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Le non-rendition per coordinare i turni di parola

4 Analisi di esercitazioni di interpretazione al telefono degli studenti della SHIFT

4.3 Strumenti di analisi dei dati

4.3.1 Le non-rendition e il senso di estraneità

4.3.1.1 Le non-rendition per coordinare i turni di parola

Alcuni studiosi come Oviatt e Cohen (1992) e Wadensjö (1999) hanno provato che l’assenza del canale visivo nelle interazioni telefoniche genera una certa difficoltà di gestione dei turni conversazionali. Occorre, quindi, un maggiore sforzo da parte dell’interprete nel coordinarli, funzione che può svolgere attraverso non-rendition orientate all’interazione (interaction- orientated initiatives), descritte nel paragrafo precedente.

Secondo Pöchhacker (2012) le non-rendition che sottolineano il coinvolgimento attivo da parte dell’interprete e favoriscono il raggiungimento dello scopo dell’interazione mettono in luce la professionalità di quest’ultimo. Non devono, quindi, essere concepite come segno di non professionalità dell’interprete (il cui ruolo non si limita soltanto all’attività di traduzione) ma, al contrario, ne attestano la competenza, che si esprime anche attraverso la capacità di coordinare le interazioni a cui l’interprete partecipa (ib.). Tale coinvolgimento attivo da parte degli interpreti è particolarmente evidente nelle interazioni telefoniche, in cui i professionisti tendono a “fare di più”, cioè a non limitarsi a tradurre e coordinano esplicitamente le interazioni, anche attraverso la produzione di contributi autonomi (Oviatt e Cohen 1992, Wadensjö 1999 e Lee J. 2007, Braun 2015b).

Osserviamo ora alcune non-rendition prodotte dalle interpreti nelle interazioni analizzate, tese appunto a coordinare i turni di parola: ne sono state riscontrate numerose in cui le interpreti chiedono ai partecipanti a) di dar loro il tempo di tradurre, b) segnalano che stanno per iniziare a tradurre e c) sollecitano un partecipante a prendere la parola (più rare nelle interazioni analizzate).

Esempio 1

148. B. [oh (0.5) OK thanks xxx lovely] e:h my number is nine four one ((rumori di matita in sottofondo))

oh grazie perfetto eh il mio numero è nove quattro uno (0.5)

149. I. yes

150. B. three five two (0.5) seven seven three ((rumori di matita in sottofondo))

tre cinque due sette sette tre (1)

→ 151. I. perfect I’ll refer it I’ll get back to you in

a minute

perfetto lo riferisco torno da lei tra un minuto 152. B. eh (0.3) w- can you:?

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→ 153. I. yes?

154. B. yeah (0.5) .hh can you please (1) contact my health centre and my gynaecologist because (0.5) eh I am feeling the symptoms (.) associated to an early labour (0.5) .hh so (0.9) I’d like to go to the surgery tomorrow

morning (0.5) or any time as soon as possible please (0.5) .hh it’s an emergency

sì può contattare il mio ospedale e la mia ginecologa perché eh sento i sintomi di un parto prematuro quindi vorrei andare in sala parto domani mattina o il prima possibile è un’emergenza

→ 155. I. OK OK yes (0.3) I’ll I’ll get back to you in a

minute (0.5) .hhh allora signora il numero:: della paziente: (0.5) se ha carta e penna OK va bene mi dia un minuto

Nella sequenza dell’esempio 1, estrapolata dall’audio 1, una donna gestante di lingua inglese chiama il servizio sanitario perché vuole anticipare un appuntamento con la ginecologa ritenendo che il parto avverrà prima del previsto. Si tratta della fase successiva all’apertura in cui la chiamante esprime la sua richiesta di servizio e l’operatrice afferma che non è possibile gestire la richiesta che va invece indirizzata al CUP, con cui si metterà in contatto l’operatrice stessa. La paziente ha appena dato all’interprete il suo numero di telefono su richiesta dell’operatrice, di modo che la possa ricontattare una volta cambiata la data dell’appuntamento.

Nell’esempio 1, al turno 151 l’interprete segnala di stare per iniziare a tradurre a beneficio dell’operatrice per riferirle il numero di telefono che la paziente le ha appena fornito. Tenendo presente che le interazioni mediate dagli interpreti si svolgono di norma con l’interprete che prende la parola non appena un parlante ha concluso il suo turno per tradurne il contenuto all’altro partecipante primario, questo turno da parte dell’interprete “perfect I’ll refer it I’ll get back to you in a minute” ha chiaramente una funzione interazionale di coordinamento. L’interprete avverte la paziente che adesso prende la parola per tradurre, che la paziente deve aspettare prima di intervenire e che l’interprete si rivolgerà nuovamente a lei non appena avrà finito di tradurre. Nonostante la richiesta di turno di parola dell’interprete che segnala di volerlo tenere per tradurre, questo intervento non va a buon fine. La paziente riprende subito la parola al turno 152 e l’interprete non le chiede di aspettare ma risponde subito con un’espressione di disponibilità all’ascolto “yes?”. La paziente, quindi, usa questo spazio di parola che ha negoziato e ottenuto per esprimere quella che per lei è una richiesta impellente e per la quale non è disposta ad attendere. La risposta dell’interprete “yes” al turno 153 è, dunque, un contributo autonomo che non corrisponde ad alcun turno in originale ma che ha l’effetto di

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lasciare spazio di parola alla chiamante e di far procedere l’interazione mostrando massima disponibilità a costruire l’ordine conversazionale non in base ai propri desideri, ma in base alle esigenze dei parlanti primari. L’interprete cerca di negoziare nuovamente uno “spazio traduttivo” al turno 155 e questa volta la paziente accetta la richiesta rimanendo in silenzio e lasciando il turno di parola all’interprete.

In uno scambio verbale in cui il canale visivo è assente, come quello al telefono, c’è maggiormente bisogno di verbalizzare le attività non verbali (Wadensjö 1999). In presenza, si può segnalare di volersi rivolgere a una persona tramite uno sguardo o con un movimento del corpo (Leonardi 2003). Questi segnali sono utilizzati e utilizzabili anche dagli interpreti che operano in presenza, ma ovviamente non lo sono dagli interpreti che operano a distanza. Dunque, se in presenza l’interprete può non aver bisogno di esplicitare verbalmente che inizierà a tradurre perché lo può segnalare tramite attività non verbali, di contro, al telefono, attraverso cui gli input visivi non sono accessibili, l’interprete può sentire il bisogno di segnalare che inizierà a tradurre per un partecipante e che, solo dopo alcuni istanti, si rivolgerà all’altro.

Infine, sempre nell’esempio 1, al turno 155 troviamo un’altra non-rendition dell’interprete: “se ha carta e penna”. Questo intervento dell’interprete è mirato a facilitare il passaggio di un’informazione importante alla dottoressa: il numero di telefono della paziente. Poiché i numeri costituiscono un elemento che difficilmente si può memorizzare istantaneamente l’interprete suggerisce all’operatrice di procurarsi i mezzi per scrivere. Formulando l’espressione “se ha carta e penna” in maniera autonoma, l’interprete va oltre il suo ruolo di mediatrice linguistica e si pone come “facilitatrice” nel trasferimento di informazioni tra le due parti.

Esempio 2

235. B. OK great (.) thank you for your help but [can you give me the direction]=

OK benissimo grazie per l’aiuto mi può dare indicazioni 236. I. [and also:: eh xxx]

e poi eh

237. B. =for the emergency unit? ((tono concitato)) per il pronto soccorso?

→ 238. I. I’m I’m not done do do you mind? e::hm ehm I

was also told that eh in case you do not deliver (0.5) during the next days or hours .hhh your appointment will still be scheduled

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non non ho finito le le spiace? ehm mi hanno detto anche che nel caso in cui non partorisca nei prossimi giorni o ore il suo appuntamento resta comunque fissato

239. B. yeah but I now now now what I need now is the (0.5) .hhh address of the emergency unit you see? because I have to rush

sì ma ora ora ora quello che mi serve ora è l’indirizzo del pronto soccorso capisce? perché mi devo sbrigare

→ 240. I. yes I’ll ask right away (0.3) bear with me

(0.7) e:h signora e:h mi chiede: la paziente di avere i::l l’indirizzo: de:l del pronto soccorso

sì chiedo subito aspetti

L’esempio 2 è tratto dalla stessa interazione dell’esempio 1. Nei turni precedenti alla sequenza riportata, l’operatrice ha risposto alla richiesta della paziente a cui si sono rotte le acque suggerendole di andare subito al pronto soccorso più vicino e poi ha aggiunto che manterrà comunque l’appuntamento che la gestante aveva preso con la ginecologa nel caso in cui non si trattasse di un parto precoce. Non appena l’interprete traduce la prima parte del turno dell’operatrice – ovvero di recarsi al pronto soccorso più vicino – la paziente prende il turno e chiede l’indirizzo. L’interprete questa volta non è disposta a cedere il suo turno traduttivo e produce un tentativo di presa di turno in sovrapposizione in cui segnala che ha altro da dire con l’espressione “and also” (turno 236). La paziente non le lascia il turno e completa la richiesta di indirizzo del pronto soccorso già avviata. Al turno successivo l’interprete “riconquista” il suo spazio traduttivo segnalando all’interlocutrice che non aveva finito di tradurre “I am not done do you mind?”. In un certo senso, in questo caso, diversamente da quello che avevamo visto nell’esempio 1, non dà ascolto né seguito alla richiesta dell’indirizzo della paziente, che la ripropone appena l’interprete ha concluso il suo turno. Al turno 240 l’interprete produce una non-rendition in risposta alla richiesta della paziente composta da una conferma (e quindi una rassicurazione) del fatto che procederà subito a tradurre la richiesta di indirizzo e fa una richiesta, ancora una volta, di aspettare che lei possa tradurre a beneficio dell’operatrice in modo da poter fornire l’indirizzo.

Esempio 3

18. I. °hello: (.) good evening° (0.5) I will be your

interpreter for today (0.3) .hhh I wi::ll speak on behalf of our doctor (0.3) .hhh he:: just eh::m (1.2) s- she (.) I’m sorry she (.) will give you some explanations about what

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they (.) want to do after the exams they (0.3) .hh they did to you

pronto buona sera sarò la sua interprete oggi parlerò per conto della nostra dottoressa lui ehm lei mi scusi lei le darà spiegazioni su cosa vogliono fare dopo gli esami che le hanno fatto

(2)

19. B. OK (.) OK

OK OK

→ 20. I. °very good° (0.7) mi dica pure

molto bene

L’esempio 3 è ricavato dall’audio 4, in cui una turista è ricoverata per ostruzione intestinale. Il medico la visita prima di fare un intervento chirurgico esplorativo e le spiega che dovrà ottenere il suo consenso informato prima di poter procedere. Si tratta della fase successiva all’apertura in cui il medico ha spiegato come procederà la visita e l’interprete si è presentata a entrambi i partecipanti primari. Subito dopo il segnale di comprensione da parte della paziente al turno 19, l’interprete pronuncia le espressioni “°very good°” e “mi dica pure” al turno 20. Quest’ultimo è, quindi, costituito da due non-rendition, di cui la prima è in inglese e la seconda in italiano. Attraverso la prima, l’interprete segnala alla paziente di aver capito cos’ha detto, mentre con la seconda segnala al medico che può prendere la parola, cosa che effettivamente avviene al turno successivo. Quest’ultima è una delle rare non-rendition riscontrate nelle interazioni analizzate in cui l’interprete segnala a uno dei partecipanti primari in maniera esplicita di poter prendere la parola.

È interessante notare che le non-rendition prese in analisi in questo sotto-paragrafo non vengono mai tradotte a beneficio del partecipante primario a cui non erano indirizzate. Considerato che nessuna delle non-rendition legate alla gestione dei turni conversazionali presenti nelle quattro performance oggetto di analisi di questo elaborato viene tradotta, si può concludere che, almeno nei dati analizzati, le non-rendition con funzione di coordinamento dei turni generano sistematicamente delle zero rendition (cfr. paragrafo 4.3). Questo fenomeno può essere legato al concetto di efficacia della comunicazione. In effetti, le non-rendition attraverso cui le interpreti chiedono di dar loro il tempo di tradurre, segnalano che stanno per iniziare la traduzione o sollecitano un partecipante a prendere la parola sono interaction-orientated, cioè hanno come scopo quello di favorire l’attività comunicativa con i parlanti a cui sono direttamente rivolte e non comprendono, quindi, informazioni rilevanti per l’altro partecipante. Pertanto, la scelta di tradurle non si rivelerebbe utile ai fini della comunicazione e avrebbe soltanto l’effetto di allungarne i tempi.

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In questo sotto-paragrafo abbiamo, quindi, potuto osservare svariate iniziative autonome delle interpreti volte e coordinare esplicitamente le interazioni a cui partecipano. Nel secondo esempio ci siamo soffermati anche sull’espressione “se ha carta e penna”, con cui l’interprete supera i confini del suo ruolo di mediatrice linguistica e si pone come “facilitatrice” nel trasferimento di informazioni tra le due parti. Questa e le iniziative volte al coordinamento delle interazioni sostengono la tesi di Oviatt e Cohen (1992), Wadensjö (1999), Lee J. (2007) e Braun (2015b) per cui gli interpreti che operano al telefono sono partecipanti attivi alla conversazione e “fanno di più” rispetto a quando operano in presenza.