1. ACHIEVEMENTS, PROSPECTS AND FURTHER CHALLENGES
1.22 Le esigenze di liberalizzazione
Sebbene le riforme economiche applicate in Cina consentirono di uscire dalla rigidità e dalla stasi della vecchia economia socialista evitandole i disastri a cui erano andati incontro altri paesi usciti dal cosiddetto “socialismo reale”, si cominciarono a manifestare alcuni aspetti sfavorevoli. La liberalizzazione del mercato infatti provocò l’esplosione di una bolla inflazionistica. I nuovi arricchiti acquisirono in fretta la mentalità capitalistica e spesso scelsero la strada della speculazione e di qualche manovre disoneste che peggiorarono, anziché migliorare, le condizioni di vita della povera gente. Ma nel complesso la Cina si avviò verso la strada del benessere anche se accanto ad esso si affiancarono gli aspetti meno graditi del capitalismo, come la corruzione, soprattutto nelle grandi citta delle quali la nuova e fremente attività economica stava cambiando il volto.
Si fece sempre piu strada in quegli anni, a seguito delle riforme del sistema economico, l’esigenza di una “quinta modernizzazione” ovvero una riforma del sistema politico e alla realizzazione della democrazia. Il 20 dicembre del 1986 circa 60000 persone, molte delle quali studenti, si riunirono in piazza a pechino per la democratizzazione del regime e l’autonomia delle università. Nella piazza furono esposti dazibao di protesta contro l’inflazione e la corruzione. Alla manifestazione non parteciparono soltanto studenti, ma anche intellettuali ed operai che scontenti per il disagio dilagante e l’arbitrarietà del sistema politico rappresentavano il desiderio di una vera riforma politica che legittimasse i diritti di libertà e democrazia.
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La reazione della dirigenza cinese fu dura e non concesse nulla ai manifestanti. Le conseguenza di quella manifestazione furono due: a cessazione delle speranze di democratizzazione del sistema politico-‐sociale e la rovina di coloro che avevano appoggiato e contribuito all’organizzazione di essa.
Ma le critiche degli intellettuali però non cessarono. Le dimissioni di Hu Yaobang dal potere fece sì che gli intellettuali e gli studenti perdessero completamente la fiducia nella linea delle riforme dall’alto introdotte da Deng, il che creava le condizioni per un loro comportamento futuro ancora piu radicale.
Cosi la nuova gestione di Zhao sembrò favorire un certo pluralismo politico, ma limitato. Le riforme economiche stavano generando dei cambiamenti nella realtà cinese, facendo nascere nuove forze. Se il partito voleva continuare a perseguire la riforma economica doveva dare ascolto a queste nuove forze. I nuovi strati economici, quali i professionisti i commercianti gli imprenditori nonche i tecnici e gli scienziati erano indispensabili per l’attuazione di politiche piu orientate verso il mercato. Ma vi era una difficoltà nello sviluppo di istituzioni in grado di accogliere gli interessi di queste nuove classi.
Cominciò a prendere piede soprattutto nelle università il radicalismo. Gli studenti che, al contrario degli intellettuali, non erano stati integrati nel sistema di protezione del regime, erano sempre piu disillusi dall’atteggiamento del governo. Non cessavano così le manifestazioni studentesche e dopo quella del 1986 ne organizzarono altre per far sentire la loro voce. Ma a differenza delle prime manifestazioni quelle del 1988 non ebbero molto seguito perché erano espressione di rivendicazioni di persone che appartenevano solo al mondo universitario e che non trovavano rispondenza nel sociale. L’appoggio degli intellettuali favoriva però gli studenti per quanto riguarda il dibattito politico e la diffusione di idee non ortodosse.
Agli inizi del 1989 cominciarono ad intensificarsi le attività indipendenti degli intellettuali e culminarono nelle grandiose manifestazioni dell’aprile maggio dello stesso anno, che furono sanguinose, a causa dell’intervento dell’esercito. Cosi svaniva il sogno della “quinta modernizzazione” e si poteva prevedere per lungo
Università Ca’ Foscari 2012-‐2013
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tempo. La riforma economica restava. La stabilità, in nome della quale Deng Xiaoping aveva autorizzato la repressione, doveva dare i suoi frutti ed effettivamente li ha dati.
1.23 Stabilita e progresso
Tra il 1991 e il 1996 si verificò il boom dell’economia cinese. Nonostante le crisi che avevano afflitto i mercati finanziari e l’economia degli altri paese asiatici, l’economia cinese mostrò una solidità inaspettata, così da far presumere che il terzo millennio riservava dei risultati ancora migliori.
La politica di apertura al mondo esterno dettata dal defunto leader Deng Xiaoping e portata avanti dal governo cinese durante il corso dei 20 anni passati ha portato beneficio alla popolazione e migliorato la forza economica e la statura internazionale del paese.
L’economia cinese inoltre è potuta crescere a un ritmo medio annuale del 9,8% dal 1979 grazie alla presenza di società straniere che hanno portato con sé capitali, tecnologia e modelli di gestione.
Alla fine del giugno 1988 gli investimenti stranieri erano circa 242,3 miliardi di dollari, rendendo la Cina il secondo paese destinatario di investimenti internazionali dopo gli Stati Uniti. Sempre in questo periodo la Cina occupava il secondo posto dopo il Giappone per quanto riguarda le riserve di valuta estera che ammontavano a 140,5 miliardi di dollari.
Oltre 17 milioni di persone hanno trovato lavori generalmente pagati presso imprese straniere operanti in Cina. È in crescita anche il numero di conti bancari in dollari. I prodotti in vendita inoltre, dal pane agli spazzolini per denti, dalle scarpe ai televisori alle automobili sono di gran lunga di qualità migliore rispetto a quelli degli anni passati.
Cresce anche il numero di benestanti cinesi che decide di trascorrere le vacanze all’estero, soprattutto nei paesi del sud-‐est asiatico e a hong-‐kong, un lusso che nessun cinese 10 anni prima osava sognare. Inoltre cresce anche il numero di cinesi che vuole visitare i paesi occidentali quali stati uniti e i paesi europei.