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La posizione dell’Australian Labour Party verso la Cina

IL PROBLEMA DELLA SICUREZZA

5.2 La posizione dell’Australian Labour Party verso la Cina

L’ALP si dimostrò altrettanto incapace nel perseguire una politica alternativa sulla questione cinese. C’era certamente un programma di partito riguardante la politica nei confronti della Cina, ma come questo programma potesse essere attuato dai laburisti, soprattutto dopo che l’Australia aveva ristabilito relazioni diplomatiche con i nazionalisti di Taiwan, era difficile da immaginare. 37 Durante il periodo tra il 1966 ed il 1969 c’era stato un significativo cambio nella percezione che i Laburisti avevano della minaccia cinese. Il cambiamento era stato percepito tra la fine del 1965 e l’inizio del 1966 a seguito dell’emergere di una visione diversa del Partito sulla guerra del Vietnam. Precedentemente alcuni membri del partito laburista avevano condiviso la posizione del governo sul ruolo della Cina nella guerra del Vietnam, con la convinzione che le azioni di Hanoi fossero influenzate da Pechino. Altri invece, credevano che il conflitto vietnamita fosse essenzialmente una guerra civile. Questo portò i laburisti ad accantonare la teoria che la Cina fosse una minaccia per la sicurezza dell’Australia. All’interno dell’Australia Labour Party, vi erano però alcuni membri da sempre convinti che l’Australia e gli altri paesi vicini dovessero temere una aggressione da parte di Pechino. Ora tuttavia, nei ranghi del partito circolava una nuova percezione che la Cina, a dispetto della sua crescente capacità nucleare, non fosse una potenza aggressiva. 38 Questi ultimi sostenevano che l’Esercito Popolare di Liberazione, avesse per lo più carattere difensivo, sottolineando l’assenza di moderni e sofisticati armamenti. Gorton Bryant, un membro del Partito laburista, parlò della sua convinzione che il governo soffrisse di una ‘nevrosi cinese’. Sosteneva che pur disapprovando le azioni della Cina in India e in Tibet, la Cina non era diversa da altre potenze mondiali, le quali prima o dopo, si erano trovate ad affrontare con una soluzione di tipo militare, problematiche legate agli affari esteri. Quindi era un errore considerare la Cina come l’ ‘uomo nero’, creando una sorta di isteria di massa. Altri avevano anche argomentato che la Cina era stata trattata malamente dalle potenze straniere prima del 1949 ed aveva subìto una grande provocazione che l’aveva portata a sviluppare un potenziale nucleare per scopi difensivi.39

La riconsiderazione dei laburisti sulla Cina si basava su due considerazioni: l’inadeguatezza e la natura difensiva delle forze armate cinesi e l’indipendenza di Hanoi e dei Vietcong da Pechino. La disponibilità nel 1966 di reperire informazioni più affidabili e molto più aggiornate sulla Cina provenienti sia dagli USA e sia da altri paesi, libri, articoli di giornali, interviste con i politici e i membri del congresso americano e politici di altri paesi, ha contribuito al cambio di atteggiamento

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Edmund FUNG e Colin MACKERRAS, “From Fear…”, cit., p. 45 38 Commonwealth Parliamentary Debates, 15 marzo 1966

del Partito Laburista. Nell’anno delle elezioni, il partito laburista non voleva comunque essere considerato né troppo vicino né come un difensore del comunismo cinese. Infatti, Arthur Calwell non era particolarmente ben disposto verso Pechino, così mentre attaccava vigorosamente la politica governativa sul Vietnam. stava attento a non dare di sé un’impressione troppo filo-Pechino. I laburisti cercavano di minimizzare la minaccia cinese e criticavano la mancanza di una definizione chiara degli obiettivi in Vietnam. Fu una sfortuna per i laburisti che l’anti comunismo fosse ancora una questione rilevante sul piano elettorale. 40 Il governo in carica al contrario, fece di tutto perché il tema fosse considerato centrale durante il periodo che precedette le elezioni. Il risultato delle elezioni del 1966 segnò un’altra sconfitta per l’ALP e la fine di Arthur Calwell come leader del Partito. Il nuovo leader dell’opposizione, Gough Whitlam, mostrava un forte interesse per gli affari esteri, probabilmente più di qualsiasi altro nel partito. Egli sosteneva, che non solo Hanoi era indipendente da Pechino, ma che nemmeno voleva l’intervento militare cinese e fondamentalmente a causa delle ostilità sino-vietnamite. La causa delle tensioni nel Sud Est asiatico, a parere di Whitlam, non era la Cina ma la diffusa corruzione dei funzionari e le ingiustizie sociali che i comunisti volevano rimuovere. Così come affermava essere sua opinione, che la sovversione, e non l’aggressione, erano la grande minaccia cinese nel Sud Est asiatico.41

L’ALP temeva che, sebbene la Cina non fosse direttamente coinvolta nella guerra in Vietnam, sarebbe potuta intervenire direttamente se nell’eventualità di un bombardamento americano del Nord del Vietnam, che confinava con i propri territori, la Cina. si fosse sentita sufficientemente minacciata Se un pilota delle forze americane, avesse commesso un errore e bombardato il territorio cinese, ciò avrebbe potuto provocare un intervento cinese. 42 Un’altra ragione di un possibile intervento era il fatto che la Rivoluzione Culturale in corso nella RPC, stava causando delle profonde spaccature all’interno della leadership di Pechino e ripercussioni politiche ed economiche in tutto il paese. C’era quindi una necessità impellente di trovare ragioni, anche esterne, per unire in unico sentimento le varie forze del paese e niente, poteva essere più utile ed efficace a questo scopo, che andare in guerra con un legittimo casus belli. In ogni caso, i laburisti sostenevano che un’escalation della guerra avrebbe avvantaggiato più Pechino che Canberra. Essi sostenevano che un accordo politico avrebbe potuto portare ad un miglioramento delle relazioni cinesi con l’occidente, che l’isolamento cinese non fosse una scelta della leadership cinese, ma una condizione determinata dall’ostilità e dall’obiettivo di contenimento da parte delle forze occidentali. che i cinesi mal sopportavano. Sempre Whitlam, dichiarava che l’Australia non era ‘senza peccato’ nell’ostracismo internazionale della Cina, in quanto anche l’impegno australiano in Vietnam, aveva contribuito ad accrescere in Pechino la

40 Edmund FUNG e Colin MACKERRAS, “From Fear…”, cit., p. 74

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Graham FREUDENBERG, A Certain Grandeur: Gough Whitlam in Politics, Macmillan, Melbourne, 1977, p.246. 42 Edmund FUNG e Colin MACKERRAS, “From Fear…”, cit., p. 75

diffidenza e la sfiducia nei confronti dell’occidente.43

Il Vietnam era una questione molto sentita e aveva un grande impatto nella politica australiana e nella società. L’emotività crebbe negli ultimi anni ’60, durante i quali ci fu un’espansione di movimenti di protesta contrari alla guerra ed alla coscrizione nelle principali città australiane, che coinvolse una significativa parte della popolazione.

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Alcuni politici laburisti parteciparono attivamente alle proteste, coinvolti per ragioni diverse, sia per ‘fede’ e convinzione ideale sull’ingiustizia della guerra, sia per ragioni di convenienza politica. Infatti la questione del conflitto in Vietnam, rifletteva un’interazione tra gli affari esteri e la politica interna in Australia ed era una questione dalla quale la ‘questione Cina’ non poteva prescindere, indipendentemente da come venisse interpretato il ruolo cinese nel conflitto. Mentre gran parte dell’attenzione era diretta al Vietnam, l’ALP aveva fallito, nella formulazione di una politica cinese alternativa, che potesse essere facilmente messa in atto da un futuro governo laburista. 45Molto importanti questioni non erano ancora state affrontate. Come avrebbe potuto l’Australia riconoscere la RPC data l’esistenza di un’ambasciata a Taipei? Si doveva adottare la politica delle due cine? Taiwan doveva essere espulsa dalle Nazioni Unite? Su tutte queste questioni, non erano emerse soluzioni condivise ed ufficialmente espresse dal partito laburista. Alla fine, non era solo la questione del riconoscimento o dell’ammissione alle UN l’unico problema a cui trovare risposte adeguate, ma il fatto di avere in corso attività e scambi commerciali, con un paese che da tempo veniva considerato ed etichettato, come la principale minaccia per l’Australia, che era stato uno dei cavalli di battaglia politica ed attacco laburista alla politica sulla Cina del governo. I Laburisti non si opponevano al commercio ma condannavano l’ipocrisia del governo. 46

Si può affermare che sia stato nel febbraio 1969, che per la prima volta i Laburisti hanno tentato di spiegare chiaramente il modo in cui la Cina sarebbe potuta essere riconosciuta. Cyril Wyndham, segretario federale dell’ALP, promise che i laburisti avrebbero riconosciuto la Cina senza disconoscere Taiwan. L’Australia non poteva continuare a mantenere rapporti commerciali rifiutandosi di aprire a relazioni diplomatiche con Pechino. Né si poteva mantenere a lungo la Cina isolata dalla comunità mondiale. Le affermazioni di Wyndham davano spazio a diverse interpretazioni. Cosa significava non “disconoscere Taiwan”? Significava riconoscere la RPC e Taiwan allo stesso tempo come due nazioni indipendenti che si dichiarano entrambe Cina? Questo significava anche che un governo laburista avrebbe supportato l’ammissione della Cina alle Nazioni Unite senza espellere Taiwan? Se la risposta a queste domande fosse stata affermativa, non era forse questa una politica delle due cine simile a quella che il governo stava proponendo come un’eventuale soluzione? 47

Una differente e

43 Commonwealth Parliamentary Debates, 26 marzo 1968 44 Stuart MACINTYRE, “Storia…”, cit. p. 226

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Stuart MACINTYRE, “Storia…”, cit. p. 226 46 Rick KUHN, “The Pattern…”, cit., p. 91

forse più soddisfacente interpretazione è che l’ALP sperava che Taiwan avrebbe di propria spontanea volontà reciso le relazioni diplomatiche con l’Australia se Pechino fosse stata riconosciuta. C’erano ragioni per ipotizzare che questa sarebbe stata la reazione di Taiwan. avrebbe fatto così. Quando alcuni anni prima, la Francia aveva riconosciuto la Cina, Pechino non aveva chiesto che Parigi rompesse con i nazionalisti. Ma era stata Taiwan ad insistere che la Francia facesse una scelta tra la madrapatria e l’isola. Nel frattempo, il primo incontro diplomatico tra Canada e Pechino fece emergere la possibilità di un accordo per la questione Taiwan che potesse soddisfare sia Pechino che Ottawa. Tale accordo fece emergere la posizione ambigua dei laburisti che credevano o auspicavano che le relazioni con Taiwan non avrebbero ostacolato la normalizzazione delle relazioni con Pechino. Si trattava invece di un errore di valutazione in quanto i cinesi avevano accolto positivamente l’apertura del Canada perché pronto a tagliare le relazioni con Taiwan. Sarebbero stati capaci i laburisti nel 1969 a fare altrettanto? Cosa avrebbero fatto se Taiwan avesse deciso di adottare una differente strategia non chiudendo le sue relazioni con Canberra? Avrebbe un governo laburista interrotto le relazioni con Taiwan se Pechino avesse insistito che era una condizione imprescindibile? Avrebbe sostenuto la risoluzione albanese alle Nazioni Unite che cercava di estromettere Taiwan? Avrebbe ignorato l’opinione pubblica australiana che preferiva continuare ad avere relazioni con i nazionalisti? Tutte queste domande rimasero senza risposta fino alla fine del decennio.48