CAPITOLO 2 LA DISCLOSURE DEL CAPITALE INTELLETTUALE
2.4. Le principali teorie sulla disclosure del Capitale Intellettuale
Col termine disclosure si può intendere il processo attraverso il quale un’organizzazione comunica con il mondo esterno, mediante il reporting di informazioni, quantitative e qualitative, di natura finanziaria e non finanziaria, allo scopo di facilitare le decisioni degli stakeholder. Tali informazioni possono essere comunicate attraverso diversi mezzi (report sociali e ambientali, apposite sezioni dei bilanci annuali, siti web, etc.) con modalità di reporting significativamente differenti tra le varie organizzazioni. Con riferimento al capitale intellettuale, una sua adeguata disclosure presenta diversi vantaggi:
▪ aiuta a ridurre l’incertezza riguardo alle prospettive future; ▪ facilita una più precisa valutazione delle organizzazioni; ▪ promuove la credibilità, l’immagine e la reputazione; ▪ riduce l’asimmetria informativa;
▪ riduce il costo del capitale;
▪ consente agli investitori di prendere migliori decisioni di investimento; ▪ beneficia la società in generale, consentendo un miglior utilizzo del
capitale;
▪ crea affidabilità con i dipendenti e gli altri stakeholder133.
La disclosure di informazioni riguardanti il capitale intellettuale, inoltre, possiede il potenziale di rappresentare un buon benchmark della capacità dell’azienda di impiegare i tipi di risorse, sistemi e tecnologie orientati alle operazioni ecosostenibili134.
A supporto della disclosure del capitale intellettuale nelle organizzazioni vi sono diverse teorie. Tra queste, possono essere menzionate la stakeholder theory, la legitimacy theory e la signalling theory.
133 Cabrita M.R. et al., Competitiveness and disclosure of intellectual capital: An empirical
research in Portuguese banks, op. cit., p. 490.
134 Si veda Oliveira L. et al., Intellectual Capital Reporting in Sustainability Reports, Journal of
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La stakeholder theory, o teoria degli stakeholder, può riferirsi ad ogni organizzazione, anche se la sua portata applicativa varia a seconda del livello di attenzione che la gestione presta nei confronti delle condizioni sociali, alla rilevanza dell’organizzazione all’interno della società, al contesto nel quale opera e, non ultimo, alla creatività della gestione nel rispondere e soddisfare i bisogni informativi degli stakeholder, che, a vario titolo, possono influenzare l’organizzazione135. Secondo la stakeholder theory, il report finanziario dovrebbe includere, al suo interno, anche il capitale intellettuale, il che darebbe agli stakeholder una più ampia e corretta immagine del reale valore dell’organizzazione e della sua performance.
La prima teoria organica sul tema è attribuibile a Robert Edward Freeman, noto filosofo e insegnante statunitense, secondo cui gli stakeholder primari, ovvero gli stakeholder in senso stretto, sono tutti quegli individui e gruppi ben identificabili da cui un’organizzazione dipende per la sua sopravvivenza: azionisti, dipendenti, clienti, fornitori e agenzie governative chiave. In senso più ampio, poi, stakeholder è ogni individuo ben identificabile che può influenzare o essere influenzato dall’attività dell’organizzazione in termini di prodotti, politiche e processi lavorativi. In questo più ampio significato, gruppi di interesse pubblico, movimenti di protesta, comunità locali, enti di governo, associazioni imprenditoriali, concorrenti, sindacati e la stampa, sono tutti da considerare stakeholder136
. Da una visione degli stakeholder come soggetti “passivi”, che subiscono le conseguenze dell’attività aziendale, ci si è spostati progressivamente verso una concezione degli stakeholder come soggetti “attivi”, che si relazionano con l’azienda e partecipano, insieme ad essa, al processo di creazione di valore, trasformandosi da semplici spettatori in attori di quel processo.
Alcuni sostengono che la teoria degli stakeholder suggerisce come le organizzazioni decidano di divulgare volontariamente informazioni sulle loro performance intellettuali, sociali e ambientali, al di là dei requisiti obbligatori, al fine di soddisfare le reali aspettative percepite dalle parti interessate; inoltre,
135 Pedrini M., Human capital convergences in intellectual capital and sustainability reports, op.
cit., p. 352.
136 Si rimanda a Freeman R.E., Strategic management: A stakeholder approach, Cambridge
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constatano come la disclosure riduca l’asimmetria informativa tra le aziende e gli stakeholder e, come conseguenza, migliori le relazioni fra loro137. A risultati analoghi pervengono anche altri studiosi, i quali, tuttavia, mostrano come le organizzazioni non soddisfino sufficientemente le aspettative dei vari stakeholder in merito alla divulgazione volontaria del capitale intellettuale138.
La legitimacy theory (o teoria di legittimità), di cui uno dei massimi precursori è stato l’economista Max Weber, afferma, invece, che le organizzazioni cercano continuamente di assicurarsi di operare nei limiti e all’interno delle norme stabilite dalle loro rispettive società per evitare di essere penalizzate da queste e farebbero report volontario su determinate attività se i manager percepissero che queste saranno attese dalla comunità nella quale operano. Le imprese sono vincolate dal contratto sociale nel quale esse accettano di compiere varie azioni socialmente richieste in cambio dell’approvazione dei loro obiettivi e di altri premi, e ciò alla fine garantisce la loro esistenza continua. Le aziende, infatti, adottano varie misure per legittimare il proprio funzionamento agli occhi dell’opinione pubblica, per massimizzare le proprie risorse e assicurare la loro sopravvivenza a lungo termine139. A riguardo, taluni ritengono che le organizzazioni con elevati livelli di capitale intellettuale saranno più inclini alla sua disclosure, in quanto non possono pienamente legittimare il suo stato per mezzo dei simboli tradizionali aziendali, cioè gli asset tangibili. La divulgazione di informazioni sul capitale intellettuale in un apposito suo report potrebbe essere vista come la legittimazione della sua esistenza in un’economia di intangibili140. Dello stesso avviso anche altri ricercatori141.
Infine, la signalling theory (o teoria dei segnali) afferma che, se i mercati non dispongono di tutte le informazioni e i prezzi che si formano in tale contesto e non riescono a riflettere completamente il valore effettivo delle attività che
137 Si veda Guthrie J. et al., The voluntary reporting of intellectual capital: Comparing evidence
from Hong Kong and Australia, Journal of Intellectual Capital, Vol. 7, No. 2, 2006, pp. 254-271.
138 An Y. et al., Towards a comprehensive theoretical framework for voluntary IC disclosure,
Journal of Intellectual Capital, Vol. 12, No. 4, 2011, p. 575.
139 Sulkowski L., Fijalkowska J., Corporate Social Responsibility and intellectual capital
interaction and voluntary disclosure, op. cit., p. 67.
140 Si veda Guthrie J. et al., The voluntary reporting of intellectual capital: Comparing evidence
from Hong Kong and Australia, op. cit.
141 Si veda Archel P. et al., Social disclosure legitimacy theory and the role of the state,
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rappresentano, il management e/o i proprietari dell’impresa potrebbero, attraverso le politiche finanziarie adottate, decidere di aumentare la comunicazione generando e inviando “segnali” al mercato o agli investitori che muterebbero, di conseguenza, il loro comportamento. Quindi, se la parte che possiede più informazioni è in grado di generare tali segnali, l’asimmetria informativa tenderebbe a ridursi e ciò non solo aiuterebbe nel rivalutare il valore dell’azienda, ma ridurrebbe anche il costo del capitale142. A tal proposito, si sostiene che il fatto di fornire un’eccellente segnalazione al mercato della qualità del proprio capitale intellettuale rispetto ad altri potrebbe essere una forte motivazione per le aziende per fare report su di esso, nonostante il focus e lo stile del reporting possa variare fra le diverse aziende. Infatti, la disclosure volontaria del capitale intellettuale potrebbe arrecare molteplici benefici, tra i quali si possono annoverare un miglioramento dell’immagine aziendale, l’attrazione di potenziali investitori, l’abbassamento dei costi del capitale, la riduzione della volatilità delle azioni e il miglioramento delle relazioni con i vari stakeholder143.
Anche dalle teorie appena trattate, quindi, emerge come la disclosure del capitale intellettuale possa aiutare le aziende a rinforzare la propria legittimità e sopravvivenza e ad incrementarne la trasparenza per soddisfare le aspettative degli stakeholder.
142 Khan H., Ali M., An empirical investigation and users’perceptions on intellectual capital
reporting in banks, Journal of Human Resource Costing & Accounting, Vol. 14, No. 1, 2010, pp.
51-52.
143 An Y. et al., Towards a comprehensive theoretical framework for voluntary IC disclosure, op.
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