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La città interculturale: prospettive pedagogiche

di Emiliana Mannese*

Il presente lavoro intende analizzare, attraverso lo sguardo pedagogico dell’Osservatorio sui Processi Formativi e l’Ana-

lisi Territoriale1, il Progetto pilota triennale “Città intercultu-

rali” promosso dal Consiglio d’Europa e dalla Commissione europea.

Si tratta, infatti, di un Progetto che si è posto all’attenzione dell’Osservatorio sui Processi Formativi e l’Analisi Territo- riale – Centro di ricerca di Ateneo dell’Università degli Studi le innumerevoli ricadute che questo esercita rispetto alla triade Educazione-Formazione-Territorio che costituisce l’elemento centrale delle nostre attività.

Prima di addentrarci nel Progetto Città Interculturali prove- che struttura l’impostazione pedagogica dell’Osservatorio sui Processi Formativi e l’Analisi Territoriale poiché tale impianto

* Professore Associato di Pedagogia Generale e Sociale presso l’Università degli

Studi di Salerno dove insegna Etica dell’educazione, Pedagogia Clinica e Peda- gogia Clinica e Analisi dei Processi Formativi. È, inoltre, Referente di Ateneo per

- tualità Pedagogiche”. Tra le sue ultime pubblicazioni si segnalano: Saggio Breve for improving teacher education: the e-Teach project, REM-Research on Education - ro e delle organizzazioni, FrancoAngeli, Milano 2019.

costituirà la chiave di lettura pedagogica della “Città intercul- turale”.

La costituzione dell’Osservatorio e della rete di ricerca che lo struttura si è posta sin da subito come tentativo di rispondere all’esigenza di applicare le teorizzazioni pedagogiche legate all’ambito dell’educazione, della formazione e dello sviluppo umano, all’interno dei percorsi formativi universitari, in una ottica capace di mantenere costante l’interconnessione con il territorio e l’ambiente.

Nasce così l’idea di costruire e rendere attiva una piat- taforma formativo-istituzionale-territoriale che dialoghi ed

- pedagogiche ed attraverso lo studio e la predisposizione di piani formativi rivolti all’apprendistato, rispondenti ai fab-

- zati alla promozione dello sviluppo socio-economico dei

- connessioni tra i nodi di una rete istituzionale e territoriale, pubblica e privata, centrata sulla persona ed i suoi percorsi, per la valorizzazione della sua identità formativo-profes- sionale.

Le attività dell’Osservatorio dunque, se da una parte hanno come destinatari i giovani e le connesse attività educativo- formativo-orientative (dalla scelta del percorso meglio dise- aspirazioni e aderente a concrete possibilità di svolgimento di ruoli e occupazione di posizioni lavorative all’interno di con- testi organizzativi e produttivi), dall’altra hanno una ricaduta immediata su tutto il sistema socio-economico, organizzativo e dello sviluppo locale.

È quindi utilizzando come prospettiva di analisi e di ricerca quella di una piattaforma formativo-istituzionale in grado di mantenere costante l’interconnessione pedagogica tra educa-

zione-formazione-territorio che proveremo ad interpretare il

Progetto pilota triennale “Città interculturali”2.

Il Programma Città Interculturali costituisce un’iniziativa pilota realizzata sia dal Consiglio d’Europa che dalla Commis- sione europea, a partire dal 2008, con l’obiettivo «di individuare le strategie e di delineare le politiche maggiormente adeguate per aiutare le città a dare concretezza a tale concetto e a fare

leva sulla diversità, intesa come fattore di sviluppo»3. A par-

tire, dunque, dal 2008 sono state coinvolte le città di Berlino Neukölln (Germania), Izhevsk (Federazione russa), Lublin (Polonia), Lione (Francia), Melitopol (Ucraina), Neuchâtel (Svizzera), Oslo (Norvegia), Patrasso (Grecia), Reggio Emi- (Svezia), Copenaghen (Danimarca), Ginevra (Svizzera), Dublino (Irlanda), Lisbona (Portogallo), Limassol (Cipro), London Lewisham (Regno Unito), Pécs (Ungheria), San Sebastian (Spagna).

(2013) «la differenza importante tra il programma Città inter- culturali e le iniziative classiche intraprese a livello internazio- nale risiede essenzialmente nel fatto che i suoi insegnamenti non interessano unicamente un gruppo particolare, alcuni servizi comunali o certi organismi specializzati della città. L’essenza stessa e lo spirito del programma delle città interculturali sta nel riuscire a mobilitare l’insieme della classe politica, i funzionari, il mondo delle imprese e delle associazioni di categoria, le organizzazioni di cittadini e anche i mass media intorno a un obiettivo comune, quello

2 La città interculturale costruita passo a

- culturale, Edizioni del Consiglio d’Europa F-67075 Strasbourg.

di creare una città inclusiva, orgogliosa e ricca della sua diversità»4.

Si tratta dunque di un approccio complesso che nella sua capacità di coinvolgere tutti i sistemi, primo fra tutti quello politico-istituzionale, si esplicita in una declinazione educativa attraverso cui le amministrazioni comunali mirano ad attivare civica, la sfera pubblica e le stesse istituzioni.

L’obiettivo dunque è tutto pedagogico: determinare un cambiamento relazionale tra i protagonisti della città: ammi- nistratori locali, le istituzioni, la popolazione e i vari gruppi di abitanti.

Attraverso l’istituzione di strutture di direzione e di gestione il Progetto si propone di aggregare, le persone, non solo coloro che ricoprono ruoli istituzionali allo scopo di contribuire a sviluppare la strategia interculturale della città e di fornire aiuto e consulenze al momento dell’attuazione pratica dell’iniziativa.

Le attività educative svolgono un ruolo centrale nel processo di costruzione delle “Città interculturali” e hanno l’obiettivo di questo motivo non «dovranno limitarsi a progetti isolati, ma scolaresca e del corpo docente, all’aspetto esteriore e interno

la scuola e la comunità circostante»5.

valenza pedagogica risiede nel tenere costante, in tutte le sue fasi attuative, l’interconnessione pedagogica tra educazione- formazione-territorio che rappresenta la struttura portante

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delle azioni messe in atto dall’Osservatorio sui Processi For-

mativi e l’Analisi Territoriale6.

Ed è dunque muovendo da questa consapevolezza che l’Osservatorio sui Processi Formativi e l’Analisi Territoriale dell’Università degli Studi di Salerno sta teorizzando, nell’am- bito della sezione Modellizzazione progetti, l’ipotesi di attua- zione del modello all’idea di “Scuola Interculturale”.

Bertagna G. (2004), , Bre-

scia, La Scuola. Ceruti M. (2009),

, Roma-Bari, Laterza.

Mannese E. (2015), ,

Lecce, Pensa Multimedia.

La città interculturale co- modello urbano di integrazione interculturale, Strasbourg,

Edizioni del Consiglio d’Europa F-67075.

6 Per consultare le attività progettuali realizzate: http://www.format.unisa.it/pro-