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L’uso del tempo imperfetto in alcune costruzion

Frasi prodotte no priming S

2.8 ANALISI DEI DAT

2.8.2 L’uso del tempo imperfetto in alcune costruzion

Nei dati raccolti è emerso un altro particolare interessante: è stato riscontrato un buon numero di costruzioni che contengono il verbo al tempo imperfetto; 15 frasi su 132, cioè l’11,4% delle costruzioni sul totale, contengono il verbo coniugato al tempo imperfetto dell’indicativo.

(142) Perché era la capra che la toccava (5;8) (143) Perché hanno detto che il pinguino guardava l’ape invece guardava il gatto

(5;4)

Da un lato, ciò è inatteso perché spesso l’imperfetto sembra essere usato meno frequentemente nel linguaggio infantile rispetto ad altri tempi verbali, come il presente o l’imperativo, che sono i primi ad emergere nella grammatica del bambino (Belletti & Guasti, 2015). Solitamente è preferito il passato prossimo che viene usato presto e il cui uso aumenta gradualmente con il passare degli anni. D’altra parte, però, queste frasi probabilmente non si riferiscono ad eventi passati, ma potrebbero contenere un imperfetto “ludico” (imperfâit preludique, Vet 1983, cit. in Giorgi & Pianesi 2000). In questa modalità, il verbo non contiene nessun valore temporale e non contribuisce a localizzare

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l’evento in un momento preciso del passato. Spesso i bambini lo utilizzano mentre giocano (144), per assegnare i ruoli ai partecipanti, oppure può essere anche usato da un direttore di teatro per dare le istruzioni ai suoi attori (145):

(144) Facciamo che io ero il re e tu la regina (145) A questo punto Mario usciva e tu lo seguivi

(Giorgi & Pianesi,2000) L’imperfetto assume così un valore irreale, il parlante lo può usare per esprimere eventi legati alla fantasia, ai sogni o all’immaginazione o per descrivere un’azione avvenuta in un mondo inventato.

Alcuni studi indicano che l’imperfetto appare intorno ai 2;0 anni ma con un uso sbagliato, quello deittico16 (Calleri e coll. 2003); quando appare, questo viene usato insieme al participio passato per indicare una deissi temporale (evento concluso). È presente un uso corretto dei tempi passati, ma a volte l’imperfetto viene sovraesteso ed usato al posto del passato prossimo, indicando eventi puramente conclusi (almeno fino all’età di 2;6 anni). Non succede però l’opposto, cioè non si incontra mai il passato prossimo per descrivere eventi imperfettivi (Calleri e coll. 1990). Secondo Antinucci & Miller (1976), l’imperfetto apparirebbe dopo i 2;1 anni quando compaiono nel linguaggio del bambino verbi di stato e di attività marcate al passato; verrebbe usato principalmente nel racconto di storie, soprattutto quelle di pura finzione. L’imperfetto dunque a questa età codificherebbe la nozione modale di non attualità mentre la nozione di passato si svilupperebbe solo più tardi. Infine, altri studi ne indicano l’apparizione intorno ai 2;6 anni (Antelmi 1997); il suo uso comunque sembra essere meno frequente rispetto al passato prossimo.

Anche nelle altre lingue il suo uso non è così precoce né ben definito. In spagnolo il tempo imperfetto appare verso i 2;4 anni ma solo dai 2;8 anni viene usato correttamente (Jakobsen 1986). In francese sembra che nel linguaggio spontaneo la sua apparizione sia piuttosto tarda, verso i 2;7 - 2;11; in ogni caso il suo uso non è molto diffuso (Grégoire 1937). Bronckart & Sinclair (1973), inoltre, hanno notato in uno studio sperimentale su bambini dai 2;11 ai 8;7 anni che la presenza dell’imperfetto è solo del 5% contro il 59% del passato composto e il 36% del presente. In tedesco, infine, l’imperfetto comparirebbe prima come semplice forma narrativa, poi come marca aspettuale e solo dai 7/8 anni acquisterebbe un significato temporale vero e proprio (Kielhöfer 1982).

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Il tempo verbale dell’imperfetto è anaforico, normalmente deve essere associato ad un contesto che fornisca un rifermento temporale, come ad es. un avverbio di tempo o una subordinata temporale, per fissare il tempo dell’evento: es. Quando Gianni è uscito, Maria guardava la TV.

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Un esperimento di Van Hout & Hollebrandse (2001a) sulla comprensione dei tempi verbali mostra che l’imperfetto è problematico nei bambini italiani. L’esperimento, basato sulla interpretazione del passato prossimo e dell’imperfetto, mostra che i bambini non comprendono questo tempo verbale. Mentre gli adulti comprendono correttamente il passato prossimo quando è riferito ad un’azione conclusa e l’imperfetto quando è riferito ad un’azione in corso di svolgimento nel passato, i bambini all’età di 3;0 anni comprendono i due tempi verbali in maniera casuale.

In un successivo studio, Van Hout & Hollebrandse (2001b) mostrano che all’età di 3;0 anni la comprensione del passato prossimo è casuale; con il passare degli anni però (da 3;0 anni a 4;0 e 5;0 anni) c’è un costante miglioramento nella comprensione di questo tempo verbale fino a raggiungere il 92%. Ciò significa che all’età di 5;0 anni i bambini hanno acquisito pienamente il passato prossimo. Rimane però una differenza sostanziale con l’imperfetto, che all’età di 3;0 anni viene compreso in modo corretto solo il 58% dei casi e che non mostra miglioramenti nella comprensione nello stesso arco di tempo.

Grazie ai dati di Fiorin (2010) sappiamo che i bambini italiani all’età di 9;3 anni usano l’imperfetto correttamente l’88% delle volte, dunque hanno acquisito il significato di questo tempo verbale. Non ci sono dati però che spiegano l’andamento dell’acquisizione dell’imperfetto dai 5;0 ai 9;3 anni.

Nel nostro caso, i partecipanti hanno a disposizione un’immagine che mostra degli animali che stanno svolgendo un’azione nei confronti di altri. L’immagine dunque mostra un’azione in corso di svolgimento e l’uso imperfettivo del tempo potrebbe essere anche corretto. Si consideri anche che le immagini mostrano scene di pura finzione, ma che normalmente un adulto, nella stessa situazione, userebbe il presente o al massimo il passato prossimo. Se prendiamo in considerazione i soggetti italiani della fascia dai 6 ai 10 anni che hanno svolto lo stesso test (Del Puppo 2016), nessuno di loro ha usato verbi al tempo imperfetto, dunque si può pensare che questa sia una caratteristica dei partecipanti più piccoli. Ciò potrebbe essere dovuto alla situazione di fantasia che le immagini propongono (imperfetto ludico) o alla loro età cronologica che ne permette l’uso.