4. La Guerra civile spagnola
4.2 La propaganda
Entrambi gli schieramenti vennero influenzati dall'utilizzo della propaganda da parte della stampa:
I giornalisti di orientamento franchista sottolineavano le 'violenze dei rossi' a danno del clero, la 18 P. Knightley, La guerra e le fake news, cit., p. 230.
19 Ibidem, p. 232.
profanazione e distruzione delle chiese, spesso esagerando la portata e mancando di contestualizzarle nella realtà storica di una gerarchia cattolica che da secoli sosteneva i latifondisti e giustificava l'ingiustizia sociale. Un altro elemento ricorrente era la connotazione delle truppe repubblicane come prive di disciplina, di scarsa qualità umana, poco valorose, composte da elementi di scarsa moralità, pronti alla prepotenza, all'intimidazione, al saccheggio. Per contro, le truppe di Franco venivano rappresentate come disciplinate valorose, condotte con abilità da un comando efficiente, e animate da profonda convinzione nei valori della religione, della tradizione e dell'ordine costituito. Erano, ovviamente, rappresentazioni riduttive e forzate20.
La stampa franchista mirava a nascondere le proprie violenze nei confronti dei repubblicani. La stampa italiana, siccome era sotto il rigido controllo fascita, esaltava la propria posizione pro-franchista. Un celebre inviato di guerra del
“Corriere della Sera”, descrisse così la situazione, durante le ultime ore del conflitto, quando la vittoria franchista era quasi annunciata:
La guerra in Catalogna è finita materialmente stamane alle ore 11 alla frontiera franco-spagnola dei Pirenei. Alle ore 11 di stamane la grandiosa ondata di armi e di cuori partita il 23 dicembre dal fiume Segre ha raggiunto la catena montana, estremo limite geografico, demo-grafico e storico della nazione iberica. Alle ore 12 la bandiera così detta repubblicana dei rossi è stata ammainata dalle truppe di Navarra per essere sostituita dalla bandiera rosso-oro della Spagna di Franco. La lunga linea di confine tra le due grandi Nazioni occidentali brulica oggi di truppa vittoriosa spagnola nel senso più solido e più sano della parola. La porta agli interventi internazionali, alle Conferenze più o meno tendenziose, alle diatribe, alle armi, agli armamenti è definitivamente chiusa [...]. La V (divisione) di Navarra è partita stamame alle cinque muovendo direttamente sulla grande strada di Francia. Sui suoi passi non ha incontrato resistenza di sorta […]. Ha avanzato sulla lunga scia della rotabile dell'esercito latitante: le spaventose voragini dei ponti saltati, le carcasse delle automobili, delle autoblindo, della solita putrida, macabra semina dei quadrupedi sventrati dai cannoni […].
All'altezza di Pont de Molin i rossi hanno fatto sentire per l'ultima volta la voce delle loro armi, un filo di voce ormai, una vocina senza più timbro e fiato. Raffiche rade di mitragliatrici sulla sinistra e sulla destra, dalle colline, e fiacca fucileria. Senza scomporre la sua formazione, staccando dalla colonna piccole pattuglie celeri, la Divisione di Franco ha travolto o meglio annientato, armi e uomini rossi21.
Indro Montanelli, uno dei più grandi inviati di guerra che l'Italia abbia mai avuto, descrisse la guerra, a differenza di altri colleghi, con toni più tranquilli ,come si può vedere nel caso del racconto della “Presa di Santander” da parte delle truppe filofranchiste:
C'era da aspettarselo: non potendo più mobilitare i loro battaglioni, i rossi hanno mobilitato le loro radio. Tutta la notte esse hanno vociat con ammirevole unanimità. È da esse che abbiamo appreso che quella dei miliziani sul fronte di santander non è stata una rotta, ma una 'ritirata strategica'. Vada per la ritirata. Ma gli alto parlanti hanno mancato di aggiungere che in questa ritirata gli strategici battaglioni santanderini hanno dimenticato buona parte dei loro indumenti; 19 batterie di artiglieria, 3 carri armati 'made (naturalmente) in Urss', 1400 fucili, 17 mitragliatrici e altre briciole […].
20 O. Bergamini, Specchi di guerra, cit., p. 76.
21 V. Lilli, Bandiere giallo-rosse sullo sfondo dei Pirenei, in “Corriere della Sera”, 9 Febbraio 1939.
Chiedemmo del nemico. Era scomparso ieri a precipizio […].Ci fermammo e facemmo il bilancio: 20 chilometri di avanzata senza sparare un colpo di fucile […]. Una lunga passeggiata ed un solo nemico: il caldo. Un caldo a picco insistente, brutale. Una avanzata tirata avanti, invece che a furia di fuoco, a furia di acqua[…]22.
Questo articolo, privo di stampo retorico, costò però a Montanelli, l'espulsione dal partito fascista.
Il caso di Frederick Voigt e Edward Knoublaght
Interessante è il caso di Frederick Voigt, inviato del “Manchester Guardian”.
Arrivato a Madrid nel 1937, raccontò ai suoi corrispondenti che la città era in preda al terrore e che le strade erano piene di defunti. Dopo essere stato invitato a raccontare i fatti, ammise di non aver visto nessun cadavere, ma di sapere che nella capitale spagnola regnava il terrore. Dopodiché, Voigt diede una lettera a Martha Gellhorn, della rivista “Collier's”, che stava lasciando la Spagna, “ le assicurò che si trattava di una copia del dispaccio, già approvato dalla censura, che stava per spedire al 'Manchester Guardian'. Martha Gellhorn mise al corrente Hemingway del favore che stava per fare a Voigt”23. Hemingway, ebbe un sospetto e chiese alla Gellhorn, di sottoporre la lettera alla censura. Tuttavia, quando il censore aprì la busta, scoprì che tale articolo non era una copia del dispaccio, ma iniziava con queste parole: “ Qui a Madrid regna il terrore. Migliaia di cadaveri...”. Miss Ghellorn raccontò che Hemingway si era talmente tanto arrabbiato con Voigt, in quanto aveva consegnato a lei un dispaccio non censurato, che quasi lo prese a pugni24.
Edward Knoblaugh dell'Associated Press, scrisse un libro, pubblicando una serie di reportages, in cui cercò di giustificare la propaganda filofranchista25. Scrisse poi un articolo, in cui raccontò di aver parlato con un anarchico, il quale gli confessò
“di aver costretto due preti a scavarsi la propria tomba, di averli castrati e di aver poi conficcato a forza gli organi recisi in bocca alle vittime morenti prima di finirle con un colpo di grazia”26. La stampa cattolica pubblicò tali notizie, che considerava di
22 I. Montanelli , “Il Messaggero”, 19 agosto 1937.
23 P. Knightley, La guerra e le fake news, cit., p. 213.
24 Intervista con Martha Gellhorn; vedi anche “Ken”, 22 settembre 1938.
25 P. Knightley, La guerra e le fake news, cit.,p. 214.
26 E. Knoblaugh, Correspondent in Spain, Londra, Sheed & Ward,1937, pp. 86-87.
una gravità estrema.
La partecipazione massiccia di migliaia di persone a sostegno della causa repubblicana, in una guerra che non li coinvolgeva direttamente, indusse molti giornalisti e scrittori, a descrivere il conflitto col proposito di essere il più possibile obiettivi. Ma le idee politiche prevalsero sull'obiettività generalmente richiesta alla stampa, che si divise tra franchisti e repubblicani.
La manipolazione attraverso la radio
La radiofu uno strumento attraverso il quale le notizie vennero manipolate a livelli mai raggiunti. Il partito fascista italiano, puntava sull'Eiar per fare propaganda.
Un esempio è questo intervento radiofonico di Maria Gray, che commentava la politica estera:
Davanti alle trincee di Madrid si combatte allo stesso tempo (questo si deve comprendere) per la libertà della Spagna, per la pace del Mediterraneo e per la salvezza dell'Europa. Partita di altissimo valore storico che non ammette equivoci o transazioni. O si vince o si perde. Naturalmente si vincerà27.
Il commento diventata falso quando venivano utilizzati toni struggenti per raccontare le sofferenze dei bambini.
I repubblicani, invece, nascondevano le fratture all'interno del proprio fronte, amplificando le atrocità commesse dai franchisti.