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Le probabili rivincite ―nell'ombra‖ del capitalismo familiare

Capitolo 2 – La frammentazione della ricchezza

3.1 Frammentazione economica e lacerazioni sociali

3.1.2 Le probabili rivincite ―nell'ombra‖ del capitalismo familiare

Rileviamo per inciso che la frammentazione in Italia, a bene vedere, comincia dagli stessi grandi contribuenti (le aziende di cui si è detto al capitolo 1): quelli che nell‘economia italiana sembrano ―grandi‖

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sono comunque piccoli, in quanto aziende a proprietà – ma non più a conduzione – familiare.

Questa frammentazione ―soggettiva‖ è talvolta artificiosa, appunto perché uno stesso imprenditore (da solo o con i suoi cari ) può legittimamente costituire una galassia di società che fanno riferimento a lui, creando delle camere stagne per sterilizzare il rischio non solo imprenditoriale ma anche fiscale.

In questo ―spezzatino giuridico‖, l'effetto evasivo è insomma lo stesso, ma così l‘eventuale verifica fiscale potrà colpire solo una delle società del mazzo. Se le dimensioni lo consentiranno, avremo anche che alcuni dipendenti sono sul libro paga di una società del gruppo ma lavorano nell'altra, poi – secondo le dinamiche viste al capitolo 1 - il commercialista interverrà mettendo facendo emergere un po' di ricavi nel bilancio della società che ha dedotto i costi. Sono quindi i costi che tirano i ricavi, nelle realtà aziendali medie e medio-piccole: non potendo pagare in nero i dipendenti, l‘impresa dichiarerà infatti un volume d'affari almeno pari ai costi da personale, (occultando tutto il resto, come diremo

infra). C'è perfino chi chiede di fatturare di più, per andare a pari coi

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Quanto esposto ai paragrafi precedenti non deve certamente far cadere nell‘errore opposto, nel paradosso per cui le aziende sarebbero necessariamente virtuose: anche esse – o meglio, alcuni soggetti delle comunità che le compongono – evadono, ma sarebbe più corretto dire che sono strumento per l‘evasione di altri soggetti (dall‘imprenditore ai fornitori etc.).

L‘azienda, in quanto astrazione priva di bisogni personali, non ha infatti motivo di nascondere alcunché al fisco, ma può far evadere terzi per ridurre i costi, senza però distrarre risorse a beneficio del titolare o di altri operatori dell‘azienda.

Quest‘evasione (che viene posta in essere ―per l‘azienda‖)188

passa attraverso le ―frodi carosello‖ (di cui diremo al paragrafo 3.4.1), oppure per i fondi neri per tangenti, la ―tolleranza‖ verso i furti dei dipendenti etc. Il tutto diviene come detto via via più difficile all‘aumentare delle dimensioni e dei condizionamenti per il titolare, che deve fare i conti sia coi possibili conflitti di interessi (coi dipendenti) sia con la visibilità del denaro manovrato (conti bancari), sia con la necessità di ricordare i

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propri crediti e debiti, garantendosi verso negligenze o frodi di dipendenti o terzi.

In generale, ci sono infatti tanti aspetti sotto cui valutare l'interesse dell'azienda, e forse qualche volta anche violare le leggi è nell'interesse dell'azienda, ma il proprietario può assumersene la responsabilità, il

manager no. Aumentando le dimensioni, a parità degli altri fattori, è

probabile che diminuisca l'ingerenza del proprietario, oltre che il suo bisogno di soldi, e aumenti anche la tendenza a delegare a funzionari che non prenderanno da soli l'iniziativa di mentire.

Anche questo conferma che l'alternativa è "mentire-non mentire", e non si mente a vantaggio di terzi, salvo un ordine preciso che ci copra le spalle. Solo che quest'ordine preciso, "coprendo" il collaboratore, esporrebbe il titolare. Quindi con il frazionamento delle responsabilità, l'area della menzogna si riduce, e comincia casomai il risparmio d'imposta più visibile, come tale più esposto alle censure, ma difendibile a testa alta.

C‘è quindi un‘evasione ―sopra le aziende‖, che scavalca più o meno agevolmente le procedure aziendali per occultare ricchezza al fisco, col rischio però di creare disorientamento, ricattabilità da parte dei

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dipendenti, perdita di controllo, fino ad essere abbandonata quando le dimensioni non consentano più questi meccanismi; l‘―evasione sopra l‘azienda‖, in ogni caso, pone grandi problemi al fisco, che a differenza di quanto accade per gli autonomi non riesce qui a valutare d‘istinto la credibilità di quanto è stato dichiarato rispetto alle caratteristiche aziendali.

Finchè l‘organizzazione non prende il sopravvento, è sempre possibile per il titolare ―togliere imponibile da sopra‖ alla vecchia maniera, non registrando i ricavi come un qualunque autonomo – specie se le vendite sono concentrate su pochi clienti privati, come nell‘edilizia.

Quando invece le vendite sono fortemente frammentate, come in un parcheggio a pagamento o in un supermercato, la trattativa diretta coi clienti è inconcepibile e si rende necessario personale affidabile; il titolare può però ugualmente omettere la registrazione di una parte dei documenti di incasso, stracciando fatture e scontrini con l‘unica avvertenza di non far scendere i ricavi sotto i costi, per non ingenerare sospetti. In questo senso, chiunque ha avuto l‘esperienza di essere inseguito dall‘esercente anche fuori dal negozio, per essere sicuro di consegnarci lo scontrino (casomai ci fosse qualche finanziere nei

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paraggi); lo stratagemma come detto è semplice, e consiste nella distruzione ex post delle ricevute fiscali, contando sulla carenza di controlli e sull‘impossibilità tecnica per il Fisco di incrociare gli scontrini ricevuti dal clienti coi ―rulli‖ dei registratori di cassa.

Se invece il cliente ha lo svantaggio di essere un segnalatore (perché è un soggetto pubblico, o semplicemente vuole dedurre il costo della prestazione) ci si dedica alla creazione di costi fittizi, per giustificare una uscita di cassa destinata al titolare.

Un denominatore comune di molte frodi è costituire, precipuamente per aggirare le strutture aziendali, entità satelliti anonime, manovrabili dallo stesso imprenditore o da suoi prestanome, a favore delle quali drenare materia imponibile attraverso conti correnti ―coperti‖. Un esempio potrebbero essere frodi carosello ―fatte in casa‖, interponendo un fornitore fittizio che addebita iva e non la versa al fisco. Oppure fornitori interposti rispetto a quelli reali, preferibilmente in paesi esteri, secondo un filo rosso in cui la struttura rigida riceve costi da quella flessibile, che per varie ragioni non paga le imposte sui relativi ricavi (qualcuno l‘ha chiamata ―esternalizzazione dell‘evasione‖)189

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3.2 I “grandi evasori relativi”. L'occultamento di ricchezza