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La laguna di Venezia e l'opportunità che rappresenta

Nel documento Il Progetto Laguna (pagine 114-119)

PARTE II. Un'applicazione pratica: il Progetto Laguna

3.3 La laguna di Venezia e l'opportunità che rappresenta

È da queste analisi preliminari e da queste considerazioni sullo sviluppo della destinazione Venezia nel suo complesso che prende origine il Progetto Laguna. Esso punta a focalizzare l'attenzione turistica su di un territorio straordinario e, per il momento, rimasto immune alle problematicità del turismo veneziano che sono state appena esposte.

Stiamo ovviamente parlando della laguna di Venezia, un territorio che si estende tra Venezia e il mare Adriatico per 550 km², dei quali solo l'8% è occupato da terra (le isole della laguna, Venezia in primis). Per circa l'80% essa è composta dalle piane di marea, ambienti in cui l'azione della marea regola il processo di sedimentazione, caratterizzati da un terreno fangoso ricoperto da acqua con basse profondità, che impediscono all'azione del moto ondoso di trasportare via i sedimenti. Solo la restante esigua percentuale è composta da

canali dragati o da bacini costantemente composti d'acqua. La laguna è collegata al mare Adriatico attraverso tre bocche di porto; quelle del Lido, di Pellestrina e di Chioggia.

A causa della sua particolare localizzazione, situata all'estremità di un mare chiuso come l'Adriatico, la laguna è soggetta a costanti escursioni marea, anche vistose. Si tratta del fenomeno comunemente chiamato “acqua alta”, che comporta il parziale allagamento delle isole più basse della laguna in particolari periodi dell'anno (principalmente in autunno e in primavera) quando si registrano i picchi di alta marea; viceversa quando si raggiungono i livelli minimi i canali meno profondi vengono resi impraticabili. Tale fenomeno si alterna costantemente all'incirca ogni sei ore, seguendo le fasi lunari, ma viene acuito dalla concomitanza di periodi di luna piena e di forti venti di bora e scirocco, che impediscono il naturale reflusso dell'acqua verso il mare nei momenti di bassa marea e comportano, nei momenti di alta, maree anche eccezionali. Tale fenomeno è diventato una caratteristica di Venezia al punto da risultarne quasi un'attrazione turistica; infatti una delle zone più basse della città è proprio Piazza San Marco, che di conseguenza si ritrova allagata molto spesso. Ciò comporta gravi disagi ai residenti, che pur se attrezzati con stivali adeguati, possono trovarsi in difficoltà negli spostamenti o vedere allagate le proprie abitazioni al pian terreno o i propri negozi, mentre per i turisti si tramuta in una divertente avventura, in un'esperienza simpatica da raccontare.

A regolare l'oscillazione delle maree, in un futuro ormai prossimo, dovrà essere il MoSE, un controverso e molto dibattuto progetto che prevede l'installazione di delle paratoie mobili flottanti che, alzandosi e abbassandosi all'occorrenza, potranno regolare artificialmente il livello della marea, bloccandolo prima che raggiunga livelli giudicati insostenibili.

All'estremità sud della laguna si trova Chioggia e procedendo verso nord la laguna costeggia da un lato la terraferma e dell'altro le isole di Pellestrina e del Lido che la separano dal mare; arrivati a Venezia, la laguna prosegue fino all'estremità nord che è rappresentata da Jesolo, costeggiando le località di Cavallino da un lato e Portegrandi dall'altro. Volendo continuare verso nord per

via fluviale la laguna di Venezia si collega infine con quella di Caorle.

La laguna nei secoli passati era un ambiente naturale molto diverso da quello che conosciamo oggi; oltre ad avere una diversa estensione e una composizione di terre emerse e sommerse completamente diversa, la differenza principale è caratterizzata dalla diversa gradazione di salinità dell'acqua. Infatti prima del '500 il Sile, il Brenta e il Piave sfociavano in laguna, garantendole un ingente apporto di sedimenti e di acqua dolce, che andava a mescolarsi con quella salata proveniente dal mare. Nei secoli successivi i veneziani, per garantire l'equilibrio lagunare e, di riflesso la loro stessa sopravvivenza134, modificarono il corso di tali fiumi, deviandoli fino a farli

sfociare in mare, e ridussero gli accessi al mare alle sole tre bocche di porto presenti anche ora. Ciò ha sicuramente comportato una forte alterazione dell'ecosistema lagunare, con la certa scomparsa di molte specie animali e vegetali che prediligevano acque più dolci, e la comparsa di altra che si adattavano meglio al nuovo territorio.

Proprio per questi motivi quando si parla della laguna di Venezia è corretto utilizzare la denominazione “territorio”. La laguna come la conosciamo noi è infatti il risultato del connubio tra l'azione naturale di accumulo di sedimenti operata dai fiumi, di subsidenza, di mescolamento di acque dolci e salate, e l'azione antropica, che operando modifiche all'ambiente naturale quali la deviazione dei fiumi, le bonifiche, gli scavi dei canali, il rinforzo delle bocche di porto e del litorale, e molte altre, hanno completato la trasformazione dell'ambiente lagunare in un territorio. Nella laguna di Venezia è possibile ritrovare tutte le fasi del processo di territorializzazione di cui si è parlato nel primo capitolo, e anzi essa può dimostrarsi un valido ed ulteriore esempio per comprendere meglio il significato di tale processo135. Dunque gli interventi più

134 I geologi della Serenissima si erano resi conto dei rischi che il continuo apporto dei sedimenti fluviali poteva comportare; la prospettiva, pur se non immediata, sarebbe stata quella di un graduale e inesorabile interramento della laguna, con conseguente perdita di funzionalità dell'importantissimo porto di Venezia, fondamentale per ovvi motivi per la città. Per ulteriori approfondimenti si veda: U. Scortegagna, La laguna di Venezia: genesi ed evoluzione, 2008, in collaborazione con Città di Venezia, Assessorato Ambiente, Osservatorio Naturalistico della Laguna, Centro Studi Riviera del Brenta.

importanti realizzati dalla Repubblica Serenissima per proteggere e plasmare secondo le proprie preferenze il territorio lagunare, furono effettuati nell'area perimetrale della laguna, proteggendola dalla terraferma – tramite la deviazione dei fiumi – e dal mare, mediante un'opera grandiosa come la costruzione dei “Murazzi”, una protezione rigida lungo tutto il litorale, da Chioggia al Cavallino, realizzata in pietra d'Istria. Tale opera in tempi più “recenti” è stata ulteriormente rinforzata per evitare il ripetersi di situazioni pericolose come nel 1966 quando una potentissima mareggiata comportò lo sfondamento dei Murazzi in vari punti e l'allagamento parziale dell'isola del Lido.

“Durante il XIX secolo furono, invece, rilevanti gli interventi antropici effettuati allo scopo di valorizzare la funzione portuale e commerciale di Venezia e della laguna stessa (FAVERO et al., 1988). Attorno al 1840 iniziarono i lavori per la costruzione di una diga tra gli Alberoni e il Canale Rocchetta fino all’imboccatura del canale portuale di Malamocco; la bocca di porto fu inoltre munita di moli foranei con l’intento di incanalare le correnti di marea e di approfondire il canale di accesso. I lavori terminarono nel 1865 e il risultato fu così soddisfacente che poco tempo dopo (1872) iniziò la sistemazione della bocca di porto del Lido facendo convogliare le acque provenienti da San Nicolò di Lido, Sant’Erasmo e Treporti in una unica bocca portuale mediante la costruzione delle due dighe. Gli scanni sabbiosi che ostruivano i due più importanti accessi alla laguna vennero demoliti e i canali portuali raggiunsero spontaneamente la profondità di 9-10 m (Malamocco) e di 7-8 m (Lido) (CAVAZZONI, 1995)”136.

L’insieme di questi e molti altri interventi operati nel novecento come lo scavo del Canale dei Petroli e la costruzione nel complesso della zona industriale di Marghera comportò la perdita di circa 2000 ettari di territorio lagunare; questo ha innescato nell’ambito lagunare un importante processo di erosione che iniziando dalle bocche di porto si è propagato lentamente verso l’interno.

Dal 1987 Venezia e la sua laguna sono state inserite nella lista del patrimonio

136 U. Scortegagna, La laguna di Venezia: genesi ed evoluzione, 2008, in collaborazione con Città di Venezia, Assessorato Ambiente, Osservatorio Naturalistico della Laguna, Centro Studi Riviera del Brenta, p. 8.

mondiale dell'umanità dall'UNESCO. Nonostante questo fatto, però, a livello di sfruttamento turistico la laguna non è stata molto valorizzata negli anni. Anzi, solo recentemente, anche a causa del successo di molte tipologie di turismo sostenibile e naturalistico, alcune associazioni ed aziende stanno organizzando delle visite alla scoperta dello straordinario patrimonio lagunare. Senza voler nulla togliere a queste realtà, che da anni lavorano per la laguna, animate quasi sempre da sani principi di tutela, rispetto ed amore per tale territorio, possiamo affermare che si tratta di una risorsa ancora poco sfruttata a livello turistico e poco pubblicizzata all'esterno. In particolar modo, essendo la laguna stata dichiarata patrimonio dell'umanità, non si capisce come mai spesso venga trattata come se fosse uno squallido e sporco stagno, con l'unica caratteristica di rendere difficoltosi gli spostamenti da e per Venezia. Questo fatto, se da un lato può essere considerato una mancanza, ha anche contribuito a proteggerla da forme di turismo sregolato e irresponsabile, che avrebbero potuto in breve tempo distruggerla; questo fatto rappresenta indubbiamente una grande opportunità, poiché significa che è ancora possibile strutturare una pianificazione turistica della laguna che sia in linea con i principi del turismo sostenibile, che preveda al contempo una riqualificazione turistica e una adeguata tutela ambientale.

CAP 4

IL PROGETTO LAGUNA

Nel documento Il Progetto Laguna (pagine 114-119)