• Non ci sono risultati.

La sfida della sostenibilità e del termalismo sociale

In previsione di conoscere quale direzione e distribuzione avranno gli investimenti pubblici, è chiaro che l’evento pandemico riporta alla ribalta alcune questioni trascurate nel dibattito riguardante il rilancio e lo sviluppo del turismo termale, e che adesso emergono con tutta la loro rilevanza auspicando che pos-sano avere una diversa considerazione.

L’orientamento, infatti, seguito fino a oggi dai principali attori del termalismo, sia pubblici sia privati, è stato quello di scommettere sull’intervento del mercato secondo le logiche neoliberiste della privatizzazione, senza accorgersi che come per altri settori economici – adesso in modo più evidente – la crisi di cui soffre il termalismo non è di domanda, ma di offerta.

Credere che il mercato sanasse ritardi e abbandoni di centri termali anche aventi una rilevante tradi-zione poiché localizzati in città storiche, ha voluto dire attendere soluzioni che non sono mai giunte, con-tinuare a perdere competitività, accumulare debito, ma soprattutto disattendere la domanda sociale di comunità e territori che nel termalismo hanno sempre visto non solo l’opportunità di cura e benessere per tutti, ma il destinatario dei loro commerci e servizi: fonte primaria, quindi, di sostegno e alimento del-l’economia locale.

È indubbio che sia necessario inserire il turismo termale tra gli ambiti privilegiati dell’innovazione sociale (Anheier & Krlev, 2020; Brandsen, Cattacin, Evers & Zimmer, 2016) che dovrà ancor più che passato sup-plire in parte al ridimensionamento dei programmi di welfare intervenuti nel corso degli ultimi decenni, e dove non sarà trascurabile il ruolo che vi potrebbe svolgere il Terzo Settore, anche se fino ad oggi non ha

3 Deloitte distingue tre “macrofasi”. Quella di Respond, il lasso di tempo in cui si risponde quotidianamente alle sfide affrontando la gestione dell’operatività contingente in emergenza; di Recover, il periodo durante il quale si identificano i cambiamenti nelle di-namiche operative facendo leva sulle best practice; di Thrive, la fase in cui l’azienda si prepara ad affrontare la nuova normalità, il “new normal”, capitalizzando le conoscenze acquisite nelle fasi precedenti.

86 Il turismo termale alla prova della resilenza urbana e della pandemia

dimostrato avere un particolarmente interesse per questo settore4. Tuttavia, a parte i processi dell’inno-vazione sociale che dovranno coinvolgere il termalismo, soprattutto per i suoi riflessi anche in ambito sa-nitario, con il Covid-19 è stata confermata la centralità dello Stato e delle sue politiche (pur malridotte) di welfare. Ha scritto Franciscu Sedda che con il suo intervento lo Stato

“ha reso tangibile non solo quanto sia rischioso lo smantellamento dei sistemi sanitari pubblici, ma anche quanto la salute dipenda dalla presenza di istituzioni ben organizzate e autorevoli, capaci di promuovere un tes-suto sociale solidale, coeso, maturo nonché importanti investimenti in materia di ricerca e sviluppo, al fine di prevenire o affrontare efficacemente le crisi” (Sedda, 2020).

Importante è quindi osservare quanto, in conseguenza all’emergenza Covid-19, si sia diffusa nella so-cietà la consapevolezza del ruolo del soggetto pubblico nel governare situazioni impreviste e in particolare quelle che hanno al centro la salute e il benessere psico-fisico delle persone.

Nel settore del turismo termale, però, la centralità del pubblico, determinerà le condizioni attese di cambia-mento, se gli “approcci responsabili” verso l’ambiente nel quale viviamo saranno da esso stesso indicati e per-seguiti, facendosi, quindi, garante di politiche che focalizzino la struttura turistica sulle comunità e le popolazioni locali: le sole a ridefinire e riorientare il turismo in base ai loro diritti e interessi al fine di renderlo sostenibile.

Sul piano teorico, un tale approccio include tecniche, metodi e comportamenti affinché il turismo termale sia “socializzato”, ossia considerato a tutti gli effetti un “bene pubblico”, inserito nelle realtà urbane di ri-ferimento, quindi, in ogni suo aspetto responsabile dei limiti ecologici del pianeta. Di conseguenza l’ela-borazione di un qualsiasi futuro programma volto a valorizzare il termalismo dovrà evidenziare il suo aspetto sociale. In altri termini il raggiungimento del suo rilancio, sarà positivo quanto più progressivamente saprà contribuire a eliminare le contraddizioni e le disuguaglianze esistenti derivanti per massima parte da una concezione privatistica indirizzata ad accrescere i profitti in un’ipotesi di sviluppo continuo e cre-scente della produzione dei servizi turistici.

Tra le contraddizioni, solo a titolo di esempio, c’è l’idea che sopravvive da lungo tempo con l’ideologia del consumo diffuso del termalismo, e che consiste nella disparità di offerta tra quella proveniente dai centri termali delle regioni del centro-nord (Toscana, Emilia-Romagna, Veneto) e le altre realtà localizzate un pò a macchie sia nelle regioni meridionali sia all’interno delle stesse regioni prime citate. Se adegua-tamente integrate in una “rete del termalismo italiano” si avrebbe la possibilità di ampliare e consolidare l’offerta turistica termale e al contempo consentire il miglioramento economico e sociale di vaste aree geografiche indebolite da decenni di scelte che si è dovuto constatare profondamente sbagliate.

Tuttavia, finché non s’impongono serie politiche d’investimenti nell’ambito del welfare e dell’innovazione sociale sarà arduo trasformare il turismo termale e il suo sotteso patrimonio immobiliare, storico e culturale presente nei luoghi nei quali si pratica, in un’opportunità di miglioramento della qualità di vita di chi in quei centri termali vi abita, oltre che per il turista che periodicamente vi soggiorna o transita.

Come sostiene Freya Higgins-Desbiolles, c’è la necessità di un più generale “ripensamento sul turismo”5 che con l’emergenza Covid-19 ha solo avuto una improvvisa accelerazione. Tuttavia, questo “ripensa-mento” per essere concreto e produrre i suoi effetti di crescita del “benessere” e non di “consumo”, do-vrebbe essere corretto della retorica contenuta in molte posizioni di autorevoli organismi internazionali, e non solo di quelli, che si occupano di turismo.

Il World Tourism Organization (UNWTO) ad esempio si dichiara convinto che “questa crisi può anche of-frire un’opportunità unica per plasmare il settore in modo che non solo cresca, ma cresca meglio, con priorità

4 Il ruolo del Terzo Settore nel termalismo è inesistente. Si veda a tale proposito ITSSOIN (Impact of the Third Sector as Social IN-novation), li programma promosso dell’Unione Europea non comprende i temi del turismo, ma in particolare quello termale nono-stante i collegamenti che questo ha con la salute della quale si occupa il programma ITSSON.

5 Freya Higgins-Desbiolles è docente presso la School of Management nell’area della gestione del turismo della University of South Australia.

Dalla crisi alle opportunità per il futuro del turismo in Italia 87

d’inclusione, sostenibilità e responsabilità”, aggiungendo che “per il futuro, occorre prestare particolare at-tenzione alla costruzione della resilienza e alla promozione della sostenibilità a tutti i livelli” (UNWTO, 2020).

Tesi totalmente condivisibile se non accadesse che l’industria del turismo abbia resistito nell’accettare un cambiamento effettivo nonostante le critiche diffuse e i conclamati casi di degenerazione (overturismo).

Per il suo “riorientamento” – compreso ovviamente quello termale con le sue peculiarità – si avranno nuove e più qualificate condizioni solo “socializzandolo”. Ribadisce Higgins-Desbiolles che

“In questo momento tali sforzi sono importanti in quanto le possibilità di trasformazione sono rese possibili dall’interruzione che la pandemia ha procurato al business turistico” (Higgins-Desbiolles, 2020).

Nella figura 1 è stato esteso ai “Processi del Sistema Turistico Termale” il grafico elaborato dalla stu-diosa australiana.

Fig. 1 – Elaborazione delle tesi di F. Higgins-Desbiolles trasferite al turismo termale.

(*) La tripla linea di fondo (TBL, Triple Bottom Line) è un concetto che cerca di ampliare l’attenzione sulla linea di fondo finanziaria delle imprese per includere responsabilità sociali e ambientali. Una linea a tre fasi misura il grado di responsabilità sociale, il suo valore economico e il suo impatto ambientale. La frase è stata introdotta nel 1994 da John Elkington e successivamente usata nel suo libro del 1997 “Cannibals with Forks: Triple Bottom Line of 21st Century Business”.

(**) RT, Responsible Tourism; PPT, Pro-Poor Tourism.

Fonte: Higgins-Desbiolles, F. (2008).

88 Il turismo termale alla prova della resilenza urbana e della pandemia

Sono indicate le trasformazioni in direzione di una crescita sociale e sostenibile che il settore del termale dovrebbe perseguire in linea con gli altri del turismo per giungere a un “Turismo Giusto”. La definizione ri-chiama idee, programmi e “atteggiamenti” etici che da Henri Lefebvre (Lefebvre, 1968) a Edward William Soja (Soja, 2009) sono divenuti patrimonio del pensiero critico sulla città e più in generale del rapporto tra la società e la politica con la giustizia nella città (Ischia, 2012).

Per le specifiche caratteristiche possedute dal termalismo italiano, concentrato in realtà urbane di medie e piccole dimensioni, la ricerca di una seria alternativa al sistema del “turismo d’affari”, diffuso nel mondo dell’economia globalizzata e basato “sullo sfruttamento e sulla mercificazione di tutti i fattori di produzione, inclusi persone, culture e ambienti” (Higgins-Desbiollles, 2008), sarebbe la sola direzione da intraprendere per salvaguardarne l’identità e l’urbanità dei luoghi, garantire la tutela delle risorse ambientali e naturali, migliorare l’economia e le condizioni sociali.

Aspetti che rivestono una grande importanza poiché premono per essere risolti sia nel contesto globa-lizzato, sia in quello locale, sia nelle aree geografiche a noi più lontane, sia in quelle più vicine, sia in eco-nomie ad alti tassi di crescita del Pil, sia in quelle in fase di stagnazione, quando non in recessione. Si comprende che dal Rapporto Brudtland (1987)6, “Il futuro di tutti noi”, all’esperienza che stiamo vivendo con il virus Covid-19, la tesi che in sintesi qui si ribadisce sostiene che anche nel settore turistico si dovrà assumere la parola “sostenibilità” senza che subisca altre “manipolazioni”.

Perché come ha sostenuto George Monbiot dal 1992 i leader mondiali hanno “manipolato” il concetto di sostenibilità per farlo diventare “sviluppo sostenibile”, poi diventato “crescita sostenibile”, arrivando oggi a “crescita sostenuta”.

“Se la sostenibilità significa qualcosa è sicuramente l’opposto di una crescita sostenuta. La crescita sostenuta su un pianeta finito è l’essenza dell’insostenibilità” (Monbiot, 2012).

I concetti di sostenibilità e di socialità per avanzare e progredire negli ambiti del turismo termale pre-suppongono una messa in discussione radicale del sistema (ideologico) che ha sorretto il turismo mondiale e di quello nazionale che fino ad oggi anch’esso ha contribuito, con l’incessante produzione di consumo senza regole, danni al nostro habitat che l’emergenza pandemica del Covid-19 ne è solo una delle nume-rose manifestazioni, segnali che occorra un’urgente inversione di rotta.