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L’eFFettO Di PRIMACY e Di RECENCY

PUBBLICITA’ PROGRESSO

3.4 Le DinamiCHe Di gRUPPO

Un gruppo, secondo la definizione di Kurt Lewin, è un insieme di forze che si concentrano non casualmente per seguire una vita associativa. All’interno dei gruppi si stabiliscono legami soggetti a cambiamenti che le dinamiche di gruppo si propongono di analizzare.

Le dinamiche di gruppo sono l’insieme dei fenomeni psicosociali e dei metodi che permettono sia di agire sull’individuo per mezzo del gruppo, sia di interagire, da parte del gruppo stesso, con le organizzazioni sociali più vaste (Mucchielli, 1990).

In ogni gruppo si possono ritrovare dei tratti comuni:

1. senso di radicamento o appartenenza; una motivazione che spinge le persone a entrare in un gruppo è la coesione: l’”essere parte di” è un bisogno fondamentale e contribuisce alla costruzione del senso di identità. La coesione sviluppa un senso di appartenenza, un ruolo e assicura di essere accettati dagli altri. Un’altra motivazione è l’empowerment: il processo con cui un soggetto si sente attore della sua esistenza (Zimmerman, Rappaport, 1988). Assumere su di sé la responsabilità dei propri stati d’animo, evita che si attribuiscano agli altri le cause della nostra tristezza o collera. Assumersi responsabilità permette alla persona di rispondere alle proprie azioni e di prepararsi a cambiamenti di situazioni e/o affettivi. Lewin (Lewin, 1948) focalizza l’attenzione sul fatto che il gruppo si riconosce sulla base di un principio di interdipendenza e che quindi finisce con il percepire una certa identità gruppale; identità che dà senso alla vita stessa in gruppo, e che si riflette a livello della soggettività, concorrendo a formare la personalità.

2. Interdipendenza; in un gruppo le forze tendono a un obiettivo comune, raggiunto qualitativamente o anche quantitativamente. Una volta conseguito, il gruppo diventa fonte di soddisfazione.

3. definizione di una leadership; non tutti i componenti del gruppo hanno la stessa influenza. Sul piano individuale contano la competenza, la bellezza fisica, il modo di porsi e le motivazioni a muovere il gruppo verso una direzione; sul piano relazionale, è importante la capacità di gestione delle risorse umane e dei rapporti di potere. Quando il gruppo deve prendere una decisione, può mettere in discussione l’equilibrio raggiunto permettendo il manifestarsi di leader informali. Nel momento delle decisioni concorrono variabili soggettive (cioè individuali) e, se queste prevalgono su quelle di gruppo, è difficile che si giunga a una decisione comune. Se nel gruppo avviene una rottura, il singolo trova più motivazioni per sostenere la sua idea.

4. La socializzazione.

Il partecipante a un gruppo, varia il proprio modo di percepire e valutare gli eventi sociali. Tale variazione avviene per la forza inconscia verso l’uniformità di giudizio con quello della maggioranza; forza che si manifesta, nei processi di influenza e di persuasione che i gruppi hanno sui singoli. L’influenza esiste se il cambiamento avviene non per una pressione da comunicazione verbale (o diretta), ma da comportamenti o immagini a cui il singolo tende spontaneamente a conformarsi; la persuasione, invece, esiste se il cambiamento è causato da un messaggio verbale e chi parla può sostenere la comunicazione con motivazioni più o meno forti (Mucchi Faina, 1996).

le altre; per leggere le dinamiche di gruppo è dunque importante considerare la capacità del singolo di influenzare il contesto oltre che esserne influenzato (Lewin, 1936).

Prima Sherif (Sherif, 1936) e poi Asch (Asch, 1951), dimostrarono che le opinioni individuali, una volta discusse nel gruppo, tendono a variare verso l’opinione condivisa dalla maggioranza anche se il gruppo assume una posizione sbagliata. Ciò avviene per due motivi:

1. Per l’influenza dell’informazione: se una informazione viene da valutazioni proprie e un’altra dalla maggioranza, la persona tende a conformarsi perché riterrà improbabile che tanti possano sbagliare. Tanto maggiore è il numero della maggioranza, tanto più facile è che il singolo cambi idea. Inoltre, il cambiamento avverrà con più probabilità se le informazioni vengono da fonti diverse e indipendenti l’una dall’altra (Wilder, 1977).

2. Per l’influenza delle norme: il singolo può cambiare idea per uniformarsi alle regole del gruppo. Colui che nel gruppo ricopre uno status alto può disinteressarsi dell’opinione degli altri mentre, chi ha uno status basso, non ha nulla da perdere (Dittes, Kelley, 1956).

La spinta a essere uguali agli altri si compone, secondo i modelli di psicologia sociale, di tre parti (Pravettoni, 1997). L’uniformità (o “contagio sociale”), ossia l’adeguamento inconsapevole alle regole dettate dal senso comune (spesso sotto la spinta dell’imitazione e della ripetizione degli atteggiamenti) per sentirsi accettati. L’obbedienza e la conformità, che esiste quando si cambiano le convinzioni o il comportamento lasciandosi investire dalla pressione dell’ambiente sociale in cui si vive. Come l’uniformità, la conformità non è manifesta o coercitiva ma inconsapevole e motivata dal bisogno di adeguarsi a una regola generale, anche se ritenuta ingiusta.

A questo riguardo, Asch ha compiuto un esperimento (Asch, 1952): per dieci anni ha osservato il comportamento di gruppi di otto persone, di cui sette erano in realtà d’accordo con lo sperimentatore. Venivano mostrati loro cartelli con linee di varie lunghezze; i sette affermavano di vederle tutte uguali e, nella gran parte dei casi, l’ottavo adeguava la sua opinione a quella della maggioranza.

In realtà, anche le minoranze possono far cambiare opinione alla maggioranza secondo meccanismi che dipendono dal comportamento delle prime rispetto alle proprie convinzioni: devono essere coerenti e immutabili nel tempo (Moscovici, 1976). La minoranza, a differenza della maggioranza, produce cambiamenti solo se riesce a protrarre la propria convinzione nel tempo e inoltre, se mostra una certa elasticità di idee e tolleranza (Mugny, Papastamou, 1980).

La minoranza può avere un’influenza indiretta e nascosta, che Moscovici (Moscovici, 1976), che elabora un modello genetico di influenza sociale - dove tutti i membri di un gruppo sono portatori e ricevitori di influenza sociale - , definisce come “conversione” e che consiste in un effettivo cambiamento delle proprie posizioni iniziali rispetto ad un determinato problema. Lo studioso è convinto che i cambiamenti nell’opinione pubblica non nascono dai leader ma sono quasi sempre originati dall’intelligenza di poche persone che, attraverso la loro azione, riescono a modificare l’orientamento della maggioranza. Moscovici (Moscovici, Lage, Naffrenchoux, 1969) fa un esperimento simile a quello di Asch ma in un certo senso invertito, dove la maggioranza è costituita dai soggetti veri e la minoranza sono i collaboratori.

al colore di alcune diapositive. Tutte erano blu, ma quando la minoranza si mostrava sicura e coerente e in tutte le prove diceva che erano verdi, si riscontrava un piccolo ma significativo numero di soggetti che si univa a loro. Quando invece le minoranze dimostravano tentennamenti e incoerenza, l’influenza non avveniva. Questo dimostra che le minoranze che portano avanti coerentemente le proprie idee possono influenzare la maggioranza anche nei dibattiti su temi sociali.

Nel gruppo anche il singolo è di fondamentale importanza. Di particolare rilievo sarà capire come usare e valorizzare le capacità e le potenzialità dell’individuo. Herzberg, insieme ad alcuni colleghi, (Herzberg, Mausner, Snyderman, 1959)constatò che i sentimenti positivi (soddisfazione) verso il lavoro si manifestano più a lungo rispetto a quelli negativi. Se l’individuo non si sente soddisfatto del ruolo che ha in un’organizzazione, manifesta frustrazione, ostilità, conflitto, depressione, aggressività.

Inoltre, è importante lo sviluppo dell’autostima sulla quale influiscono: la consapevolezza del proprio sé, il senso di appartenenza (poiché dall’unione con gli altri si riceve gratificazione e approvazione), la capacità di progettualità (ossia il sentire di avere uno scopo e di poter gestire gli eventi della propria vita), la consapevolezza della propria competenza, che permette la valutazione delle capacità personali (Giusti, 1995). Le dinamiche di gruppo possono essere analizzate osservando quattro aspetti fondamentali definiti da Bruscaglioni (Bruscaglioni 1991):

1. Aspetto sociologico strutturale; riguarda i fenomeni della conflittualità tra i componenti.

2. Aspetto dei bisogni umani; riguarda le motivazioni, le aspettative, i tipi di comunicazione.

3. Aspetto sistemico - funzionale; riguarda le relazioni tra sottosistemi. 4. Aspetto socioanalitico; riguarda l’uso difensivo del gruppo.

Il modello di studio è rappresentabile così:

Fig 28: lettura delle dinamiche di gruppo. Fonte: Pravettoni, 1997, pag. 162.

La percezione sociale, processo con cui un individuo attua la rappresentazione dell’altro, permette di apprendere nuovi comportamenti guardando e imitando. Secondo Bandura (Bandura, 1977) l’apprendimento mediante l’osservazione si realizza in quattro momenti:

1. il primo fa focalizzare l’attenzione del soggetto sul comportamento da imitare; 2. il secondo fa memorizzare la sequenza dei comportamenti osservati attraverso la

loro ripetizione;

3. il terzo fa riprodurre gli schemi appresi;

4. il quarto fa attuare una motivazione così da ottenere dalla realizzazione di quel comportamento, il rinforzo desiderato.

La comunicazione è uno degli elementi costitutivi del gruppo. Le comunicazioni sono la causa e il riflesso della struttura interna del gruppo, perché determinano le relazioni interpersonali, le amicizie, le inimicizie, gli accordi e i disaccordi.

La comunicazione (verbale e non verbale) è il veicolo che realizza i processi di gruppo quali l’influenza sociale, la collaborazione, la competizione, la coesione, la produttività e la devianza.

Nei gruppi circolano i messaggi e questo richiede un continuo aggiustamento dell’emittente, del ricevente e del codice utilizzato: è possibile grazie al feedback. Attraverso la comunicazione, il gruppo definisce la sua struttura operativa, ossia la divisione dei compiti e il flusso del lavoro.

Per comunicazione si intende sia la discussione, a cui partecipano i membri del gruppo secondo regole predefinite e con la quale si aggregano le opinioni individuali in una collettiva, sia la conversazione con la quale si espongono esperienze soggettive.