Le riforme del settore finanziario cinese
2.2 La gradualità nelle riforme del sistema finanziario cinese
Questo approccio particolarmente significativo ci permette di capire perché la Cina abbia un sistema finanziario ancora piuttosto bank-‐based e si stia gradualmente muovendo verso un effettivo potenziamento dei mercati finanziari nazionali e verso un’apertura a quelli internazionali.
2.2 La gradualità nelle riforme del sistema finanziario cinese
Con questo paragrafo si vuole rivolgere l’attenzione all’origine e allo sviluppo avvenuto al complesso degli intermediari e dei mercati che caratterizzano il sistema finanziario cinese. Si tratta di un cambiamento ancora in atto e che è stato iniziato grazie alla attuazione di riforme graduali dalla fine degli anni settanta fino ad oggi.
Il sistema bancario, con l’avvento della repubblica popolare cinese 1949, ha avuto una riforma radicale in quanto in un solo anno furono nazionalizzate tutte le imprese e le istituzioni finanziarie. Per questa ragione, dal 1950 al 1978 il sistema finanziario cinese dipendeva da un’unica banca: la People’s Bank of China (PBOC). Quest’ultima era interamente statale ed era direttamente controllata dal Ministero delle Finanze.
La sua funzione era duplice: funzione di banca centrale e quella di banca commerciale. Questo compito la metteva in una posizione privilegiata in quando poteva controllare la totalità delle transazioni finanziarie che avvenivano nel paese. Il 1978 così, è un anno molto importante perché segna lo “spartiacque” per l’analisi della struttura finanziaria della Cina. Da una parte esso coincide con il “divorzio” tra la People’s Bank of China e il Ministero delle Finanze (la prima diventò parzialmente autonoma essendo rimasta comunque sotto la sorveglianza del governo); dall’altro, dopo il 1978, furono importanti le trasformazioni avvenute nel sistema creditizio perché portarono alla nascita di tre banche statali di nuova costituzione che sottrassero molte funzioni di banca commerciale alla People’s Bank of China.
Sono tre le banche di nuova costituzione:
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1) L’Agricultural Bank of China (ABC), la quale indirizzava l’attività completamente a sostegno delle aree agricole e rurali;
2) la Bank of China (BOC) che si concentrava soprattutto sulle transazioni valutarie;
3) la People’s Construction Bank of China (PCBC) che si dedicava totalmente al finanziamento degli investimenti immobiliari.
Si affiancò una quarta banca nel 1984: l’Industrial and Commercial Bank of China (ICBC) che modificò ed eliminò totalmente la dipendenza delle attività commerciali dalla People’s Bank of China, dandone a quest’ultima il ruolo, a tutti gli effetti, di Banca Centrale e diede vita al blocco creditizio statale chiamato “Big Four” che rappresenta, come si vedrà in seguito, il core del sistema del credito bancario cinese.
Vi fu in questi anni una graduale riforma del sistema economico grazie all’introduzione di elementi di mercato, di una liberalizzazione dei prezzi e dell’apertura al commercio e agli investimenti esteri (con la creazione delle Zone Economiche Speciali, ZES). Negli anni 80 si creò però la necessità di diversificare il sistema bancario, per andare incontro alle esigenze delle amministrazioni locali che erano sempre più coinvolte nell’industria locale attraverso la proprietà collettiva delle Township and Village Enterprise (TVE).
Vennero istituite cosi in questi anni banche regionali al di fuori delle quattro grandi banche, di proprietà pubblica, nelle ZES. Sorsero inoltre le Cooperative di Sviluppo Rurale (Rural Credit Cooperatives) per aiutare lo sviluppo delle campagne, sotto il controllo dell’ABC, mentre nelle città venivano formate le Cooperative di Credito Urbano (Urban Credit Cooperatives, UCC). Sorsero inoltre delle prime strutture non-‐bancarie di intermediazione finanziaria, Trust and investment corporations (TIC), in cui interessi pubblici e malcelate attività di natura privata spesso si sovrapponevano, confondendosi. Infine cominciarono a sorgere sempre in questi anni i primi intermediari non bancari e le prime istituzioni finanziarie estere ma la loro attività risultava essere alquanto ridotta.
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Ciò lo si può notare dalla tabella 1 qui sotto riportata che classifica le diverse tipologie di banche presenti in Cina, tenendo conto della raccolta di depositi e delle erogazioni dei prestiti.
Considerando il periodo 2000-‐2005 si nota come le “big four” abbiano avuto un peso quasi esclusivo all’interno del sistema del credito bancario cinese, sia per quanto riguarda il volume complessivo dell’attivo (16.932 mld. di RMB nel 2004, di cui 10.086 mld. di prestiti), che per quanto riguarda i depositi (14.412 mld di RMB nel 2004) avendo raggiunto i valori più alti rispetto alle altre tipologie di banche commerciali private, estere e locali. Ma ciò non significa siano state anche efficienti nell’allocazione delle risorse, come si vedrà nel prossimo paragrafo.
Tabella 2.1. Banche statali e non in Cina (2000-‐05 miliardi di RMB)
Fonte: Allen et al. (2007)
TAB. 1. Banche statali e non in Cina (2000-05 miliardi di RMB) Tipi di banche Attivo
complessivo Depositi totali Prestiti concessi NPL (%) 2004 Banche statali Banche private Banche straniere Cooperative urbane di credito Cooperative rurali di credito 16.932,1 4.697,2 515,9 171,5 3.101,3 14.412,3 4.059,9 126,4 154,9 2.734,8 10.086,1 2.885,9 255,8 97,9 1.974,8 15,57 4,93 1,34 -- -- 2003 Banche statali Banche private Banche straniere Cooperative urbane di credito Cooperative rurali di credito 16.275,1 3.816,8 333,1 148,7 2.674,6 13.071,9 3.286,5 90,7 127,1 2.376,5 9.950,1 2.368,2 147,6 85,6 1.775,9 19,74 7,92 2,87 -- -- 2002 Banche statali Banche private Banche straniere Cooperative urbane di credito Cooperative rurali di credito 14.450,0 4.160,0 324,2 119,0 -- 11.840,0 3.390,0 -- 101,0 1.987,0 8.460,0 2.290,0 154,0 66,4 1.393,0 26,1 -- -- -- -- 2001 Banche statali Banche private Banche straniere Cooperative urbane di credito Cooperative rurali di credito 13.000,0 3.259,0 373,0 128,7 -- 10.770,0 2.530,7 -- 107,1 1.729,8 7.400,0 1.649,8 153,2 72,5 1.197,0 25,37 -- -- -- --
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In questa situazione, per un lungo periodo, ci fu un basso grado di concorrenza all’interno del sistema bancario. Demirguc-‐Levine (2001) condussero un’analisi comparata tra la Cina, il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan e hanno evidenziato che per gran parte degli anni novanta, l’indice di concentrazione delle Big Four (che esprime la quota degli assets sul totale) si attestava intorno al 91% e sia stato il risultato più elevato rispetto ai paesi asiatici sopra indicati.
Tuttavia, con la crescita del numero di nuove banche private e di nuovi intermediari ha fatto si che dal 1997 vi fosse un aumento della concorrenza.
La riforma del sistema bancario, supervisionata dal China Banking Regulatory Commission (CBRC) ha seguito una strada mista tra il “rehabilitation approach” e il “new entry approach” preferendo però, tra i due, il primo. La Cina ha infatti cercato di rafforzare principalmente il settore bancario statale (ad esempio con la rehabilitation approach per le big four) prima di permettere l’entrata a nuove banche sia nazionali che estere (new-‐entry approach) e di accrescere, così, il grado di concorrenza nel settore degli intermediari.