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La riduzione dell’homme alla machine

CAPITOLO 3. L’HOMME MACHINE

3.3 La riduzione dell’homme alla machine

Nell’ottica della modernità, la natura va considerata come sottomessa al potere umano che, da solo, è in grado di dare vita a qualsivoglia prodotto; traendo spunto dalla teoria cartesiana, l’essere stesso diventa plasmabile e alterabile dal momento che persino il corpo umano può essere interpretato alla stregua di una macchina. Il passo tra la manipolazione della natura e quella dell’essere umano stesso si fa breve e, se considerata sotto questo punto di vista, ogni persona non diventa altro che un insieme di ingranaggi caratterizzati da un puro e semplice automatismo.

E. Scribano, Macchine con la mente. Fisiologia e metafisica tra Cartesio e

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Spinoza, cit., p. 157

Spinoza rintraccia nei poteri del corpo enunciati da Cartesio argomenti che

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A questo tipo di interpretazione corrisponde senza dubbio il pensiero di Julien Offray de La Mettrie, sostenitore di un radicale meccanicismo fisiologico il cui intento era quello di porre fine al legame di filosofia e scienza con i dogmi della religione rivelata. Le sue tesi fortemente materialistiche furono esposte un’opera il cui titolo può essere assunto come un efficace riassunto del suo pensiero. L’homme machine descrive nel dettaglio l’autentica natura dell’uomo che corrisponde ad una struttura organica composta da molle, nervi, fluidi e ingranaggi in continuo movimento i quali rispecchiano il funzionamento tipico di una macchina. Nonostante siano ravvisabili nel pensiero di La Mettrie chiari elementi di natura cartesiana, va sottolineato che egli se ne distaccherà per mettere a punto una teoria ben più radicale.

Dal suo punto di vista, risulta infatti difficile comprendere come due entità eterogenee, quali la res cogitans e la res extensa, possano comunicare e far sì che l’anima agisca sul corpo; la distinzione tra la sostanza pensante, spirituale, priva di estensione e la sostanza materiale, appartenente al mondo fisico sembra dunque essere infondata. Per descrivere in modo veritiero e adeguato la natura dell’uomo è allora utile fare a meno della nozione di anima che funge da lente deformante nella visione della corretta struttura organica. Al fine di escludere qualsiasi forma di trascendenza, La Mettrie si rende promotore di un’unica sostanza per tutto l’universo senza alcuna differenza di sorta. La totalità del vivente è riconducibile a un principio unitario di natura materialistica la cui descrizione corrisponde alla struttura degli organismi stessi.

Se esiste solo la res extensa, è possibile affermare che la res

cogitans è anch’essa dotata degli attributi di estensione e materialità; le

facoltà dell’anima sono quindi assimilabili alla struttura organica del cervello e dell’intero corpo e, pertanto, il termine anima serve solo a nominare la parte pensante dell’uomo. Corpo e anima sono legati tra di loro e ciò può essere provato dal fatto che un’eventuale alterazione

delle condizioni di salute, come nel caso di febbre alta, può comportare la riduzione di alcune capacità intellettuali. Inoltre, ogni essere dotato di struttura organica è una macchina e non vi è nessuna differenza di natura, nemmeno tra l’uomo e l’animale. «A partire dal verme che striscia sino all’aquila che scompare tra le nuvole» , tutti gli esseri 73

viventi sono stati dotati di una porzione di legge di naturale, più o meno ricercata a seconda del condizionamento organico di ciascuno. Dunque tra i vari organismi esistono solo diversi modi di funzionamento e diversi livelli di complessità nei meccanismi. Anche se l’essere umano può essere visto come la macchina più complessa di tutte rimane pur sempre tale e, in virtù di ciò, non gli è concesso il libero arbitrio; l’uomo infatti, alla pari di tutti gli animali, è una macchina sottoposta alle leggi della fisica meccanicistica le quali si rifanno alle proprietà della materia stessa.

Dal momento che ogni essere vivente funziona come una macchina, ad ogni input corrisponde una funzione e, ad esempio, «come una corda di violino o un tasto di clavicembalo vibrano ed emettono un suono, così le fibre del cervello, colpite dalle onde sonore, sono stimolate per riprodurre o ripetere le parole da cui vengono toccate» . 74

In altri termini, l’uomo risulta essere una sorta di orologio in cui ogni molla e ogni rotella, seppur con il proprio ambito di funzionamento, ha il medesimo scopo; per questo motivo, se anche una parte di questo meccanismo si dovesse inceppare, ciò non pregiudicherebbe il funzionamento delle altre parti. La struttura organica è sufficiente a dar conto di ogni cosa:

«Non serve altro […] per provare che l’uomo è soltanto un animale, ossia un insieme di molle che si caricano tutte a vicenda, senza dire da che punto del circolo imano la natura abbia incominciato. Se tali molle

J. O. de La Mettrie, L’uomo macchina, Mimesis, Sesto San Giovanni 2015, p. 51

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Ivi, p. 40

differiscono tra loro, ciò è dovuto quindi soltanto alla loro sede, a qualche grado di forza, e mai alla loro natura; l’anima, di conseguenza, non è altro che un principio di movimento o una parte materiale sensibile del cervello che, senza tema di errore, può essere considerata la molla principale di tutta la macchina» . 75

Questo articolato processo storico ha portato a considerare l’uomo in termini meramente materiali, svalutandone il corpo e di conseguenza il suo significato più intimo. La possibilità di spiegare ogni cosa in termini meccanici e scientifici ha portato alla perdita di quel mistero e di quella meraviglia che caratterizzavano il pensiero antico. Se l’uomo viene considerato solo come essere materiale, si rischia di diventare ciechi di fronte al valore recondito dell’essere. Questo tipo di prospettiva investe tutte le sfere dell’essere umano, compresa quella sessuale: il corpo, essendo solo materia, è ricco di una energia che può essere estratta e che necessita di essere scaricata tramite un funzionamento meramente meccanico. Intendere la sessualità in questo modo comporta delle conseguenze che spostano la prospettiva sessuale su un solo soggetto, il quale si serve semplicemente del corpo altrui privato di ogni essenza. Ciò equivale a ridurre l’altro ad un oggetto, ad uno strumento creato per il proprio piacere. Di conseguenza, anche la concezione del tempo viene trasformata a favore dell’istante e dell’individualità, penalizzando il tempo della condivisione e della compagnia.

Una così significativa perdita di significato della sessualità è inevitabile che abbia risvolti negativi anche sulla trasmissione della vita; maternità e paternità biologiche non coincidono più con la loro funzione sociale e sono caratterizzate da un assenza di impegno in senso stretto. La riduzione dell’homme alla machine ha imposto delle semplificazioni in termini di materia ed energia che, scientificamente, premettono di spiegare il mistero della vita attraverso una via di facile

Ivi, p. 60

comprensione; tuttavia, anche alla luce dei recenti sviluppi in materia, è bene interrogarsi se la complessità dell’essere umano e delle sue funzioni si possa limitare a spiegazioni semplicistiche.