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LE FRASI RELATIVE IN ITALIANO

3.2 Le proprietà morfosintattiche delle frasi relative

Le frasi relative sono frasi subordinate, la cui formazione è il risultato di un movimento di tipo A’(Haegeman 1996). Esso descrive un tipo di operazione che coinvolge un sintagma nominale (NP), il quale viene mosso in una posizione periferica della frase [Spec/CP] definita anche come non argomentale o A’ (Donati 2002). Il movimento A’ non caratterizza solo le frasi relative, ma è comune anche ad altre strutture. Ad esempio, le interrogative wh- o le frasi topicalizzate (Friedmann e Szterman 2006, Friedmann, Szterman, Haddad-Hanna 2010).

Affinché il movimento A’ si compia è prevista l’attivazione del nodo CP, pertanto le frasi relative appartengono alla categoria sintattica del CP (Cinque 1982, Vergnaud 1985, Rizzi 1997, Bianchi 1999, Zwart 2000).

Le caratteristiche principali delle frasi relative sono: la manipolazione di un NP, la posizione incassata in un DP complesso e la presenza di un complementatore che, il quale le introduce. Inoltre, all’interno della frase subordinata è presente un gap che ha la funzione di marcare la posizione iniziale del costituente relativizzato. Le prime ipotesi sulle frasi relative asseriscono che esse siano derivate dal movimento wh- di un operatore relativo (Cinque 1978, 1982). Secondo tali ipotesi,

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l’operatore relativo si muove dalla posizione incassata in cui è originato in una posizione più alta all’interno della frase, ovvero in posizione [Spec/CP], dove è coindicizzato con la testa della relativa. In seguito, viene a formarsi una catena tra l’operatore e la testa della relativa. All’ombra di tale assunto, una frase relativa sul soggetto sarebbe derivata come mostra l’esempio che segue:

(1) a. La tigre che <la tigre> colpisce gli elefanti

b. [DP la [NP tigrei [CP OPi che [IP ti colpisce gli elefanti]]]]

Mentre una frase relativa sull’oggetto sarebbe generata come segue:

(2) a. Il cane che la tigre bacia <il cane>

b. [DP il [NP canei [CP OPi che [IP la tigre bacia ti]]]]

Ricerche più recenti, invece, dimostrano che il movimento che caratterizza le frasi relative sia provocato dalla testa della relativa e non da un operatore relativo (Vergnaud 1985, Kayne 1994, Guasti e Shlonsky 1995, Bianchi 1999). La frase relativa è selezionata dalla testa di un DP esterno, mentre la testa della frase relativa un NP lessicale, generato nel sito di relativizzazione, si muove fino a raggiungere la posizione più elevata di [Spec/CP]. La posizione in cui ha origine il movimento è marcata da una t (traccia) o viene considerata come la copia silente dell’elemento mosso (Chomsky 1995). Tra la traccia o copia dell’elemento mosso e l’elemento stesso si instaura una catena coindicizzata.

Gli esempi che seguono mostrano l’analisi del movimento compiuto dai costituenti della frase in una relativa sul soggetto (3 a-b) e in una relativa sull’oggetto (4 a-b):

22 D il cane CP IP VP V colpisce tigre tigre D la NP C Che tigre DP CP IP VP NP cane V bacia I DP tigre I C che NP

(3) a. La tigre che <la tigre> colpisce gli elefanti b. [DP la [NP tigrei] che [IP [NP ti] colpisce gli elefanti]]

(4) a. Il cane che la tigre bacia <il cane>

b. [DP il [NP canei] che [IP la tigre bacia [NP ti]]].

DP

DP

Gli elefanti I

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In italiano e nelle lingue romanze, oltre alle frasi relative convenzionali, le quali sono state appena trattate, esiste anche una struttura detta frase relativa non standard (Cinque 1988, Guasti e Cardinaletti 2003). Essa è caratterizzata dalla presenza di un pronome di ripresa e trova ampio uso nella lingua orale. Inoltre, il ricorso a tale struttura è stato attestato anche nella produzione di frasi relative sull’oggetto in bambini sordi portatori di IC (Volpato e Vernice 2014). Tuttavia, tale struttura è considerata colloquiale, poiché in italiano le frasi relative sull’oggetto non prevedono l’uso di un pronome di ripresa. In ebraico, invece, è lecito ricorrere, nella produzione di una frase relativa sull’oggetto, ad un pronome di ripresa nella posizione incassata dell’oggetto (Friedmann e Szterman 2006). Bisogna aggiungere però che i pronomi di ripresa utilizzati in italiano sono dei pronomi clitici, mentre in ebraico sono utilizzati dei pronomi tonici. Di seguito sono presentati due esempi di frase relativa con pronome di ripresa:

(5) a. L’uomo che lo arresteranno se continua così. b. L’uomo che gli parleranno di sicuro.

3.2.1 Il parametro del pro-drop e le ROp

In italiano, oltre alla frase relativa sull’oggetto con soggetto incassato in posizione preverbale, è possibile ricorrere anche alla struttura in cui il soggetto incassato si trova in posizione postverbale (ROp). Ciò è possibile perché in italiano è possibile settare il parametro del pro-drop o del soggetto nullo nel valore positivo (Haegeman 1996). Infatti, nelle lingue pro-drop è possibile sia omettere il soggetto di una frase temporalizzata (6b) sia posporre il soggetto dopo il verbo (6c):

(6) a. La bambina ha pianto. b. Ha pianto.

c. Ha pianto la bambina.

Pertanto, anche nelle frasi relative sull’oggetto, il soggetto può occupare una posizione postverbale:

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Nell’esempio in (7), il DP la bambina ricopre il ruolo di soggetto, mentre il DP il peluche svolge il ruolo di oggetto. Una così semplice assegnazione dei ruoli tematici è possibile perché nella frase è contenuto un verbo non reversibile, ma se tale verbo fosse sostituito con un verbo reversibile, allora la frase risulterebbe ambigua:

(8) La sorella che veste la bambina.

In (8) entrambi i DP possono fungere da soggetto al verbo incassato. Se la frase viene interpretata come una relativa sul soggetto, allora il DP la sorella ricopre il ruolo di agente e il gap si trova in posizione incassata preverbale (9a). Nel caso in cui la frase sia interpretata come una relativa sull’oggetto, al DP la sorella è assegnato il ruolo di tema e, pertanto, il gap si troverà in posizione postverbale (9b):

(9) a. La sorella che <la sorella> veste la bambina. b. La sorella che veste la bambina <la sorella>.

Per evitare che si creino delle situazioni ambigue è possibile, in italiano, ricorrere a due strategie, una di tipo morfologico e una di tipo sintattico (Volpato 2010). La strategia di tipo morfologico prevede che i DP presentino tratti diversi di numero. Ciò dovrebbe rendere più facile interpretare la frase come relativa sul soggetto (10 a-b) o sull’oggetto (11 a-b) dal momento che, in italiano, il verbo condivide gli stessi tratti di numero del soggetto.

(10) a. La sorella [che <la sorella> vestei le bambine] b. Le sorelle [che <le sorelle> vestonoi la bambina]

(11) a. La sorella [che vestono le bambine <la sorella>] b. Le sorelle [che veste la bambina <le sorelle>]

La strategia di tipo sintattico, invece, prevede il posizionamento postverbale del soggetto, nel caso in cui i tratti di numero siano gli stessi per entrambi i DP.

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