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Le forze democristiane alla ricerca dell’«unità»

4.La Democracia Social Cristiana

7. Le forze democristiane alla ricerca dell’«unità»

Sulla spinta delle modifiche apportate al cattolicesimo universale dal Vaticano II e sulla spinta dell’attrazione esercitata dal modello politico democristiano che sembrava trionfare nell’Europa occidentale, la preoccupazione principale di Giménez Fernández divenne quella di tentare l’unione con il gruppo di Gil Robles, al fine di creare un grande partito di centro che avrebbe dovuto assumere il nome di Partito democratico cristiano, la cui costituzione era ritenuta una condizione indispensabile per lo sviluppo della democrazia cristiana come forza politica; iniziò così un lungo dialogo e un intenso scambio epistolare tra i due leader; tali sforzi non diedero però alcun frutto e le aspettative rimasero deluse: non si giunse mai alla creazione di un unico partito. La prima causa del progetto unificatore va individuata nel rifiuto espresso da parte del settore giovanile di IDC nei confronti della persona di Gil Robles, una figura troppo vincolata al passato e che aveva mantenuto posizioni conservatrici. Una seconda motivazione è legata a questioni di leadership: difficilmente Gil Robles avrebbe accettato di far parte di un partito guidato da Giménez Fernández; quest’ultimo probabilmente avrebbe anche accettato come suo superiore l’ex leader della Ceda ma tale presidenza non avrebbe mai trovato consenziente

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V. Enrique y Tarancón, Confesiones, Madrid, 1996; J.M. Laboa, El Cardenal Tarancón, testigo del

cambio, in Cuenta y Razón, num. 12, 1983, pp. 95-103; J.L. Martín Descalzo, Tarancón, el cardenal del cambio, Barcellona, Planeta, 1982.

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la base giovanile di Idc. Infine, un’altra ragione afferisce alle divisioni interne dei singoli partiti che resero ancora più complicato e intralciarono la strada al progetto di unione.

Dunque, la divisione in gruppi rimase sempre una costante dei democristiani spagnoli che però, in compenso, riuscirono a coordinare la loro attività all’estero: la democrazia cristiana riuscì infatti ad inserirsi come un blocco compatto negli organismi internazionali della Dc; nel 1965 nacque a Taormina l’Equipo del Estado Español, meglio conosciuto come l’Equipo de la Democrazia Cristiana Española, in occasione del XVII Congresso europeo dei partiti democristiani. L’Equipo raggruppò quattro partiti: PNV (Partito nazionalista basco), UDC (Unión Democratica de Cataluña), IDC e DSC; il suo obiettivo fu quello di coordinare l’attività di questi partiti per operare efficacemente sul piano internazionale ed entrò a far parte dell’Unione europea democratico cristiana. Divisi dunque su un piano interno ma decisi ad avere una rappresentanza unitaria nella UEDC; l’impulso unificatore fu certamente l’europeismo, al quale abbiamo già accennato come carattere costante rinvenibile nei gruppi democristiani, che li caratterizzò sin dall’inizio della loro formazione e che costituì una delle carte principali giocate nella loro opposizione al regime; l’ Europa in sostanza fu un’arma politica di propaganda della libertà e l’intento di questo europeismo era quello di adattare le istituzioni spagnole a quelle dell’Europa occidentale e di entrare in contatto con i partiti democristiani europei.

Dopo la metà degli anni Sessanta si produsse un’ulteriore frammentazione della partecipazione politica dei cattolici: intorno al 1966, invece di giungere ad un’unica formazione politica dei due gruppi capeggiati da Gil Robles e Giménez Fernández, si registrò un’ennesima scissione in entrambi, da attribuirsi oltre che ai motivi inerenti le rivalità personali anche e soprattutto alle caratteristiche del regime franchista che impediva un’azione continuata e coordinata delle forze democratiche cristiane; la repressione determinò infatti la frammentarietà, impedì la propaganda e rese difficile l’esistenza di relazioni normali tra i dirigenti politici e le loro basi. Tanto nella Democracia Social Cristiana quanto nella Izquierda Democrática si verificarono scontri tra i dirigenti e i militanti, da cui derivò un grave indebolimento di quella formula politica che nella prima metà degli anni Sessanta sembrava la più adatta per raccogliere attorno a sé l’opposizione al franchismo. In questi anni la Dsc e l’Idc, che avrebbero dovuto essere i partiti di riferimento dei «cattolici non collaborazionisti», persero progressivamente il controllo del militantismo cattolico e questi si avvicinarono alle posizioni del partito socialista. Questo avvicinamento politico alle posizioni socialiste fu la conseguenza della crisi che nel 1968

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si produsse in seno a Izquierda Democrata Cristiana: nel ’68 morì Giménez Fernández e la presidenza venne offerta a Joaquín Ruiz Giménez169, la cui figura merita un’attenzione particolare. Ruiz Giménez fu un personaggio chiave: ex figura di spicco del cattolicesimo «collaborazionista», ex ministro di Franco, ex ambasciatore presso la Santa Sede, ex presidente di Pax Romana, osservatore laico al Concilio, nel ’63 fondò la rivista

Cuadernos para el Diálogo, che nei primi anni ebbe una connotazione fortemente

democristiana e rappresentò uno degli strumenti più importanti che minarono i fondamenti ideologici del regime franchista e che diffusero l’ideologia democristiana nella società spagnola; Cuadernos si convertì col passare degli anni nel simbolo dell’antifranchismo e nelle sue pagine venne riflessa la rottura degli intellettuali universitari con il regime, lo scollamento di alcuni settori della chiesa dopo il Vaticano II e l’evoluzione politica e ideologica delle forze d’opposizione negli anni Sessanta e Settanta170. Potremmo dire che Ruiz Giménez, con la sua rivista, interpretò e diede voce al cambio realizzatosi nel cattolicesimo spagnolo dopo il 1962. Con lui il partito si spostò sempre più a sinistra fino a perdere la sua connotazione ideologica originaria; in cambio dell’accettazione della presidenza Ruiz Giménez chiese che venisse cancellato dal nome del partito la dicitura «cristiano», e che si aprisse al dialogo con la sinistra marxista: per questo si chiamò Izquierda Democrática. Tali cambiamenti presentarono ovviamente aspetti positivi ma ebbero anche un effetto negativo: quello di allontanare dal partito una grossa fetta di quell’elettorato considerato come l’elettorato naturale della democrazia cristiana.

Negli ultimi anni la Dc fu un centro d’attrazione verso il quale conversero posizioni teoriche e attitudini individuali molto differenti: ciò è normale se si considera che in Spagna la Dc nacque con lo scopo di trovare un’alternativa al regime e raccolse militanti provenienti da varie file politiche. Lo stesso Ruiz Giménez non era sicuro di quale fosse il suo spazio politico: la presidenza di Id o quella di un ampio settore dell’opposizione nel quale avrebbe giocato un ruolo importante il Psoe; la sua attitudine personale risultò ovviamente disorientante per alcuni cattolici e a ciò si sommò una crisi globale dei

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J. Ruiz-Giménez, Iglesia, Estado y Sociedad en España. 1930-1982, Barcellona, Argós-Vergara, 1984; AA.VV., La fuerza del diálogo. Homanaje a Joaquín Ruiz-Giménez, Madrid, Alianza, 1997; J.L.González Balado, Ruiz-Giménez, talante y figura. Trayectoria de un hombre discutido, Madrid, Ediciones Paulinas, 1989.

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Cfr. J. Muñoz Soro, Cuadernos para el Dialogo (1973-1976): una historia cultural del segundo

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movimenti dell’apostolato171 che da sempre avevano costituito un terreno fertile per i democristiani.

8. Tácito

Nello studio della democrazia cristiana in Spagna, non possiamo tralasciare di menzionare il gruppo Tácito che rappresenta il risultato finale di un progetto ideato da Abelardo Algora, presidente dell’Asociación Católica Nazional de Propagandistas: quello di formare uomini per la vita pubblica sotto la sua responsabilità personale. Il gruppo nacque in un contesto di apertura di un settore del cattolicesimo spagnolo e all’interno di un’istituzione apostolica il cui obiettivo era la formazione di uomini politici. Potremmo definire il gruppo Tacito come un’opzione riformista all’interno del settore democristiano; vi confluirono sia personalità del regime che dell’opposizione, oltre a molti giovani senza una particolare connotazione politica. La convivenza tra questi settori, le idee che generarono e che seppero lanciare all’opinione pubblica attraverso articoli settimanali pubblicati nel quotidiano Ya, costituirono le linee politiche guida della transizione: essi furono sostenitori di una riforma «pactada» e fautori di una riforma democratica delle istituzioni senza traumi violenti.

Seppure di tendenza democristiana, la sua linea progressista di pensiero riuscì ad attrarre anche la collaborazione di persone che non erano vincolate alla Acnp, come Gabriel Cañadas172. Nell’intento di unire i rappresentanti dei differenti gruppi politici della democrazia cristiana, Algora invitò più volte alle riunioni Federico Silva, Joaquín Ruiz- Giménez e José María Gil-Robles, ma per svariate ragioni nessuno di essi accettò l’invito173. In particolare, Silva pensava che la riforma delle istituzioni dovesse essere attuata dal governo in tempi ristretti e per questo riteneva che il gruppo Tacito costituisse un’operazione inutile; Gil-Robles era troppo legato all’idea di suo padre secondo la quale la democrazia cristiana avrebbe dovuto essere un partito politico forte in grado di raccogliere un quantità di voti sufficienti a convertirlo nel principale gruppo di centro- destra; Ruiz-Giménez da parte sua, era troppo implicato in Cuadernos para el Diálogo per

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F. Montero García: La Acción Católica y el Franquismo. Auge y Crisis de la Acción Católica

Especializada en los años sesenta, Madrid, UNED, 2000; El Movimiento católico en España, Madrid,

Eudema, 1993; La contribución de los Movimientos de AC a la lucha por la democracia (los anños setenta), in XX Siglos, 16, 1993, pp. 41-51.

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A. Osorio, Trayectoria de un Ministro de la Corona, Barcellona, Planeta, 1980, p. 24. 173

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poter contemplare l’ipotesi di far parte di un altro gruppo politico. Tutto ciò conferma la tesi che la democrazia cristiana in Spagna fosse molto divisa: mentre Federico Silva credeva nella collaborazione con il regime per raggiungere una modernizzazione politica, Gil-Robles e Ruiz-Giménez erano ben radicati dalla parte dell’opposizione democratica al franchismo; esistevano inoltre delle differenze dottrinali rispetto a quest’ultimi e il gruppo Tacito: per esempio, mentre Gil-Robles e Ruiz-Giménez difendevano la legalizzazione del Partito comunista, il «tácito» Alfonso Osorio, favorevole come Silva alla modernizzazione del regime da dentro, riteneva che non ci potesse essere la legalizzazione del partito comunista fin tanto che fosse stato in vigore l’articolo 172 del Codice penale174. Molti «tácitos» erano vicini a Juan Carlos e i loro incontri con lui erano frequenti. La maggior parte di essi aveva lavorato all’interno dell’amministrazione franchista, altri occupavano posti rilevanti nel mondo delle banche e dell’industria; si trattava sostanzialmente di un gruppo di pensatori politici che avevano un’ideologia comune e le cui idee influenzarono e trovarono una concretizzazione durante la transizione democratica.