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La natura giuridica della responsabilità della Pubblica

L’art 30 del codice del processo amministrativo conferisce alla responsabilità risarcitoria natura aquiliana, questa posizione è facilmente deducibile dalla norma, ove viene richiamata la clausola aquiliana del "danno ingiusto derivante dall'illegittimo

esercizio dell'attività amministrativa o dal mancato esercizio di quella obbligatoria” dal dolo o colpa, quali requisiti soggettivi

relativi al risarcimento del danno da ritardo amministrativo,

114 Cons. Stato, sez. VI, 21 aprile 2009 n. 2436; Cons, Stato, Sez. VI, 3

febbraio 2009 n. 587.

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A.LAZZARO, Contributo in tema di risarcimento del danno da ritardo, Editoriale Scientifica 2011.

98 nonché dal richiamo al risarcimento in forma specifica ex art. 2058 c.c..

Uguale riferimento all’ingiustizia del danno e alla necessità della sussistenza dell'elemento soggettivo è contenuto nell’art. 133, comma 1, lett. a) del codice, che, recependo le indicazioni al riguardo recate dall'art. 2-bis della L. 241/1990, disciplina il danno da ritardo.

Ne deriva, in definitiva, una particolare figura di illecito aquiliano, in cui la specifica fonte del danno, non basta ad attribuire all'attività dannosa peculiarità e connotati ontologicamente diversi dal danno ingiusto provocato da un quisque de populo.

La natura aquiliana della responsabilità, peraltro, non è messa in discussione dalla previsione del termine decadenziale di centoventi giorni per l’esperimento della domanda. Come espressamente osservato nella relazione di accompagnamento al codice, infatti, tale previsione non si pone in contrasto con la vocazione della responsabilità a titolo aquiliano, poiché essa

“potenzia la tutela del privato e, nello stesso tempo, offre una garanzia adeguata all’esigenza di certezza nei rapporti di diritto pubblico. Del resto, proprio il diritto civile ben conosce ipotesi in cui, anche nei rapporti paritetici, viene privilegiata tale esigenza di certezza con la previsione di termini decadenziali entro cui contestare la conformità a diritto di determinate situazioni giuridiche, la cui scadenza preclude anche l'azione risarcitoria. [...] La soluzione è, quindi, coerente con le forme di tutela nei confronti dei poteri privati che prevedono lo stesso termine per l’azione di impugnazione e per quella di risarcimento”.

Degna di nota è la questione sulla legittimità costituzionale dell’assoggettamento dell’azione risarcitoria ad un cosi breve termine decadenziale, sollevata dal T.A.R. Sicilia, Sez. I, di Palermo, del 7 settembre 2011 n, 1628.

99 Il T.A.R , Sicilia ha rimesso alla Consulta la questione di legittimità costituzionale dell’art. 30. comma 5, del codice di procedura amministrativa, per la violazione degli articoli 3, 24 e 103 della Costituzione, nella parte in cui è previsto un termine di decadenza di soli 120 giorni per la proposizione dell’azione risarcitoria nei confronti della pubblica amministrazione, decorrente dal giudicato di annullamento del provvedimento amministrativo illegittimo. I giudici rimettenti reputano irragionevole un termine decadenziale così breve per l’’esperimento dell’azione in luogo dell’ordinario termine di prescrizione quinquennale. In più il tribunale sottolinea come la previsione normativa censurata opera un’inaccettabile sovrapposizione fra tutela caducatoria e tutela risarcitoria, consentendo per entrambe l’esperibilità dell’azione entro stringenti termini di decadenza. La questione non ha però trovato soluzione da parte della Corte Costituzionale, che con la pronuncia numero 280 del 12 dicembre 2012 ha dichiarato l’inammissibilità del predetto ricorso, in quanto la valutazione di rilevanza effettuata dal giudice a quo non risulta plausibile, avendo egli denunciato una norma della quale non doveva fare applicazione, in quanto estranea al tema sottoposto alla propria attenzione giuridica. Il dubbio dunque rimane privo di risposta. La scelta del Legislatore di assoggettare la responsabilità risarcitoria della P.A. al modello aquiliano si pone in linea di continuità con le conclusioni a cui erano già pervenute la dottrina e la giurisprudenza maggioritarie, sulla scorta di quanto stabilito per la prima volta dalla nota sentenza n. 500 del 1999 della Corte di Cassazione.

In tale sentenza veniva affermato che il privato, per accedere alla tutela risarcitoria, deve provare :la sussistenza di un evento dannoso, l'ingiustizia del danno in relazione alla sua incidenza su

100 un interesse rilevante per l’ordinamento, sotto il profilo causale, facendo applicazione dei criteri generali, se l’evento dannoso sia riferibile ad una condotta positiva od omissiva della P.A., ed infine, se l'evento dannoso sia imputabile a dolo o colpa della P.A. L'adozione di una natura giuridica di tal fatta non può che condurre ad una ristorazione piena del danneggiato. Se, come detto, l’interesse legittimo si qualifica come complesso di poteri e facoltà idonei a incidere sull'esercizio dell'azione amministrativa e funzionali al conseguimento di un bene della vita il danno da lesione dell'interesse legittimo potrà essere ristorato solo parametrando il risarcimento al mancato godimento del “bene della vita”, con le ovvie conseguenze in tema di quantificazione, che può avere luogo anche mediante il ricorso alle tecniche di liquidazione equitativa di cui all’art. 1226 c.c..

Ulteriore prova della natura aquiliana della responsabilità in questione risiede nella allocazione dell’onere della prova, assoggettata alla rigorosa disciplina di cui al codice civile. La giurisprudenza amministrativa, infatti, ha ritenuto che onus

probandi debba essere completamente a carico del danneggiato,

atteso che il giudizio risarcitorio è essenzialmente un giudizio sul rapporto, che investe la pienezza del rapporto, con una maggiore disponibilità probatoria da parte del ricorrente, in ossequio ai generali principi di vicinanza della prova e di persistenza presuntiva del diritto.116

Tali posizioni sono confortate dal del codice del processo amministrativo, che ha ampliato i poteri istruttori del G.A., esportando nel processo amministrativo, anche in sede di legittimità, l’intero ventaglio delle prove esperibili innanzi al

116 In materia si veda: Cons. St, Sez. V, 2 maggio 2013, n. 2388; Cons. St., Sez.

V, 27 marzo 2013, n. 1833 in tema di risarcimento del danno da mancata aggiudicazione.

101 giudice ordinario, come individuate dal codice di procedura civile all’art 63.117

6. Il risarcimento del danno da ritardo prima dell’art.