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La debolezza della sterlina poteva essere prevista?

La vera sfida del periodo precedente al referendum è stata prevedere cosa i cittadini britannici avrebbero votato, al punto che anche la maggioranza dei sondaggi si sono rivelati essere completamente sbagliati.

Molto meno difficile invece immaginare quali sarebbero stati i risvolti economici di un voto piuttosto che un altro, e come infatti abbiamo visto nei capitoli iniziali di questa tesi, i vari analisti erano giunti alla formazione di un consensus generale che vedeva il voto remain come positivo per l’economia di Regno Unito e UE, mercati e sterlina, ed al contrario la vittoria del leave negativa per gli aspetti citati. Tali previsioni si sono rivelate in gran parte giuste

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e sebbene sia molto facile analizzare gli eventi col beneficio del senno di poi, con queste premesse, anche l’investitore meno esperto avrebbe potuto prevedere che in caso di successo del Leave la forte incertezza sul futuro economico del Regno Unito avrebbe penalizzato il valore della sterlina nei confronti delle altre valute. Chiunque quindi avrebbe potuto usare a supporto delle proprie scelte tipologie diverse di previsione, tra le quali:

- Stime di operatori specializzati: già sul finire del 2015 si trovavano in rete molte analisi e report delle banche commerciali più importanti tra le quali Goldman Sachs, HSBC, Saxo Bank e Morgan Stanley. Queste avevano previsto, in caso di vittoria del fronte leave al referendum, ribassi per i cambi GBP/EUR e GBP/USD, e quindi un deprezzamento della sterlina, compresi tra il 15 ed il 20%77, come visto nei paragrafi precedenti si tratta di analisi rivelatesi in gran parte giuste;

- Studi accademici: una particolare analisi condotta a livello accademico (Plakandaras, 2016) dimostra come fosse anche possibile predire il deprezzamento della sterlina mediante l’utilizzo di modelli matematici basati su un determinato indicatore di incertezza detto “Economic Policy Uncertainty

Index”, quantificato in funzione della percentuale di articoli

giornalistici incentrati su temi relativi alla Brexit.

77https://www.poundsterlinglive.com/gbp-live-today/3686-hsbc-forecast-for-

the-pound-on-brexit; https://www.poundsterlinglive.com/usd/4028-pound-to- dollar-forecast-on-brexit; https://www.bloomberg.com/news/articles/2016-02- 09/pound-seen-tumbling-whether-u-k-stays-in-eu-or-seeks-brexit.

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Figura 4.15: previsione ex ante sul periodo post-Brexit, la linea tratteggiata mostra la previsione mentre la linea continua l’andamento

effettivo del tasso di cambio GBP/EUR. Fonte: Plakandaras, 2016.

La figura 4.15 mostra il confronto tra la previsione effettuata dal modello, individuata dalla linea blu, e l’andamento effettivo dei mercati, linea tratteggiata arancione, dal 24 giugno all’8 agosto 2016: come vediamo l’indicatore di incertezza messo a punto dai ricercatori si è dimostrato molto utile nell’effettuare una previsione del futuro andamento del cambio GBP/USD rendendo il modello matematico uno strumento affidabile per prevedere il mercato;

- Approccio grafico: alcune delle principali strategie di trend

following78 utilizzano l’indicatore media mobile semplice (SMA)79 come filtro per aiutare le proprie decisioni di

78 Strategia basata sulla lettura del trend al rialzo o al ribasso di un qualsiasi asset in un particolare momento. Si basa esclusivamente sull’analisi dei prezzi prescindendo dai dati fondamentali.

79 Si tratta di un indicatore calcolato sommando i prezzi di chiusura di un qualsiasi asset per un determinato numero di giorni e dividendolo per il numero di giorni prescelto. Ad esempio una media mobile semplice a 200 periodi calcola la media basandosi sui prezzi di chiusura degli ultimi 200 giorni.

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investimento nel medio-lungo termine. Normalmente si applicano le seguenti regole:

i) si applica al grafico una media mobile a 200 giorni (MA200);

ii) si effettuano operazioni al rialzo solo quando i prezzi si trovano al di sopra della MA200;

iii) si rimane liquidi o si effettuano solo operazioni al ribasso quando i prezzi si trovano al di sotto della MA200;

iv) si apre una posizione al rialzo quando i prezzi chiudono al di sopra della MA200;

v) si esce da posizioni al rialzo quando i prezzi chiudono al di sotto della MA200.

Guardando ai cambi GBP/EUR e GBP/USD e calandosi nell’ottica speculativa di un investitore o in quella di un semplice cittadino che avesse avuto la necessità di convertire in euro o dollari i propri depositi in sterline, l’applicazione di questa strategia avrebbe permesso al primo di evitare una ingente perdita detenendo posizioni al rialzo o di profittare aprendo una posizione al ribasso, ed al secondo di convertire i propri depositi a livelli molto superiori rispetto a quello che sarebbe stato possibile nei periodi successivi. Infatti come visibile in figura 4.16, la freccia azzurra mostra sul cambio GBP/EUR che già dal 9 dicembre 2015 la strategia avrebbe impedito allo speculatore di detenere posizioni al rialzo e al cittadino di detenere depositi in sterline, garantendo a quest’ultimo una conversione superiore del 21,3% rispetto ai minimi toccati nel 2016 ed impedendo all’investitore di detenere posizioni che si sarebbero trovate successivamente in forte perdita.

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Figura 4.16: la figura mostra il grafico giornaliero del cambio GBP/EUR tra dicembre 2015 e febbraio 2017. La linea gialla rappresenta la media mobile a 200 giorni e la linea rossa il tasso di cambio GBP/EUR. La freccia azzurra individua la chiusura al di sotto della MA200. Fonte: elaborazione

propria su piattaforma Tradingview.com.

La stessa logica vale anche sul cambio GBP/USD dove la strategia avrebbe evitato perdite ingenti già dal 4 novembre 2015 e successivamente il 23 giugno 2016. Le chiusure al di sotto della MA200 sono individuate dalle frecce azzurre in figura 4.17; la chiusura delle posizioni avrebbe evitato una perdita del 10% da novembre 2015 a febbraio 2016 e del 18% nel periodo dal 23 giugno 2016 al gennaio 2017.

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Figura 4.17: la figura mostra il grafico giornaliero del cambio GBP/USD tra dicembre 2015 e febbraio 2017. La linea gialla rappresenta la media mobile a 200 giorni e la linea rossa il tasso di cambio GBP/USD. Le frecce

azzurre individuano le chiusure al di sotto della MA200. Fonte: elaborazione propria su piattaforma Tradingview.com.

A riprova della validità di queste regole si mostrano ulteriori esempi applicati all’indice Dow Jones Industrial, come visibile nelle figure seguenti la chiusura di operazioni al rialzo successivamente alla discesa dell’indice al di sotto della MA200 avrebbe evitato perdite catastrofiche in alcune delle crisi finanziarie più importanti degli ultimi 100 anni, tra le quali la crisi del 1929 e la più recente crisi finanziaria del 2008.

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- Crisi del 1929: in figura 4.18 è visibile come la chiusura di operazioni al rialzo in prossimità della perdita della MA200 (linea verde) da parte dell’indice Dow Jones avrebbe consentito di chiudere le proprie posizioni in prossimità della fine dell’anno 1929, prima quindi dell’acuirsi di una delle crisi più famose della storia;

Figura 4.18: andamento dell’indice Dow Jones tra 1929 e 1933, grafico giornaliero. La linea verde rappresenta la MA200, le frecce nere indicano

chiusure al di sotto della media mobile. Fonte: propria elaborazione su grafico Yahoo.inc

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- Crisi 2008: in figura 4.19 è visibile come un operatore avrebbe potuto restare fuori dal grande crollo dei mercati finanziari avvenuto tra 2008 e 2009 evitando di detenere posizioni al rialzo successivamente alla chiusura dei valori dell’indice Dow Jones al di sotto della MA200.

Figura 4.19: andamento dell’indice Dow Jones tra 2007 e 2010. La linea rossa rappresenta la media mobile a 200 giorni e la linea blu l’andamento

dell’indice, grafico giornaliero. La freccia nera indica il punto di uscita delineato dalla chiusura dei valori dell’indice al di sotto della MA200.

Fonte: propria elaborazione su grafico Yahoo. Inc

4.7 Conclusioni

Il tema Brexit è rimasto latente almeno fino alla fine dell’anno 2015, da quel momento in poi la minaccia di una possibile uscita del Regno Unito dall’Unione Europea si è resa sempre più credibile al punto tale che, contrariamente alle previsioni, il referendum del 23 giugno 2016 certificò la volontà del popolo britannico di lasciare l’Unione Europea. Ciò determinò il declino

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dei mercati finanziari nei giorni immediatamente successivi e la debolezza della sterlina sui mercati valutari, arrivata a toccare il 7 ottobre 2016 il suo minimo a sei anni nei confronti dell’euro (-25% dai massimi 2015), ed il giorno 10 ottobre 2016 il suo minimo a 31 anni nei confronti del dollaro (-24,9% dai massimi 2015).

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Conclusioni

Nonostante l’evidenza empirica e storica del maggiore benessere portato all’economia britannica da quattro decenni di appartenenza all’Unione Europea e nonostante gli allarmi lanciati da analisti, economisti e organi governativi che mostravano come lasciare l’UE avrebbe reso il Regno Unito “permanently poorer”80, il 23

giugno 2016 il 52% del popolo britannico ha manifestato la volontà che il Regno Unito dovesse essere il primo paese nella storia lasciare l’Unione Europea. La possibilità di un futuro incerto e potenzialmente più povero è stato il prezzo considerato equo for “taking back control”, riprendere il controllo, e liberarsi dalle imposizioni europee che in quarant’anni di appartenenza, a più riprese e da più governi, erano state considerate inaccettabili.

Nel primo capitolo abbiamo visto che questa decisione aprirà le porte all’invocazione della procedura contenuta nell’art.50 del Trattato di Lisbona che porterà entro due anni a negoziare le regole di uscita del Regno Unito dall’UE. Da ciò deriverà la necessità di definire nuovi rapporti normativi, commerciali ed economici con l’Unione Europea per cui sono stati analizzati dei modelli preesistenti basati sulle relazioni in essere tra UE e rispettivamente Norvegia, Svizzera, Canada e paesi membri del WTO. Si tratta di modelli caratterizzati da trade off differenti, la cui applicazione ed i cui effetti complessivi sono ancora difficili da interpretare per il caso specifico ma che potrebbero trovare un’attuazione ottimale ridefinendoli in funzione delle specifiche esigenze delle controparti.

Il futuro rimane quindi difficile da comprendere ed aperto a conseguenze ancora non del tutto decifrabili non solo per il Regno

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Unito ma anche per gli altri stati membri dell’UE. Nel secondo capitolo abbiamo visto come essi siano infatti destinati a subire ricadute all’interno delle proprie economie e cambiamenti in alcune dinamiche del loro rapporto di appartenenza all’Unione Europea, prima tra tutte la ridefinizione della loro contribuzione al bilancio UE. Inoltre il clima di incertezza e lo stallo che caratterizzerà le lunghe contrattazioni tra UE e UK per la definizione delle regole di uscita e la costruzione del nuovo rapporto futuro, verosimilmente, contribuiranno a creare una serie di implicazioni dirette ed indirette che influiranno sia dal punto di vista economico, modificando le relazioni commerciali, finanziarie e del settore bancario, ma anche dal punto di vista politico, potendo determinare possibili effetti contagio e di emulazione nei paesi dove la componente euro scettica è più presente.

Tra le innumerevoli conseguenze potenziali e che ancora sono oggetto di studio ed interpretazione, solo i mercati finanziari hanno fornito alcune informazioni più concrete e conseguenze certe alla decisione emersa dal referendum del 23 giugno 2016; tra queste è possibile considerare la reazione dei mercati valutari e la debolezza che ha caratterizzato la sterlina dalla seconda metà del 2016 in poi. Per questo nel terzo capitolo si è voluto fornire alcune informazioni introduttive riguardanti i tassi di cambio, chiarendo in cosa consistono, come si interpretano, le modalità di quotazione principale ed in generale le loro caratteristiche. Inoltre, poiché la decisione del referendum è destinata anche ad impattare sulle politiche della Bank of England, richiedendo una loro modifica per fare fronte alle difficoltà che emergeranno nei prossimi mesi, e a quelle derivanti dalla debolezza della sterlina, nello stesso capitolo si forniscono alcune informazioni generali sulla politica monetaria delle banche centrali. Il mercato valutario è infatti fortemente

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influenzato anche dal rilascio di dati macroeconomici ufficiali riguardanti vari aspetti dell’economia che possono impattare nel breve termine sulle quotazioni; abbiamo visto che diversi fattori tra cui gli interventi delle autorità monetarie, l’inflazione, i tassi di interesse, la bilancia commerciale, il debito pubblico e la speculazione, influiscono sul tasso di cambio alterando i rapporti tra domanda ed offerta di valuta in un determinato momento.

Nel quarto ed ultimo capitolo, attraverso l’ausilio di grafici, si è cercato di inquadrare l’andamento della sterlina tra fine 2015 ed inizio 2017 guardando ai movimenti realmente accaduti sui mercati. Principalmente per i cambi GBP/EUR e GBP/USD, sono stati individuati i diversi elementi che hanno focalizzato l’attenzione dei mercati e guidato gli apprezzamenti o i deprezzamenti della sterlina sui mercati valutari. In questo lasso di tempo i due cambi hanno mostrato una certa correlazione: la sterlina si è apprezzata su euro e dollaro quando le notizie ed i sondaggi sembravano scongiurare la possibile Brexit e si è invece deprezzata nel caso opposto. Una volta preso atto del risultato del referendum la sterlina ha iniziato un movimento ribassista che l’ha portata a toccare il minimo a dieci anni contro l’euro e a trent’anni contro il dollaro. Utilizzando l’oro come elemento di confronto con altre valute principali mondiali si è mostrato come la sterlina abbia avuto in assoluto il rendimento peggiore nell’anno 2016.

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