabilità ed economato. Cfr. Guida Monaci 1940. Guida commerciale di Roma e Lazio. Industriale, amministrativa e religiosa, Roma, Poligrafica italiana, 1940, p. 597.

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svolto da personale estemporaneo, ma sufficiente a malapena a ricoprire tutti i ruoli necessari per soddisfare le ampie attribuzioni previste e le accresciute responsabilità. Come ricordava Moneta al termine del primo laborioso anno di attività:

Per quanto ogni innovazione porti necessariamente qualche incertezza e qualche difficoltà, pure, tutto si è svolto nel migliore dei modi, con assoluto senso di comprensione e con spirito di collaborazione. […] Il compito del Cerimoniale, che tende inesorabilmente ad accrescersi per le esigenze maggiori di carattere politico che la Capitale ha assunto in Regime Fascista, non è stato certamente lieve18.

Le prime difficoltà derivanti dalla carenza di personale – che si sarebbe rivelata cronica in rapporto alle numerose aree di competenza – furono espresse riguardo al reparto fotografico, oberato da richieste che si rivelarono in breve impossibili da evadere. In più, l’ambiziosa opera di schedatura aveva nel frattempo assunto proporzioni considerevoli, complicate dal voler allegare a ciascuna scheda una microriproduzione del relativo negativo. Moneta fu quindi costretto a paventare la possibilità di dover nuovamente esternalizzare il servizio, se non si fosse provveduto a trasferirvi nuove risorse. Di fronte a tali ragioni, il Segretariato generale dovette acconsentire a rinforzare l’organico dell’Ufficio, anche in considerazione del consistente risparmio che l’esistenza del servizio determinava19.

Dal punto di vista della gestione finanziaria, l’Ufficio cerimoniale e propaganda disponeva di risorse economiche specifiche inserite nel bilancio generale del Governatorato. Il bilancio di previsione non prevedeva entrate autonome, e anche le uscite dovevano in ogni caso essere volta per volta autorizzate. Ciò avveniva comunque in maniera puramente formale, dato che era lo stesso Ufficio a preparare le bozze per le deliberazioni di spesa da sottoporre alla firma del governatore.

Una disamina efficace delle tipiche voci di spesa riservate al Cerimoniale e propaganda può essere compiuta prendendo come esempio il bilancio del 1939. Si tratta, infatti, di un anno di riferimento ideale dal punto di vista del funzionamento dell’Ufficio, consolidato definitivamente nella struttura e funzionante a pieno regime, ancora lontano dalle ristrettezze cui avrebbe dovuto far fronte durante la guerra.

Per quell’anno, il totale delle risorse messe a bilancio per l’Ufficio superava di poco i due milioni e mezzo di lire. Fatta eccezione per le poche spese obbligatorie riservate all’acquisto di materiali d’ufficio e fotografie, le altre voci erano considerate spese facoltative, all’interno delle quali venivano fatte rientrare tutte quelle relative alle attribuzioni vere e proprie dell’Ufficio, dunque la maggior parte dei fondi. A grandi linee, le spese erano suddivise in tre capitoli principali: «Feste pubbliche, onoranze, ricevimenti, congressi ecc.»; «Pubblicità e diffusione dell’attività e

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ASC, UCP, Carteggio, b. 22, f. 1, relazione di Moneta al segretario generale, s.d. [1939].

19 ASC, UCP, Carteggio, b. 23, f. 2, appunto di Moneta al segretario generale dell’11 febbraio 1940 e relativa ordinanza

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dell’azione del Governatorato»; «Contributi, elargizioni e sussidi facoltativi a enti e privati»20

. I primi due sono facilmente riconducibili ai settori cardine di intervento dell’Ufficio, il cerimoniale e la propaganda. È però significativo osservare l’enorme sproporzione nella ripartizione delle facoltà di spesa: mentre alle attività legate al cerimoniale erano destinate 1.245.000 lire, solamente 100.000 lire, neanche un decimo, venivano riservate alla propaganda. Il dato evidenzia l’effettivo grado di libertà di movimento dell’Ufficio in questo ambito, relegato alla semplice cura delle pubblicazioni, per l’acquisto delle quali non era tra l’altro neanche autonomo21