• Non ci sono risultati.

La strategia di Xi Jinping nel mar Cinese Meridionale

Introduzione: la rielezione di Barack Obama e il cambiamento di leadership in Cina e Giappone

4. Il rebalancing nel secondo mandato Obama (2013-2016)

4.3 La strategia di Xi Jinping nel mar Cinese Meridionale

La strategia di espansione militare cinese a livello marittimo non si concentrò solamente nel mar Cinese Orientale, nel quale la presenza statunitense e giapponese garantì un mantenimento seppur precario dello status quo. Infatti, nel mar Cinese Meridionale l’aggressività militare di Pechino ebbe ripercussioni non secondarie nel controllo effettivo degli arcipelaghi sotto sovranità contestata. Inoltre, la strategia condotta da Pechino si scontrò inevitabilmente con la strategia del rebalancing statunitense. Attraverso la parziale diminuzione della presenza militare in Iraq e Afghanistan, gli Stati Uniti poterono continuare la redistribuzione delle loro forze armate verso il Pacifico e rafforzare così i legami securitari e militari con gli alleati regionali.54 Infatti, nel 2013 iniziarono a divenire

effettivi gli accordi militari con Australia e Singapore già analizzati nel secondo capitolo, mentre nel giugno 2013 il segretario alla Difesa Chuck Hagel annunciò il raggiungimento di un ulteriore accordo con il governo australiano per lo stanziamento di una nave da guerra australiana all’interno di una formazione militare navale statunitense nel Pacifico occidentale.55 Inoltre, con il beneplacito

di Washington, nel gennaio 2013 Giappone e Filippine annunciarono l’avvio di una cooperazione strategica tra i due paesi, al fine di collaborare congiuntamente a livello securitario per controbilanciare l’allora crescente aggressività militare cinese.56

Tuttavia, l’assertività militare cinese nelle rivendicazioni territoriali e nella protezione di ciò che Pechino considerava come territorio integrale dello stato

54 Robert G. SUTTER et al., op. cit., p. 11 55 Ibidem

56 Martin FACKLER, “To Counter China, Japan and Philippines Will Bolster Maritime

Cooperation”, The New York Times, 10 gennaio 2013. Presso: <http://www.nytimes.com/2013/01/11/world/asia/japan-and-philippines-to-bolster-maritime- cooperation.html?mcubz=0> [Ultima consultazione: 26 settembre 2017]

145 provocò le reazioni degli altri attori regionali. Il 23 gennaio 2013 il governo filippino presentò le proprie proteste formali al Tribunale Internazionale del diritto marittimo de l’Aia, chiedendo alla corte di pronunciarsi sulla legittimità delle rivendicazioni cinesi sulle isole del mar Cinese Meridionale.57 In risposta,

Pechino annunciò il suo rifiuto ad apparire al procedimento arbitrale e pubblicò una propria linea di demarcazione marittima conosciuta come “linea dei dieci punti”, la quale incluse l’intero perimetro del mar Cinese Meridionale sotto sovranità cinese.58 In aggiunta, il governo centrale decise di aumentare la propria

presenza militare nell’area, inviando navi della guardia costiera a pattugliare le coste delle isole Spratly.59

Per aumentare il proprio controllo sulle isole del mar Cinese Meridionale, nel 2014 la RPC diede il via alla costruzione in larga scala di isole artificiali nei pressi delle Spratly e delle Paracels, che vennero definite dal comandante della flotta statunitense nel Pacifico Harry Harris come una “Grande Muraglia di sabbia”.60

Il governo cinese si pronunciò ufficialmente sullo sviluppo delle isole il 9 marzo 2015 attraverso le parole della portavoce del Ministero degli Esteri Hua Chunying;

57 Michael D. SWAINE, “Chinese Views on the South China Sea Arbitration Case between the

People’s Republic of China and the Philippines”, China Leadership Monitor, no. 51, 2016, p. 1. [PDF] Presso: <http://carnegieendowment.org/files/CLM51MS.pdf>

58 La “linea dei dieci punti” fu un aggiornamento della “linea dei nove punti” stabilita nel 1949

dalla Repubblica Popolare Cinese per rimarcare la sua sovranità sul mar Cinese Meridionale. Si veda: Peter J. BROWN, “Calculated ambiguity in the South China Sea”, Asia Times, 8 dicembre 2009. Presso: <http://www.atimes.com/atimes/Southeast_Asia/KL08Ae01.html> [Ultima consultazione: 26 settembre 2017]

59 Erik DE CASTRO & Roli NG, “Philippine ship dodges China blockade to reach South China

Sea outpost”, Reuters, 31 marzo 2014. Presso: <https://www.reuters.com/article/us-philippines- china-reef/philippine-ship-dodges-china-blockade-to-reach-south-china-sea-outpost-

idUSBREA2U02720140331> [Ultima consultazione 16 settembre 2017]

60 Andrew S. ERICKSON, “America’s Security Role in South China Sea”, United States House

Committee on Foreign Affairs - Subcommittee on Asia and the Pacific, 23 luglio 2015, p. 9. presso:

<https://www.usnwc.edu/getattachment/9bb6b27b-509c-44c9-bd32-8967632939ee/Americas- Security-Role-in-the-South-China-Sea.aspx>

146

La Cina ha una sovranità incontestabile sulle Nansha (Spratly) e sulle acque

adiacenti. Il governo cinese ha svolto lavori di manutenzione e costruzione su alcune delle isole e barriere di roccia presso Nansha, allo scopo di ottimizzare la loro funzione, migliorando le condizioni di vita e di lavoro del personale presente, garantendo un migliore controllo sulla sovranità territoriali e sui diritti e interessi marittimi. […] La costruzione, che è pertinente, ragionevole, giustificata e legittima, è in linea con la sovranità cinese e non è rivolta contro alcun paese. A seguito della costruzione, le isole e le scogliere potranno garantire servizi in ambito civile e potranno soddisfare i bisogni di una necessaria difesa militare. 61

L’installazione di strutture militari e logistiche avrebbe da un lato garantito alla Cina un controllo effettivo delle isole attraverso degli insediamenti permanenti, mentre dall’altro lato avrebbe permesso a Pechino di sostenere con maggiore validità giuridica le proprie rivendicazioni territoriali; infatti, secondo l’articolo 121 dell’UNCLOS “le rocce che non possono sostenere l’insediamento umano […] non garantiscono alcuna zona economica esclusiva o placca continentale”.62

Ancora una volta, gli USA non presero una posizione ufficiale sulle rivendicazioni cinesi nel mar Cinese Meridionale, ciononostante il 21 maggio 2015 il segretario alla Difesa Ashton Carter dichiarò che gli Stati Uniti avrebbero continuato a operare nell’area in conformità con il diritto internazionale e condannò allo stesso tempo le azioni della RPC come contrarie all’equilibrio

61 Tradotto in italiano dal testo in inglese presente in “Foreign Ministry Spokesperson Hua

Chunying's Regular Press Conference on April 9, 2015”, Ministry of Foreign Affairs of the People’s

Republic of China, 9 aprile 2015. Presso: <http://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/xwfw_665399/s2510_665401/t1253488.shtml> [Ultima consultazione 18 settembre 2017]

62 “United Nations Convention on the Law of the Sea”, United Nations. [PDF] Presso:

<http://www.un.org/depts/los/convention_agreements/texts/unclos/unclos_e.pdf> [Ultima consultazione 18 settembre 2017]

147 regionale e al diritto internazionale. 63 Inoltre, Carter annunciò l’avvio di una

serie di pattugliamenti navali nell’area da parte della Marina statunitense, che avrebbe garantito l’effettivo esercizio della libertà di navigazione nel mar Cinese Meridionale.64

Pur non appoggiando ufficialmente nessun paese nelle dispute sulla sovranità delle Spratly e delle Paracels, le rivendicazioni cinesi sull’intera area del mar Cinese Meridionale erano avvertite da Washington come una diretta minaccia ai vitali interessi economici e strategici statunitensi. La prima operazione di sorveglianza militare nell’area a seguito dell’annuncio di Carter avvenne il 27 ottobre 2015, quando il cacciatorpediniere USS Lassen attraversò le acque in prossimità della scogliera Zhubi/Sufi, all’interno di un tratto di mare rivendicato dalla RPC come mare territoriale;65 inoltre, nel 2016 la Marina statunitense compì

altre tre missioni di pattugliamento nelle isole Spratly e Paracels.66 In seguito al

pattugliamento della USS Lassen, il portavoce del Ministero degli Esteri della RPC Lu Kang riaffermò la sovranità cinese sulle isole e la legittimità del programma di sviluppo civile e militare cinese negli arcipelaghi contesi, avvisando Washington di non dare atto a iniziative controproducenti.67 Nei mesi

63 Il 17 febbraio 2015 Ashton Carter subentrò a Chuck Hagel come segretario della Difesa

statunitense.

64 Craig WHITLOCK, “Defense secretary’s warning to China: U.S. military won’t change

operations, The Washington Post, 27 maggio 2015. Presso: <https://www.washingtonpost.com/news/checkpoint/wp/2015/05/27/defense-secretarys- warning-to-china-u-s-military-wont-change-operations/?utm_term=.a6b2a70f561d> [Ultima consultazione: 18 settembre 2017]

65 Ankit PANDA, “After Months of Waiting, US Finally Begins Freedom of Navigation Patrols

Near China's Man-Made Islands “, The Diplomat, 27 ottobre 2015. Presso: <http://thediplomat.com/2015/10/after-months-of-waiting-us-finally-begins-freedom-of- navigation-patrols-near-chinas-man-made-islands/> [Ultima consultazione: 15 settembre 2017]

66 Sam LAGRONE, “U.S. Warship Conducts South China Sea Freedom of Navigation Operation

“, United States Naval Institute, 21 ottobre 2016. Presso: <https://news.usni.org/2016/10/21/u-s- warship-conducts-south-china-sea-freedom-navigation-operation> [Ultima consultazione 16 settembre 2017]

67 “Foreign Ministry Spokesperson Lu Kang's Regular Press Conference on October 27, 2015”,

148

successivi, secondo il The New York Times la Cina aumentò la propria presenza militare nella zona attraverso la costruzione di una stazione missilistica terra-aria presso l’isola Woody/Yongxing, che aumentò le preoccupazioni statunitensi sul crescente controllo territoriale e militare di Pechino sulle isole contese.68

Tuttavia, il 12 luglio 2016 le rivendicazioni cinesi subirono un contraccolpo in seguito al verdetto finale del Tribunale Internazionale de l’Aia, che accolse le proteste filippine e respinse ogni rivendicazione cinese su Spratly e Paracels. Infatti, la corte arbitrale internazionale rigettò i diritti “storici” addotti dalla Cina, ritenendo totalmente infondata la validità giuridica di suddette rivendicazioni nel diritto contemporaneo e sottolineando inoltre la mancanza di evidenze storiche riguardanti l’effettivo controllo cinese sull’area. In aggiunta, il tribunale emise una condanna formale contro la Repubblica Popolare Cinese, rea di aver violato il diritto internazionale causando danni irreparabili all’ecosistema marino, oltre ad aver violato i diritti di libera navigazione e le acque territoriali filippine.69

Nonostante la sentenza avesse carattere vincolante a livello internazionale, la mancanza di meccanismi che garantissero il rispetto e l’effettiva applicazione del giudizio arbitrale non costrinsero Pechino a modificare la propria posizione sulle dispute territoriali. Lo stesso giorno della pubblicazione della sentenza, il governo cinese confermò la propria posizione attraverso una nota del ministro degli Esteri Wang Yi, che accusò il governo filippino di esser stato “manipolato da forze extraregionali” e manifesto la propria contrarietà alla decisione arbitrale, data l’assenza di qualsivoglia potere giurisprudenziale del Tribunale de l’Aia su

<http://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/xwfw_665399/s2510_665401/t1309625.shtml> [Ultima consultazione: 19 settembre 2017]

68 Michael FORSYTHE & Jane PERLEZ, “South China Sea Buildup Bring Beijing Closer to

Realizing Control”, The New York Times, 8 marzo 2016. Presso: <https://www.nytimes.com/2016/03/09/world/asia/south-china-sea-

militarization.html?mcubz=3> [Ultima consultazione: 21 settembre 2017]

149 questioni riguardanti sovranità e integrità territoriale. 70 In contrasto, il

Dipartimento di Stato statunitense attraverso le parole del portavoce John Kirby accolse positivamente la sentenza della corte de l’Aia, ritenendo la decisione un “importante contributo per una risoluzione pacifica delle dispute nel mar Cinese Meridionale”,71 mentre il Giappone attraverso le parole del ministro degli Esteri

Kishida invitò le parti a seguire le disposizioni vincolanti del Tribunale internazionale.72

Per quanto Pechino decise di non implementare le decisioni del Tribunale de l’Aia, la sentenza mise a dura prova la narrativa della nuova politica estera inaugurata da Xi Jinping. La strategia cinese di sviluppare isole artificiali nel mar Cinese Meridionale era una prova di forza da parte di Pechino verso paesi da un lato vicini a livello securitario con gli Stati Uniti, ma tuttavia ben lontani da potersi porre in contraltare allo sviluppo militare e territoriale cinese. La Repubblica Popolare Cinese si trovò quindi con due scelte. La prima opzione era ritirarsi dall’UNCLOS, rifiutare il diritto internazionale sulle questioni marittime e innalzare il livello dello scontro, mentre la seconda opzione possibile era continuare il controllo de facto delle isole artificiali e nel mentre intavolare un dialogo con i paesi dell’ASEAN, al fine di aprire una discussione su un codice di condotta riguardante le dispute nel mar Cinese Meridionale. Attraverso i meccanismi della cooperazione internazionale, Cina e ASEAN avrebbero potuto giungere a un accordo paritetico, che garantisse almeno in parte gli interessi

70 “Remarks by Chinese Foreign Minister Wang Yi on the Award of the So-called Arbitral

Tribunal in the South China Sea Arbitration”, Ministry of Foreign Affairs of the People’s Republic

of China, 12 luglio 2016. Presso:

<http://www.fmprc.gov.cn/mfa_eng/zxxx_662805/t1380003.shtml> [Ultima consultazione: 26 settembre 2017]

71 “Decision in the Philippines-China Arbitration”, U.S. Department of State, 12 luglio 2016. Presso:

<https://2009-2017.state.gov/r/pa/prs/ps/2016/07/259587.htm> [Ultima consultazione: 26 settembre 2017]

72 Sheila SMITH & Charles MCCLEAN, “Hiroshima to the Hague”, Comparative Connections, vol.

150

cinesi. Le stesse contingenze regionali avrebbero potuto aiutare Pechino nel approfondire un dialogo con gli altri stati regionali, basti pensare alla vittoria nel maggio 2016 alle presidenziali filippine di Rodrigo Duterte, che si mostrò pronto a riaprire il dialogo con Pechino e propose lo sviluppo congiunto delle risorse presenti nelle acque contese.73

4.4 OBOR e TPP: la sfida tra USA e RPC nel plasmare il sistema