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La finanza climatica internazionale: i numer

Capitolo 3 – La finanza climatica urbana

3.2. La finanza climatica internazionale: i numer

Per finanza climatica si intende dunque il finanziamento globale di progetti ed azioni di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici. La finanza climatica è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi contenuti nella Convenzione di Rio e nell’Accordo di Parigi, in modo particolare per quanto riguarda la limitazione

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dell’incremento delle temperature sotto i 2 gradi. È stato stimato che gli investimenti annuali necessari per una transizione ad un’economia basata su basse emissioni variano da 1,6 triliardi di dollari a 3,8 triliardi nel periodo 2016-2050; concentrandosi sui soli investimenti di adattamento nel decennio 2020-2030, le stime elaborate dalle Global Commission on Adaptation parlano di 180 miliardi da investire ogni anno (Buchner et al., 2019). I numeri che verranno qui riportati devono essere considerati con cautela, in quanto vi sono spesso difficoltà e confusione nel reperire tutti i dati; in particolare, non esistono definizioni condivise di “finanza climatica privata”, e i dati hanno perciò delle limitazioni. Inoltre, non vi è una chiara linea di separazione tra gli investimenti necessari per contrastare i cambiamenti climatici e gli investimenti BAU per le nuove costruzioni che utilizzano le nuove tecnologie e materiali resilienti. Quello che è pero chiaro è il bisogno di un cambio radicale del trend, e gli investimenti nella finanza climatica devono aumentare velocemente ed in modo esponenziale. Accanto alla crescita di investimenti di adattamento e mitigazione, vi deve essere la riduzione degli investimenti che riguardano l’utilizzo di combustibili fossili. Il primo grafico qui riportato mostra l’ammontare degli investimenti da parte di attori pubblici ed attori privati nei bienni 2013/2014, 2015/2016, 2017/2018, mentre nel secondo è meglio visibile il trend per anno. Per finanza pubblica si intendono i fondi erogati dai governi, dalle istituzioni finanziarie di sviluppo (come la Banca Mondiale, la Banca Centrale Europea e le multilateral development banks) e i fondi climatici internazionali. Gli attori privati sono invece principalmente le singole famiglie, le corporation, le banche commerciali e gli investitori istituzionali (come i gestori di fondi pensione e compagnie assicurative).

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Fonte: Climate Policy Initiative (2019)

Dai grafici si può notare come nel biennio più recente considerato (2017-2018) gli investimenti pubblici siano arrivati ad ammontare 253 miliardi di dollari, ovvero il 44% del totale. Di questi, 94 miliardi sono stati investiti nei sistemi di trasporto, che hanno così superato gli investimenti pubblici in energie rinnovabili. Quello delle rinnovabili rimane tuttavia il campo in cui si concentrano maggiormente gli investimenti totali, trainati dagli attori privati (nel 2017-2018 gli investimenti in energie rinnovabili hanno raggiunto i 337 miliardi di dollari, il 58% del totale). Rispetto al biennio 2013-2014, gli investimenti pubblici sono aumentati di quasi il 50% nel biennio 2015-2016, per poi

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crescere meno del 20% nel periodo 2017-2018. Ciò è probabilmente dovuto al rallentamento della crescita economica mondiale nel 2018: il rallentamento dell’economia cinese e americana in seguito alla guerra tariffaria, l’incertezza provocata dalla Brexit e la volatilità delle borse sono elementi ritenuti responsabili della diminuzione degli investimenti green nel mondo. Per quanto riguarda i privati, gli investimenti da parte delle aziende ammontavano al 68% nel 2013, per poi scendere al 53% nel 2018. Questa diminuzione si spiega con il parallelo aumento di investimenti da parte di istituzioni finanziarie (come banche ed assicurazioni) e famiglie, aumentati rispettivamente di 25 e 13 miliardi nel biennio 2017-2018 rispetto al biennio precedente (Buchner et al., 2019). Per quanto riguarda il settore privato, l’85% dei 326 miliardi di investimenti raggiunti nel biennio 2017-2018 sono stati indirizzati alle energie rinnovabili, e solo 47 miliardi (14%) nei trasporti. A trainare gli investimenti nel settore trasporti sono stati gli acquisti di veicoli elettrici da parte delle famiglie. Le politiche dei governi in materia, insieme ad una diminuzione dei costi delle nuove tecnologie (in particolare le batterie), hanno svolto un ruolo chiave nella diffusione delle autovetture elettriche: a livello mondiale, le auto elettriche sono 3 milioni e, nel 2017, vi è stato un aumento di circa il 50% di vendite rispetto al 2016.7 Gli investimenti continuano tuttavia

a riguardare in modo particolare le azioni di mitigazione, contribuendo per il 93% del totale (537 miliardi di dollari) raggiunto nel biennio 2017-2018, con un aumento di 100 miliardi rispetto al biennio precedente. Gli investimenti in mitigazione si concentrano per più del 60% nel campo delle energie rinnovabili, in particolare in Cina e Stati Uniti. Le opere di adattamento ammontano invece al 5% ed hanno visto una crescita di 8 miliardi nel biennio 2017-2018 (+35%), con un’attenzione particolare ai progetti che riguardano la protezione delle aree costiere. Tuttavia, questa crescita non è sufficiente; in particolare, i Paesi Non-Annex I dovrebbero investire 50 miliardi l’anno in progetti di adattamento per rispettare le proprie NDCs. Il restante 2% degli investimenti (circa 12 miliardi di dollari) riguarda invece azioni che hanno benefici sia in termini di mitigazione che adattamento. Questi numeri dimostrano come gli investimenti di mitigazione ed

7 Le vendite di auto elettriche varia molto da Paese a Paese: la Norvegia ha registrato vendite per il 39%

del totale, seguita dall’Islanda con l’11,7% e dalla Svezia con il 6,3% (IEA, 2018). Per quanto riguarda l’Italia, i numeri delle auto elettriche sono ancora bassi rispetto al totale delle auto vendute (De Ceglia, 2019).

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adattamento ai cambiamenti climatici siano ancora molto distanti dal raggiungimento degli obiettivi delineati dall’Accordo di Parigi. Per quanto riguarda i destinatari degli investimenti, i Paesi non facenti parte dell’OECD hanno ricevuto il 61% degli investimenti totali nel biennio 2017-2018, con l’area asiatica orientale e del Pacifico che hanno visto ricevere le somme maggiori. Si è inoltre assistito ad un incremento della cooperazione tra Paesi in via di sviluppo, con un aumento di 8 miliardi in investimenti. Un’ulteriore importante considerazione è la forte preferenza domestica degli investitori: quasi l’80% degli investimenti nel periodo 2017-2018 sono stati indirizzati verso opere ed azioni negli stessi Paesi da cui gli investimenti sono partiti.

Da quanto descritto si capisce come la risposta internazionale ai cambiamenti climatici si sia concentrata sulla creazione di fondi internazionali per finanziarie i governi nazionali. Questi fondi sono poi stati utilizzati per la maggior parte per il finanziamento di progetti nel campo dell’agricoltura, aree e zone costiere rurali; solo una piccola parte è stata utilizzata per il finanziamento di progetti nelle grandi aree urbane (ICLEI, 2011). Nel prossimo paragrafo verranno analizzati i metodi attraverso i quali le città possono trovare i finanziamenti fino ad oggi incentrati e indirizzati verso i governi nazionali.