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Le cause e gli effetti dell’informalità

CAPITOLO 1: Analisi performance e struttura economica del Perù

1.6 L’economia informale

1.6.2 Le cause e gli effetti dell’informalità

Secondo il documento Multi-dimensional Review of Peru predisposto dall’OECD, l’informalità è un fenomeno molto complesso in quanto i fattori che la influenzano sono sia causa che effetto della stessa, creando così un circolo vizioso da cui risulta difficile uscire.

Lo studio afferma che, in un primo momento, imprese e lavoratori eseguono un’analisi costi benefici e a seconda del risultato si aprono tre diversi scenari: il primo dove aziende e lavoratori evadono perché i costi della formalità sono maggiori dei guadagni, il secondo dove i benefici sono maggiori dei costi ma si decide lo stesso di evadere, infine, un terzo quello dell’informalità per esclusione, cioè il caso in cui i lavoratori o imprese non abbiano altra scelta se non quella di operare nell’informalità per sopravvivere. Le persone che evadono perché costrette sono stimate essere l’11% del totale secondo l’OECD. L’analisi costi benefici, effettuata da lavoratori e potenziali imprese, risente della miopia nel valutare i vantaggi a lungo termine e della diffusa opinione negativa sulle istituzioni e sull’uso che lo Stato farebbe delle imposte. Secondo l’inchiesta di Latinobarómetro, il Perù è il Paese con il più basso livello di fiducia nel Parlamento di tutta l’America Latina, dove solo l’8% degli intervistati ha risposto positivamente, contro una media regionale del 21%. Per quanto riguarda la fiducia riposta nel governo, il Perù si colloca al terzultimo posto, solo il 13% degli intervistati ha dato un responso positivo70.

In un’altra indagine condotta da Pulso Perù, risulta che l’86% dei cittadini non crede che lo Stato gestisca in modo ottimale le risorse e il 76% che il sistema fiscale sia troppo complicato71. Attraverso questi dati possiamo comprendere il difficile rapporto tra stato

e cittadini e come questi si sentano in qualche modo giustificati per non pagare le tasse o, più in generale, per non rispettare la legge. Il report Doing Business 2019 dipinge una realtà in linea con gli altri Paesi a reddito medio e spesso le performance peruviane sono al di sopra della media regionale, quindi è chiaro che non sono le barriere all’entrata del settore formale a rappresentare un problema, ma piuttosto le incombenze e le distorsioni esistenti per ottemperare agli obblighi formali. L’OECD afferma che il quadro

70 Corporación Latinobarómetro, “Informe 2018”, Santiago, Cile.

legislativo esistente crea incentivi affinché le imprese non si espandano e le persone dichiarino un reddito inferiore al proprio per non perdere benefici sociali come la sanità gratuita, che altrimenti dovrebbero pagare cara72.

Gli effetti più evidenti sono vari e influenzano diversi attori, come: le imprese formali e informali, i lavoratori, lo Stato e più in generale l’economia del paese. Le imprese informali non hanno possibilità di espandersi e di entrare a far parte delle catene del valore globali, mentre le formali devono subire concorrenza sleale e sopportare costi maggiori per i servizi pubblici; le persone vivono condizioni lavorative precarie senza che le vengano assicurati pensione o servizio sanitario, per quanto riguarda lo Stato, meno tasse vengono pagate meno possibilità di investimenti possiede, infine, per l’economia rappresenta una grande distorsione in quanto causa inefficienza, riduce la crescita ed è responsabile della bassa produttività.

Secondo il documento Multi-dimensional Review of Peru, Vol 2, l’alto tasso di informalità sarebbe collegato alla struttura economica del paese, che a sua volta si ricollega ai bassi livelli di produttività. Una struttura economica basata su settori primari e/o a ridotta produttività, che impiega gran parte della popolazione in lavori di qualità bassa, impedisce l’espansione del lavoro formale. Questa struttura economica coincide con quella presente in Perù, settori come agricoltura e servizi, come trasporti e commercio, che non richiedono conoscenze o competenze specializzate, offrono lavori informali impiegando gran parte della popolazione, mentre i settori più produttivi e che hanno bisogno di personale qualificato sono quelli che hanno creato meno posti di lavoro negli anni. Le statistiche dimostrano che i settori con un più alto tasso di informalità sono anche quelli meno produttivi e che impiegano una quota maggiore di lavoratori con scarse competenze e conoscenze. La relazione positiva tra competenze e formalità è chiara, il 95% dei peruviani che possiede studi elementari lavora nell’informalità, mentre tra i laureati la percentuale scende al 40%. La carenza di conoscenze e competenze è causa e conseguenza della bassa produttività e informalità, per uscire da questo circolo vizioso è necessario un approccio multidimensionale da parte dello Stato, che parta da

72Per approfondimenti sul tema, consultare: OECD, “Multi-dimensional Review of Peru, Volume 2. In- depth Analysis and Recommentations”, OECD Development Pathways, OECD Publishing, Parigi, 2016.

investimenti nell’istruzione e includa un cambiamento volto ad eliminare le distorsioni del sistema tributario.

A causa della forte e prolungata crescita economica e sociale, il Perù è spesso citato come un esempio di successo nella regione latino americana. Seppure ad oggi essa si presenta rallentata, il Paese continua ad essere uno dei motori dell’America Latina. Nonostante ciò, attraverso questo capitolo si è voluto porre attenzione oltre che sui punti di forza anche su quelli di debolezza del Paese.

Il Perù è riuscito ad approfittare in modo positivo del boom dei prezzi delle materie prime unendo riforme macroeconomiche e liberalizzazioni commerciali. Tali elementi hanno permesso al Paese di raddoppiare il PIL pro capite e di ridurre notevolmente la povertà negli ultimi vent’anni.

Le esportazioni di materie prime e prodotti agricoli rappresentano più del 70% del totale, mentre l’esportazione di servizi non arriva al 10%. Oltre a ciò, le risorse naturali che il Perù sta sfruttando non richiedono alcun tipo di competenze particolari e non sono dotate di complessità. Risulta chiaro come sia pericoloso continuare a basare la propria crescita sull’esportazione di materie prime e sulla domanda estera di queste, in quanto rappresentano dei fattori esterni non controllabili direttamente dai governi e mettono a rischio il futuro sviluppo del Paese. All’andamento dei prezzi delle materie prime sono legati gli investimenti esteri nel settore e le entrate fiscali dello Stato; la diretta conseguenza di una riduzione saranno minori investimenti, in quanto si presuppone che ridotti saranno i guadagni, e un’inferiore disponibilità di risorse da investire in beni pubblici e infrastrutture utili allo sviluppo di un Paese. Inoltre, è chiaro che il Paese non abbia, negli ultimi trent’anni, proceduto a diversificare la propria economia, riducendo la dipendenza dalle materie prime e investendo in altri settori più complessi in modo tale da poter contare su delle basi di crescita più stabili e solide nel lungo periodo. Lo sviluppo vissuto dal Paese ha portato ad una forte riduzione della povertà e un conseguente aumento della classe media, la quale però è spesso occupata in attività lavorative informali e precarie. Come affermato precedentemente, quasi il 70% degli occupati totali è impiegato nel settore informale, il quale produce meno del 20% del PIL.

Tali impieghi informali sono concentrati per lo più nel settore dei servizi, manifatturiero e agricolo, e per loro natura sono privi di sicurezze, pertanto è lecito pensare che saranno i primi a svanire in caso di un rallentamento più forte dell’economia, causando un ritorno alla povertà di una parte della popolazione. Le imprese che operano nel settore informale sono contraddistinte da dimensioni ridotte e produttività molto bassa; quest’ultima rappresenta un grosso limite al raggiungimento di migliori posti di lavoro e di un progresso socioeconomico sostenibile. L’operare nell’illegalità impedisce alle imprese di richiedere finanziamenti per investire in ricerca e sviluppo o per aumentare le proprie dimensioni, come pure di sfruttare l’opportunità di far parte di catene del valore globali. Inoltre, la condizione di informalità nella quale versano imprese e lavoratori costituisce un mancato introito per lo Stato stimato in vari miliardi di nuevos soles, con la conseguenza che le poche imprese e i lavoratori formali sono tenuti a pagare maggiori tasse e lo Stato non può fare tutti gli investimenti pubblici che potrebbe attuare se non esistessero livelli di evasione così alti.

Attualmente si dimostra necessario superare la bassa crescita della produttività e combattere l’informalità esistente, oltreché diversificare l’economia ed investire maggiormente in infrastrutture e beni pubblici, come istruzione e sanità per ridurre le disuguaglianze interne persistenti.