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CAPITOLO I LA RIFORMA DELLO ZUCCHERO NELL’UNIONE EUROPEA

1.4 La costituzione dell’Organizzazione Comune di Mercato dello zucchero

1.4.1 Quadro storico del periodo dell’OCM del 1968

L’organizzazione comune di mercato dello zucchero viene istituita l’1 luglio 196846 con l’emanazione del primo Regolamento comunitario per il settore dello zucchero, il n° 1009/67.

Siamo nel periodo transitorio del primo decennio della politica agricola comune istituita con il Trattato di Roma del 1957 nell’ambito dell’allora Comunità Economica Europea (Cee) a cui fanno parte sei stati membri (Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania).

Fin da queste fasi iniziali della PAC il sostegno alle produzioni agricole viene concesso attraverso le organizzazioni comuni di mercato -OCM- (Common Market Organisation – CMO-); le OCM sono infatti disposizioni stabilite dalle decisioni comunitarie che disciplinano la produzione e gli scambi negli stati membri della comunità. La prima OCM istituita è quella dei cereali; essa nasce con il Regolamento 13/62 e, dopo un periodo transitorio di cinque anni, viene perfezionata con l’entrata in vigore del regolamento 120/67.

Riguardo la prima OCM zucchero, per inquadrare meglio il periodo antecedente la sua emanazione, si riportano in tabella 1.12 i dati medi italiani del settore dello zucchero riferiti al quinquennio 1963-64/1967-68; questo periodo ha la sua importanza in quanto, sulla base dei dati medi produttivi dei singoli stati membri, la Commissione formula il regolamento dell’OCM del 1968.

Riguardo la situazione italiana, la tabella 1.12 mostra inoltre che rapportando il consumo medio annuo interno (1.281.600 t) con la produzione media annua di zucchero si ottiene un tasso di auto-approvvigionamento dell’89%.

Tabella 1.12 Dati medi annui del periodo produttivo 1963/64-1967/68 in Italia Sup. ha Prod. q/ha Pol.% Sacc. q/ha Prod. zucchero t Consumo t

284.343 359,62 14,18 50,90 1.146.390 1.281.660

Fonte: ns. elaborazione su dati storici ANB, 1987

Pertanto l’Italia dal primo Regolamento si auspica un livello della quota produttiva nazionale che almeno soddisfi le richieste dell’auto-consumo interno (ANB, 1987); tale ipotesi viene poi in seguito smentita con l’emanazione della prima OCM zucchero (cfr. par. 1.5.2).

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46 Si è giunti a questo primo regolamento dopo ben quattordici anni di lavori preparatori (Marescotti 1996).

Lo zucchero già d’allora rientra fra i settori della produzione agricola che hanno sollevato e che continuano a sollevare il maggior numero di problemi nell’ambito della politica agricola comunitaria (Zezza, 2006).

Nel 1967 sono inoltre operanti 79 fabbriche trasformatrici distribuite fra nord, centro e sud della penisola comprese la Sicilia e la Sardegna, andando a costituire il numero più alto di zuccherifici presenti nella storia della bieticoltura italiana (dati storici ANB, 1987). L’arretratezza industriale accompagnata da quella dell’agricoltura caratterizzano comunque lo scenario del settore di quel periodo.

A questo riguardo, in tabella 1.13 viene riportato il confronto fra la situazione dell’industria saccarifera in Italia con quella in Francia e in Germania nel 1969.

Tabella 1.13 Situazione dell’industria saccarifera nel 1969 in Italia, Francia e Germania

Parametri Italia Francia Germania

Totale impianti 74 74 59 Imprese saccarifere 25 53 39 Produzione Tot. Zucchero 000 q 12.676 25.039 19.078 Produzione Tot. Zucchero /impresa 000 q 507 472 489 Produzione Tot. Zucchero /impianto 000 q 171 338 323 Capacità complessiva di trasformazione (*) 2.599 2.010 1.679 Capacità di trasf./impianto 35.122 27.162 28.458 Capacità di trasf./1^impresa (**) 41.545 44.000 40.500

(*) 000 di q. di bietole/giorno; (**) In Italia: Eridania Zuccheri nazionali S.p.A., In Francia:Società F. Beghin-Say S.A., in Germania: Süddeutsche Zucker-A.G. Südzucker.

Fonte: Gandolfi,1985 modificato

In particolare si evince che nel 1969, nonostante il numero elevato di stabilimenti, la produzione totale di zucchero in Italia, (12.676.000 q) risulta inferiore di circa il 50% rispetto alla Francia (25.039.000 q) e del 36% rispetto alla Germania (19.078.000 q). A livello di capacità di trasformazione di bietole al giorno, l’Italia comunque assume una posizione apparentemente più vantaggiosa rispetto agli altri due stati membri.

Appare quindi evidente che il punto debole della bieticoltura italiana è la scarsa resa quanti-qualitativa nell’unità di superficie dovuta prevalentemente alla variabilità pedologica e climatica della nostra penisola (ANB, 1987). Oltre al tenore zuccherino

medio più basso, l’Italia, rispetto agli altri paesi della Comunità, presenta un valore tecnologico della barbabietola più scadente.

Considerando che il valore tecnologico ideale è quello che permette di cristallizzare la massima quantità di zucchero contenuto nella bietola, i paesi del nord Europa, a livello di lavorazione industriale, dispongono di sughi di estrazione notevolmente più puri (purezza sugo denso PSD) per le migliori condizioni pedo-climatiche di coltivazione. Tale aspetto consente l’ottenimento di una più alta quantità di saccarosio estratto e di una più bassa quantità di saccaro-melasso non cristallizzabile (Mantovani, 1977). Il quadro che ne risulta può essere riassunto nella tabella 1.14; i dati sono riferiti al periodo 1968-69/1975-76 e mostrano una più ridotta polarizzazione (14.38%) ed un tasso in resa fabbrica di saccarosio più contenuto (78.6%) dell’Italia rispetto alla media degli altri paesi europei (rispettivamente: polarizzazione 16.30% e resa 84.9%).

Tabella 1.14 Dati statistici medi riferiti alle campagne saccarifere del periodo 1968/69-1975/76 Germania Belgio Danimarca Francia Inghilterra Irlanda Olanda Tot. medie Italia

Produzione bietole Pol. % a pagamento Saccarosio * pagato q Zucchero prodotto ** q % Resa fabbrica sacc. q q/ha 1.214.100.010 442.52 16,28 197.645.017 164.788.940 83,376 387.823.800 488.21 15,83 61.409.990 50.190.850 81,731 185.317.030 393.11 16,63 30.817.973 25.725.010 83,474 1.481.401.000 429.27 16,47 243.975.985 214.649.580 87,980 505.261.750 346.23 16,32 82.460.033 68.099.800 82,585 89.900.310 395.07 15,91 14.303.335 12.671.360 88,590 426.863.526 476.62 16,12 68.801.185 58.022.350 84,333 4.290.747.426 427.24 16,30 699.413.568 594.147.890 84,949 782.063.000 385.95 14,38 112.474.486 88.418.400 78,612 Tot. europei 5.072.810.426 420,31 16,02 811.888.054 682.566.290 84,071 (*) Resa in radici x Polarizzazione media

(**) Resa in saccarosio x Resa fabbrica (%)

Fonte dati: Associazione Nazionale fra i Tecnici dello Zucchero e dell’Alcole – ANTZA, 1977

Riguardo l’evoluzione produttiva della barbabietola da zucchero in Italia, nel periodo antecedente la riforma OCM del 1968, nel grafico 1.7 viene riportato l’andamento del peso radici e della polarizzazione dal 1900 al 1968. Si evince un primo periodo, fino al 1925, caratterizzato da scarse produzioni (media 290 q ha-1) e ridotte polarizzazioni (media 13.80%), successivamente, fino al secondo evento bellico mondiale, per un periodo di 18 anni, la produzione rimane pressoché invariata (media 250 q ha-1) mentre la polarizzazione raggiunge una media del 15.96% anche se contrassegnata in alcuni anni da valori più bassi47. In seguito si assiste ad un lento miglioramento della produzione ma con instabilità del tenore zuccherino.

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47 “(…) gli industriali forniscono varietà di seme che producono barbabietole piccole e piene di zucchero, pagate però a paso agli agricoltori (…)” (ANB, 1987) .

Grafico 1.7 Evoluzione produttiva della barbabietola da zucchero in Italia dal 1900 al 1968 150 200 250 300 350 400 450 190019041908191219161920192419281932193619401944194819521956196019641968 pe s o r a di c i q/ ha 10 11 12 13 14 15 16 17 18 pol a ri z z a z ione %

Pes o radic i q/ha Polariz z az ione % Media Pol.% 1900-1968 Media Pol.% 1926-1943

Fonte: ns. elaborazione su dati storici Associazione nazionale Bieticoltori

Sempre nello stesso periodo, il mercato italiano dello zucchero è sostanzialmente chiuso e protetto dalla concorrenza delle più competitive produzioni estere, inoltre negli altri paesi europei i prezzi interni sono notevolmente più elevati di quello del mercato internazionale. Tale differenziale viene attribuito alle politiche interne che si distinguono oltre che per il considerevole protezionismo anche per il rilevante grado di sostegno delle produzioni nazionali. A sua volta il mercato internazionale dello zucchero deriva dai flussi di scambio fra i bacini produttivi e i paesi industrializzati. Si tratta di una quota corrispondente al 25% delle produzioni dei luoghi di origine, soprattutto sottoforma di zucchero greggio di canna, indirizzata ai paesi maggiormente dotati delle tecnologie di raffinazione e caratterizzati dai maggiori consumi interni (Marescotti, 1996).

1.4.2 La costituzione delle organizzazioni professionali del settore

Un aspetto importante che caratterizza il settore bieticolo-saccarifero già nel periodo pre- riforma dell’OCM del ’68, è la presenza delle più forti organizzazioni dei produttori esistenti nei paesi della Comunità, soprattutto in Francia, dotate di elevata capacità di pressione tale da influire sulle decisioni della Commissione delle Comunità europee48.

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48 “(…) l’organizzazione dei bieticoltori francesi reclama fin dalla prima costituzione degli organi di governo del mercato saccarifero comune, la partecipazione dei produttori alla gestione del mercato europeo dello zucchero (…) “ (Gandolfi, 1985, pag. 50).

La ragione storica49 della loro costituzione è connessa al particolare legame tra agricoltura e industria in quanto in questo settore il prodotto agricolo può essere commercializzato solo dopo la sua trasformazione industriale con specifica competenza tecnologica ed elevato impegno finanziario.

A livello comunitario le due organizzazioni professionali contrapposte sono da un lato il

Cibe (Confédération International des Betteraviers Européens) per la parte agricola e

dall’altro lato il Cefs (Comité Européens des Fabricants de Sucre) per la parte industriale. Il Cibe creato nel 1927 e comprendente più paesi europei (Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera e Austria) ha l’obiettivo di rappresentare i produttori di bietole sul piano internazionale completando così la difesa professionale a livello nazionale.

Il Cefs è stato creato nel 1954 per sviluppare i contatti tra le organizzazioni industriali dei diversi paesi europei (Italia, Francia, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, Germania, Spagna, Svezia, Svizzera, Norvegia, Finlandia e Austria).

Il paese europeo che si caratterizza maggiormente per l’esistenza di forti organizzazioni di categoria è la Francia; i produttori bieticoli sono organizzati nella Confédération Générale

des Planteurs des Betteraviers (Cgb), sorta nel 1921. L’organizzazione dei bieticoltori

francesi è inoltre il principale artefice della creazione del Cibe50.

In Germania, inizialmente i produttori di bietole del sud del paese sono riuniti nella

Verband Süddeutscher Zuckerrübenanbauer (VSZ) fondata nel 1920; successivamente nel

1950 viene istituita la struttura cooperativistica Süddeutsche Zuckerrübenverwertungs-

Genossenschaft (SZVG) che detiene il 75% del capitale di una delle maggiori imprese

saccarifere del paese (Süddeutsche Zuker-A.G. Südzucker), in questo modo i coltivatori riescono a controllare oltre la metà della produzione di zucchero.

In Olanda i produttori agricoli sono raggruppati in due associazioni, una delle quali è integrata nella fase industriale attraverso sei zuccherifici cooperativi, a loro volta associati in una cooperativa di secondo grado (Vereniging Coőperatieve Suikerfabrieken, VCS) che copre circa il 70% della produzione nazionale di zucchero.

In Italia nel 1904 si costituisce dapprima un sindacato degli industriali denominato Unione

Zuccheri poi nel 1917 è la volta dei sindacati bieticoli che fondano la Federazione Bieticultori per far fronte, inizialmente, ai contrasti con l’industria trasformatrice. Nel 1932

assumendo personalità giuridica pubblica, la Federazione acquisisce la denominazione di

Associazione Nazionale Bieticoltori.

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49 L’origine dell’organizzazione professionale viene fatta risalire al 1830, quando i produttori si sono dati

l’obiettivo di rompere il monopolio degli imprenditori e dei raffinatori di zucchero (Gandolfi, 1985

50 Il Cibe a sua volta è legato al Comité des organisation professionnelles agricoles de la Cee (COPA)

istruito nel 1958 che costituisce la prima organizzazione europea di rappresentanza degli interessi degli agricoltori.

1.5 Il contesto europeo dell’OCM zucchero del 1968