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La letteratura come mezzo di interpretazione del paesaggio

Come già menzionato, il concetto di paesaggio è soggettivo ed evolve nel tempo in base alla cultura, al vissuto e all’educazione, coinvolgendo nella sua declinazione i cinque sensi. È giusto quindi pensare, come disse E.Turri222, che il paesaggio è un teatro, dove l’uomo trasforma l’ambiente lasciando segni tangibili sul territorio e definendo così le relazioni con la natura, i cui spettatori lo declinano secondo la propria interpretazione.

Se si vuole analizzare il paesaggio da un punto di vista semiotico, è possibile affermare che è composto al suo interno da segni, ovvero i manufatti che l’uomo lascia per potersi meglio adattare al territorio e convivervi, e da significati223. Una particolare attenzione va rivolta ai significati, in quanto definiscono trasformazione dell’ambiente in prodotto culturale che al suo interno contiene diversi valori mutevoli nel tempo e nello spazio. Si può parlare così di una stratificazione di contenuti culturali224 che con il passare del tempo cambiano di significato, evolvendo e riflettendo la soggettività di una data epoca storica e sociale. Segni

220 Convenzione Europea del Paesaggio, Cap 1, art. 2.

221 Si fa riferimento all’opera di E.Turri Il paesaggio come teatro. Dal territorio vissuto al territorio

rappresentato, Venezia, Marsilio Editori, 2006.

222 Ibid.

223 N.Boscolo, R.Lioce, C.Quaglia, Luoghi di senso, approcci sperimentali per l’interpretazione del paesaggio:

atmosfere per un disegno di piano nel Delta del Po, Soveria Manelli, Rubbettino Editore, 2013.

93 e significati formano il prodotto finale, il paesaggio, il palcoscenico in cui si verificano le trasformazioni delle risorse in manufatti e i significati ad essi connessi, dove gli spettatori attivano processi di significazione225. Si ricorda nuovamente che siamo in una fase di omnipaesaggio226, diventato ormai un elemento centrale di tutte le politiche di pianificazione territoriale poiché si è compresa l’importanza della tutela del paesaggio nella definizione di un’identità e nella tutela della memoria storica di un popolo. Secondo A. Berque227, alla base

della cultura paesaggistica ci devono essere le seguenti condizioni:

 Rappresentazioni linguistiche: ovvero i termini per definire il concetto di paesaggio;  Rappresentazioni letterarie: che comprendono sia la tradizione orale che scritta e che

descrivono il paesaggio in tutti i suoi aspetti;

 Rappresentazioni pittoriche: in cui il tema è appunto il paesaggio228;

 Rappresentazioni architettoniche: nella forma del giardino, ovvero l’esteticizzante per eccellenza della natura.

A mio avviso questa definizione di paesaggio è però piuttosto scarna, poiché non ne vengono presi realmente in considerazione i significati intrinsechi insiti nel patrimonio immateriale di ogni cultura, oltre al fatto che viene lasciata da parte l’attività sensoriale. Nella percezione del paesaggio la vista è sicuramente il senso che in primis viene applicato, ma non va dimenticato che anche gli odori, i suoni, il tatto ed il gusto entrano in gioco nel momento in cui si esplora un territorio.

Pertanto, convengo nell’accettare la definizione di paesaggio stilata nella Convenzione Europea in quanto designa “una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni”229. Essendo quindi un concetto che riassume in sé diverse discipline e

225 E.Turri Il paesaggio come teatro… op. cit.

226Con omnipaesaggio ci si riferisce al ruolo centrale che ha ormai assunto il paesaggio. Il concetto è stato

coniato da M. Jakob e lo si ritrova nella sua opera Il paesaggio in cui afferma che “La nostra epoca è decisamente quella del paesaggio… Oggi il paesaggio è ostentato e svelato, è discusso e adulato, conservato e protetto, ed è ugualmente venduto e rivenduto. Popolarizzato e democratizzato, appartiene ormai a tutti, mentre nel passato aveva il ruolo di codice sociale e segno distintivo di una élite… Questa carriera recente del paesaggio è un fenomeno internazionale che oltrepassa le frontiere linguistiche e disciplinari tradizionali…”, in M. Jakob, Il paesaggio, Bologna, Il Mulino, 2009, p.5.

227 A. Berque, “La pensée paysagère”, Parigi, Archibooks, 2008.

228 Si ricorda infatti che il paesaggio è stato primariamente definito come concetto estetico. 229 “Convenzione Europea del Paesaggio”, Cap.1, art. 2.

94 coinvolge molteplici contenuti, ho voluto annettere un insieme che descriva ciò che viene coinvolto quando si parla di un concetto così complesso (Fig.1).

Figura 6: L'omnipaesaggio. Elaborazione personale.

È pertanto riscontrabile che si ha il paesaggio grazie alla naturale propensione dell’uomo a sapersi adattare all’ambiente e farlo suo, trasformandolo e adeguandolo alle proprie esigenze.

In Italia, soprattutto durante gli anni del cosiddetto miracolo italiano a cavallo degli anni ’60 e ’70, si assiste ad uno sconvolgimento degli assetti territoriali e paesaggistici soprattutto nel nord-est tra Veneto e Lombardia. Si è venuto a creare un punto di rottura dovuto ad un’accelerazione troppo repentina del “progresso” che ha causato degrado, speculazione, inquinamento e declino estetico sia del territorio rurale, sia dei vecchi centri storici. In questo modo si sono create attorno alle zone periferiche urbane delle “nebulose”230 di edifici di ogni

genere, prendendo avvio quel processo di perdita identitaria dei centri abitati suburbani, che un tempo vedevano nella forma del campanile231, il luogo di ritrovo degli abitanti. Lo

230 Così definite da Domenico Luciani in “Il caso veneto. Lunga durata e carichi di rottura nella forma e nella

vita dei luoghi”, in G. Ortalli (a cura di), Le trasformazioni… op.cit., pag. 116. Le nebulose vengono definite come quegli insediamenti ed edifici sorti a fungo attorno al centro di una località.

231 D. Luciani definisce il campanile come il punto di riferimento di una piccola comunità (in particolare di

95 stravolgimento degli assetti dei centri abitati minori non è comunque stato completo, in quanto si denota una certa resistenza da parte dei cittadini che tentano di salvaguardare la propria identità. Queste comunità comunque resistono, nonostante il diffondersi dei “non luoghi”232 a discapito dei luoghi e la graduale omogeneizzazione di campagna e città. I

conflitti ambientali di questi ultimi decenni, assieme allo sviluppo tecnologico e del miglioramento del benessere e condizioni di vita in generale, hanno generato un vero e proprio pessimismo verso il futuro. La perdita del locus amoenus petrarchesco ha portato ad una mitizzazione dell’idillio, sebbene ormai scomparso ed impossibile da ritrovare233, e con

un approccio verso il futuro di tipo apocalittico. Come affermato da molti studiosi in materia234 è comunque impensabile un approccio di questo tipo, in quanto lo sviluppo è necessario e fisiologico. Ciò non significa che il passato vada dimenticato e, assieme ad esso, i valori identitari e culturali alla base delle radici di una comunità.

Si rende necessaria pertanto la valorizzazione del patrimonio immateriale, evitando così di distruggere la memoria e la storia che si sono andate a costruire nei secoli. Per Luciani si rende opportuno procedere per “sottrazioni”235, riferendosi alla riconversione del cosiddetto

“paesaggio terzo”236, rinunciando alle “modificazioni aggiuntive”237 attraverso una strategia

dal basso, basata sulle reali esigenze della comunità (la cosiddetta governance) e ridando più vita e valore al “centro”238, rivedendo la strutturazione delle attività artigiane e commerciali

in generale per uno sviluppo endogeno e duraturo nel tempo. L’educazione al paesaggio239

insediamenti e modificazioni territoriali che hanno in parte stravolto l’originario assetto territoriale di questi centri suburbani.

232 M. Augé, Nonluoghi. Introduzione a una antropologia della surmodernità, Milano, Eleuthera, 1993. I non

luoghi sono quegli spazi che, a differenza dei luoghi, mancano di una storia, di valori e di identità e dove gli individui non si relazionano se non per finalità di spesa e consumo. Ne fanno parte ad esempio le infrastrutture dedicate alla circolazione delle persone e dei mezzi, i centri commerciali, i parchi tematici.

233 Si veda F.Vallerani, M. Varotto (a cura di), Il grigio oltre le siepi: geografie smarrite e racconti del disagio

in Veneto,Portogruaro, Nuova Dimensione, 2005. Si tratta di un “atteggiamento nostalgico” riferito alla paura della perdita della propria identità e peculiarità culturali, in riferimento al pessimismo verso la decadenza della condizione umana dovuta al “progresso”. Questo atteggiamento, secondo l’autore, è comunque errato, poiché il progresso è necessario e fisiologico, e bisogna guardare al futuro con un’ottica non disfattista ma propositiva, affinché vengano salvaguardati i segni del passato e quindi l’identità.

234 Si fa riferimento qui ai già ampiamente citati Vallerani, Ortalli e Luciani. 235 D.Luciani, “Il caso veneto…” op.cit.

236 Il paesaggio terzo è un concetto di G.Clément, e si intendono tutti quei luoghi abbandonati dall’uomo (aree

naturali, centri urbani disabitati, aree industriali dismesse o il degrado all’interno di uno stesso centro abitato) dove manca appunto l’attività umana. Si veda, G. Clément, F. de Pieri (a cura di) Manifesto del Terzo paesaggio, Macerata, Quodlibet, 2005.

237 Secondo D.Luciani le modificazioni aggiuntive corrispondono a strade, unità abitative, capannoni ed edifici

in generale che hanno sfregiato il territorio poiché si sono accumulati in maniera troppo repentina e che in molti casi sono rimasti inutilizzati e abbandonati.

238 Inteso come luogo che favorisce le relazioni tra le persone.

239 B.Castiglioni, Educare al Paesaggio, traduzione italiana del report Education and Landscape for Children,

96 si rivela a questo fine essenziale fin dalla scuola dell’infanzia in quanto il radicamento dei valori della salvaguardia parla del patrimonio immateriale e materiale e di tutela dei tratti identitari di un popolo sin da subito permette una maggiore coscienza dei rischi e dei benefici e si rivela più semplice il tramando da una generazione all’altra.