• Non ci sono risultati.

La finanza islamica, un volano per l’integrazione?

IV.2 Comportamenti finanziari dei musulmani in Italia

IV.2.1 La finanza islamica, un volano per l’integrazione?

Le indagini cui abbiamo fatto riferimento, seppur limitate alle aree del biellese e del fiorentino, sembrano confermare l’esistenza di una maggior difficoltà incontrata dagli immigrati musulmani nel rapporto con le banche, in virtù della propria religione. Infatti, se le principali cause di esclusione finanziaria di carattere generale sono i fattori socio- economici, i costi elevati e la distanza geografica298, nel caso dell’individuo di religione musulmana la situazione si complica. I divieti imposti dalla shari’a, come quello di

ribâ, rendono infatti incompatibile l’esercizio delle più elementari attività finanziarie

ricorrendo alle istituzioni bancarie interest based presenti in Italia. Il rifiuto del prestito ad interesse, sostenuto da larga parte delle comunità sottoposte a sondaggio, potrebbe rallentare il processo di integrazione, producendo una serie di conseguenze negative. Come abbiamo avuto modo di analizzare nel paragrafo precedente, l’inclusione finanziaria è un aspetto strettamente connesso alla più generale inclusione sociale. Oggi, sempre più spesso, possedere un conto corrente è un requisito necessario per poter ottenere un lavoro, affittare una casa, avviare un’attività. Inoltre:

L’inclusione finanziaria contribuisce alla riduzione della povertà attraverso due canali. Da un lato, la disponibilità di servizi finanziari adeguati e a costi accessibili ha un impatto positivo diretto sul benessere dei meno abbienti; dall’altro, migliorando il funzionamento del settore finanziario nel suo complesso, essa stimola la crescita economica e quindi indirettamente riduce i livelli di povertà e disuguaglianza299.

I flussi di reddito degli immigrati sono caratterizzati spesso da una elevata incertezza e

297 Ibidem.

298 Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti in Italia (a cura di), Buone pratiche di

inclusione finanziaria, uno sguardo europeo, Giugno 2013, p. 9.

http://www.cespi.it/INCLUSIONE%20finanziaria/Report%20Buone%20Pratiche%20ITA_Def.pdf

(Accesso del 6/09/2014).

299 Banca d’Italia (a cura di), “Inclusione finanziaria”, cit., p. 16.

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_96/QEF_96.pdf (Accesso del 6/08/2014).

irregolarità; per questo motivo può divenire di primaria importanza la loro gestione ai fini di stabilizzare i livelli di consumo. La possibilità di accedere a una gamma appropriata di servizi di finanziamento, di risparmio, di pagamento, di trasferimento di fondi (rimesse), a basso costo e compatibili con le prescrizioni religiose, contribuisce a rendere più stabile la presenza dell’immigrato nel paese ospite. Attraverso l’inclusione finanziaria, infatti, aumenta anche la possibilità del migrante di elaborare progetti di lungo periodo; pensiamo ad esempio all’acquisto di una casa o all’avvio di una attività imprenditoriale. Questo aspetto assume un rilievo fondamentale soprattutto per quanto riguarda le seconde generazioni, definite da Renzo Guolo «generazioni della doppia “e”», e questo e quello, musulmani ma anche Italiani300.

Il termine esclusione finanziaria nella sua accezione generica può essere definita come «l’impossibilità o la riluttanza per alcuni soggetti – individui o imprese – di accedere ai servizi finanziari basilari, quali conti correnti e di deposito, prestiti, servizi assicurativi e di pagamento»301. Secondo la visione dell’Osservatorio Nazionale sull’inclusione

finanziaria dei migranti in Italia, da noi condivisa, la definizione di esclusione

finanziaria deve tener conto del suo legame con l’esclusione sociale; ovvero della capacità dell’individuo di partecipare alla vita economica del paese in cui vive (consumo e produzione).

La definizione proposta dall’Osservatorio si delinea come il processo che coinvolge o ostacola l’individuo non solo nell’accesso ai servizi e prodotti finanziari, ma anche nel loro corretto utilizzo per sostenere una vita normale all’interno del paese in cui dimora302.

Appare evidente come l’impossibilità di accedere al prestito per il divieto di ribâ abbia conseguenze negative sia sulla capacità del migrante di fare impresa, sia sulle sue capacità di consumo, dal momento che anche questo tipo di credito prevede il pagamento di un tasso di interesse. Infine, nell’ipotesi più estrema, l’esclusione finanziaria potrebbe spingere gli immigrati a rivolgersi a canali appartenenti al settore

300http://www.resetdoc.org/story/00000021112 (Accesso del 10/09/2014) 301 Banca d’Italia, “Inclusione finanziaria”, cit., p. 7.

http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_96/QEF_96.pdf (Accesso del 6/08/2014).

302

Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti in Italia (a cura di), Buone pratiche di

inclusione finanziaria, cit., p.7.

http://www.cespi.it/INCLUSIONE%20finanziaria/Report%20Buone%20Pratiche%20ITA_Def.pdf

informale, che presentano livelli di flessibilità elevati, ma comportano anche rischi di affidabilità, equità e sicurezza.

Il favore accordato dagli intervistati alla possibilità dell’introduzione in Italia di sportelli bancari islamici sembra dimostrare l’esistenza di una diffusa necessità e volontà, da parte degli immigrati musulmani in Italia, di accedere a servizi finanziari di base senza violare il proprio credo religioso.

La connessione positiva tra la possibile apertura di istituti bancari islamici a livello

retail e l’integrazione socio-economica del migrante, viene sintetizzata bene dalle parole

del presidente dell’UCOII Izzedin Elzir:

Sono molti i fedeli musulmani presenti in Italia che accedono a servizi bancari tradizionali per la custodia dei loro depositi e in alcuni casi per l’erogazione di prestiti. Questi, ad oggi, hanno solo due alternative: astenersi dall’accedere agli istituti finanziari italiani o calarsi nella realtà in cui vivono e adattarsi. Il problema è l’assenza di alternative, la mancata possibilità di partecipare alla vita economica del paese senza il timore di violare il proprio credo religioso. Avere la possibilità di accedere a un prestito libero da interessi, comprare una casa, una macchina, avviare un’impresa, permetterebbe ai musulmani di sentirsi italiani di fede islamica e non solo musulmani presenti in Italia.303

Ed ancora secondo le parole del presidente dell’associazione ASSAIF Alberto Brugnoni:

L’implementazione ed espansione dei servizi di Islamic Retail Banking in Europa richiede un approccio complesso, multidimensionale e interrelato.

Il primo importante passo in questa direzione è che le società europee e le loro rappresentanze politiche, sia a livello nazionale sia comunitario, giungano alla convinzione che lo sviluppo dei servizi di Islamic Retail Banking è un importante fattore di inclusione sociale e finanziaria, un mezzo per facilitare la vita quotidiana dei musulmani e, in ultima analisi, un segno di tolleranza religiosa.304

La formulazione di richieste, da parte della popolazione musulmana, volte all’elaborazione di servizi finanziari compatibili alla shari’a e all’apertura di sportelli bancari islamici, potrebbe avere un ruolo fondamentale nello stimolare il dibattito sulla finanza islamica in Italia e sulle opportunità di soddisfare le esigenze finanziare degli immigrati musulmani.

Tuttavia, è importante segnalare come tra i musulmani in Italia, sia diffusa una scarsa

303

Intervista dell’autrice con Izzedin Elzir Presidente dell’UCOII, Firenze, 18 agosto 2014.

304 A. Brugnoni, Riflessioni sull’Islamic retail banking. Quali fondamenti e quali clienti?, in E. M. Napolitano, L. M. Visconti (a cura di), Welcome Bank, egea, Milano, 2011, pp. 154.

conoscenza del modello finanziario islamico e della sua operatività. Le ragioni di ciò possono essere connesse a una bassa “alfabetizzazione bancaria”, dovuta a livelli di scolarizzazione degli immigrati musulmani medio bassa; alla novità del modello finanziario islamico, non sempre diffuso nei paesi di provenienza degli immigrati; alla mancata necessità di utilizzare strumenti finanziari complessi, causata da una gestione domestica dei propri risparmi.

Nello sviluppo della banca islamica, la domanda da parte dei consumatori e delle piccole imprese è il fattore principale. Sono gli stessi potenziali clienti dei servizi bancari shari’a compliant in Italia e in Europa che dovrebbero esprimere i loro interessi e costituirsi in gruppi a difesa dei propri diritti sociali e di cittadinanza. Sondare la loro disponibilità a scegliere i prodotti bancari islamici dovrebbe quindi divenire l’oggetto di ricerche volte a stabilire il reale potenziale di questo modello bancario alternativo attraverso, ad esempio, l’elaborazione di questionari da sottoporre ai musulmani in Italia.

Dopo aver analizzato la rilevanza che l’inclusione finanziaria riveste per l’immigrato musulmano e l’importanza della domanda per lo sviluppo dei servizi e prodotti bancari islamici in Italia, analizziamo adesso quali sono i concreti vincoli presenti nell’ordinamento del nostro paese all’introduzione della finanza islamica.