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Lo scoppio della guerra in Corea

LA GUERRA IN COREA

3.1 Lo scoppio della guerra in Corea

Per meglio comprendere il particolare periodo è bene sottolineare che tutto ciò è avvenuto in una fase in cui la Guerra Fredda conosceva una ulteriore accelerazione. L’anno precedente allo scoppio della guerra in Corea, alla fine del 1949, Mao per la prima volta lasciò la Cina per recarsi in Unione Sovietica. Le tensioni tra i due blocchi erano particolarmente acute a causa del consolidamento dell’espansione sovietica nell’Europa orientale, la ‘crisi di Berlino’ del 1948-49, la formulazione da parte del Presidente Truman della dottrina del ‘contenimento sovietico’ con il conseguente impegno americano a difendere i popoli liberi contro il comunismo e la sua minaccia in tutto il mondo. Man mano che il tempo passava, il centro della contesa tra le due superpotenze si spostava dall’Europa all’Asia orientale.

Per gli Stati Uniti e il blocco occidentale, soprattutto dopo la nascita della Repubblica Popolare Cinese, apparivano sempre più importanti per i loro interessi il destino e il ruolo giocato da Giappone, Corea e Taiwan. 1

A seguito del viaggio di Mao in Unione Sovietica, nel febbraio 1950 venne firmato dall’Unione Sovietica e dalla Repubblica Popolare Cinese un importante trattato di amicizia, alleanza e mutua assistenza, che prevedeva la formazione di una alleanza difensiva contro possibili attacchi provenenti dall’esterno, un aiuto finanziario da parte sovietica e la garanzia da parte di Mosca a liberare le città di Dalian e Lushun, nella provincia cinese del Liaoning, nell’arco di due anni circa. La Cina accettò a sua volta la costituzione di una compagnia di proprietà comune, il cui obiettivo era di sfruttare le risorse petrolifere e metallurgiche presenti nello Xinjiang. Questo trattato venne messo alla prova dopo pochi mesi, quando nel giugno del 1950 la Corea del Nord attaccò la Corea del Sud.

Dopo la fine della seconda guerra mondiale, a seguito della resa dei giapponesi, Unione Sovietica e Stati Uniti avevano occupato il territorio rispettivamente del Nord e del Sud della Corea, (la linea di demarcazione era il 38° parallelo).Questo confine, che avrebbe dovuto essere provvisorio, di fatto con l’instaurarsi della Guerra Fredda divenne praticamente una frontiera internazionale che

divideva il regime comunista del Nord guidato da Kim Il-sung, dalla Repubblica(di fatto però, una dittatura militare) filo occidentale del Sud guidato da Sygman Rhee. Le forze di occupazione sovietiche furono smobilitate nel gennaio del 1949 dopo aver provveduto ad armare i nordcoreani con dovizia di mezzi; le truppe americane furono ritirate sei mesi dopo, lasciandosi anch’esse alle spalle molto materiale militare ma non del tipo che potesse essere impiegato per un’offensiva. Il 24 giugno 1950 l’esercito nordcoreano lanciò un’offensiva su larga scala al di là del 38° parallelo. Nell’arco di poche settimane le truppe nordcoreane avanzarono velocemente occupando Seul. Il Presidente americano Truman ordinò immediatamente al generale MacArthur, nominato comandante delle forze americane, di offrire sostegno aereo e navale ai sudcoreani che si trovavano in difficoltà. Pochi giorni dopo autorizzò anche l’impiego di forze americane di terra. Il Consiglio di Sicurezza dell’ONU condannò la Corea del Nord come aggressore e fece un appello agli altri Stati membri affinché fornissero tutta l’assistenza necessaria alla Corea del Sud.2

In Australia, allo scoppio della guerra in Corea, l’interpretazione che ne diede il governo fu che:

“every Australian … should regard Korea as his business, and not as some remote frontier incident”3

.

Con queste parole il Primo Ministro Menzies chiariva che l’invasione della Corea del Sud non doveva essere considerata come un obiettivo dei comunisti coreani di occupare la Corea del Sud, ma come parte di una calcolata strategia per incoraggiare sempre più i comunisti nel Sud Est asiatico e per abbattere la volontà delle popolazioni a resistere. Veniva inoltre visto come un possibile trampolino di lancio per altre azioni. 4

Il generale MacArthur nel 1950 fu nominato comandante delle Forze americane e delle Nazioni Unite. Tuttavia, nonostante la risposta di ben sedici paesi (compresa l’Australia) all’invito delle Nazioni Unite alla partecipazione, questa, fra le due Coree, rimase essenzialmente una guerra americana: americani erano i generali che avevano il comando, americane erano il 48% delle forze terrestri delle nazioni unite (il 43% erano sudcoreane) e americane erano praticamente tutte le forze aree e navali.5 A causa della scarsità iniziale di truppe messe a disposizione dagli Stati Uniti per il servizio in Corea, sembrò da principio che gli invasori nordcoreani sarebbero stati in grado di occupare l’intera penisola. Nel settembre del 1950 tuttavia, il fronte si era stabilizzato e MacArthur aveva lanciato una brillante controffensiva con mezzi anfibi che, nel giro di poche settimane,

2 Maldwyn JONES, Storia degli Stati Uniti. Milano, RCS Libri S.p.A, 2004, p.675 3

CNIA, Vol. 21, p. 590

4 Henry ALBINSKI, “Australian …”, cit., p. 70 5 Maldwyn JONES, “Storia...”, cit., p.676

ricacciò il nemico dalla Corea del Sud. Con questa operazione erano stati in pratica raggiunti gli obiettivi militari locali prefissati dalle Nazioni Unite. MacArthur aveva però degli obiettivi più ambiziosi, non mirava semplicemente a respingere l’aggressore nordcoreano, ma aspirava all’unificazione della Corea. Questa decisione fatidica, presa nonostante la Cina minacciasse di intervenire nel conflitto, fu approvata sia dall’amministrazione Truman sia dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Infatti agli inizi dell’ottobre del 1950), il confine del 38° parallelo venne superato dalle truppe americane e alla fine dello stesso mese venne conquistata Pyongyang . Tuttavia alla fine di novembre, l’avvicinamento delle truppe delle Nazioni Unite al fiume Yalu, che separa la Corea dalla Manciuria, spinse la Repubblica Popolare Cinese ad intervenire nel conflitto. Fecero così la loro apparizione massicce forze cinesi e la trionfale marcia di MacArthur si trasformò improvvisamente in una ritirata precipitosa. Il comando delle truppe cinesi fu affidato a Peng Dehuai, uno dei più grandi generali comunisti, la cui esperienza cominciò a formarsi sin dagli anni Venti con la partecipazione alle attività di guerriglia e successivamente con la Lunga Marcia. L’esercito di MacArthur sfuggì di stretta misura ad un disastro completo. Nel gennaio 1951, egli riuscì a riorganizzare le sue line nelle vicinanze del 38° parallelo ed ebbe inizio una guerra di posizione apparentemente interminabile.6

La situazione si era drammaticamente aggravata anche a causa del fatto che l’Unione Sovietica si era da poco dotata della bomba all’idrogeno.Secondo la nuova dottrina statunitense, non era quindi più possibile limitarsi al contenimento (containment) del comunismo, ma era indispensabile un maggiore impegno degli Usa, allo scopo di impedire quello che veniva percepito come l’obiettivo primario dell’Unione Sovietica: porre il mondo sotto il proprio dominio. 7

Nel contempo, il presidente americano Truman temeva che la Repubblica Popolare Cinese potesse lanciare un attacco verso Taiwan, approfittando della situazione di crisi. Per fronteggiare tale possibile minaccia, Truman ordinò alla Settima Flotta di pattugliare le acque tra la Repubblica Popolare e l’isola.

Anche Percy Spender, come Truman, riteneva che Taiwan potesse essere il successivo obiettivo dei comunisti cinesi. Il governo australiano percepiva una certa connivenza cinese verso le mosse dei nordcoreani.A seguito della sconfitta per mano dei cinesi delle truppe di MacArthur, venne a crearsi un profondo disaccordo tra quest’ultimo ed il Presidente Truman che sfociò in una seria crisi politica. MacArthur infatti insisteva presso Truman affinché imponesse un blocco alla Cina, ne bombardasse le basi e le installazioni militari in Manciuria e sostenesse l’invasione della Cina continentale da parte dei nazionalisti di Taiwan. Truman però respinse tutte queste proposte. Frenato dall’intervento cinese, il presidente era ora determinato a combattere solo una guerra

6 Maldwyn JONES, “Storia...”, cit., p..677 7 Guido SAMARANI, “ La Cina...”, cit. p. 238

circoscritta per raggiungere l’originario obiettivo delle Nazioni Unite di contenere l’aggressione nordcoreana. Egli riteneva che, nella lotta contro il comunismo, l’Europa fosse più importante dell’Asia e che una guerra totale con la Cina, avrebbe richiesto il trasferimento in Asia Orientale di tutte le forze americane disponibili, invitando in tal modo i sovietici ad attaccare l’Europa occidentale. Tutti i capi di stato maggiore si dichiararono d’accordo con il presidente. Così pure fecero gli alleati NATO dell’America. MacArthur però respinse con impazienza il concetto di guerra limitata. Da personalità brillante ed autoritaria qual era, si era abituato durante gli anni come governatore del Giappone, ad agire in modo indipendente da Washington. Già all’inizio della guerra di Corea aveva rilasciato dichiarazioni pubbliche in contrasto con la linea politica ufficiale. Per questo motivo era stato già redarguito varie volte. 8Tuttavia, nel marzo del 1951, quando apprese che il Presidente era pronto a stipulare una pace negoziata, MacArthur cercò di sollevare il Congresso e l’opinione pubblica americana contro Truman, scrivendo una lettera aperta ad un rappresentante repubblicano al Congresso e difendendo nella stessa lettera l’opportunità di un’offensiva senza limiti contro la Cina. Questa era indubbiamente una sfida aperta alla politica estera presidenziale ed al principio costituzionale secondo cui le forze armate dovevano essere subordinate al potere civile. Pertanto l’11 aprile 1951 Truman destituì bruscamente il generale dai suoi incarichi di comando.

L’allontanamento di MacArthur suscitò ampie e vivaci proteste. L’opinione pubblica aveva applaudito la decisione di Truman di intervenire in Corea ma, con la trasformazione della guerra in una costosa situazione di stallo era ben presto subentrato un senso di delusione. Combattere una guerra limitata voleva dire andare contro la tradizione americana di soluzioni rapide e totali. La strategia del generale MacArthur pareva invece promettere una vittoria completa. Tuttavia, un’inchiesta condotta dal Congresso sul comportamento adottato dal generale in guerra, diede modo ai rappresentanti dell’amministrazione di dimostrare come la strategia da lui proposta fosse non solo rischiosa, ma anche irrazionale. Nel luglio del 1951 ebbero inizio i negoziati per l’armistizio in una località vicina al fronte di battaglia coreano. Essi furono contrassegnati da accese discussioni e da ripetute interruzioni e proseguirono per quasi 2 anni prima di giungere ad un accordo di cessate il fuoco (e nemmeno oggi dopo trent’anni è stato ancora raggiunto un accordo definitivo di pace). Nel frattempo la guerra continuava, sia pure in scala ridotta e diventava sempre più impopolare negli Stati Uniti.9 Nel luglio 1953 venne firmato un armistizio che ribadiva la divisione delle due Coree all’altezza del 38° parallelo.

8 Maldwyn JONES, “Storia...”, cit., p..677 9 Maldwyn JONES, “Storia...”, cit., p..678

Fig. 2 L’evoluzione del fronte durante la guerra in Corea

L’impatto della guerra fu enorme per la Cina, non solo per le perdite (attorno al milione) ma anche perché in quel periodo il paese era già impegnato in costosi progetti di risanamento e ricostruzione dopo la guerra civile tra comunisti e nazionalisti.10 Fra l’altro la Cina dovette indebitarsi pesantemente con l’Unione Sovietica per le forniture militari e si trovò anche a dover affrontare una situazione di isolamento internazionale, essendo stata condannata dalla Nazioni Unite come Stato aggressore. La riconquista di Taiwan, uno degli obiettivi primari della Cina comunista, ormai protetta dalla settima flotta americana doveva essere rinviata sine die, mentre il blocco marittimo imposto dagli Stati Uniti e dai suoi alleati impediva quasi totalmente le comunicazioni con l’esterno.1112

Gli Stati Uniti vennero visti sempre più come il nemico principale e il simbolo

10 Guido SAMARANI, “ La Cina...”, cit. p.. 238 11

Mario SABATTINI e Paolo SANTANGELO, “Storia...”, cit., p. 612

12 Il blocco era più apparente che reale, basti considerare che la via di Hong Kong restava aperta grazie al riconoscimento britannico

dell’imperialismo: i cinesi erano convinti che gli Usa provassero un odio implacabile verso di loro e verso il loro paese. Peggiorò molto anche la visione che gli americani avevano della Cina e dei cinesi, rendendo così remota la possibilità di un compromesso, che già prima della guerra di Corea sembrava improbabile. 13

La partecipazione cinese alla guerra di Corea non fece che peggiorare l’immagine della Cina comunista agli occhi del Governo australiano. Anche R. G. Casey, che successe a Percy Spender come Ministro degli Affari Esteri dal 1951 al 1960, dichiarò che tutti gli australiani avevano un occhio perennemente puntato verso la Cina da quando i comunisti avevano preso il potere. La Cina veniva percepita anche come la maggiore responsabile dei disordini in Tibet e in Indocina. 14