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La Crisi Informativa La Quantità Informativa come causa di instabilità

La decisione ‘critica’ (In)capacità informativa nell’era delle ICT

7. La Crisi Informativa La Quantità Informativa come causa di instabilità

Come precisato nel primo paragrafo 5, l’organo di governo, nel risolvere le diverse aree problematiche (caos, complessità, complicazione, certezza) cui si trova a dover gestire nel suo processo decisionale, segue un percorso risolutivo chiaro e definito, influenzato dalla commistione tra la varietà informativa detenuta dal soggetto decisore e le nuove informazioni entranti durante il processo risolutivo. Tuttavia, il processo di risoluzione di uno specifico ambito problematico, non si presenta sempre come lineare, infatti ciascuna area problematica può essere percepita come tale, dal soggetto decisore, in merito ad una valutazione meramente soggettiva. I sistemi che vengono individuati dal soggetto decisore non sono altro che sue rappresentazioni soggettive della realtà (Proietti e Quattrociocchi, 2009). Una medesima problematica, infatti, potrebbe produrre effetti differenti su soggetti differenti, in relazione allo specifico contesto nei limiti del quale dovesse palesarsi, e quindi richiedere approcci alla soluzione, ancora una volta, differenti. Questo perché potrebbe variare la dotazione di varietà informativa posseduta da ciascun soggetto, sia perché potrebbe variare la configurazione delle relazioni che ciascuno di essi definisce con i propri interlocutori rilevanti (Golinelli et al., 2002).

Il percorso descritto nel paragrafo 5, descrive l’andamento lineare di risoluzione problematica, rispetto ad uno specifico soggetto, inserito in uno specifico contesto. Tuttavia, l’effetto dell’ampliamento di varietà informativa in relazione all’ingresso di un nuovo flusso di informazioni, genera un incremento di entropia ed, al verificarsi di tale condizione, non è possibile asserire che nell’immediatezza degli eventi possa essere riscontrato quanto esposto. Nella realtà, i

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percorsi risolutivi di uno specifico problema decisionale, può subire continue variazioni, continui processi di reiterazione ed accelerazione, prima di poter addivenire ad una soluzione di un problema.

In questa sede ci soffermeremo sulla crisi causata dall’incapacità di pervenire ad una decisione, determinata da reiterazioni nel processo risolutivo e quindi dalla necessità di addivenire ad una soluzione nonostante l’aumento di informazioni il quale, invece di permettere la convergenza verso una condizione di problem solving, continua ad alimentare la confluenza verso posizioni di crescente entropia.

Nello specifico, si è assunto che, nel passaggio dall’area problematica del caos a quella della complessità dovesse intervenire un momento abduttivo, considerato particolarmente “critico” in ragione della completa assenza di un processo definito e formalizzato a cui poter far riferimento per orientare l’azione. Il momento abduttivo, prevede e richiede un’efficace azione da parte del sistema valoriale del soggetto in modo che, sulla base della percezione del contesto informativo esterno e dell’auto-organizzazione perseguibile in base alla varietà informativa detenuta dal soggetto decisore, si possa generare una valida ipotesi risolutiva (Polese, 2013). L’ipotesi risolutiva però, al momento di validazione, potrebbe essere considerata o meno come soddisfacente e, qualora non dovesse essere ritenuta valida, richiamerebbe il soggetto decisore in una condizione di crescente entropia esigente di una nuova fase abduttiva.

Parimenti, nel caso di un’ipotesi sviluppata e soddisfacente sottoposta a verificare sperimentale, nel caso in cui la sperimentazione non dovesse confermarla, richiederebbe ancora la necessità di un momento abduttivo.

Ancora, acclarata la sperimentazione dell’ipotesi, quest’ultima viene razionalizzata e formalizzata, ma nell’eventualità per cui il modello risolutivo realizzato dovesse non risultare performante rispetto alla soluzione della problematica nel suo complesso, e non dovessero essere possibili affinamenti tecnici, ancora il soggetto decisore si ritroverebbe in una condizione di necessaria attivazione delle proprie categorie valoriali per poter compire, attraverso una nuova fase abduttiva, una nuova ipotesi risolutiva.

Sappiamo, al contempo che nel proprio percorso decisionale, il management si troverà a dover selezionare la miglior ipotesi, valutabile in termini di consonanza e risonanza rispetto alle attese degli interlocutori rilevanti.

La letteratura sul tema evidenzia la significativa relazione che connette la soluzione di un problema a fattori propri del soggetto decisore, a fattori di contesto, intesi come sovrasistemi di riferimento che sottendono l’esigenza di una decisione quanto più aderente possibile ai loro rispettivi sistemi valoriali e ad i loro rispettivi “interessi”, nonché a fattori logico-intellettivi tipici del pensiero umano, quali abduzione, induzione e deduzione. La descrizione di tale rapporto rileva quanto il percorso decisionale sia fortemente influenzato da conoscenza ed obiettivi del soggetto decisore, ma la conoscenza dello stesso è funzione diretta dell’ampliamento informativo e dei fattori, propri dell’individuo, in grado di convertire l’informazione entrante in strategico elemento di risoluzione. Posti, come assunti di base, l’assoluta moralità degli obiettivi preposti e l’irreprensibile vigore intellettivo del management, il lavoro tenterà di contribuire all’individuazione del fattore critico nel percorso risolutivo, sulla base della conoscenza attivabile in base alla qualità delle informazioni percepite e dell’adeguatezza dei canali che le veicolano.

Tenuto conto, infatti, che la Risonanza dipende dalla sensibilità manifestata verso i propri sovra-sistemi in ragione dell’intensità con cui vengono percepite nuove informazioni, si chiarifica quanto sia influente il principio di ampliamento di varietà informativa in merito alla capacità del sistema vitale di perseguire la propria sopravvivenza (Barile, 2011).

Le “bombe informative”, che impattano sulla varietà informativa ed influenzano il percorso di convergenza della conoscenza verso la fase risolutoria, potrebbero causare degli “shock informativi”, intesi come incapacità delle componenti della varietà informativa, di codificare il nuovo flusso di dati in elementi risolutivi.

Tra tutte le possibili condizioni potenzialmente in grado di determinare questo dissesto, ci si soffermerà sulla problematica generale connessa alla quantità informativa. L’ampliamento di

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varietà informativa potrebbe infatti avvenire in condizioni di miopia informativa, ossia le informazioni entranti non risultano quantitativamente sufficienti per favorire una decisione pertinente e consapevole rispetto alla problematica analizzata; o in condizioni di ipermetropia informativa, a causa di eccessive informazioni entranti e incapacità da parte del decisore di scremare quelle rilevanti. Queste condizioni, non idonee a permettere al soggetto di circostanziare al meglio la situazione e convergere verso la soluzione ottimale, nonostante si concretizzino nell’ingresso di nuove informazioni, potrebbero addirittura rappresentare una diretta causa di un momento critico per il soggetto decisore.

I. Gap in fase abduttiva

Il soggetto decisore è esposto ad una massa imponente di informazione ma non tutti gli stimoli che lo raggiungono riescono ad essere, dallo stesso, codificati. L’ampliamento di Varietà Informativa si caratterizza come flusso insufficiente e disordinato, o come un flusso in eccesso, in grado di dissuadere il soggetto dall’obiettivo. Il sistema percettivo (Trout e Rivkin, 1997) del talmudista non è in grado di condurlo ad una fase di abduzione.

Fig. 2: Gap in fase abduttiva

Fonte: ns. elaborazione II. Gap in fase induttiva

La natura della mole informativa entrante, caratterizzata da sempre maggiore varietà e variabilità, l’incapacità del soggetto decisore di convergere verso l’informazione rilevante per i suoi fini decisionali, l’inadeguatezza palesata nel reperire l’informazione o la manchevole competenza necessaria per il suo utilizzo ottimale, può comportare il rischio che il sistema interpretativo (Busacca, Castaldo, 1996) del soggetto stesso non sia in grado di trasformare l’idea intervenuta in fase di abduzione in un’ipotesi sperimentale da verificare e quindi di condurre, efficacemente, la sua convergenza verso l’induzione.

Fig. 3: Gap in fase induttiva

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98 III. Gap in fase deduttiva

Validata l’ipotesi risolutiva, sviluppata in fase abduttiva e sperimentata in fase deduttiva, le configurazioni critiche connesse ad un nuovo ingresso informativo, precedentemente descritto, comportano ancora una decrescita della curva. Questo gap determina l’incapacità, da parte del sistema valutativo (Aaker, Mayers, 1991) dell’attore coinvolto, di formalizzare il criterio risolutivo in uno schema interpretativo specifico, utile per la soluzione della problematica nel suo complesso e di problematiche simili.

Fig. 4: Gap in fase deduttiva

Fonte: ns. elaborazione

In questo paragrafo è stato illustrato come le cause precedentemente identificate di una crisi, intesa come incapacità del soggetto decisore di confluire verso la scelta di un’ipotesi, a prescindere dalla fase in cui la stessa è richiesta, possano influenzare il processo decisionale dell’organo di governo; tenuto conto che, in qualunque caso, sia la definizione di un’idea in fase abduttiva, di un’ipotesi da verificare in fase induttiva, della formalizzazione di un modello operativo in fase induttiva, costituisce una decisione. Infatti, per poter risolvere un problema attraverso un’efficace decisione è necessario che siano risolti, contestualmente, una serie di sotto-problemi che si presentano nel passaggio da un’area all’altra della curva proposta (Barile, 2009a).