L’INTEGRAZIONE NELL’EURASIA 3.1 LE TAPPE VERSO L’INTEGRAZIONE
3.5 L’UNIONE ECONOMICA CS
3.5.3 Le caratteristiche e gli obiettivi dell’Unione
Un altro punto discordante, al momento della conclusione dell’accordo, fu la visione e la concezione dell’unione economica. Già nelle discussioni preparatorie ad esso, su tale tema emersero posizioni distanti. Molti paesi avevano una visione molto limitata del
progetto. Per loro esso rappresentava una buona opportunità per accedere alle risorse e alle materie prime russe a prezzi sicuramente più vantaggiosi rispetto a quelli praticati sul mercato mondiale. Oltre a questo, l’interesse di questi paesi era ulteriormente accresciuto dal fatto che, in condizioni di mercato comune, non sarebbe più stato richiesto loro di risolvere il problema dello sbilanciamento nei pagamenti e nelle forniture reciproche. In questo modo poteva essere rimosso il problema legato al debito russo sia per il passato che per il futuro, per la maggioranza degli stati della Comunità. Certamente questo tipo di approccio nei confronti dell’unione economica era unilaterale e semplificato, ma ugualmente una parte dei dipartimenti federali russi aveva un’opinione negativa, non solo verso l’unione economica, ma anche verso l’unione doganale. A loro parere, la difesa degli interessi russi avrebbe potuto esercitarsi solo attraverso confini doganali severamente definiti e con l’introduzione dei dazi. Questo avrebbe consentito di non vendere le fonti energetiche e il petrolio agli stati della Comunità a prezzi più bassi rispetto a quelli mondiali bilanciando così l’efficacia del commercio russo con gli stati esteri.
L’unione economica dovrebbe essere l’istituzione con il compito di bilanciare questi interessi e ammortizzare questi sbilanciamenti. Se da un lato è vero che una politica di sussidi può essere sbagliata, è altrettanto vero che la soluzione a questo problema deve essere trovata attraverso l’azione di un’organizzazione comune come l’unione economica. Questa dovrebbe offrire i migliori meccanismi di collaborazione e risoluzione dei problemi.
Possiamo individuare alcune caratteristiche dell’unione economica:
• innanzitutto l’unione economica è una forma più “dura” di associazione internazionale rispetto alla CSI. Nei suoi ranghi sono necessarie regole più ferree e meccanismi più effettivi per coordinare i vari aspetti della politica economica. Questo comporta in alcune circostanze la rinuncia ad alcuni elementi di sovranità e la delega di alcune funzioni governative a organi internazionali;
• la creazione dell’unione economica richiede che, nel realizzarsi, il suo progresso sia graduale e si basi sulla creazione di tutte le condizioni necessarie. L’unione economica presuppone la formazione, negli stati partecipanti, di uno spazio economico uniforme,
raggiungibile con una politica economica comune, una strategia unica di avanzamento delle riforme economiche e dei tempi di realizzazione e la presenza di un unico sistema monetario. Per conseguire questi obiettivi, oltre all’accordo, devono essere preparati e realizzati molti altri documenti essenziali;
• gli interessi russi nella creazione dell’Unione economica devono andare oltre i meri benefici del commercio reciproco. La Russia potrebbe praticare prezzi di mercato per tutte le sue esportazioni verso i paesi CSI. Questo però potrebbe comportare il rischio di danneggiare se stessa, poiché ciò potrebbe causare l’interruzione nelle forniture di materie prime, attrezzature, prodotti, semilavorati da questi paesi. La Federazione Russa non è ancora riuscita a diventare indipendente dalle ex repubbliche sovietiche e non può contare di comprare tutto sui mercati mondiali;
• nell’ambito dell’Unione economica è possibile risolvere più efficacemente le questioni riguardanti la sicurezza economica della Russia, in particolare per quello che concerne il funzionamento delle principali arterie di trasporto che la collegano con i mercati mondiali (trasporto su rotaia, trasporto su gomma, gasdotti, oleodotti e i principali elettrodotti). Nel caso di un eventuale inasprimento dei rapporti con gli stati vicini, la Russia correrebbe il rischio di subire gravi perdite per l’interruzione di queste importanti vie di comunicazione. Per il paese sono molto importanti anche le questioni legate alla sicurezza ambientale;
• per ultimo, l’Unione economica può contribuire a risolvere le questioni riguardanti la cooperazione politico-militare degli stati della Comunità. Questo anche alla luce del rifiuto della politica volontà russa della prospettiva di trovarsi circondata dal blocco NATO.
L’approccio degli stati CSI nei confronti dell’Unione economica ha caratteristiche che variano da stato a stato. Non per tutte la nazioni, infatti, essa rappresenta una nuova forma di cooperazione economica. Molti la percepiscono come la fase iniziale del periodo di transizione dai rapporti esistenti, nel defunto stato comune, ai normali rapporti di mercato. L’organizzazione dovrebbe permettere un’integrazione più veloce alle società e alle aziende interstatali nel mercato e nell’economia mondiale. Fino a quando questo non sarà portato a termine, gli stati dovranno far parte dell’Unione economica. Questa sarà regolata da
normative comuni che non potranno rispecchiare le regole di mercato degli stati avanzati ma seguiranno principi propri e non di mercato con la presenza di quote, barriere commerciali e altro.
Seppur condizionati dalle posizioni di alcuni stati, gli obiettivi dell’Unione economica restano i seguenti:
• la tutela del commercio e dei legami di cooperazione (tuttavia non s’intende conservare la struttura produttiva legata alla produzione militare), il coordinamento della nuova politica degli investimenti strutturali legata alla riorganizzazione della produzione nelle aziende di proprietà statale e misure diverse negli altri casi;
• l’accordo sugli obiettivi e sugli atti dei documenti normativi allo stato attuale di dispersione della politica economica;
• la garanzia di un distacco civile, laddove le tendenze autonomiste dovessero prevalere su quelle centrifughe.
La più volte citata creazione graduale dell’Unione economica rappresenta già oggi una realtà di fatto. La Russia, la Bielorussia e il Kazakistan hanno creato negli ultimi anni il nocciolo dell’unione accettando un insieme più esteso di doveri reciproci che saranno in grado di garantire un più alto grado d’integrazione. La linea confinaria esterna di questi stati è formata da quei paesi per i quali detto stadio d’integrazione non è ancora una necessità. Essi preferiscono partecipare a un limitato numero di accordi, marcando cosi la loro partecipazione associativa. Per l’avvicinamento all’Unione economica è importante innanzitutto che gli stati maturino una decisione forte e duratura che li orienti verso la risoluzione congiunta dei problemi considerando gli interessi reciproci e sfruttando tutte le possibilità finalizzate ad una cooperazione costruttiva. Questo è soprattutto vero per la Russia che riveste un ruolo chiave nella CSI.
Per l’effettivo sviluppo dell’Unione economica è obiettivo fondamentale definire bene i compiti nelle prime tappe di formazione della comunità integrata. Prima di tutto sarebbe molto importante trovare una soluzione congiunta per la zona del rublo. Ciò eviterebbe una serie di problemi legati alla contabilità tra stati che rappresenta una barriera agli scambi.
Ritengo che un compito importante del lavoro congiunto potrebbe essere l’adeguamento o riduzione delle tariffe doganali e delle limitazioni non tariffarie al movimento dei prodotti nei paesi dell’Unione economica. Inizialmente sarebbe utile formare tra gli stati, su basi reciproche, un regime commerciale e produttivo preferenziale com’è prassi nella creazione della zona di libero scambio. E’ necessario concordare la politica dei prezzi, ma anche i principi generali della politica economica con l’estero, muovendosi verso l’introduzione di un sistema unico di disciplina tariffaria e non tariffaria dei rapporti con gli stati esteri, il controllo sulla riesportazione dei prodotti, l’introduzione di sanzioni e, non per ultimo, l’elaborazione di dati statistici congiunti.
Un altro passo importante verso la creazione dell’Unione economica, penso sarebbe anche l’accordo con i partner su misure pattuite e armonizzate onde stimolare i legami di cooperazione con incentivi alle imprese, in particolar modo a quelle intracomunitarie. In concreto si considerano:
• la cancellazione dei dazi d’importazione ed esportazione ma anche di quelli dei contingentamenti nei confronti dei prodotti consegnati e dei servizi erogati per le necessità dirette dei partner;
• la creazione di un regime giuridico ed economico unico per l’attività d’impresa sul territorio degli stati membri;
• la garanzia di condizioni economiche identiche per l’investimento di capitali, la partecipazione al processo di privatizzazione e alle aste dei beni statali;
• i benefici o agevolazioni nell’imposizione fiscale, nel credito e nella tassazione doganale per la creazione di imprese interstatali, corporazioni internazionali, associazioni e altre strutture comunitarie.
L’integrazione regionale è senz’altro un fattore di vitale importanza per favorire la creazione dell’Unione economica. I paesi della CSI hanno forti potenzialità in ordine alla cooperazione interregionale. Le regioni di confine e molte altre zone sono caratterizzate da stretti legami economici e da scambi dinamici di beni e servizi. Tenendo in considerazione la crescita dei diritti e poteri delle regioni in materia economica e di cooperazione
internazionale, sarebbe opportuno concordare, a livello statale, le regole che permetterebbero di porre in atto la cooperazione loro più reciprocamente conveniente.