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Le ‘pseudopreposizioni’ dell’arabo come nomi testa allo S.C.; il

3. Modificazione dei nomi semitici

3.3 Le ‘pseudopreposizioni’ dell’arabo come nomi testa allo S.C.; il

Nelle pagine precedenti sul possesso nell’arabo e nell’ebraico ne abbiamo introdotto la tipica configurazione con nomi testa allo S.C. Ricapitolando, questa si caratterizza per un’assenza di elementi analitici ad introdurre il nome genitivo, in un nome testa non articolato che nell’ebraico occorre in una forma morfologica ridotta (se non per la presenza di morfologia - t al femminile, ((47c-e), Shlonsky 2012: 105) e con l’accento nucleare sul nome genitivo piuttosto che sul nome testa ((47a-b), Borer 1988: 48). Per l’arabo ricordiamo invece che tale costruzione prevede un nome testa non articolato seguito da un possessor articolato nel caso genitivo ((48), (Mohammad 1999: 33): (47) a. ha-caʕíf šel ha-yalda

DEF-sciarpa di DEF-ragazza ‘la sciarpa della ragazza b. cəʕif ha-yaldá

sciarpa DEF-ragazza

139 c. xatul gatto ‘gatto’ d. xatul-a gatto-f.sg ‘gatta’ e. xatul-at ha-ravi gatto-f.sg. DEF-rabbino ‘il gatto del rabbino’

(48) yadrusu ʔebn-u ʕamma-t-i r-raʒul-i hunaa studiare.3sg.m figlio-NOM zia-f-GEN DEF-uomo-GEN qui ‘il figlio della zia dell’uomo studia qui’

In un numero di varietà locali dell’arabo il caso genitivo non è invece presente. Se tali varietà abbiano perso la morfologia di caso che invece l’arabo classico possiede è fuori dagli scopi del presente lavoro, basti accennare comunque al fatto che in letteratura si considerano tali varietà anche come originatesi da varietà dell’arabo prive di caso, piuttosto che dall’arabo classico (Owens 1998).

Le ‘pseudopreposizioni’ delle parlate locali dell’arabo sono realizzate come descritto in tabella 1, che riportiamo nuovamente qui di seguito (Brustad 2000: 72):

M F PL

MAROCCHINO dyāl

EGIZIANO bitā’ bitā’it bitū

SIRIANO taba’ (taba’ūl)

KUWAITIANO māl (mālat) (mālōt)

Tabella 2. Le ‘pseudopreposizioni’ delle parlate arabe

Nell’arabo palestinese tabaʕ introduce un nome genitivo privo di caso morfologico come avviene in questa varietà dell’arabo (Mohammad 1999: 34-5). In (50) mostriamo invece la ‘pseudopreposizione’ dyal dell’arabo marocchino (Ouhalla 2009: 195) e māl (51) della varietà del Kuwait (Brustad 2000: 75)

140 (49) a. ʔel-kalb tab-aʕ ʔeħmad

DEF-cane tab-m Ahmed ‘il cane di Ahmed’

b. ʔeṭ-ṭaawle tab-ʕat ʔeħmad DEF-tavolo.f tab-f Ahmed ‘il tavolo di Ahmed’

(50) al-ktab dyal al-wld DEF-libro dyal DEF-ragazzo ‘il libro del ragazzo’

(51) rabi’ha māl il-madrasa […] amici-POSS.3.sg.f māl DEF-scuola ‘i suoi amici di scuola’

Da (49) possiamo vedere che tab- realizza i tratti φ di genere del nome testa, con il quale è dunque in una relazione di accordo. Mohammad (1999: 35) mostra infatti che con un nome testa maschile, tab- deve necessariamente realizzare i tratti φ di genere maschile. Il femminile innesca infatti la non accettabilità del dato:

(52) a. *ʔel-kalb tab-ʕat ʔeħmad DEF-cane tab-f Ahmed ‘*il cane di Ahmed’

b. *ʔeṭ-ṭaawle tab-aʕ ʔeħmad DEF-tavolo.f tab-m Ahmed ‘*il tavolo di Ahmed’

A questo punto bisognerebbe chiarire la natura categoriale di tabaʕ. Goldenberg (2013: 263) riporta che le ‘pseudopreposizioni’ delle parlate arabe sono in realtà dei nomi (tabaʕ, ‘che segue’, māl, ‘proprietà’, quest’ultimo composto dalla preposizione locativo/dativa l- discussa nel paragrafo precedente). Mohammad (1999) nota invece che il tipo tab- contiene al femminile il morfema -t, presente sui nomi testa femminili solo se allo S.C. Tale elemento viene qui considerato come facente parte di un costituente insieme al nome genitivo, il possessor.

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Per testarne la costituenza, possiamo ricorrere a contesti di modificazione aggettivale. (54), dall’arabo siriano (Brustad 2000: 71) contiene un nome testa modificato da un aggettivo. Sappiamo che come nell’ebraico, nell’arabo i modificatori aggettivali sono post-nominali. E questi infatti vengono realizzati dopo il nome ma prima di tabaʕ (che Brustad traslittera come taba’):

(54) l-farš ež-ždīd taba’ el-bēt

DEF-mobilio DEF-nuovo taba’ DEF- casa ‘i mobili nuovi della casa’

Un’altra prova del fatto che le ‘pseudopreposizioni’ formino un costituente con il nome genitivo viene dalla negazione. Nel dato in (54) dalla varietà del Kuwait (Brustad 2000: 78), il nome che viene modificato può essere interrotto da māl dalla negazione, segno che māl e l-ḥin formano un costituente:

(55) ḥubb ‘awwal … mū māl l-ḥin […] amore vecchi.tempi NEG māl DEF-ora

‘l’amore dei vecchi tempi, non quello di oggi’

Possiamo applicare dunque la stessa costituenza vista in (53) alle varietà qui presentate. La costituenza delle ‘pseudopreposizioni’ con il nome genitivo ricorda altresì quanto visto per i linker. (56) a. al-ktab [dyal [al-wld]] Marocco

b. mū [māl [l-ḥin]] Kuwait c. ʔel-kalb [tabaʕ [ʔeħmad]] Palestina c. l-farš ež-ždīd [taba’ [el-bēt]] Siria

Abbiamo accennato che nel presente lavoro proponiamo, come Mohammad (1999), che nel caso di tabaʕ, dyal, e māl, non si tratti di elementi preposizionali, ma di nomi testa allo S. C., seguiti da nomi genitivi articolati. Questo trova riprova nella loro natura di elementi nominali non articolati, e nella forma morfologica che tali elementi possono assumere (morfologia per i nomi femminili allo S. C. -t, come osservato da Mohammad).

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Ipotizziamo dunque che l’accordo sulla ‘pseudopreposizione’ abbia la funzione di relazionare il nome genitivo al possessum,esterno allo S. C. (al-ktab in (56a)) come avviene per il linker che presentano morfologia di accordo con una testa N, o per i nomi che copiano la morfologia φ o di caso del nome testa come per il Suffixaufnahme.

Nel paragrafo successivo prenderemo invece in esame le proposte teoriche riguardo il possesso nell’arabo e nell’ebraico. Queste riguardano principalmente lo S. C., avendo già introdotto nelle pagine precedenti le proposte fatte in riguardo al possesso/locativo per il semitico l- ed altri elementi quali appunto le ‘pseudopreposizioni’. Vedremo che per lo S. C. alcuni degli approcci prevedono il movimento N-a-D, (Ritter 1988, Fassi Fehri 1994), o dell’intero NP a D via pied-piping (Shlonsky 2004, 2012), mentre sono state avanzate altresì proposte che postulano il checking del caso genitivo al livello della FF (Siloni 2003).