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La questione dei rapporti di forza Luciana Castellina

Nel documento Senza presente e senza futuro (pagine 190-194)

La protesta indifferenziata di quello che ora viene chiamato «il basso» che si contrappone all’«alto», per usare un concetto che oggi va di moda, non basta. E infatti finora il 99%, sebbene sia una così grande maggioranza di sofferenti, non è riuscita a vincere

Tutti si ricor dano la famosa frase pro nun ciata da Ram sey McDo nald, primo pre si dente del con si glio di un governo labu ri sta in Gran Bre ta gna nel 1931, nel pieno dell’altra grande crisi eco no mica mon diale: «Cre devo che il peg gio fosse stare all’opposizione senza il potere di cam biare le cose, ora mi sono accorto che è peg gio ancora stare al governo e non aver ugual mente potere». Pochi ricor- dano forse quello che avvenne dopo, quando McDo nald decise di rom pere con il pro prio par tito le cui riven di ca zioni non era in grado di sod di sfare e di dar vita a un pes simo governo di unità nazionale.

Ebbene, nella tri stis sima serata che tutti abbiamo tra scorso ieri notte attac- cati alla tele vi sione per seguire quanto accadeva ad Atene, su piazza Sin tagma e den tro il palazzo del Par la mento che vi si affac cia, abbiamo, almeno molti di noi, tirato un sospiro di sol lievo: non solo — lo sape vamo già prima — Tsi pras non è Ram sey McDo nald, anche se ha dovuto spe ri men tare una ana loga impo- tenza — ma, quel che più conta, la rot tura con il suo par tito non è avvenuta.

Sia i 40 depu tati di Syriza che hanno votato con tro il memo ran dum, sia i 109 mem bri del Comi tato cen trale che hanno espresso ana loga oppo si zione, hanno riba dito che que sto non com porta sfi du cia nei con fronti del governo. Un’altra bella prova della matu rità di Siryza. Se que sta unità reg gerà anche nelle diffi ci- lis sime set ti mane che ci aspet tano, il peg gio potrà forse essere evitato.

La scelta del che fare a fronte di un ricatto tanto arro gante da non esser stato nem meno imma gi nato è stata per Atene molto ardua, ed è com pren si bile che abbia sol le vato un con fronto così acceso, anzi dram ma tico. Tsi pras, come sap piamo, ha respinto l’ipotesi di un’uscita dall’eurozona, e ha scelto di cor rere i rischi dell’accordo leo nino che gli è stato impo sto per gua da gnare tempo — e man te nere una col lo ca zione di governo — due fat tori che aiu tano ad affron- tare una situa zione molto diffi cile, ma meno diffi cile di quella che si sarebbe

creata, subito, ove le ban che fos sero rima ste chiuse senza liquido, sti pendi non paga bili, blocco dei ser vizi pub blici, impor ta zioni impos si bili in un paese che senza com prare all’estero il car bu rante per i pro pri pesche recci non è in grado nem meno di pescare il pro prio pesce.

Diffi cile e peri co losa: quando una crisi diventa così grave può acca dere di tutto. Da parte dell’avversario, ma anche — la sto ria ce lo inse gna — per le ten ta- zioni auto ri ta rie cui si potrebbe cedere per con trol lare le ine vi ta bili proteste.

Adesso, se non ci saranno lace ra zioni nel corpo di Syriza, sarà pos si bile lavo- rare per ridurre al minimo, e comun que per distri buire più equa mente il peso delle misure impo ste. Con tando anche sull’estrema con fu sione che regna nel campo delle «isti tu zioni» Ue: che non sono Maci ste, ma una lea der ship sem pre più con fusa e sem pre meno cre di bile. Basti pensare alla esi la rante uscita del Fondo mone ta rio, che dopo aver par te ci pato ai nego ziati con la ineff a bile signora Lagarde, manda adesso a dire che quell’accordo è ridi colo, non potrà mai esser rea liz zato, perché la Gre cia non potrà mai pagare un debito che negli anni, dopo le amo re voli cure dei dot tori di Bru xel les, è pas sato dal 127 % del PIL all’inizio della crisi al 176 % di oggi, al pre ve di bile 200 % nel pros simo futuro.

Degli 82 miliardi che ora sono stati con cessi ad Atene solo il 35 % andrà all’economia reale, il resto a ripa gare debiti già con tratti e a rifi nan ziare le ban che, così come del resto è acca duto dal 2010, quando dei 226,7 miliardi elar- giti allora ne andò solo l’11,7%.

Anche sul piano poli tico va ben sot to li neato che da que sta vicenda la lea der- ship euro pea è uscita malis simo. Anche in Ger ma nia: basta scor rere la stampa tede sca più auto re vole per sapere con quanta asprezza viene giu di cato l’ope- rato del pro prio governo: » Il governo tede sco ha distrutto in un wee kend sette decenni di diplo ma zia» — ha scritto il set ti ma nale Spie gel e la auto re vo lis sima Sud deu tsche Zei tung ha titolato: «La signora Mer kel ‚il nuovo nemico dell’Eu- ropa». Per non par lare di come in que ste set ti mane si siano mol ti pli cate le voci, anche isti tu zio nali, di chi dice che biso gna andar sene dall’Ue.

Tsi pras ha invece deciso di non abban do nare il campo di bat ta glia. Poteva deci dere di lasciar per dere e cedere a chi sug ge riva di imboc care la strada di uno sbri cio la mento che avrebbe in realtà lasciato ancor più privi di forza rispetto alla finanza glo bale i sin goli paesi.

Può darsi che per otte nere que sta diversa Europa sia neces sa rio ricor rere anche a que sta scelta, ma assurdo è pen sare che dia più forza, ad Atene ma

anche a tutti noi, che la Gre cia, la più debole, imboc chi que sta strada da sola. Gre xit, oggi, diven te rebbe solo la pate tica vicenda di un pic colo paese mar gi- nale, la vit to ria, per l’appunto, di Scheubele.

Altra cosa è che a met tere in discus sione l’eurozona sia uno schie ra mento più forte, almeno i paesi medi ter ra nei, sulla base di un chiaro pro getto di lotta e di reci proca soli da rietà. Que sto fronte oggi non c’è e noi ita liani pos siamo solo ver go gnarci perché il nostro pre si dente del Con si glio, che avrebbe potuto, e dovuto, avere un ruolo di primo piano da svol gere in que sta situa zione, ha messo, pau roso, la testa sotto la sabbia.

Torna in primo piano il famoso con cetto di «rap porti di forza», un ter mine che sem bra spa rito dal voca bo la rio della sini stra, sicché quanto accade ad Atene c’è chi lo rap pre senta come l’antico dilemma fra riforme o rivo lu zione. Quasi che sia pos si bile –scrive con la tra di zio nale voca zione al richiamo teo rico tede- sco Blo kupy su «Neues Deu tschland» — con si de rare la Gre cia come un secolo fa la Rus sia: l ‘anello più debole del capi ta li smo da cui si sarebbe potuti par tire. Lenin, del resto, quando disse que sta frase, non sapeva che la rivo lu zione tede- sca sarebbe fallita.

Oggi, comun que, noi sap piamo che di un pro cesso rivo lu zio na rio capace di soste nere la rot tura even tuale della Gre cia in Europa non c’è nem meno l’odore. Non è rivo lu zio na rio sbat tere comun que la testa con tro il muro senza valu tare se si rompe la testa o si sbri ciola il muro. Pre ser vare la testa non è un atto di viltà, ma di intel li genza. Almeno se si intende com bat tere ancora e non solo costruire un monu mento ai mar tiri.

«La gente pro te sta, scende in strada» — ci dicono anche nostri con na zio nali che sono in Grecia. «Nei bar si dice che Tsi pras ha tra dito.» È com pren si bile, ma per que sto per vin cere ci vogliono i par titi e non i bar: pro prio nei momenti dram ma tici è indi spen sa bile un sog getto con sa pe vole, unito da una comune cul tura poli tica, da un rap porto vero con le rispet tive comu nità, e non un agglo- me rato emotivo.

Per costruire l’egemonia neces sa ria ad affron tare situa zioni com plesse, con lotte mirate e non solo con la mol ti pli ca zione delle proteste.

È vero che lasciare solo alla poli tica – par titi e isti tu zioni – il potere di deci- dere può esser peri co loso, e lo è stato tante volte in pas sato. Per que sto sono utili movi menti e forme dirette di espres sione della società civile e spe riamo che ce ne siano in Greci a pun go lare, anche con te stan dole, le deci sioni che ver ranno prese.

Ma la pro te sta indiff e ren ziata di quello che ora viene chia mato «il basso» che si con trap pone all’»alto», per usare un con cetto che oggi va di moda, non basta. E infatti, finora, il 99%, seb bene sia una così grande mag gio ranza di soff e renti, non vince. Occorre di più.

Io la penso così. Ma sono molto con for tata nel riscon trare che la grande mag gio ranza di coloro che stanno cer cando di costruire in Ita lia un nuovo sog getto poli tico uni ta rio la pensa in modo ana logo. A qual che cosa la lunga sto ria della nostra sini stra — primo fra tutti il «genoma Gram sci» — ci è pur servita!

il manifesto 17 luglio 2015

L’obiettivo di travolgere Syriza

Nel documento Senza presente e senza futuro (pagine 190-194)