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La libertà di manifestazione del pensiero negli USA

Se, come abbiamo visto, l’Europa possiede, sia a livello di ordinamento comunitario, sia a livello di ordinamenti nazionali, leggi che limitano la libertà di manifestazione del pensiero, ben diverso è il caso degli Stati Uniti d’America che, per molti versi, risulta avere una concezione molto diversa:

La libertà di parola non è infatti solo uno dei valori al quale il popolo americano è più affezionato, ma anche uno dei simboli culturali più radicati. L’importanza della libertà di parola deriva in primis da una generale maggiore considerazione del valore della libertà rispetto al valore di uguaglianza, da una forte dedizione all’individualismo ed da una giurisprudenza con tradizione lockiana: Per questi motivi il free speech negli Stati Uniti è considerato un diritto appartenente all’individuo e non allo Stato.

La protezione delle libertà civili, inclusa la libertà di parola, non è stata inserita nella Costituzione originale degli Stati Uniti del 1788, ma è stata aggiunta due anni dopo con la Carta dei Diritti. Il Primo Emendamento, ratificato il 15 dicembre 1791, ci dice:

Congress shall make no law respecting an establishment of religion, or prohibiting the free exercise thereof; or abridging the freedom of speech, or of the press; or the right of the people peaceably to assemble, and to petition the Government for a redress of grievances22 .

Tra i motivi per cui in America si difende il free speech citiamo: • Evitare la tirannia della maggioranza;

• Difesa della visione meno popolare;

• Garantire che il popolo rimanga “open minded”;

• Garantire la protezione degli oppressi ed emarginati;

Ma è soltanto dal 1920 che la Corte Suprema americana ha il diritto di giurisdizione in merito alla tutela della libertà di parola e sul trattamanto giudiziario dei discorsi di incitamanto all’odio.

A tal proposito vi sono alcuni casi nella giurisprudenza americana che possiamo citare come esempio per sottolineare le differenze con la giurisprudenza europea.

Uno degli esempi più eclatanti è il c.d. caso “Skokie” alla fine degli anni ’7023. Tale caso nasce dalla richiesta di un gruppo di estremisti del Partito Nazional Socialista d’America di marciare vestiti in uniforme da SS, con tanto di svastiche, attraverso il quartiere ebraico Skokie di Chicago. Le autorità municipali locali tentarono di adottare misure per impedire la marcia, con l'adozione di una nuova legislazione. Sia il tribunale statale che quello federale invalidarono le misure previste in quanto violanti il diritto di libertà di parola dell’associazione.24 I dimostranti dichiararono che la scelta di Skokie come luogo per la marcia aveva lo scopo di attaccare ideologicamente ed emotivamente gli

23 Village of Skokie v. National Socialist Party of America, 373 U.S 21 (1978).

24 Vedi Smith v. Collin U.S 953 (1978); Nat’l Socialist Party of Am. v. Vill. of Sokie, 432 U.S 43 (1977).

ebrei. La battaglia giuridica così si concentrò sul fatto che la marcia proposta a Skokie potesse equivalere ad un "incitamento alla violenza". Infatti, poiché il Primo Emendamento tutela la libertà di parola e di espressione del pensiero, negli Stati Uniti viene punito solamente quell’utilizzo della libertà di parola che porta alla violazione di una norma o di una legge, traducendosi quindi in una fattispecie delittuosa, come ad esempio le ingiurie, la violazione del copyright, la rivelazione di un segreto di stato o industriale, oppure l’incitamento alla violenza. Tuttavia la giurisprudenza ci mostra come, specialmente nei casi di hate speech, riuscire a distinguere se una manifestazione del pensiero di un discorso d’odio sfocia in un’istigazione alla violenza o meno, non è affatto semplice. Infatti, se da un alto, basandosi sulla testimonianza dei sopravvissuti all’Olocausto residenti a Skokie, che asserivano che l'esposizione della svastica nel loro quartiere fosse una provocazione atta ad incitarli alla violenza, una Corte di Stato inferiore decise che tale marcia doveva essere proibita, tale decisione fu poi annullata in appello dalla Corte Costituzionale, sulla base del fatto che il tribunale di grado inferiore aveva erroneamente concluso che la marcia proposta aveva soddisfatto il requisito di "incitamento alla violenza”. La Corte Suprema infatti, pur riconoscendo l'intensità dei sentimenti dei sopravvissuti all'Olocausto, stabilì che questi non fossero sufficienti a impedire la proposta di marcia.

Un altro caso emblematico degno di citazione è Snyder v. Phelps25, disputa legale avvenuta a seguito dell’evento che la Westboro Baptist Church (WBC) (ed in particolare da alcuni suoi attivisti, ossia, Fred Phelps e i suoi due figli, Rebekah Phelps-Davis and Shirley Phelps-

Roper) aveva organizzato durante il funerale del caporale Lance Matthew Snyder: un picchetto per esprimere il dissenso verso il padre gay del defunto26. Le parole pronunciate dai protestanti erano cariche di odio e offensive come "God Hates Fags", "God hates you", "Fag troops" " Thank God for 9/11", "Thank God for Dead Soldiers". I manifestanti del WBC si distanti dagli ospiti della funzione religiosa ma per le loro parole Albert Snyder, padre di Matthew Snyder, che riferiva di aver provato “serious emotional and physical hardship … hindered his grieving process ", decise di citare in giudizio la Westboro Baptist Church e la famiglia Phelps per la sofferenza emotiva causatagli che, a suo dire, gli impediva di piangere suo figlio con raccoglimento. Nel discutere con la giuria, durante il processo, il giudice Richard D. Bennett della Corte Distrettuale del Maryland affermò che la difesa della libertà di parola, garantita dal primo emendamento, ha dei limiti che includono appunto offese, volgarità e ingiurie, e che i giurati avrebbero dovuto decidere se "The defendant's actions would be highly offensive to a reasonable person, whether they were extreme and outrageous and whether these actions were so offensive and shocking as to not be entitled to First Amendment protection". Ed infatti, il 31 ottobre 2007, il tribunale riconobbe Phelps e la WBC colpevoli e li costrinse ad un risarcimento di circa $ 11 milioni di danni per “…the intentional infliction of emotional distress on account of the respondent’s ‘outrageous’ speech "27. Tuttavia, famiglia Phelps decise di fare ricorso e tale decisione fu ribaltata due anni dopo, nel settembre 2009, dalla Corte d’Appello del Quarto Circuito che sostenne che la manifestazione era

26 “Supreme Court: Can Westboro Baptist Church protest military funerals?.” Articolo pubblicato su Christian Science Monitor da W. Richey il 06 ottobre 2010

27 I. Cram. “Coercing Communities or Promoting Civilised Discourse? Funeral Protests and Comparative Hate Speech Jurisprudence.” Human Rights Law Review ,2012 pp. 455-78

invece una forma di espressione della libertà di pensiero tutelata dal Primo Emendamento, conseguentemente condannò Snyder a pagare tutte le spese legali e processuali. Con il ricorso, i Phelps riuscirono a dimostrare che durante la manifestazione stavano esercitando semplicemente il loro diritto costituzionale alla libertà di parola, nonostante il fatto che "The unthinkable act of protesting during a ceremony for the dead becomes even more pronounced at military funerals where sentiments of nationalistic pride and sacrifice resound "(Brouwer e Hess 79)28.

Gli Stati Uniti sono orgogliosi di essere la "The land of the free". Parte di quella libertà include il poter dire tutto ciò che si vuole, indipendentemente dal contenuto del messaggio. Nel caso Albert Snyder v. Fred Phelps, l'avvocato di Snyder, Summers, sosteneva che "The Phelpses’ freedom of speech should have ended where it conflicted with Mr. Snyder’s freedom to participate in his son’s funeral, which was intended to be a solemn religious gathering "29. Inoltre, negli USA, quando si conduce una protesta pacifica in un'area pubblica, si ha tutto il diritto di poter esprimere o manifestare il proprio pensiero anche se il messaggio può risultare per alcuni offensivo. Al fine di tentare di arginare lo stress emotivo o le tensioni che possono essere indotte da forme di hate speech senza limitare la libertà di parola, alcuni stati USA sono ricorsi a leggi domestiche per una più pacifica convivenza. A tal proposito citiamo l'ordinanza della "bubble zone" a Boulder, in Colorado, nel 1987, che cercò di dare una certa protezione dalle molestie

28 “Making Sense Of ‘God Hates Fags’ And ‘Thank God For 9/11′: A Thematic Analysis Of

Milbloggers’ Responses To Reverend Fred Phelps And The Westboro Baptist Church.” Articolo pubblicato su Western Journal Of Communication da DanielC. Brouwerand e Aaron Hess il 23 marzo2015.

ai pazienti che entravano e uscivano dalle cliniche per aborti30. Questa nuova legge ha costretto i manifestanti a stare ad almeno 100 piedi di distanza dall'ingresso di qualsiasi struttura medica ed a mantenere almeno otto metri di distanza da qualsiasi persona che entri o esca dall'edificio. Nonostante quindi l’ordinanza permettesse ai manifestanti di proseguire le loro proteste, la distanza imposta era tale da consentire ai pazienti di non vedere i messaggi dei manifestanti.

Una legge simile denominata "Fred Phelps bill" è stata emanata in più Stati ed ha stabilito dei limiti su “…the proximity of protesters to the funeral site and the timing of funeral protests"31. Sebbene queste disposizioni possano apparire molto blande, esse sono le uniche possibili. Infatti laddove le leggi statali o le ordinanze locali hanno tentato di limitare la libertà di manifestazione del pensiero dei cittadini, addirittura su cose abbastanza eclatanti come il vilipendio della bandiera nazionale32 o il tentativo di vietare discorsi od espressioni che suscitano rabbia, allarme o risentimento in altri sulla base di razza, colore, credo, religione o gender33 sono sempre state stroncate dalla Corte Suprema in virtù della tutela del Primo Emendamento.

Sebbene la libertà di espressione negli Stati Uniti sia molto più tutelata rispetto che nei paesi europei, essa non è illimitata: nella sentenza Chaplinsky v. New Hampshire, 315 U.S. 568 (1942) la Corte Suprema affermò: “There are certain well-defined and narrowly limited classes of speech, the prevention and punishment of which have never been thought to raise any constitutional problem. These include the lewd and

30 “Too Close for Comfort: Protesting outside Medical Facilities.”Vol. 101, No. 8 (1988) , pp. 1856- 1875

31 Vedi nota 28:

32Street v. New York, 394 U.S. 576 (1969) e a seguire Texas v. Johnson, 491 U.S. 397 (1989), riaffermato anche in in U.S. v. Eichman, 496 U.S. 310 (1990)

33 "…arouses anger, alarm or resentment in others on the basis of race, color, creed, religion or gender" R.A.V. v. City of St. Paul, 505 U.S. 377 (1992)

obscene, the profane, the libelous, and the insulting or "fighting words" those that by their very utterance inflict injury or tend to incite an immediate breach of the peace. It has been well observed that such utterances are no essential part of any exposition of ideas, and are of such slight social value as a step to truth that any benefit that may be derived from them is clearly outweighed by the social interest in order and morality”.

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