4. La Guerra civile spagnola
4.1 La Panoramica del conflitto
La guerra civile spagnola, fu un conflitto combattuto tra il 1936 e il 1939. Le origini della guerra risalgono al colpo di stato del 17 luglio 1936, che vide contrapporsi i nazionalisti guidati dal generale Francisco Franco al governo repubblicano democraticamente eletto e sostenuto dal fronte popolare. Il conflitto fu drammatico, in quanto provocò “tra i 500.000 e i 700.000 morti”1.
La guerra coinvolse le principali potenze internazionali come: Italia, Regno Unito, Germania, Unione Sovietica e Francia, che diedero il proprio sostegno sia diplomatico che militare: l'Unione Sovietica appoggiò la causa repubblicana, mentre Italia e Germania si schierarono per il totalitarismo franchista.
A partecipare al conflitto fuono gruppi eterogenei:
Da una parte erano schierati i rappresentanti del vecchio ordine: i banchieri, i latifondisti, il clero e l'esercito. A costoro si contrapponevano i contadini, gli operai, i migliori poeti spagnoli e scrittori e un governo eletto democraticamente2.
Fu un momento drammatico sia per i civili, che per i giornalisti che andarono a documentare la guerra, ma fu anche, un'esperienza indimenticabile per molti di loro :
Ancora oggi, quando incontro un uomo o una donna che abbia combattuto per la libertà della Spagna incontro sempre un' anima affine. Quello furono gli anni meglio spesi della nostra vita e ciò che è venuto dopo e deve ancora venire non potrà mai riportarci alle sublimi vette raggiunte allora3.
Il conflitto sancì anche la nascita, come vedremo, del fotogiornalismo di guerra.
1 O.Bergamini, Specchi di guerra, cit., p. 72.
2 P. Knightley, La guerra e le fake news, cit., p. 207.
3 H. Matthews, The education of a correspondent, New york, Harcourt Brace, 1946, pp. 67-68.
Il racconto del conflitto da parte dei corrispondenti di guerra
Il fatto che la guerra venisse combattuta solamente sul territorio spagnolo, rese più semplice il racconto da parte dei giornalisti, che poterono così assistere agli eventi in tempo reale.
Come sostiene Oliviero Bergamini: “Sul piano dei media si trattò di una guerra ancora essenzialmente 'cartacea', nel senso che giornali e riviste continuarono ad essere il principale terreno di 'racconto' del conflitto”5.
Fu una guerra fortemente caratterizzata dall'utilizzo della radio e della fotografia, oltrechè dalla nascita di numerose riviste, in particolare: inglesi, francesi e americane. Celebre ,come vedremo, fù una foto scattata dal fotografo Robert Capa.
Anche il linguaggio giornalistico subì una trasformazione: dallo stile retorico si passò infatti alla narrazione schietta degli avvenimenti.
Anche durante questo conflitto, l'informazione fu generalmente caratterizzata dall'assenza di obiettività, tuttavia i repubblicani, ovvero il fronte democratico, ottennero il consenso maggiore, sia da parte del popolo che da parte della stampa.
Tra i grandi giornalisti che aderirono alla causa repubblicana troviamo: Claud Cockburn, direttore del settimanale “The Week”, George Orwell del “New Statesman”, Louis Fischer di “The Nation”, Ernest Hemingway e Herbert Matthews del “New York Times”: questi “dichiarò più volte la sua simpatia per il fronte repubblicano, pur ribadendo di voler continuare a svolgere il proprio lavoro con scrupolo professionale”6.
Claud Cockburn, che era di fede repubblicana, continuò a inviare corrispondenze alla propria rivista, ma collaborò anche, sotto lo pseudonimo di Frank Pitcairn, con il quotidiano comunista britannico “Daily Worker”7. Orwell lo accusò di essere sotto il controllo di agenti stalinisti e fu critico nei confronti della sua rappresentazione dei giorni di maggio di Barcellona, durante i quali comunisti e anarchici antistalinisti furono catturati e giustiziati dagli agenti dall'NKVD8. In particolare, per screditare le fazioni antistaliniste, agli occhi della parte repubblicana,
5 O. Bergamini, Specchi di guerra, cit., p. 73.
6 Ibidem, p. 75.
7 P. Knightley, La Guerra e le fake news, cit., p. 209.
8 Cfr.G.Orwell, Omaggio alla Catalogna, Milano, BUR, 2013, pp. 168, 236-250.
Cockburn riferì falsamente che il prestanome antistalinista Andrès Nin, figura rappresentativa (figurehead) dell'antistalinismo era stato torturato e giustiziato dall'NKVD9, era vivo e vegeto dopo essere fuggito in territorio fascista10. Orwell parlava a ragion di veduta, avendo personalmente assistito a quei drammatici eventi.
Secondo lo scrittore Adam Hochschild, durante la guerra Cockburn funse da propagandista stalinista “su ordine del Partito [Comunista]”. In un caso, Cockburn affermò di essere stato testimone di una battaglia che aveva completamente inventato11. Questa bufala mirava a convincere il primo ministro francese che le forze di Francisco Franco erano più deboli di quanto sembrasse e che i repubblicani erano quindi più degni di essere aiutati con l'invio di armi. Lo stratagemma funzionò e il confine francese fu aperto a una spedizione di artiglieria fin allora in sospeso12.
La posizione di Louis Fischer, che pure per un certo periodo fu membro della Brigata Internazionale che combatteva il generale Francisco Franco, si mantenne invece in bilico tra i due schieramenti. Herbert Matthews, dal canto suo, scrisse un articolo, sulla responsabilità e sui doveri che il corrispondente di guerra aveva durante il proprio lavoro:
Tutti noi che abbiamo vissuto la guerra civile spagnola l'abbiamo seguita con profonda passione...Io ho sempre provato risentimento per la falsità e l'ipocrisia di coloro che affermavano di essere imparziali e anche per l'ottusa (per non dire repellente) stupidità dei direttori dei giornali e dei lettori che esigono dei corrispondenti una descrizione obiettiva e imparziale della guerra... Era lo stesso vecchio errore che continua a tormentatre perennemente il cronista. Il quale è un essere umano, e deve essere animato da sentimenti e avere opinione proprie; chi condanna l'atteggiamento improntanto a parzialità respinge gli unici fattori veramente importanti: la sincerità, la comprensione e la tendenza alla perfezione. Il lettore ha diritto di pretendere tutti i dati di fatto, ma non che il giornalista o storiografo condivida le sue opinioni13.
Tale articolo, tendeva a elogiare i corrispondenti che raccontavano i fatti in modo parziale. Come Claud Cockburn, anche Arthur Koestler rimase coinvolto nell'attività Agintrop (la sezione agitazione e propaganda del Comintern) a Parigi.
9 Cfr Preston and A. Mackeenzic, The Republic Besieged: Civil War in Spain 1936-1939, Edinburgh, University Press, 1996, p. 267.
10 G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, cit., p. 168.
11 Cfr A. Hochschild, Spain In Our Hearts: Americans in the Spanish Civil War, 1936-1939, New York, Houghton Mifflin Harcourt, 2016, p. 71.
12 Cfr. D.C. Watt, “Rumors as Evidence”, in Russia War, Peace and Diplomacy, a cura di Ljubica &
Mark Ericson, Londra, Weidenfeld & Nicolson,2005, p. 283.
13 H. Matthews, The education of a correspondent, cit., p. 69.
Koesteler, nel 1936, per conto del Comintern, intraprese addirittura una visita al quartier generale di Francisco Franco a Siviglia, fingendo di essere un suo simpatizzante e usando le credenziali del quotidiano londinese “News Chronicle”
come copertura. Raccolse prove del coinvolgimento diretto dell'Italia fascista e della Germania nazista dalla parte di Franco, che a quel tempo i ribelli nazionalisti stavano ancora cercando di nascondere14. Dovette fuggire dopo essere stato riconosciuto e denunciato come comunista da un ex collega tedesco. L'anno dopo, però fu catturato e venne condannato a morte per spionaggio, salvo poi essere scambiato con un prigioniero nazionalista15. Dopodichè raccontò la sua esperienza in una serie di articoli pubblicati sul “News Chronicle”. In seguito, nel suo libro Spanish Testament, illustrò i crimini commessi dalle truppe franchiste. Tuttavia, solamente diversi anni dopo, confessò di essere stato condizionato, nel racconto dei fatti, dalla propaganda anti-franchista e dal capo dell'Agitprop Willie Muenzemberg.
Claud Cockburn, invece, fu fortemente influenzato dall'assistente di Muenzemberg, Otto Katz:
un ceco che svolgeva a Parigi le funzioni di primo assistente e guardia del corpo di Muenzemberg, si stava scervellando per trovare il sistema del governo francese ad autorizzare la spedizione di un carico di armi ai repubblicani. Così decise di segnalare con la collaborazione di Cockburn, una battaglia inventata di sana pianta per illustrare la lotta sostenuta con tanto valore, ma con armi ineguali, dai repubblicani16.
Decise tuttavia, di inventare, con l'aiuto di Cockburn, una battaglia, per dimostrare la forza dei repubblicani:
La nostra preoccupazione principale era che noi, disponendo solo delle cartine riprodotte nelle guide turistiche e quindi prive di curve di livello, avremmo potuto inavvertitamente descrivere uno scontro a fuoco tra democratici e fascisti appostati ai capi opposti di un lungo viale provvisto in realtà al centro di una cunetta non segnata sulle cartine, ma nota qualche redattore del turno di notte al giornale, che avesse magari viaggiato da quelle parti. Di conseguenza la battaglia ebbe luogo in strade molto brevi e nelle piazze...Katz pretese con insistenza che citassimo molti nomi, restando peraltro vaghi in proposito. Così nella confusione della lotta davanti alla caserma era stato impossibile accertare se il capitano Murillo, caduto battendosi coraggiosamente, fosse lo stesso capitano che pochi mesi prima a Madrid...Alla fine ne uscì una delle cronache di guerra più convincenti, entusiasmanti e sobrie che avessi mai letto17.
14 A. Koestler, Dialogo con la morte, Londra, Arrow Books, 1961, p. 7.
15 P. Knightley, La guerra e le fake news, cit., p. 210.
16 Ibidem, p. 211.
17 C. Cockburn, I Claud, Londra, Penguin Books Ltd, 1967, p. 193.
Cockburn, durante le proprie corrispondenze di reportage di guerra, fece diversi errori, uno su tutti quello di non considerare l'interesse collettivo dei lettori.
Secondo Cockburn un corrispondente dovrebbe scrivere non ciò che è vero ma ciò che desidererebbe fosse vero.
Gli scontri che causarono un elevato numero di morti, attirarono non poco i propagandisti, impegnati, sia sul fronte repubblicano che su quello franchista. In particolare all'interno del fronte repubblicano, all' origini delle atrocità furono soprattutto questioni legate a motivi religiosi.
Il 28 Marzo 1939, avvenne la caduta di Madrid. “Un unico corrispondente professionista rimase sul posto per assistere al trionfale ingresso dei nazionalisti nella città: O.D. Gallagher, del 'Daily Express'”18. La sconfitta del fronte si avvicinava sempre di più, per cui divenne difficile per i corrispondenti repubblicani nascondere la delusione per l'esito finale del conflitto. La maggior parte dei giornalisti non denunciarono le difficoltà in cui si versava il fronte repubblicano, se non per motivi politici o propagandistici.
Matthews fu uno dei pochi corrispondenti, che scrisse articoli obiettivi, ed ebbe ragione quando il “New York Times”, “venne meno al suo dovere nei confronti dei lettori perchè non offrì loro un'immagine giornalistica adeguata, equilibrata, completa, della guerra”19. Tuttavia Matthews, riconobbe di aver commesso l'errore di avere ammorbidito il racconto del conflitto civile, che era considerato invece molto drammatico.
Così come molti giornalisti evitarono di citare nei loro articoli, i contrasti tra le proprie idee, e quelle del fronte per cui scrivevano.