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-S SETTING/SCENA CULTURALE

7.4 La Comunicazione Non-Verbale

Tabella n. 17: Uso della Comunicazione Gestuale Non-VerbalNella Tabella 17 risulta evidente il ricorso massiccio alla comunicazione no-verbale mimica-gestuale. Il 90% degli intervistati risponde affermativamente.

Tabella n. 18: Capacità di giocare da solo

La tabella n. 18 evidenzia che il 79% dei bambini è i grado di giocare da solo, Tale dato è indice di equilibrio relazionale e adattamento all’ambiente. La capacità

creativa a livello linguistico-espressivo dipende in gran parte dall’autonomia di gioco e dalla capacità di restare solo, rilassato e occupato in un’attività piacevole e

rilassante. Ciò depone a favore di un percorso generale di “acclimatazione” positiva al nuovo ambiente.

Tabella n. 19: Capacità del Gioco di Finzione

Il gioco di finzione rappresenta un’evoluzione dell’esperienza ludica, in quanto presuppone capacità di astrazione, del mettersi nei panni di qualcuno, nell’ipotizzare che un oggetto “stia per qualcosa d’altro” siamo nell’ambito delle operazioni mentali superiori.

Il dato della tabella 19 indica che il 62% dei bambini sarebbe in grado accedere al simbolico, mentre il 31% (un terzo del totale) non ne avrebbe la capacità.

7.5 La Scolarizzazione

In questa ultima sezione è stata testata la scolarizazione del bambino con adozione. Si tratta di un momento delicato perchè la dimensione interpersonale non più familiare, ma sociale aumenta la “temperatura” emotiva, tenendo conto anche delle implicite (e avolte non manifeste) aspettative da parte della famiglia adottiva. Può emergere l’ansia nelminore di non edssere adeguato, all’altezza della situazione e inconsciamente si può sviluppare il timore di un ulteriore abbandono, di fronte ad un eventuale fallimento. Il ruolo della famiglia in questa fase è cruciale.

Come emerge nella tabella n. 20 quasi un terzo dei soggetti analizzati (28%) ha avuto necessità di consulenza psicologica. E’ un dato rilevante ma è indicativo che i

problemi si manifestano all’atto della scolarizzazione. Questo momento ha diverse valenze, sia psicoaffettive, sia psicodidattiche:

-L’ambiente scuola presenta meno “protezioni” affettive rispetto al nucleo familiare, il rapporto con i compagni si gioca a livello interpersonale fra il bambino adottato e i suoi simili, emergono insicurezze e fragilità legate alle storie individuali;

-L’insegnante o gli insegnanti sono persone “adulte” che il minore deve mettere a fuoco da un punto di vista affettivo-relazionale, il passaggio non è semplice, per lui l’adulto può richiamare tratti depressivi e senso abbandonico;

-Anche dal punto di vista linguistico il bambino si sente meno protetto, nella famiglia lo scaffolding dell’acquisizione dell’italiano è massiccio, a scuola spesso si attribuiscono competenze comunicative al bambino che non sono

completamente sedimentate, oggettivamente si sente linguisticamente più fragile; -Non di rado il minore adottato viene scambiato a scuola semplicemente con un bambino “straniero”, la realtà è molto più complessa;

-Ci possono essere atteggiamenti difensivi di acquiescenza da parte del minore che dice di “avere capito” anche se in realtà ha difficoltà;

-Bisogna tenere conto che i tempi di acquisizione linguistica dei minore con adozione sono “dilatati” e che per una competenza comunicativa globale servono alcuni anni.

Questo dato contrasta sicuramente con la rapidità con la quale il bambino impara

l’italiano, ma per un’assimilazione “profonda” serve più tempo; l -Spesso questi bambini presentano difficoltà di tipo linguistico comunicativo e

socio-relazionale;

-Come detto precedentemente in questi soggetti il dato linguistico si intreccia con quello comunicatvo-relazionale, ciò succede perchè per loro l’equilibrio emotivo è fortemente prioritario e di norma precede la competenza comunicativa, in senso evolutivo;

-La scuola assieme alla famiglia ha di fronte un compito complesso: creare le premesse per un’integrazione serena e soddisfacente, attraverso la

scolarizzazione. Il minore adottato “ha” il problema della lingua e ciò si riflette anche nell’educazione linguistica e nello studio delle lingue straniere.

Tabella n. 21: Comunica in modo adeguato (6-9 mesi dopo l’arrivo)

Il dato della tabella n. 21 emerge in fase intemedia, dopo 6-9 mesi rispetto all’arrivo nel nostro paese. I genitori hanno già iniziato un lavoro massiccio sul piano

linguistico e il minore è inserito in full-immersion nella nuova madrelingua

secondaria, con un’esposizione ottimale all’italiano. In questa fase intermedia il 33% dei soggetti presenta difficolta di qualche natura nella comunicazione, mentre il 67% comunica in modo adeguato. IL dato è in ogni caso positivo, considerando la brevità del lasso di tempo che intercorre dal momento della adozione a quello della

Tabella n. 22: Disturbi del Linguaggio dopo l’arrivo.

Nel grafico n. 22 emerge la percentuale di soggetti che presentano disturbi del linguaggio. Il dato è significativo, va tuttavia rilevato che essendo in età evolutiva e in condizione di acquisizione linguistica esso va valutato in progress. Inoltre va analizzato con attenzione il tipo di disturbo che può essere transitorio, di lieve o media entità, ma può anche evolvere in patologia. In questo caso è fondamentale il ruolo sinergico della famiglia, dei servizi territoriali e dell’associazione accreditata per il processo adottivo, nell’affrontare un percorso riabilitativo efficace, corretto e a “misura” di bambino.

Tabella n. 23: Correttezza Espositiva

Nel grafico 23 viene fatta una prima valutazione del grado di correttezza espositiva dei bambini in relazione all’esperienza solastica. Un 33% appare adeguato, ma al disotto del livello dei compagni, un 44% allo stesso livello ma un 5% al disopra del livello considerato.

Tabella n. 24: Valutazione della situazione complessiva a livello linguistico- comunicativo

Nella tabella 24 viene fattta una valutazione complessiva dei genitori dell’esperienza della scolarizzazionme con particolare riferimento all’area linguistico-comunicativa. Emerge una fascia problematica del 16%, a margine di un 76% di dato positivo, seppure con diversi livelli. Da questo dato si rileva che l’esperienza scolastica rappresenta un passaggio cruciale e positivo nell’integrazione del minore adottato.

Tabella n. 25: Situazione complessiva della situazione emotiva e interpersonale all’atto della scolarizzazione.

Il quadro emotivo, seppure con diversi livelli, risulta nel complesso positivo, la famiglia adottiva quindi ha saputo contenere le ansie e le difficoltà del minore adottato predisponendolo ad un corretto approccio alla scuola.

Accanto ad una valutazione linguistica al genitore viene chiesta una valutazione complessiva dell’esperienza della scolarizzazione.

Tabella n. 26: Valutazione generale dell’esperienza scolastica

Nella tabella n. 26 il genitore dà una valutazione complessiva dell’esperienza scolastica del proprio figlio con adozione internazionale. Il 79% delle risposte è positivo, l’8% non molto soddisfacente, mentre per il 3% la risposta è stata

inadeguata. Per la stragrande maggioranza degli intervistati la scuola ha risposto in modo soddisfacente alle esigenze dei minori con adozione.

Tabella n. 27: Adeguatezza comunicativa dopo la scolarizzazione

Con il passare del tempo la competenza comunicativa dei bambini aumenta in modo esponenziale. Nella tabella n. 27 il livello globale di adeguatezza espressiva in lingua italiana raggiunge il 67%, con 23% di non completamente adeguato. La scuola gioca un ruolo significativo nello sviluppo delle capacità espressive del bambino che, nel tempo si rafforzano progressivamente.