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fu oggetto di molte critiche. Infatti se accostata ai formalismi logici presenti in letteratura si sarebbe portati a credere che tale approccio non sia nulla di nuovo, e che anzi sia per sua natura limitato se paragonato ad essi. Soprattutto i limiti evidenziati nel trattare alcuni aspetti del linguaggio, al di fuori della risoluzione dell’anafora, richiesero successive estensione della teoria originaria. Lo scopo di queste note `e quello di chiarire, seguendo alcuni lavori di Hess, come alcuni punti della DRT non siano di cos`ı immediata traduzione in logica e che anzi tali punti richiedono uno spostamento del ragionamento su un meta livello per poter essere correttamente trattati.

2.6 Note sulla teoria di rappresentazione del discorso 39

L’analisi del discorso, descritta nella sezione precedente, si conclude con la produzione di una DRS assimilabile alla rappresentazione di un modello8. In questo modello il ruolo di una semplice DRS `e la descrizione di propriet`a e relazioni fra i riferimenti del discorso, mentre quello delle DRS pi`u comples- se `e spesso assimilato a regole d’inferenza. Queste regole potendo descrivere propriet`a di entit`a potenziali non dovrebbero essere intese con l’accezione di funzioni di espressioni universalmente quantificate proprie della logica. Invece esse dovrebbero essere trattate come istruzioni da applicare su potenziali og- getti che potrebbero apparire in futuro nel modello. Oggetti, si noti bene, ai quali `e possibile accedere esclusivamente attraverso i riferimenti del discorso. Da qui le prime critiche alla DRT furono proprio sui riferimenti del discorso e sul ruolo da loro svolto.

L’utilizzo dei riferimenti del discorso non propone nulla di nuovo. Tali rife- rimenti si comporterebbero allo stesso modo della quantificazione esistenziale in logica. Nella DRT infatti essi possono essere rappresentativi di qualche en- tit`a del mondo reale, possono essere co-referenziali, ma non possono riferirsi a pi`u di un oggetto esterno. Nell’analizzare una semplice espressione come “a boy read a red book. He liked it.”, DRT crea un nuovo riferimento del discorso per ogni frase nominale indefinita, questi riferimenti verranno poi possibilmente co-referenziati con qualche potenziale riferimento. Una DRS per l’espressione precedente pu`o essere definita come:

h{r1, r2, r3, r4}, {boy(r1), red(r2), book(r2),

read(r1, r2), r3= r1, r4= r2, like(r3, r4)}i

Una volta risolti tutti i riferimenti e specificate tutte le relazioni `e possibi- le usare la DRS all’interno di una base di conoscenza per recuperare i dati d’interesse e procedere con l’inferenza. Tuttavia `e prassi comune tradurre le DRS in qualche linguaggio formale eliminando dove possibile le informazioni specifiche per il solo discorso.

Scegliendo un opportuno linguaggio si evidenzia l’esistenza di alcuni paral- lelismi fra i due linguaggi. Almeno ad una prima analisi, la diretta traduzione dei rispettivi elementi `e immediata, e si sarebbe potarti a pensare che l’idea stessa dei riferimenti del discorso sia di per se ridondante all’interno del li- vello logico. Si consideri, ad esempio, come linguaggio formale datalog, che sar`a introdotto nel capito 6, l’analisi per l’espressione precedente pu`o essere tranquillamente definita come un insieme di fatti logici:

boy(r1).

red(r2).

book(r2).

read(r1, r2).

like(r1, r2).

8 Tale modello si riferisce essenzialmente alla situazione espressa dal discorso ma pu`o essere comunque esteso oltre i limiti del discorso con informazioni non linguistiche provenienti da qualche sorgente esterna d’informazione.

La traduzione appena proposta prevede di definire un fatto per ogni semplice condizione nella DRS e per ogni loro riferimento una costante di Skolem. Soprattutto `e importante notare come i riferimenti ausiliari,r3 e r4, siano

spariti completamente e che la forma sintattica delle costanti di Skolem, il cui scopo si estende all’intero programma logico, garantisca la co-referenzialit`a. Hess allora sottolinea come la conclusione che si sarebbe portati a trarre `e che il ruolo dei riferimenti del discorso nelle DRS di frasi multiple sia lo stesso delle constanti di Skolem in un programma logico costituito da clausole multiple: cio`e attestare l’esistenza.

Tuttavia, i riferimenti possono a volte richiedere una traduzione su varia- bili. Si consideri ad esempio le espressioni:

If a man owns a donkey he beats it. If a man owns a donkey he is happy. con le associate DRS:

h{}, {h{r1, r2}, {man(r1), donkey(r2), own(r1, r2)}i !

h{r3, r4}, {r3= r1, r4= r2, beat(r3, r4)}i}i

h{}, {h{r1, r2}, {man(r1), donkey(r2), own(r1, r2)}i !

h{r3}, {r3= r1, happy(r3)}i}i

le cui traduzioni in datalog pur portano comunque alle stesse condizioni di verit`a richiedono un trattamento diverso per i riferimenti:

beat(X, Y ) :- man(X), donkey(Y ), own(X, Y ). happy(X) :- man(X), donkey(Y ), own(X, Y ).

A di↵erenza dell’esempio precedente, qui, la condizione complessa di impli- cazione fra DRS `e tradotta in una regola logica. I riferimenti al suo interno sono espressi con variabili, la cui interpretazione `e universalmente quantificate all’interno delle regole.

Dagli esempi appena discussi, si potrebbe quindi assumere che i riferimenti del discorso di espressioni non generiche e generali si comportino come costan- ti, mentre quelli le cui DRS si riferiscono a frasi generiche debbano tradursi con variabili. Sebbene quest’ultimo punto permetta di gestire correttamente l’accessibilit`a intra-clausola dei riferimenti, rimane preclusa la possibilit`a di trattare la loro accessibilit`a inter-clausola. Tuttavia, come discusso preceden- temente, DRT fu originariamente progettato con l’intento di trattare proprio tali fenomeni, evidenziando come l’analisi intra e inter-clausola richieda un approccio di↵erenziato. Nell’analisi intra-clausola infatti i riferimenti espressi con variabili sono sufficienti a trattare correttamente la co-referenzialit`a. Men- tre trattare il secondo caso richiede regole aggiuntive per poter rappresentare le dinamiche che in DRT determinano il passaggio di un riferimento da una DRS ad una pi`u esterna. Proprio quest’ultimo aspetto `e l’elemento distintivo della teoria.

Concludendo il modo pi`u “corretto” per definire i riferimenti del discorso `e in termini di meta-variabili riferite ad un sottostante linguaggio oggetto.