L’INTEGRAZIONE NELL’EURASIA 3.1 LE TAPPE VERSO L’INTEGRAZIONE
3.6 LA ZONA DI LIBERO SCAMBIO CS
Le basi per la creazione della zona di libero scambio furono poste alla conclusione dell’accordo sull’Unione economica il 24 settembre del 1993. Nell’aprile del 1994, i capi di stato dell’Azerbaigian, Armenia, Bielorussia, Georgia, Kazakistan, Kirghizistan, Moldavia, Russia, Tagikistan, Uzbekistan e Ucraina sottoscrissero l’Accordo sulla zona di libero scambio (ZLS). Tale accordo rappresenta la fondamentale base giuridica multilaterale per il commercio regionale su basi preferenziali. Nella zona dovrebbe realizzarsi un tipo di commercio libero da dazi e da tariffe di ogni genere nell’interesse di tutti gli stati membri e al fine di un rafforzamento del commercio e dei legami regionali.
Il regime di libero scambio nell’epoca citata, tuttavia non venne introdotto. Gli stati non furono in grado di concordare e redigere la lista comune dei prodotti esclusi alle nuove regole da inserire nel nuovo accordo. Per questi motivi la Russia, nei rapporti reciproci con i suoi partner, continuava a far valere il regime di libero scambio fissato nei originari accordi bilaterali risalenti agli anni 1992-93. Simili accordi bilaterali furono sottoscritti tra loro anche da altri stati della Comunità.
Il fallimento dell’iniziativa può essere attribuito a una serie di motivi. Innanzitutto, in quegli anni, i nuovi stati indipendenti non avevano una seria volontà politica di instaurare rapporti troppo stretti con la Russia. Questo era perlopiù dettato dalle ambizioni delle élite al governo tutte intente a consolidare e mantenere il potere. Proprio per questo motivo, ossia per concludere l’accordo, venne scelta la CSI in quanto organizzazione che non aveva a disposizione strumenti per garantire la realizzazione degli accordi. Oltre a questo, l’accordo fu anche una mossa preelettorale tesa ad aumentare la popolarità del presidente russo Eltsin nell’ottica delle elezioni del 1996. Anche altri capi di stato accettarono l’accordo per ragioni simili. Le parti, già al momento della sottoscrizione, non ebbero nessuna intenzione di
rispettare gli accordi né tantomeno di farli rettificare dal parlamento, magari apportando modifiche.
L’accordo, ciò nonostante ebbe delle ripercussioni positive sul successivo sviluppo dell’integrazione nell’area post sovietica. Esso creò le basi ideologiche e giuridiche per la continuazione dei negoziati in quella direzione. Tali negoziati si sono poi conclusi con la creazione di strutture nuove e più consistenti come ad es. l’EurAsEs.
Nell’aprile del 1999 a Mosca venne sottoscritto il Protocollo sulle modifiche e integrazioni all’Accordo sulla zona di libero scambio: esso doveva essere adattato alla legislazione di ogni singolo stato. Prevedeva di sostituire i regimi bilaterali di libero scambio con un regime multilaterale, che avrebbe elimiNATO non solo tutti i dazi ma anche le tasse e le quote nel commercio interno alla Comunità. Nel giugno 2000 il Consiglio dei capi di stato CSI elaborò il piano sulle misure da adottare e il grafico schematico per la realizzazione della zona di libero scambio.
Nel primo documento, con gli obiettivi a breve termine, era previsto:
• la realizzazione delle procedure interne per l’approvazione e l’applicazione dei documenti sottoscritti regolanti la zona di libero scambio;
• l’elaborazione di proposte concrete, inclusa la preparazione di ulteriori atti interstatali, sul funzionamento della zona di libero scambio;
• l’organizzazione della base informativa sulla formazione e lo sviluppo della zona di libero scambio.
Il secondo documento, con gli obiettivi a medio termine, prevedeva:
• la preparazione e la sottoscrizione di una serie di normative intergovernative volte a formare le condizioni per il libero movimento dei servizi, capitali, forza lavoro, per garantire il libero transito, per risolvere il problema legato ai mancati pagamenti e per l’effettivo funzionamento dei corridoi di trasporto;
• la formazione di segmenti specifici della zona di libero scambio: finalmente introduceva l’imprenditoria privata, la cooperazione nella produzione multilaterale e negli investimenti;
• lo sviluppo del mercato per specifici tipi di produzione e la realizzazione congiunta di importanti progetti economici.
Negli ultimi anni il Consiglio dei capi di stato e il Consiglio dei capi di governo adottarono molte iniziative finalizzate allo sviluppo della ZLS. Purtroppo il regime di libero scambio non era ancora entrato in vigore.
Nel settembre del 2003, su decisione dei capi di stato, riguardo “gli atti conclusivi per la formazione della zona di libero scambio e lo sviluppo della cooperazione degli stati membri CSI” venne confermato il Piano di realizzazione degli atti rivolti allo sviluppo e al miglioramento dell’efficacia della cooperazione interstatale nella sfera economica.
Col summit di Kazan, del 2005, si ha l’inizio di una nuova fase di riforme della Comunità. Gli sforzi furono rivolti al conseguimento dei seguenti obiettivi:
• portare a termine l’introduzione della zona di libero scambio;
• liberalizzare le condizioni e l’ulteriore sviluppo del commercio reciproco, la cancellazione delle limitazioni ed eccezioni al libero scambio riguardanti l’import delle materie prime e l’export dei prodotti. Tutto questo allo scopo di garantire il libero accesso dei produttori nazionali sui mercati della Comunità;
• l’elaborazione di un’unica strategia per lo sfruttamento delle risorse energetiche e per i servizi di trasporto, lo sviluppo di mercati comuni per specifici tipi di produzione, in primo luogo per la produzione agricola;
• il potenziamento della cooperazione nel settore trasporti, come, ad esempio, la formazione di corridoi internazionali di trasporto nell’area CSI;
• il miglioramento dell’efficacia della politica tariffaria e la rimozione delle barriere fiscali e amministrative a livello nazionale nel trasporto internazionale di merci e altro.
La Russia ha presentato di recente agli esperti dei paesi CSI le sue nuove prospettive e proposte sulla zona di libero scambio CSI. Alla fine del 2011 otto paesi (Russia, Kazakistan, Bielorussia, Tagikistan, Kirghizistan, Moldavia, Armenia e Ucraina) hanno sottoscritto il documento preparato dal ministero russo per gli affari economici sulla Zona di libero scambio. All’accordo dovrebbe presto aggiungersi l’Uzbekistan. Il
Turkmenistan e l’Azerbaigian invece, hanno espresso il loro interesse ad una eventuale partecipazione. L’Ucraina ha chiesto, per l’approvazione del documento, alcuni mesi di tempo. Questo perché si era trovata a dover coordinare la propria partecipazione con le regole del WTO. Il suo intento era soprattutto quello di valutare le possibilità della zona di libero scambio con l’Unione Europea. L’accordo si prefigge di ridurre al minimo il numero di prodotti ai quali applicare i dazi, in attesa di eliminarli gradualmente del tutto nel corso degli anni. L’accordo ha sostituito più di un centinaio di documenti esistenti, perlopiù bilaterali, con un unico accordo multilaterale.66
Il Comitato esecutivo ha recentemente condotto un’analisi sulle misure adottate e la loro effettiva realizzazione nell’anno 2012, riscontrando un’unanime adesione e il rispetto delle norme e regole stabilite. Nei prossimi anni si dovrà ridurre il numero dei prodotti che non rientrano nel libero scambio, con un occhio di riguardo anche allo sviluppo del commercio aperto dei servizi. Le parti dell’accordo stanno già portando avanti le consultazioni per realizzare una zona di libero scambio anche per i servizi. La lista dei prodotti e dei servizi esenti da qualsiasi onere o limitazione dovrebbe allargarsi ulteriormente per avere una zona di libero scambio integrale nell’arco di 3-4 anni.67