Ovviamente un tale approccio non fu esente da critiche. Fra le molte cri- tiche mosse, Lewis sottoline`o come l’approccio di Katz e Fodor non era altro che un “sostituto” della vera semantica poich´e esso si fonda sulla tacita as- sunzione che alcune competenze, ad esempio la possibilit`a di assegnare un giudizio di verit`a, siano innate in chi usa il linguaggio. Ma come linguisti, Katz e Fodor non erano interessati a tali aspetti e di conseguenza li avevano semplicemente assunti come universali ed innati. Occorsero anni comunque prima che i linguisti realizzassero l’importanza delle condizioni di verit`a e dei criteri di adeguatezza dell’analisi semantica.
2.2 La questione semantica dalla prospettiva
logico-filosofica
Mentre per i linguisti l’analisi semantica si riduce ad un processo di tradu- zione, per i filosofi del linguaggio essa si realizza con sistemi formali definiti da assiomi e interpretati con la teoria dei modelli. I lavori sulla semantica in grammatica generativa si concentrarono maggiormente sulle procedure di traduzione fra le strutture sintattiche e semantiche, mettendo in secondo pia- no, o meglio tralasciando, la questione riguardante la definizione stessa di semantica. In filosofia del linguaggio invece la questione relativa alla “struttu- ra formale”(logical form), necessaria per rappresentare aspetti del linguaggio, viene interpretata attraverso la definizione di schemi d’inferenza.
Fra i primi studiosi dei legami che coinvolgono la nozione di significazione nel linguaggio `e doveroso citare Leibniz. La sua volont`a di indagare le relazioni che sussistono fra linguaggio e realt`a, linguaggio e pensiero, o fra linguaggio e conoscenza gli permisero di sviluppare un sistema formale di deduzione basato sul linguaggio characteristica universalis da lui stesso concepito. L’obiettivo di Leibniz era quello di introdurre una forma primaria di linguaggio simbolico che avesse una forma semplice per concetti semplici, e una forma non ambigua per strutture logiche di espressioni pi`u complesse. Sfortunatamente Leibniz non riusc`ı a portare a termine il suo progetto, e occorsero due secoli prima di poter incontrare un’altra figura fondamentale nello sviluppo di questa disciplina.
Un cruciale avanzamento nella semantica composizionale `e sicuramente ri- conducibile all’idea proposta da Gottlob Frege secondo la quale alcune espres- sioni possono essere interpretate come funzioni che ricevono come argomenti le denotazioni di altre espressioni. Per descrivere quest’approccio si consideri ad esempio la frase “Alice is happy”. Qui il predicato happy pu`o essere definito come una funzione caratteristica sull’insieme delle entit`a happy che applicata all’individuo Alice ne denota la sua estensione. Frege quindi fu il primo ad introdurre la distinzione fra senso e riferimento, o fra intensione ed estensione, concetto questo che vide poi diversi tentativi di formalizzazioni da parte dei filosofi del linguaggio.
La semantica formale, riconducile a Frege e al suo principio di compisizio- nalit`a, pu`o essere definita come:
Definizione 2.2.1 Il significato di un’espressione complessa `e funzione del significato delle sue parti e del modo in cui esse sono sintatticamente combi- nate.
Tuttavia il sistema proposto da Frege non era privo di difetti. Russell poco pi`u tardi evidenzi`o2 come la definizione di funzione proposta da Frege fosse
poco robusta e sotto certe condizioni portasse ad una condizione paradossale. Russell propose allora un sistema di tipi che us`o per imporre restrizioni sugli argomenti delle funzioni cos`ı da definire formalmente espressioni ben formate. In questo contesto si pu`o sottolineare come Russell rivolse la sua attenzione pi`u sui concreti riferimenti dei termini invece che al senso degli argomenti come diretto costituente delle proposizioni. Proseguendo su questa linea i riferimenti divennero presto centrali nella definizione formale della semantica.
In qualche modo il linguaggio deve sempre riferirsi al mondo. Riuscire a caratterizzare quest’aspetto `e determinante per la comprensione di un’espres- sione linguistica, e la teoria dei modelli o↵re un’elegante soluzione. Tale ap- proccio ricorre ad un’astrazione matematica, denominata modello, all’interno della quale ricondurre i significati dei riferimenti di un’espressione. Un model- lo rappresenta quindi il mondo, o per essere pi`u precisi, una certa situazione o stato all’interno del quale i predicati corrispondono a funzioni che associano ad un’entit`a un valore di verit`a. In questo contesto, il valore semantico di un’e- spressione `e riferito al valore di una proposizione che `e vera o falsa in base alla situazione del mondo descritto dal modello. Non solo le espressione composte, ma anche altre componenti linguistiche pi`u piccole, come nomi propri o verbi etc., ricevono lo stesso trattamento. Ma, se per i primi, i riferimenti possono essere consistentemente ricondotti a singole entit`a nel mondo, per i secondi, e specialmente per i verbi intransitivi, `e richiesta una piccola estensione del trattamento.
Per modellare i verbi intransitivi come una definizione di propriet`a, si associa il relativo valore semantico all’insieme di entit`a che possiedono quella determinata propriet`a in un particolare mondo. Ora se da un lato questo modo di procedere permette di verificare la veridicit`a di un enunciato, dall’altro non discrimina fra i diversi significati che le espressioni linguistiche possono esprimere.
Una semantica estensionale come quella proposta da Tarski appiattisce il significato (intensione) sul riferimento (estensione), con la conseguente per- dita della capacit`a di spiegare il diverso contenuto informativo o conoscitivo di espressioni linguistiche similmente estensionali. Soprattutto una semanti- ca estensionale non `e in grado di spiegare il valore di verit`a (estensione) degli enunciati che esprimono contesti intensionali, come gli enunciati modali ed epi- stemici. Tali enunciati, infatti, non sono composizionali rispetto all’estensione perch´e il loro valore di verit`a dipende dall’intensione e non dall’estensione di
2 L’intento di Russell era in realt`a contraddire la teoria degli insieme di Cantor, ma trov`o utile contestualizzare la sua argomentazione in termini della definizione di funzione proposta da Frege.